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Recensione Recensione di Singularity

Recensione di Singularity di Console Tribe

di: Redazione

Raven software lo scorso anno si era fatta conoscere per il tie-in di X-Men Origins: Wolverine e per aver riesumato le spoglie del “re” degli FPS, Wolfenstein. Entrambi i titoli, anche se non di qualità eccelsa, avevano dimostrato che il talento di questa software house era pronto a sbocciare dopo anni di lavori certamente non di primissimo piano. Quando alcuni video hanno cominciato a mostrare le prime sequenze in-game di Singularity tale possibilità è divenuta quasi una certezza. I Raven sembravano proprio sulla strada giusta per portare un prodotto valido al grande pubblico. Con questa speranza nel cuore, ci siamo incamminati in questa avventura. Ora vi chiediamo di prestare un po’ d’attenzione e di buttare gli orologi. Vi portiamo su Katorga 12 dove il tempo schizza come una palla impazzita.

Back to the future

Nate Renko è un soldato delle forze speciali americane inviato su Katorga 12 per investigare su strani fenomeni. Quest’isola è stata teatro, durante la Guerra Fredda, di esperimenti russi che hanno portato ad una terribile catastrofe. Un’onda d’energia di proporzioni bibliche ha spazzato via ogni forma di vita che vi abitava lasciando un deserto radioattivo alle sue spalle. Nella desolazione, però, qualcosa ancora si muove: picchi di energia, strani fenomeni e piccole esplosioni preoccupano il governo americano che di tanto in tanto invia pattuglie di ricognizione. L’isola è perennemente silente, almeno fino alla nuova catastrofe. L’aereo sul quale Renko è alloggiato viene colpito da una massa di energia che lo porta a schiantarsi sull’isola, tra fiamme e distruzione. Risvegliatosi nel caos, smarrito in una terra sconosciuta, Renko si addentra nell’isola scoprendo che quei luoghi sono stati teatro di esperimenti sull’E-99, una nuova fonte di energia altamente instabile. La prima catastrofe, infatti, era stata proprio generata dai test su questo nuovo composto che rende instabile materia e il continuum spazio-temporale. Il tempo non esiste su Katorga 12, che ormai schizza tra il presente e il passato ad ogni micro-esplosione. A Renko spetterà il compito di ripristinare la normalità, evitando che questa nuova scoperta porti a conseguenze devastanti su scala mondiale.

Da queste poche righe si evince come Singularity sia un buon composto di intuizioni fantascientifiche riprese da lavori cult del genere. I Raven sono riusciti a gestire la trama con bravura e capacità facendo combaciare le parti e creando un thriller tutto sommato avvincente. Il livello di profondità del mondo creato è lasciato tutto al giocatore che potrà decidere quanto e quando immergercisi. L’espediente è il solito: note sparse negli ambienti e i bioshockiani nastri che permettono di scoprire vari retroscena della trama. Le poche sequenze cinematiche svolte con il motore di gioco riescono a coinvolgere e dare un ritmo incalzante alla narrazione, nonostante l’assenza di una vera colonna sonora si faccia sentire. Un’esperienza che come un buon b-movie, ben confezionato, riesce ad incollarti allo schermo senza appesantire alcuni passaggi, ma tenendo lo “spettatore” sempre sul chi-vive.

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Io prendo un cocktail di FPS, con ghiaccio!

Vogliamo essere sinceri, Singularity pesca a piene mani da vari titoli, recenti e passati, che hanno fatto la storia del genere. Vi starete chiedendo se un gioco del genere riesca a distinguersi dalla massa. La risposta è sì. A dispetto delle apparenze il titolo sviluppato da Raven ha una sua identità e riesce nel difficile intento di farsi strada tra la marea di First Person Shooter che saturano il mercato di questa generazione.
Ma procediamo per gradi. Le basi per una buona riuscita, di qualunque gioco, sono i controlli e anche Singularity si affida ad un layout ormai collaudato: grilletti per sparare, leve per direzione e mira e i rimanenti tasti per i poteri speciali di cui dispone il nostro protagonista.
Si diceva ad inizio paragrafo che Singularity deve molto ad altri titoli; se dovessimo fare due nomi quelli sono: Half Life e Bioshock. Il primo per alcune impostazioni generali, il secondo invece per tutta la serie di potenziamenti e colpi speciali vari. Gli scontri a fuoco, infatti, saranno fortemente condizionati dal CMT, un dispositivo che permette al nostro eroe di manipolare gli oggetti (nemici inclusi) presenti su schermo. In termini pratici con “manipolazione” intendiamo la possibilità di mutare la realtà che ci circonda semplicemente alterando il flusso spazio-temporale: tramite la pressione di un tasto è possibile alterare un oggetto facendolo invecchiare o ringiovanire di circa 50 anni. Questo significa che se sulla nostra strada c’è una cassa distrutta, un interruttore logoro e altri oggetti come cassaforti e lavagne, basterà semplicemente puntare il CMT nella direzione dell’oggetto in questione e modificarlo a nostro piacimento a seconda della situazione. A questo si aggiunge il potere di far levitare gli oggetti, di per sé non particolarmente interessante ma quando combinato all’abilità descritta poco sopra il risultato è stupefacente. Il gioco è ricco di piccoli puzzle che richiedono l’utilizzo di più poteri e che quindi arricchiscono una componente esplorativa altrimenti noiosa e monotona.
Fin qui abbiamo capito che il CMT è capace di grandi cose, ma questo dispositivo come ci aiuta in battaglia?
Il potere di questo marchingegno è davvero enorme: immaginate di avvicinarvi ad un avversario e alterandolo a livello molecolare lo fate invecchiare velocemente fino a ridurlo in polvere, oppure immaginate di intercettare un missile e rispedirlo al mittente con la sola forza del pensiero, oppure ancora immaginate di rinchiudere i malcapitati in una bolla temporale mentre voi agite indisturbati; insomma, le soluzioni tattiche offerte da questa geniale invenzione sono tante e tutte dannatamente cruente e divertenti. Descritto così sembra che gli avversari non aspettino altro se non quello di farsi ammazzare allegramente. Ma non è così. I nemici proposti saranno tutti abbastanza agguerriti e una prima doverosa precisazione è che non ci troveremo di fronte solo soldati ma anche mostri derivanti dall’esposizione dell’elemento E-99, vero protagonista delle vicende narrate. Per quanto riguarda i soldati, pur non brillando per acume tattico, offriranno un buon livello di sfida. Le forze russe, infatti, attaccheranno spesso in massa con una buona mira ed un discreto sistema di copertura. Se gli umani non rappresenteranno poi un grosso problema, discorso diverso va fatto per i mutanti presenti nel gioco. Ogni mostro avrà un suo pattern d’attacco che il più delle volte sarà veloce e potenzialmente letale. Il trucco sta tutto nell’eliminarli nel minor tempo possibile; solo qualche attimo in più e, nella migliore delle ipotesi, dovrete utilizzare uno dei medikit a vostra disposizione. La discreta variabilità dei nemici assicura che il ritmo non sia mai monotono e scontato e, vista la loro propensione per attaccare all’improvviso, anche il livello d’ansia resterà alto per gran parte dell’avventura.

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Il punto massimo di gameplay si manifesta durante le boss fight: grossi, potenti, incazzati e, soprattutto, clamorosamente brutti questi nemici vi regaleranno attimi di disgustoso ma divertente gameplay. Ben inserite nella storia queste sequenze sono ottimamente studiate e spezzano il ritmo di gioco proponendo un’alternativa alle altre meccaniche ben rodate.
I nemici, come abbiamo avuto modo di vedere, saranno agguerriti e anche in mancanza di CMT non staremo di certo con le mani in mano. Gli sviluppatori ci hanno regalato una serie di strumenti davvero notevoli, dalla classica mitragliatrice fino ad una gatling i nostri strumenti di morte non deluderanno il giocatore. Da segnalare anche la presenza di armi teleguidate grazie alle quali è possibile indirizzare in prima persona il proiettile; inutile raccontarvi delle teste cadute…
Nonostante armi, nemici e poteri siano ben studiati e amalgamati tra di loro, la curva di difficoltà non è stata ben calibrata. Nelle prime fasi di gioco ci si presenta a noi un titolo difficile sì ma non particolarmente ostico, insomma un buon livello di sfida capace di divertirci senza troppo patire. Con il proseguimento del gioco, purtroppo, non si ha un innalzamento del livello di difficoltà e se a questo aggiungiamo i vari upgrade per il nostro eroe e per le armi capirete in anticipo la prossima frase. Paradossalmente in Singularity più si gioca e più diventa facile; il ritmo, pur rimanendo serrato, non impegna più di tanto il giocatore che a conti fatti si ritrova quasi sempre con il massimo delle energie o comunque con il pieno di medikit. Un vero peccato, perché sarebbe bastato veramente poco per bilanciare meglio la difficoltà. Ovviamente questa pecca non intacca un gameplay solido e ben strutturato.

!==PB==!
Plurality

Sempre più spesso First Person Shooter è sinonimo di videogame incentrato principalmente sul multiplayer. Singularity, come altri prima di lui, si discosta da questo cliché puntando essenzialmente su una storia avvolgente ed un gameplay ben studiato. Sarebbe lecito pensare quindi che il titolo sviluppato da Raven Software possegga un comparto multigiocatore decisamente evitabile. Per fortuna non è così. Prima di procedere oltre, vogliamo comunque precisare che nonostante il multiplayer sia tutto sommato ben implementato, non raggiunge certamente vette qualitative elevate.
Ci troviamo di fronte ad un comparto abbastanza semplice: due modalità principali, tante mappe e soprattutto tanto sangue da versare. Fin qui nulla di nuovo, la particolarità del titolo sta tutta nella possibilità di usare, anche durante i match online, tutti i poteri visti nel single player. Questo si traduce in scontri che non si risolvono semplicemente con qualche colpo ben piazzato ma spesso è richiesta una buona dose di strategia in quanto è indispensabile saper coniugare l’uso dei proiettili a quello del CMT. Gli scontri filano via come se niente fosse lasciando ampia soddisfazione al giocatore che vedrà letteralmente andare in cenere gli avversari. Come se non bastasse, a questa tipologia di gioco principale si aggiunge la possibilità di prendere parte a scontri del tipo umani contro aberrazioni. A disposizione dei giocatori, infatti, ci sono tutti o quasi i mostri visti nel single player. La particolarità di questi scontri risiede tutta nelle diverse soluzioni tattiche che offrono i mostri: basti pensare all’acido rilasciato da esseri antropomorfi o addirittura alle esplosioni dei ragnetti, piccoli ma letali. Decisamente meno seri ed impegnati, questi match offrono una buona dose di varietà e divertimento.
Fin qui questo multiplayer è soddisfacente ma è costretto ad incassare il colpo per la mancanza dell’ormai classico sistema a livelli ormai proposto da quasi tutti i titoli. Un sistema di medaglie o simile avrebbe sicuramente appassionato di più ed aumentato il livello di competitività nei giocatori.
Per quanto riguarda il netcode non ci sono particolari segnalazioni da fare anche perché in fase di recensione il modesto numero di giocatori presenti non ha influito più di tanto sui server predisposti alla gestione dei match.
Nel complesso si tratta di un multiplayer piuttosto semplice che, a conti fatti, arricchisce l’esperienza di gioco e la longevità ma allo stesso tempo non aggiunge nessuna feature particolare indispensabile.

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Katorga-12

È sorprendente vedere come con il passare del tempo alcuni engine diventino sempre più facili da usare permettendo agli sviluppatori di raggiungere ottimi risultati anche con produzioni che non possono aspirare a budget multimilionari. Raven Software si è impossessata dell’Unreal Engine con Wolverine, raggiungendo già ottimi risultati. Ora hanno potuto sfruttare l’esperienza acquisita per dare vita ad un prodotto confezionato in modo eccellente. Si accennava a Katorga 12 come un avamposto della Grande Madre Russia, nella quale è successo qualcosa di paranormale/sci-fi. È un terreno accidentato sul quale gli sviluppatori si sono destreggiati egregiamente mescolando il simbolismo di falce e martello con impianti industriali e laboratori altamente avanzati. La qualità delle luci, il design delle mappe e dei nemici è capace di immergere completamente il giocatore, avvolgendolo in atmosfere originali e piacevoli. L’alternanza di bestioni deformati e “ricombinati” sotto la spinta trasformante dell’ E-99 con i classici soldati, ora contemporanei ora direttamente provenienti dal 1955, garantisce una buona varietà. Stessa cosa si dica per le ambientazioni che non risultano quasi mai piatte sballottando il povero Renko da viscere sotterranee a complessi tecnicamente avanzati dove luci fredde al neon illuminano macchinari pronti per esperimenti al limite del credibile. Insomma, la fusione di una storia ben congegnata con questo comparto mai sottotono, arricchito da armi dal design a tratti davvero ispirato, invogliano a giocare tutto d’un fiato questo titolo senza mai stancare.

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Leggermente sottotono è l’impianto audio che, il più delle volte, non entra completamente nell’esperienza giocata. Le musiche del gioco si fanno apprezzare particolarmente nelle fasi più concitate: quando il ritmo è serrato, quando c’è poco tempo per agire, ecco che l’audio si fa sentire dà il meglio di sé. Quando invece le sequenze sono decisamente più piatte l’audio quasi si nasconde, lasciando il giocatore solo con se stesso. Buono invece il doppiaggio in lingua italiana: ottima la scelta dei doppiatori e, salvo qualche raro caso, anche il lip-synch risulta ben programmato.

Un gioco “Singolare?”

Anche un altro viaggio è terminato, un viaggio tra presente e passato. Sarà il time-lag (lo sappiamo è una parola che non esiste, ma concedeteci il neologismo) ma ci sentiamo ancora un po’ confusi. In Singularity ne abbiamo viste di cotte e di crude: mostri, soldati, salti temporali, poteri devastanti, il tutto racchiuso in un gameplay ben concepito. Ogni momento di gioco è studiato nel particolare, lasciando al giocatore una grande soddisfazione. L’esperienza è impreziosita da un comparto audiovisivo di spessore che, nonostante il peso dell’età, fa il suo sporco lavoro. Tramite il rodatissimo Unreal Engine il gioco mostra un appeal grafico degno di nota, impreziosito da artwork ed un design davvero eccellenti.
Singularity è un titolo che cattura, che trasporta, un viaggio senza tempo. Resta a voi decidere se trovarlo nel vostro presente o lasciarlo marcire già nel passato.