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Recensione Recensione di Quantum Theory

Recensione di Quantum Theory di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

L’industria videoludica è un mercato in continua espansione e da esso scaturiscono una marea d’idee e concept innovativi. Nel corso di questi ultimi anni, complici nuovi hardware e periferiche, abbiamo visto partorire titoli che hanno saputo settare nuovi standard e parametri di riferimento per il genere a cui appartengono. Ma il mercato, si sa, non vive di soli capolavori ed accanto a opere senza tempo si ammassano produzioni anonime che non fanno altro che copiare le meccaniche più in voga del periodo. Il mercato è avaro e reclama le sue vittime: i consumatori costretti a districarsi tra centinaia di prodotti apparentemente assemblati nella stessa catena di montaggio. Doveva essere l’era della raccolta differenziata invece ci troviamo nell’era del riciclaggio delle idee.
Tutto questo discorso è per introdurvi la recensione di un titolo apparentemente sfornato dalla già citata fotocopiatrice creativa che, questa volta, ci propone Quantum Theory, edito da Tecmo Koei e fortemente ispirato a Gears of War. Non ci resta che scoprire insieme se il Gears dagli occhi a mandorla possa in qualche modo impensierire Marcus Fenix e soci.

Un buon copione o solo un “copione”?

Il nostro pianeta, nell’immaginario collettivo cinematografico e videoludico, tra circa un centinaio d’anni dovrà necessariamente subire un qualche tipo di distruzione apocalittica con annessa comparsa di mostri o mutanti di vario tipo. Quantum Theory, manco a farlo apposta, ci proietta in un mondo post-apocalittico in cui alcune misteriose torri, chiamate Arche, stanno trasformando gli umani, attraverso alcuni serpentoni chiamati Diablosis, in mostri denominati Nosferatu. Accanto a queste amenità c’è anche un’altra razza di nemici che prende il nome di Gillskin. Il plot narrativo ci immerge in questo scenario bellico dalle tinte cupe in cui spetterà a noi scoprire i segreti che si celano dietro la comparsa delle misteriose Arche. La trama procede abbastanza veloce ed è impreziosita da un discreto numero di colpi di scena e alcuni flashback sul passato del nostro caro Syd, protagonista del gioco. Il nostro eroe non sarà solo durante l’avventura ma sarà accompagnato da Filena, l’avvenente protagonista femminile di Quantum Theory. I due personaggi s’incontreranno durante l’esplorazione di un’arca e ben presto scopriremo che le loro storie, recenti e passate, s’intrecciano più di una volta. Purtroppo il plot narrativo, a tratti interessante, fa il paio con dialoghi banali e personaggi poco carismatici. I discorsi a cui assistiamo non sono mai avvincenti finendo spesso in battute banali e stereotipate che ben si amalgamano con il poco carisma e appeal generale che contraddistingue ogni personaggio del gioco. La sensazione generale che si ha è quella di trovarsi in una storia abbozzata e poco definita dove, tralasciando alcuni elementi positivi, tutto è inserito in maniera confusionale.

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Un titolo apparentemente “Epico”

Inutile girarci troppo intorno: le meccaniche ludiche di Quantum Theory si rifanno quasi totalmente a Gears of War. Il titolo Tecmo Koei si presenta quindi come un Third Person Shooter dove affrontare mostri antropomorfi armati fino ai denti, usando il solito sistema di coperture ormai divenuto classico. Il layout dei comandi risulterà immediato per qualunque giocatore: grilletti per mirare e sparare, ricarica col tasto dorsale, un tasto per il colpo in mischia e l’immancabile cambio arma attraverso il D-Pad. Tutto questo vi ricorda qualcosa?
Se prendiamo per vero il detto “squadra che vince non si cambia”, dovremmo riconoscere tutti i meriti di questo mondo agli sviluppatori di Quantum Theory. Eppure dopo qualche minuto di gioco ci si accorge che qualcosa non va. Il sistema di coperture non convince appieno, risultando più di una volta impreciso e poco reattivo. Talvolta vi capiterà di dover premere più di una volta sul pad prima che il buon Syd si ripari dietro il muretto o la colonna di turno. Allo stesso tempo, quando dovrete ingaggiare battaglia, non sempre riuscirete a sporgervi immediatamente per sparare. Questi difetti, seppur non modifichino le meccaniche di gioco, alterano l’intera esperienza ludica limitando fortemente l’interesse del giocatore. Tralasciando questo particolare, le battaglie riescono comunque ad offrire un buon livello di sfida; i nemici proposti, seppur dotati di un’I.A. decisamente migliorabile, godono di buona mira e il più delle volte riusciranno a sfruttare adeguatamente l’ambiente circostante per darvi del filo da torcere. Le battaglie, in ogni caso, non entusiasmano più di tanto, vuoi per il pessimo sistema di mira vuoi per l’inutilità di molte armi presenti. Dopo una buona fase iniziale, il divertimento comincia decisamente a calare e dietro a questo problema si nasconde la mancanza di sequenze giocate più intense e particolari, infatti in tutta la durata dell’avventura si riconoscono pochi momenti appassionanti mentre tutto il resto si traduce nel solito monotono sparare. Nemmeno siglare qualche headshot, nonostante siano accompagnati da un repentino zoom della telecamera, regala poi tante emozioni. Buone invece alcune boss fight presenti che sollazzano il giocatore quanto basta affinché non si costringa definitivamente a spegnere la console.
Si è fatto riferimento a due problemi: la monotonia e le pessime armi. Per quanto riguarda la prima, questa non è dovuta unicamente alle situazioni proposte ma anche agli stessi nemici che non offrono una grande variabilità. Il modesto campionario di mutanti, inoltre, si rifà comunque a Gears of War, mostrando nemici che ricordano in serie gli Abietti, i Boomers e persino i Tickers. Sotto questo aspetto le differenze con il titolo sviluppato da Epic Games sono puramente estetiche; di conseguenza anche il modo con cui si affrontano i nemici è piuttosto simile e, in più di un’occasione, vi ritroverete ad usare tattiche e schemi offensivi già collaudati con Marcus e soci. Nemmeno le armi giungono in aiuto a Quantum Theory, rivelandosi spesso inutili e trascurabili. Il problema, in questo caso, non è quantitativo ma qualitativo: alcune armi, nonostante siano diverse, si riveleranno piuttosto simili se prendiamo in considerazione rateo di fuoco e potenza. Singolare è l’uso del fucile da cecchino che, rispetto all’arma principale di Syd, si rivela meno adatto per far saltare qualche testa. A conti fatti vi ritroverete a preferire sempre le due o tre armi di cui vi potete fidare e, munizioni permettendo, potreste anche affrontare l’intera avventura con il Revnant, presente già ad inizio gioco.

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Questo libero “reinterpretare” Gears of War si chiamerebbe plagio se non fosse per qualche elemento distintivo e caratteristico. Si era fatta menzione, nel capitolo dedicato alla trama, di una protagonista femminile. E’ proprio grazie a Filena che il gameplay si arricchisce e mostra qualche tocco di originalità. Durante le battaglie, infatti, Syd e Filena potranno unire le forze per abbattere i nemici presenti: la modalità di attacco consiste nel combinare in sequenza alcuni colpi creando delle combo il più delle volte letali. Tuttavia il fiore all’occhiello di quest’aspetto della produzione è la possibilità di lanciare letteralmente la seducente Filena per farle sferrare potenti fendenti aerei. Allo stesso modo si può usare questo trucco per distrarre i nemici: lanciandola in un’area piena di avversari, questi rivolgeranno il fuoco unicamente su di lei lasciandoci tutto il tempo di colpirli indisturbati.
Da segnalare in positivo anche la modellazione di alcuni ambienti che presentano elementi dinamici che, grazie al continuo movimento, rendono le sequenze di gioco più adrenaliniche ed interessanti. Queste le fasi migliori di Quantum Theory che, stranamente, se prendiamo in considerazione la longevità del gioco, si riducono ad una minima parte della durata totale. Un vero peccato perché, a nostro avviso, si doveva puntare molto di più su queste sequenze. Purtroppo anche gli aspetti più positivi vengono limitati dagli evidenti problemi visti in quasi tutte le componenti del gameplay.
In termini di longevità, Quantum Theory si presenta piuttosto bene con un’avventura di circa dieci ore a cui si aggiunge anche un multiplayer online. Questa componente rappresenta l’ennesimo segno di un lavoro approssimativo e gestito male. Il single player fa della cooperazione dei personaggi uno dei piatti forti ma stranamente non è stata inserita nessuna modalità cooperativa nel multiplayer. Il resto del comparto multigiocatore, infatti, si presenta con i soliti match competitivi, solite modalità viste e riviste ma soprattutto con un lag decisamente fastidioso. A completare il quadro ci sono le lunghe attese del matchmaking causate dai server semi-deserti.

La classe non è acqua, anche se…

Se c’è un aspetto in cui Quantum Theory e Gears of War non hanno poi troppi punti in comune è proprio il comparto grafico. Il titolo sviluppato da Epic è riuscito nel corso degli anni a catturare l’immaginario collettivo con un comparto tecnico di primo livello ed una cura del design di altrettanto spessore. Quantum Theory, invece, si presenta carente sugli aspetti più tecnici mostrando una discreta realizzazione artistica. Ma andiamo con ordine.
Gli ambienti visti nel titolo Tecmo Koei appaiono spogli e mal definiti, con un dettaglio generale decisamente scadente. Stesso discorso vale per gli elementi di contorno presenti nelle varie schermate che di fatto restituiscono un impatto visivo sgradevole e approssimativo. I personaggi sono discretamente realizzati ma da soli non bastano a risollevare le sorti dell’intera produzione.
Decisamente migliore il design generale del titolo che, grazie a tinte cupe e malinconiche, cattura l’attenzione del giocatore. Le ambientazioni sono affascinanti e claustrofobiche e contribuiscono in maniera positiva all’esperienza giocata.

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Per quanto riguarda il sonoro non c’è molto da dire: praticamente assente in molti frangenti del gioco per poi farsi sentire nelle situazioni più concitate. Il doppiaggio non entusiasma né per il cast scelto né per la sincronizzazione labiale.

Non tutte le ciambelle riescono col buco

Non sempre prendere idee vincenti porta ad una realizzazione positiva. Quantum Theory ne è il perfetto esempio.
Il gameplay praticamente riciclato da Gears of War non entusiasma per gli evidenti difetti durante la fase di copertura e di fuoco; buona invece l’interazione tra i due protagonisti che, a conti fatti, è l’unico elemento innovativo. Pessimo anche il multiplayer che, complice la mancanza della cooperativa, non regala le emozioni giuste per continuare a giocare.
Quantum Theory può essere consigliato a tutti i fan del genere che non vogliono attendere troppo per tornare ad abbattere qualche mostro. Tutti gli altri farebbero meglio ad aspettare.
Copiare dal primo della classe non ci assicura mai buoni voti.