Recensione Recensione di Soul Calibur IV
Recensione di Soul Calibur IV di Console Tribe
di: RedazioneVedo la torre stagliarsi maestosamente in un cielo infuocato: quali
segreti, quali tesori, quali meraviglie cela al di là delle sue mura
eterne? Un solo temibile avversario mi separa dalle risposte alle mie
domande: le sue braccia fluttuanti emettono auree di energia viola e
cremisi, i suoi piedi galleggiano in un vortice di luce misteriosa, uno
dei suoi occhi di brace è solcato da una terribile cicatrice, il suo
nome è Algol. Stringo forte l’elsa ma la lama della spada trema
comunque di fronte al pericolo mortale, muovo con cautela i piedi sulla
roccia incandescente, non penso alla mia fedele armatura ridotta a
brandelli e preparo indomito il mio attacco decisivo.
Le origini di Soul Calibur risalgono all’epoca della rivoluzione poligonale che investì le console casalinghe nella prima metà degli anni novanta, quando Namco sconvolse il genere beat ‘em up con Tekken prima e con Soul Edge
poi: solo allora si comprese come la grafica tridimensionale avrebbe
permesso un’evoluzione del gameplay senza precedenti nella storia del
genere. Nel 1998 il publisher giapponese decise di cambiare il nome al
franchise Soul, pubblicando per il Dreamcast di Sega il fantastico Soul Calibur.
Negli anni successivi fecero seguito altri due episodi confermando il
successo grazie ad un gameplay fantastico, apprezzato sia dagli esperti
del genere picchiaduro sia dai neofiti, ad una modalità single player
appagante ed una realizzazione tecnica eccellente. Saprà il quinto
capitolo essere degno erede del miglior beat ‘em up all’arma bianca
della storia dei videogames?
La scalata delle anime
Prima di buttarci senza paura nel campo di battaglia, il gioco ci offre
la possibilità di acquisire padronanza delle numerose tecniche grazie
ad un’ottima modalità allenamento, in cui possiamo simulare, vedere e
provare tutte le situazioni che si potrebbero presentare durante un
duello; dal menu possiamo accedere all’elenco delle mosse, calibrare la
forza della cpu o impostargli una mossa predefinita, disabilitare i
poteri speciali delle armi, cambiare arene e personaggi. Niente è stato
trascurato e l’allenamento si rivela ben presto una tappa obbligata
prima di affrontare gli avversari più temibili.
Irrinunciabile e sempre presente in tutti i picchiaduro rilasciati
negli ultimi venti anni, la modalità arcade rimane ancorata alla
tradizione e non propone novità particolari nell’affrontare gli otto
livelli totali. Nonostante non sia stata implementata la possibilità di
attivare il potere delle armi e degli equipaggiamenti, la modalità non
delude e ricrea alla perfezione il clima che si respirava nelle sale
arcade. Molto più attesa dai fans della serie invece la modalità
storia, da sempre fiore all’occhiello del franchise Namco, capace negli
anni di regalare ore e ore di gioco impegnative ed appaganti. Ben
presto purtroppo ci si rende conto che il quinto capitolo della serie Soul,
sotto quest’aspetto, è molto lontano dai fasti di un tempo: la
storyline di tutti protagonisti si riduce ad una breve sintesi
introduttiva dei soli cinque livelli, tutti da affrontare alla stregua
di un allenamento condito da mosse speciali e da avversari piuttosto
ingenui, dalla durata complessiva di non più di quindici minuti: in
sostanza una preparazione utile e veloce per la modalità single player
principale di Soul Calibur IV: la scalata alla “Torre delle Anime”.
Nei sessanta piani della torre la sfida si fa finalmente molto
impegnativa ed è qua che ritroviamo il vecchio spirito della serie in
cui solo il sapiente uso di tecnica, tattica e strategia consente di
arrivare alla vittoria finale. Ogni piano della torre nasconde preziosi
forzieri con all’interno armi ed equipaggiamenti segreti che potremo
ottenere sconfiggendo fino a quattro avversari consecutivamente,
utilizzando tecniche o strategie obbligate: attacchi critici, impatti
perfetti, uscite dal ring, distruzione totale di armature, prese
d’attacco o colpi fatali. Ascendere la torre con successo richiede
molte ore di gioco da vivere con tenacia e perseveranza senza farsi
prendere dalla frustrazione di inevitabili insuccessi in quanto la
difficoltà della torre è stata calibrata in modo sapiente ed attento e
premia sempre la ricerca di una strategia adatta per ogni occasione. I
piani più impegnativi della torre li affronteremo con una vera e
propria squadra di personaggi, fino ad un massimo di tre, facilmente
intercambiabili durante il duello premendo il pulsante RB. L’ascesa
alla torre, oltre che da elementi di difficoltà tattica e tecnica, è
stimolata dalla conquista dei vari equipaggiamenti che si riveleranno
essenziali per migliorare le caratteristiche dei nostri personaggi in
vista dei duelli nei piani più avanzati della torre, delle altre
modalità single player e, soprattutto, multiplayer. Superato con
successo il ventesimo piano è possibile affrontare la Torre in modalità
discesa: una vera e propria modalità survival che metterà a dura prova
le capacità di combattimento nei suoi venti piani ricchi di insidie.
Try no! Do. Or do not.
Namco propone anche in questo capitolo della serie un ottimo
editor che consente di divertirci in una complessa opera da pigmalione.
Tutti i personaggi originali del gioco possono essere modificati
intervenendo su ogni caratteristica ad eccezione del nome e di alcuni
parametri bloccati: armatura, armi, abilità, colori possono essere
impostati a piacimento utilizzando, nel caso, i tesori ottenuti nella Torre delle Anime.
Decisamente più appagante e divertente è la possibilità di creare un
personaggio da zero scegliendo inizialmente il sesso e lo stile di
combattimento tra i 25 disponibili e poi determinando decine di
caratteristiche: nome di battaglia, personalità, voce, tratti somatici,
struttura fisica, equipaggiamento, armi e soprattutto le quattro
abilità speciali, decisive nei duelli più impegnativi. L’editor
completo ed intuitivo permette di creare velocemente personaggi
bizzarri ed originali ma se si vuole creare un vero eroe è necessario
valutare con attenzione ogni singola scelta e avere ben in mente la
strategia che verrà adottata durante i duelli. Gli equipaggiamenti e le
armi più forti, come anticipato, li dovremo prima ottenere nella nostra
ascesa alla Torre delle Anime e poi acquistarli spendendo l’oro
guadagnato grazie alle nostre vittorie nelle diverse modalità single
player. La completezza dell’editor e la varietà degli elementi a
disposizione permette di creare dei protagonisti davvero originali ed
unici che sarà divertente confrontare con quelli creati da altri utenti.
Il roster dei personaggi originali di Soul Calibur IV,
uno dei più completi e ricchi mai visti in un beat ‘em up, è formato da
tutti i personaggi storici della serie fatta eccezione per i vari Necrid, Link, Heiachi e Spawn e con la graditissima new entry dei guerrieri Jedi Yoda e l’Apprendista (conosciuto in Star Wars: The Force Unleashed), Algol, Hilde e alcuni personaggi bonus. Per i pochissimi che non li consocessero, i guerrieri Jedi sono un’organizzazione di guerrieri monastici creati dalla fantasia di George Lucas per il leggendario film Star Wars e Yoda è uno dei pochissimi Jedi sopravvissuti alla Guerra Civile Galattica e il più potente di essi prima dell’arrivo di Anakin Skywalker. L’arma degli Jedi è una spada laser che Yoda utilizza con tecniche di combattimento Ataru
che lo portano in costante proiezione offensiva e soprattutto al
controllo della “forza”, indicata da una barra d’energia. Tralasciando
il contesto in cui gli Jedi sono stati inseriti nel titolo, in
modo superficiale e approssimativo come per tutti gli altri personaggi,
dal punto di vista del gameplay lo stile di combattimento degli Jedi e l’uso della forza è stato integrato alla perfezione riuscendo cosi a non snaturare lo stile e l’equilibrio generale del gioco.
Piuttosto deludenti invece i personaggi bonus, estremamente curati dal
punto di vista estetico ma che come stile di combattimento non offrono
particolari novità rispetto al passato ed in sostanza risultano dei
cloni dei personaggi disponibili fin dall’inizio del gioco.
Il ritorno degli Jedi
Per chi ha già combattuto in passato nelle arene della serie Bandai Namco il primo veloce duello di Soul Calibur IV
sembra non riservare particolari sorprese e tutto sembra uguale al
passato: un pulsante per la parata, uno per gli attacchi di calcio, due
per gli attacchi con l’arma. Dopo pochi minuti però ci si accorge che
le novità sono molte e che il lavoro degli sviluppatori, dal punto di
vista del gameplay, è stato ancora una volta eccellente. La scelta è
stata quella di rendere l’azione leggermente meno frenetica e veloce
rispetto ai capitoli precedenti in modo da consentire match più tattici
e tecnici: i players che si concentrano sulla pressione ripetuta di
pochi pulsanti e sulla esecuzione di poche mosse hanno vita breve
contro avversari in grado di leggere con precisione le mosse nemiche e
capaci di eseguire le mosse giuste al momento giusto. Altra novità
epocale introdotta nel primo capitolo di questo Soul Calibur
next generation è la possibilità di distruggere completamente le
armature durante gli scontri: lo stato delle stesse è monitorato sia da
un indicatore a tre tacche sia dal corrispondente aspetto esteriore del
personaggio che vedremo spogliarsi nelle situazioni più difficili. Non
meno importante e sicuramente più influente sul gameplay vero e
proprio, è l’introduzione del “colpo finale” capace di ribaltare a
proprio vantaggio anche l’incontro più disperato; accanto alla barra
d’energia vitale si trova la gemma dell’anima, questa si riempie quando
si attacca ma si svuota quando ci si difende: se la sfera dell’anima
lampeggia di rosso il personaggio si trova in uno stato di anima
infranta ed è possibile metterlo KO con un colpo finale, diverso per
ogni protagonista, premendo il pulsante LB. Le mosse di quasi tutti i
personaggi sono state rivedute e corrette in modo da equilibrare i
rapporti di forza ed impedire, di conseguenza, che alcuni di essi
potessero limitarsi all’esecuzione di un paio di mosse per avere la
meglio con facilità. Le importanti novità introdotte dagli sviluppatori
giapponesi fanno di Soul Calibur IV un picchiaduro dal gameplay
gratificante soprattutto per chi vuole misurarsi in un gioco tecnico e
tattico ma anche per chi si avvicina per la prima volta ad un genere
che sa ancora regalare forti emozioni.
La forza e il mondo
Se nel lontano 1995 misurare le nostre tecniche di spada contro
avversari provenienti da ogni angolo del globo era una chimera, oggi Soul Calibur IV
rende il sogno realtà proponendo una notevole modalità multiplayer
online. Per rompere il ghiaccio è possibile creare una stanza non
classificata ed invitare fino ad un massimo di quattro amici
contemporaneamente che dovranno alternarsi nel ring. Se invece si vuole
fare sul serio è possibile disputare una partita classificata per
scalare l’olimpo dei più forti: il gioco permette di filtrare il
livello degli avversari da un valore minimo di uno ad un massimo di
venti in modo da garantire un certo equilibrio nel duello. Sia nelle
partite del giocatore che in quelle classificate si può decidere se
giocare in modalità “versus speciale”, in cui si possono usare i
combattenti personalizzati con le armature, armi e abilità guadagnate
in modalità “torre delle anime”, oppure in modalità “versus normale” in
cui ogni combattente, anche quello personalizzato, non può far uso di
poteri speciali. Purtroppo è assente una qualsiasi modalità torneo che
consenta la creazione di un tabellone ad eliminazione diretta e si
registra una certa difficoltà per entrare in stanze classificate sia in
modalià partita veloce che partita personalizzata. Nota
positiva invece riguardo il lag, annoso problema per questo genere di
giochi ma che in SC4 è piuttosto raro o comunque poco avvertibile.
Duel of the fates
Fin dal primo Soul Edge, Namco ci ha abituati ad una
realizzazione tecnica eccellente, dando sfoggio negli anni di una
padronanza assoluta dei diversi sistemi di gioco casalinghi e, oggi, si
può affermare con gioia che Soul Calibur IV mantiene fede alla tradizione ormai decennale.
Una cura maniacale è stata riservata alla realizzazione dei personaggi,
ricchi di incredibili textures dettagliatissime nelle armature ed
animati in modo eccellente, maestosi effetti luce accompagnano l’azione
di gioco e la collisione dei poligoni non soffre quasi mai di
fastidiose e irreali sovrapposizioni. I magnifici protagonisti si
fondono perfettamente in scenari evocativi e quasi mai banali in grado
di enfatizzare lo svolgimento dell’azione. Gli amanti di guerre
stellari esulteranno duellando negli stage ispirati alla pellicola
cinematografica ma tutti rimarranno con l’amaro in bocca per un paio di
scenari veramente anonimi che stonano con la qualità stupefacente del
titolo. L’azione di gioco, anche nelle fasi più concitate, si mantiene
fluida grazie ad un framerate costante mentre i più pignoli noteranno
dei contorni a volte imprecisi: la risoluzione nativa di Soul Calibur IV
è a 1365×960 scalata via software a 720 linee progressive ma non è
stato implementato nessun effetto antialiasing. Nonostante questo, la
cura grafica del titolo Bandai Namco si può considerare
complessivamente straordinaria. Piccolo neo la realizzazione troppo
anonima dei menu che, sebbene funzionali ed intuitivi, potevano essere
realizzati in modo più originale.
Se la grafica ad oggi ha pochi eguali, allo stesso modo gli effetti
sonori che accompagnano i duelli non deludono. Lo stridere delle lame,
gli impatti sulle armature, lo scalpiccio frenetico dei piedi, le voci,
il rumore delle cascate creano uno stato di coinvolgimento assoluto. Ma
la squadra audio diretta da Junichi Nakatsuru
ha composto anche una colonna sonora di prim’ordine capace di
galvanizzare anche i giocatori più tranquilli. Citazione a parte
meritano i brani tratti direttamente da Star Wars, “Duel of the Fates” e soprattutto il main theme rebel blockade runner composti da John Williams: indescrivibile.
Conclusioni
Soul Calibur IV è degno erede di una dinastia che vanta da più
di dieci anni un livello qualitativo altissimo e porta a livelli
impensati il genere beat ‘em up, sia dal punto di vista della
realizzazione tecnica che da quello del gameplay. Uniche note stonate
la modalità storia davvero poco riuscita e un’intelligenza artificiale
degli avversari controllati dalla cpu risibile. Divertente ed appagante
in tutte le altre modalità di gioco, Soul Calibur IV è
assolutamente consigliato a tutti, sia a chi cerca un titolo per
passare qualche ora in compagnia di amici sia a chi desidera un
picchiaduro complesso e tecnico. Un must have.
PRO
segreti, quali tesori, quali meraviglie cela al di là delle sue mura
eterne? Un solo temibile avversario mi separa dalle risposte alle mie
domande: le sue braccia fluttuanti emettono auree di energia viola e
cremisi, i suoi piedi galleggiano in un vortice di luce misteriosa, uno
dei suoi occhi di brace è solcato da una terribile cicatrice, il suo
nome è Algol. Stringo forte l’elsa ma la lama della spada trema
comunque di fronte al pericolo mortale, muovo con cautela i piedi sulla
roccia incandescente, non penso alla mia fedele armatura ridotta a
brandelli e preparo indomito il mio attacco decisivo.
Le origini di Soul Calibur risalgono all’epoca della rivoluzione poligonale che investì le console casalinghe nella prima metà degli anni novanta, quando Namco sconvolse il genere beat ‘em up con Tekken prima e con Soul Edge
poi: solo allora si comprese come la grafica tridimensionale avrebbe
permesso un’evoluzione del gameplay senza precedenti nella storia del
genere. Nel 1998 il publisher giapponese decise di cambiare il nome al
franchise Soul, pubblicando per il Dreamcast di Sega il fantastico Soul Calibur.
Negli anni successivi fecero seguito altri due episodi confermando il
successo grazie ad un gameplay fantastico, apprezzato sia dagli esperti
del genere picchiaduro sia dai neofiti, ad una modalità single player
appagante ed una realizzazione tecnica eccellente. Saprà il quinto
capitolo essere degno erede del miglior beat ‘em up all’arma bianca
della storia dei videogames?
La scalata delle anime
Prima di buttarci senza paura nel campo di battaglia, il gioco ci offre
la possibilità di acquisire padronanza delle numerose tecniche grazie
ad un’ottima modalità allenamento, in cui possiamo simulare, vedere e
provare tutte le situazioni che si potrebbero presentare durante un
duello; dal menu possiamo accedere all’elenco delle mosse, calibrare la
forza della cpu o impostargli una mossa predefinita, disabilitare i
poteri speciali delle armi, cambiare arene e personaggi. Niente è stato
trascurato e l’allenamento si rivela ben presto una tappa obbligata
prima di affrontare gli avversari più temibili.
Irrinunciabile e sempre presente in tutti i picchiaduro rilasciati
negli ultimi venti anni, la modalità arcade rimane ancorata alla
tradizione e non propone novità particolari nell’affrontare gli otto
livelli totali. Nonostante non sia stata implementata la possibilità di
attivare il potere delle armi e degli equipaggiamenti, la modalità non
delude e ricrea alla perfezione il clima che si respirava nelle sale
arcade. Molto più attesa dai fans della serie invece la modalità
storia, da sempre fiore all’occhiello del franchise Namco, capace negli
anni di regalare ore e ore di gioco impegnative ed appaganti. Ben
presto purtroppo ci si rende conto che il quinto capitolo della serie Soul,
sotto quest’aspetto, è molto lontano dai fasti di un tempo: la
storyline di tutti protagonisti si riduce ad una breve sintesi
introduttiva dei soli cinque livelli, tutti da affrontare alla stregua
di un allenamento condito da mosse speciali e da avversari piuttosto
ingenui, dalla durata complessiva di non più di quindici minuti: in
sostanza una preparazione utile e veloce per la modalità single player
principale di Soul Calibur IV: la scalata alla “Torre delle Anime”.
Nei sessanta piani della torre la sfida si fa finalmente molto
impegnativa ed è qua che ritroviamo il vecchio spirito della serie in
cui solo il sapiente uso di tecnica, tattica e strategia consente di
arrivare alla vittoria finale. Ogni piano della torre nasconde preziosi
forzieri con all’interno armi ed equipaggiamenti segreti che potremo
ottenere sconfiggendo fino a quattro avversari consecutivamente,
utilizzando tecniche o strategie obbligate: attacchi critici, impatti
perfetti, uscite dal ring, distruzione totale di armature, prese
d’attacco o colpi fatali. Ascendere la torre con successo richiede
molte ore di gioco da vivere con tenacia e perseveranza senza farsi
prendere dalla frustrazione di inevitabili insuccessi in quanto la
difficoltà della torre è stata calibrata in modo sapiente ed attento e
premia sempre la ricerca di una strategia adatta per ogni occasione. I
piani più impegnativi della torre li affronteremo con una vera e
propria squadra di personaggi, fino ad un massimo di tre, facilmente
intercambiabili durante il duello premendo il pulsante RB. L’ascesa
alla torre, oltre che da elementi di difficoltà tattica e tecnica, è
stimolata dalla conquista dei vari equipaggiamenti che si riveleranno
essenziali per migliorare le caratteristiche dei nostri personaggi in
vista dei duelli nei piani più avanzati della torre, delle altre
modalità single player e, soprattutto, multiplayer. Superato con
successo il ventesimo piano è possibile affrontare la Torre in modalità
discesa: una vera e propria modalità survival che metterà a dura prova
le capacità di combattimento nei suoi venti piani ricchi di insidie.
Try no! Do. Or do not.
Namco propone anche in questo capitolo della serie un ottimo
editor che consente di divertirci in una complessa opera da pigmalione.
Tutti i personaggi originali del gioco possono essere modificati
intervenendo su ogni caratteristica ad eccezione del nome e di alcuni
parametri bloccati: armatura, armi, abilità, colori possono essere
impostati a piacimento utilizzando, nel caso, i tesori ottenuti nella Torre delle Anime.
Decisamente più appagante e divertente è la possibilità di creare un
personaggio da zero scegliendo inizialmente il sesso e lo stile di
combattimento tra i 25 disponibili e poi determinando decine di
caratteristiche: nome di battaglia, personalità, voce, tratti somatici,
struttura fisica, equipaggiamento, armi e soprattutto le quattro
abilità speciali, decisive nei duelli più impegnativi. L’editor
completo ed intuitivo permette di creare velocemente personaggi
bizzarri ed originali ma se si vuole creare un vero eroe è necessario
valutare con attenzione ogni singola scelta e avere ben in mente la
strategia che verrà adottata durante i duelli. Gli equipaggiamenti e le
armi più forti, come anticipato, li dovremo prima ottenere nella nostra
ascesa alla Torre delle Anime e poi acquistarli spendendo l’oro
guadagnato grazie alle nostre vittorie nelle diverse modalità single
player. La completezza dell’editor e la varietà degli elementi a
disposizione permette di creare dei protagonisti davvero originali ed
unici che sarà divertente confrontare con quelli creati da altri utenti.
Il roster dei personaggi originali di Soul Calibur IV,
uno dei più completi e ricchi mai visti in un beat ‘em up, è formato da
tutti i personaggi storici della serie fatta eccezione per i vari Necrid, Link, Heiachi e Spawn e con la graditissima new entry dei guerrieri Jedi Yoda e l’Apprendista (conosciuto in Star Wars: The Force Unleashed), Algol, Hilde e alcuni personaggi bonus. Per i pochissimi che non li consocessero, i guerrieri Jedi sono un’organizzazione di guerrieri monastici creati dalla fantasia di George Lucas per il leggendario film Star Wars e Yoda è uno dei pochissimi Jedi sopravvissuti alla Guerra Civile Galattica e il più potente di essi prima dell’arrivo di Anakin Skywalker. L’arma degli Jedi è una spada laser che Yoda utilizza con tecniche di combattimento Ataru
che lo portano in costante proiezione offensiva e soprattutto al
controllo della “forza”, indicata da una barra d’energia. Tralasciando
il contesto in cui gli Jedi sono stati inseriti nel titolo, in
modo superficiale e approssimativo come per tutti gli altri personaggi,
dal punto di vista del gameplay lo stile di combattimento degli Jedi e l’uso della forza è stato integrato alla perfezione riuscendo cosi a non snaturare lo stile e l’equilibrio generale del gioco.
Piuttosto deludenti invece i personaggi bonus, estremamente curati dal
punto di vista estetico ma che come stile di combattimento non offrono
particolari novità rispetto al passato ed in sostanza risultano dei
cloni dei personaggi disponibili fin dall’inizio del gioco.
Il ritorno degli Jedi
Per chi ha già combattuto in passato nelle arene della serie Bandai Namco il primo veloce duello di Soul Calibur IV
sembra non riservare particolari sorprese e tutto sembra uguale al
passato: un pulsante per la parata, uno per gli attacchi di calcio, due
per gli attacchi con l’arma. Dopo pochi minuti però ci si accorge che
le novità sono molte e che il lavoro degli sviluppatori, dal punto di
vista del gameplay, è stato ancora una volta eccellente. La scelta è
stata quella di rendere l’azione leggermente meno frenetica e veloce
rispetto ai capitoli precedenti in modo da consentire match più tattici
e tecnici: i players che si concentrano sulla pressione ripetuta di
pochi pulsanti e sulla esecuzione di poche mosse hanno vita breve
contro avversari in grado di leggere con precisione le mosse nemiche e
capaci di eseguire le mosse giuste al momento giusto. Altra novità
epocale introdotta nel primo capitolo di questo Soul Calibur
next generation è la possibilità di distruggere completamente le
armature durante gli scontri: lo stato delle stesse è monitorato sia da
un indicatore a tre tacche sia dal corrispondente aspetto esteriore del
personaggio che vedremo spogliarsi nelle situazioni più difficili. Non
meno importante e sicuramente più influente sul gameplay vero e
proprio, è l’introduzione del “colpo finale” capace di ribaltare a
proprio vantaggio anche l’incontro più disperato; accanto alla barra
d’energia vitale si trova la gemma dell’anima, questa si riempie quando
si attacca ma si svuota quando ci si difende: se la sfera dell’anima
lampeggia di rosso il personaggio si trova in uno stato di anima
infranta ed è possibile metterlo KO con un colpo finale, diverso per
ogni protagonista, premendo il pulsante LB. Le mosse di quasi tutti i
personaggi sono state rivedute e corrette in modo da equilibrare i
rapporti di forza ed impedire, di conseguenza, che alcuni di essi
potessero limitarsi all’esecuzione di un paio di mosse per avere la
meglio con facilità. Le importanti novità introdotte dagli sviluppatori
giapponesi fanno di Soul Calibur IV un picchiaduro dal gameplay
gratificante soprattutto per chi vuole misurarsi in un gioco tecnico e
tattico ma anche per chi si avvicina per la prima volta ad un genere
che sa ancora regalare forti emozioni.
La forza e il mondo
Se nel lontano 1995 misurare le nostre tecniche di spada contro
avversari provenienti da ogni angolo del globo era una chimera, oggi Soul Calibur IV
rende il sogno realtà proponendo una notevole modalità multiplayer
online. Per rompere il ghiaccio è possibile creare una stanza non
classificata ed invitare fino ad un massimo di quattro amici
contemporaneamente che dovranno alternarsi nel ring. Se invece si vuole
fare sul serio è possibile disputare una partita classificata per
scalare l’olimpo dei più forti: il gioco permette di filtrare il
livello degli avversari da un valore minimo di uno ad un massimo di
venti in modo da garantire un certo equilibrio nel duello. Sia nelle
partite del giocatore che in quelle classificate si può decidere se
giocare in modalità “versus speciale”, in cui si possono usare i
combattenti personalizzati con le armature, armi e abilità guadagnate
in modalità “torre delle anime”, oppure in modalità “versus normale” in
cui ogni combattente, anche quello personalizzato, non può far uso di
poteri speciali. Purtroppo è assente una qualsiasi modalità torneo che
consenta la creazione di un tabellone ad eliminazione diretta e si
registra una certa difficoltà per entrare in stanze classificate sia in
modalià partita veloce che partita personalizzata. Nota
positiva invece riguardo il lag, annoso problema per questo genere di
giochi ma che in SC4 è piuttosto raro o comunque poco avvertibile.
Duel of the fates
Fin dal primo Soul Edge, Namco ci ha abituati ad una
realizzazione tecnica eccellente, dando sfoggio negli anni di una
padronanza assoluta dei diversi sistemi di gioco casalinghi e, oggi, si
può affermare con gioia che Soul Calibur IV mantiene fede alla tradizione ormai decennale.
Una cura maniacale è stata riservata alla realizzazione dei personaggi,
ricchi di incredibili textures dettagliatissime nelle armature ed
animati in modo eccellente, maestosi effetti luce accompagnano l’azione
di gioco e la collisione dei poligoni non soffre quasi mai di
fastidiose e irreali sovrapposizioni. I magnifici protagonisti si
fondono perfettamente in scenari evocativi e quasi mai banali in grado
di enfatizzare lo svolgimento dell’azione. Gli amanti di guerre
stellari esulteranno duellando negli stage ispirati alla pellicola
cinematografica ma tutti rimarranno con l’amaro in bocca per un paio di
scenari veramente anonimi che stonano con la qualità stupefacente del
titolo. L’azione di gioco, anche nelle fasi più concitate, si mantiene
fluida grazie ad un framerate costante mentre i più pignoli noteranno
dei contorni a volte imprecisi: la risoluzione nativa di Soul Calibur IV
è a 1365×960 scalata via software a 720 linee progressive ma non è
stato implementato nessun effetto antialiasing. Nonostante questo, la
cura grafica del titolo Bandai Namco si può considerare
complessivamente straordinaria. Piccolo neo la realizzazione troppo
anonima dei menu che, sebbene funzionali ed intuitivi, potevano essere
realizzati in modo più originale.
Se la grafica ad oggi ha pochi eguali, allo stesso modo gli effetti
sonori che accompagnano i duelli non deludono. Lo stridere delle lame,
gli impatti sulle armature, lo scalpiccio frenetico dei piedi, le voci,
il rumore delle cascate creano uno stato di coinvolgimento assoluto. Ma
la squadra audio diretta da Junichi Nakatsuru
ha composto anche una colonna sonora di prim’ordine capace di
galvanizzare anche i giocatori più tranquilli. Citazione a parte
meritano i brani tratti direttamente da Star Wars, “Duel of the Fates” e soprattutto il main theme rebel blockade runner composti da John Williams: indescrivibile.
Conclusioni
Soul Calibur IV è degno erede di una dinastia che vanta da più
di dieci anni un livello qualitativo altissimo e porta a livelli
impensati il genere beat ‘em up, sia dal punto di vista della
realizzazione tecnica che da quello del gameplay. Uniche note stonate
la modalità storia davvero poco riuscita e un’intelligenza artificiale
degli avversari controllati dalla cpu risibile. Divertente ed appagante
in tutte le altre modalità di gioco, Soul Calibur IV è
assolutamente consigliato a tutti, sia a chi cerca un titolo per
passare qualche ora in compagnia di amici sia a chi desidera un
picchiaduro complesso e tecnico. Un must have.
PRO
- Gameplay;
- editor;
- realizzazione tecnica;
- Yoda.
CONTRO
- Intelligenza artificiale;
- modalità storia;
- modalità online con poche opzioni;
- layout menu.