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Recensione Recensione di Resident Evil 5

Recensione di Resident Evil 5 di Console Tribe

di: Santi "Sp4Zio" Giuffrida
Immaginate soltanto per un attimo di essere tallonati da un branco di ostili guidati da una feroce follia omicida. Come vi sentite?
Già, proprio così. L’intento di Resident Evil 5 è di farvi sentire letteralmente con le spalle al muro, senza via di fuga, se non quella di affrontare a denti stretti tutti i nemici prima di essere soverchiati per numero. Per niente una bella sensazione, vero? In una sola parola, “panico”. E’ attorno a questo stato emotivo che prende forma la struttura portante appartenente all’ultima incarnazione della famosa serie concepita da Capcom ben tredici anni fa, proprio quando il termine survival horror veniva utilizzato per la prima volta, indicando un videogioco basato sulla sopravvivenza del protagonista alle prese con un’atmosfera tipicamente horror.
I primi episodi di Resident Evil si distinsero per la capacità di trasmettere al giocatore una certa dose di “paura”, grazie ad ambientazioni costituite perlopiù da spazi chiusi e claustrofobici, e talvolta pure prive di particolare illuminazione. Divenuta una delle saghe videoludiche più apprezzate in tutto il mondo, gli sviluppatori designarono Resident Evil 4 come rappresentante di un punto di svolta decisamente rilevante, puntando ad un gameplay sorretto da meccaniche di gioco puramente action e svincolandosi in parte dai canoni che avevano rappresentato fino a poco tempo prima le basi della serie. Cavalcando questo salto generazionale, l’ultimo capitolo prosegue solcando il medesimo sentiero intrapreso dal predecessore, aggiungendo però alla struttura di gioco un ingrediente assolutamente inedito e indubbiamente in grado di rinnovarne il trucco. Resident Evil 5 offre infatti un approccio basato sulla cooperazione dei due protagonisti, introducendo pertanto un concetto degno di nota e che merita di essere approfondito.

Welcome to Africa

Protagonista di questo nuovo capitolo è Chris Redfield, volto storico della serie noto per aver rivestito un ruolo di primaria importanza già nel primo episodio e in Code:Veronica, al quale Resident Evil 5 si riallaccia direttamente rispondendo peraltro a diversi quesiti rimasti per molto tempo insoluti.
Dotato di una spiccata predisposizione al combattimento corpo a corpo e di una facile adattabilità a diverse situazioni, da ex-membro della S.T.A.R.S. (Special Tactics And Rescue Service), Chris entra a far parte del gruppo speciale anti-terrorismo B.S.A.A. (Bio-terrorism Security Assessment Alliance), ovvero un’organizzazione governativa atta a contenere i rischi e i danni causati dalle armi bio-organiche, vecchio passatempo della storica Umbrella Corp.
La storia ha inizio nel villaggio africano di Kijuju, dove per l’appunto l’agente Redfield viene inviato per indagare e seguire le tracce di un terrorista di nome Irving, affiancando un personaggio assolutamente inedito, la bellissima e conturbante Sheva. Sin da subito i due protagonisti si troveranno ad avere a che fare con l’ostile popolazione locale, trasformata in una calca di indemoniati poiché contagiati da un nuovo virus simile a quello descritto nel “Rapporto Kennedy”. La missione si rivela quindi decisamente più ardua del previsto, catapultando i due eroi in una serie di eventi che li condurranno a scontrarsi con alcuni volti chiave dell’intera saga.

Fermati e spara!

Chiunque abbia giocato a Resident Evil 4 su Playstation 2 o Gamecube, saprà già cosa aspettarsi, almeno per quel che riguarda le meccaniche di stampo action e la visuale dietro le spalle. A tal proposito si è discusso a lungo puntando il dito proprio contro il quarto episodio, accusando quest’ultimo di aver stravolto lo spirito originale della serie; in verità si ignora spesso che i detrattori di tale svolta siano stati (e sono tuttora) veramente pochi, il che fa pensare che la scelta adoperata da Capcom non sia stata poi così azzardata.

Resident Evil 5, riprendendo la stessa struttura del suo predecessore, rivela sin dalle prime battute di gioco la sua chiara natura votata all’azione, strizzando l’occhiolino persino ad alcuni sparatutto in terza persona. Potremmo definire quest’ultimo capitolo un particolare “ibrido”: se da un lato è vero che la componente survival sia stata notevolmente ridotta, dall’altro possiamo confermare la presenza di alcune delle caratteristiche tipiche della serie, come ad esempio la macchinosità dei movimenti, l’immancabile inventario a slot e il sistema di puntamento. Detto questo, se proprio dovessimo catalogarlo, siamo certi che sceglieremmo il termine “shooter-horror”: vi basti pensare che dalla seconda metà di gioco si renderà disponibile un autentico sistema di copertura e dovremo vedercela con dei nemici armati di fucili o dal calibro ben più grosso.

Dal momento che vi è l’impossibilità di muoversi quando si prende la mira, si spara o si ricarica, per riuscire a fronteggiare l’ingente numero degli infetti saremo chiamati a sfruttare al massimo il fattore cooperativo, tenendoci allo stesso tempo a debita distanza e cambiando spesso posizione di tiro. L’avanzamento dei nemici segue un ritmo piuttosto particolare e delle volte rende incalzante l’azione di gioco: a movimenti lenti e dal look malandato si alternano improvvisi scatti che ci costringeranno ad intervenire repentinamente sul grilletto della nostra arma da fuoco. Qualora non riuscissimo a mantenerci ben distanziati dalla minaccia, finiremo inevitabilmente tra le grinfie degli infetti e a quel punto l’intervento del nostro partner si rivelerà di fondamentale importanza pur di salvaguardare buona parte della barra di salute. Visto che ci siamo, non possiamo non menzionare le spettacolari mosse corpo a corpo che saranno eseguite proprio in questi frangenti, così come la possibilità di mettere a segno delle coreografiche “finish-moves” ogni qualvolta saremo riusciti a stordire un nemico o l’avremo atterrato.
L’atmosfera dominante che si respira nel gioco è una giusta mistura costituita da alta tensione e panico, difatti se è vero che la sensazione di paura abbia abbandonato la serie già dal quarto episodio, è altrettanto vero che ci sentiremo spesso braccati e con le spalle al muro finché non avremo abbattuto l’ultimo infetto. Per tale ragione i combattimenti risultano piacevolmente adrenalinici e soprattutto in grado di generare un ritmo di gioco forsennato, offrendo un po’ di respiro solo nelle fasi esplorative.

Per quanto la componente action sia sotto gli occhi di tutti, ad alcuni potrebbe non piacere l’impossibilità di saltare ed abbassarsi, così come l’assenza di eventuali manovre evasive. Va comunque detto che il design dei livelli è stato appositamente studiato per far fronte a queste “carenze”, infatti attraverso delle azioni contestuali sarà talvolta possibile schivare i boss, mettersi a riparo e quant’altro.

Alle lunghe sessioni a piedi e alle relative sparatorie si aggiungono pure delle originali sequenze “su binari”: ci troveremo ad esempio su di un fuoristrada manovrando una postazione di fuoco fissa crivellando gli infetti alla guida di moto e camion. Oppure ancora a bordo di una barca saremo chiamati a liberare la zona sparando rapidamente a chiunque possa ostacolare il nostro cammino. Insomma, di situazioni particolari ce ne sono diverse, per cui difficilmente sarete avvolti da una sensazione di ripetitività.
Ovviamente non potevano mancare neppure i temibili boss dalle gigantesche proporzioni, ben realizzati sia per quanto concerne l’aspetto visivo sia come giocabilità, infatti l’abbattimento di ognuno di essi, pur non rappresentando una particolare difficoltà, richiederà una piccola dose di ragionamento inerente all’individuazione dei punti deboli e allo schivare determinate manovre offensive. Alcuni combattimenti si distingueranno per la lunga durata, ma nonostante ciò riusciranno nello scopo di non risultare troppo invasivi regalando invece un’esperienza appagante e divertente.
Pur di rendere l’approccio più coinvolgente, anche durante le bellissime cut-scene, gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire alcuni Quick Time Events (ormai stra-presenti in tantissime produzioni), abbastanza frequenti soprattutto a partire dalla seconda metà dell’avventura. In tal senso, dovremo premere i tasti su schermo con il giusto tempismo, anche perché a seconda del contesto, qualora sbagliassimo, potremmo incappare nel fatidico game over.

Aiutiamoci a vicenda

Ciò che differenzia in modo tangibile Resident Evil 5 dagli altri esponenti della serie è indubbiamente l’introduzione di una struttura di gioco duale e cooperativa, implementata tra l’altro senza alcuna forzatura che possa in qualche modo inficiarne la buona riuscita.
La necessità di aiutarsi a vicenda viene dettata in particolar modo dalla sapiente realizzazione degli scenari: ci troveremo spesso ad interagire con leve e pulsanti che possono essere innescati solo in due, così come nei panni di Chris aiuteremo Sheva a spiccare un lungo salto al fine di raggiungere una zona altrimenti inaccessibile, e cosi via.
L’intelligenza artificiale del partner, seppur non faccia gridare al miracolo, risulta ad ogni modo accettabile, anche se abbiamo assistito il più delle volte a routine pre-calcolate. Ad esempio quando la barra di salute avrà oltrepassato una precisa soglia minima, riceveremo il pronto intervento attraverso piante curative o spray medici, sempre che il nostro partner ne abbia disponibili. A ciò si aggiunge pure lo scambio di proiettili in base alle armi equipaggiate e l’aiuto qualora dovessimo cadere tra le braccia degli infetti.
Ovviamente il modo migliore per godere appieno del fattore cooperativo è quello di giocare insieme ad un amico, possibile sia online che sulla stessa console. Ogni volta che inizieremo o riprenderemo l’avventura, potremo infatti scegliere se giocare in solitario o se “lasciare la porta aperta” a chiunque voglia interagire con un partner in carne ed ossa. E’ proprio in questi frangenti che il gioco riesce a dare il meglio di sé, regalando ai giocatori un’esperienza cooperativa di tutto rispetto. Fronteggiare l’intelligenza artificiale dei nemici potendo contare sulla comunicazione con un compagno risulta appagante, anche solo per organizzare la tattica più idonea utile a sventare la frequente manovra di accerchiamento degli infetti.

Scegli, equipaggia, acquista

La gestione dell’inventario è tanto semplice quanto funzionale: alla pressione dell’apposito tasto vedremo apparire sulla sinistra i nove slot di Chris e sulla destra quelli di Sheva. Da qui possiamo scegliere gli oggetti e le armi da equipaggiare o scambiarli con quelli del nostro compagno ed eventualmente farne richiesta. E’ possibile inoltre configurare una “selezione rapida degli item”, in modo che le armi e gli oggetti più utili siano velocemente raggiungibili alla pressione di una delle quattro direzioni del d-pad. Lascia invece perplessi il fatto che non sia possibile spartire in più parti gli oggetti accumulabili, come ad esempio granate e proiettili, il che causa qualche problema nel caso se ne voglia dare al compagno solo un certo numero. Così come risulta discutibile la scelta di offrire un inventario in real-time: la consultazione non prevede la messa in pausa del gioco, creando sì una maggiore sensazione di panico, ma al contempo un’ampia possibilità di errore nei momenti più frenetici.

All’inizio di ogni nuovo scenario o subito dopo un game over, ci viene offerto un menu articolato attraverso il quale potremo organizzare gli inventari e fare degli acquisti. Quest’ultimi risultano praticamente legati alla quantità di oro che riusciremo a trovare lungo il percorso sotto forma di gioielli e pietre preziose. I ferri del mestiere che verranno via via sbloccati sono diversi, si passa da una buona quantità di pistole, come la potente Magnum, a fucili d’assalto, di precisione e a pallettoni, fino ad arrivare ad armi pesanti come lanciagranate e lanciarazzi. Ciascuna arma può anche essere potenziata per capacità, potenza, velocità di ricarica e percentuale di penetrazione mediante l’acquisto di relativi upgrade, sebbene il nostro consiglio sia quello di conservarvi i soldi per le armi più potenti.

Look made in Capcom

Tecnicamente parlando il lavoro svolto dagli sviluppatori è lodevole, soprattutto per quanto riguarda la varietà delle ambientazioni che si presentano ricche di dettagli ed impreziosite da giochi d’ombra e riflessi di luce capaci di rendere il tutto pregevolmente realistico e dinamico. Si passa da location all’aria aperta come baraccapoli, la Savana e le paludi, ad ambienti interni come antiche caverne e laboratori scientifici. La pulizia e la qualità delle texture sono ammirevoli, così come l’elevato rateo visivo riscontrabile in alcuni suggestivi scorci.
La modellazione poligonale dei personaggi, primari e secondari, è semplicemente di altissima qualità, mettendo in primo piano il salto generazionale frutto di quattro lunghi anni di sviluppo.
Seppur non sorprendano per varietà, le animazioni risultano convincenti e sempre verosimili, donando ai protagonisti delle movenze fluide e consone al contesto.
Quanto ad eventuali bug grafici, abbiamo purtroppo riscontrato rari episodi di compenetrazione tra poligoni, che per fortuna non riescono a macchiare l’ottima realizzazione dell’intero comparto tecnico.
Il motore grafico svolge senza problemi il suo lavoro anche nelle fasi di gioco più concitate, pertanto si assiste ad un frame-rate piuttosto solido e solo sporadicamente vittima di qualche leggera incertezza.
Sorprendenti e spettacolari le scene d’intermezzo, realizzate con estrema dovizia e mosse da una sapiente regia di stampo cinematografico, capace di enfatizzare la strabiliante espressività dei protagonisti e di offrire uno spessore narrativo degno di nota.

Spostando la nostra attenzione alla giocabilità non possiamo certo affermare di essere dinanzi a qualcosa di epocale o del tutto originale; il gameplay si rifà essenzialmente ai canoni introdotti dal capitolo precedente, tuttavia il carisma di Resident Evil 5 si misura attraverso l’inserimento di una modalità cooperativa di fatto coinvolgente e ben studiata. La longevità complessiva si attesta sulle 10-12 ore, che salgono ulteriormente grazie al fattore rigiocabilità garantito dalla cooperativa online e offline e da diversi extra sbloccabili che, siamo sicuri, faranno la gioia di tutti i fan della serie.

Il comparto sonoro si rivela di alto livello, sfoggiando musiche ed effetti audio d’impatto e capaci di accompagnare lo stato emotivo del giocatore in tutte le sue sfaccettature, senza mai cadere nel banale. Per quanto riguarda i dialoghi siamo di fronte ad un doppiaggio in lingua inglese (con sottotitoli in italiano) ben realizzato e che ben si presta alla caratterizzazione dei protagonisti, proponendo voci interessanti ed efficaci.

Nice shot!

Concludendo, Resident Evil 5 si presenta come uno dei titoli più carismatici di questa generazione, caratterizzato da uno spessore narrativo di indubbia solidità e capace di rispondere a diversi quesiti che oramai da anni assillavano i fan della serie.
Abbandonata la struttura originaria e percorrendo il sentiero di rinnovamento iniziato dal predecessore, questo quinto capitolo si conferma un action-game alternativo che mostra il suo massimo potenziale se giocato in cooperativa.
Coloro i quali avevano già apprezzato tale cambio di rotta non avranno alcuna difficoltà ad innamorarsene, mentre i fan dei Resident Evil che furono potrebbero avvicinarvisi scoprendo un titolo di grande qualità e che merita di essere acquistato senza alcun timore.