Recensione Recensione di Qix++
Recensione di Qix++ di Console Tribe
di: Mariano "TylerDurden" AdamoIl panorama videoludico di questa generazione è costellato da titoli dal grande fascino, da una grafica in alta definizione ed un costo finale davvero elevato. I primi videogame invece basavano il loro successo unicamente su semplici trovate, sulle idee piuttosto che sul denaro. Unico punto d’incontro tra questi due modi di sviluppare è la recente tendenza a riproporre titoli che ormai hanno fatto scuola. Le idee di un tempo trovano ancora spazio in un mercato così dinamico come quello odierno? Scopriamolo insieme!
Eravamo quattro linee al bar
Forse non tutti ricordano Qix, un titolo arcade prodotto da Taito, in cui schermate vuote, rettangoli e linee colorate si fondevano per creare un gameplay semplice ma allo stesso tempo entusiasmante.
La sua prima apparizione risale al 1981, anno in cui i giochi arcade spopolavano e le console da casa erano ad appannaggio di pochi eletti. Di acqua sotto i ponti ne è passata e col tempo i videogames si sono evoluti, ma stranamente gli sviluppatori, quasi ad emulare la moda del vintage, hanno riproposto negli ultimi anni videogame dimenticati da tempo permettendo quindi anche ai più giovani di scoprirli.
Il gameplay di Qix era tanto semplice quanto geniale: una schermata rettangolare con all’interno delle linee che vagavano libere ed il giocatore chiamato, attraverso una freccia, a riempire gli spazi formando dei rettangoli all’interno della schermata vuota. La difficoltà del gioco stava proprio nell’evitare queste linee che appunto rivestivano il ruolo di nemici.
La semplicità del gameplay ha permesso al titolo in questione di essere riproposto più volte nel tempo e, per l’ennesima volta, ci troviamo di fronte ad una nuova incarnazione disponibile su XBox Live.
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Rettangoli next generation
Quasi a commemorare il passaggio da una generazione all’altra, il titolo acquista il nome di Qix++ per presentarsi al pubblico in una veste nuova e all’avanguardia.
L’arcade scaricabile dal Marketplace prevede una modalità single player e persino un comparto multiplayer fino a quattro giocatori.
Riportare a nuova vita un prodotto così vecchio è sicuramente un compito difficile e, per questo, gli sviluppatori hanno pensato di aggiungere qualche modifica al gameplay, per renderlo più moderno ed interessante. Il single player conta due serie diverse di stage, differenti non solo per i livelli ma anche per la difficoltà. Prima nota dolente è proprio la quantità esigua di livelli affrontabili che, considerando i due diversi percorsi arriva solo ( e non si fa per dire) a sedici stage totali. Questa scelta appare quantomeno anacronistica considerando la mole di livelli presenti nella versione originale del titolo. Le differenze non si fermano qui: la produzione odierna, infatti, conta di una serie di bonus e peculiarità all’interno dei singoli livelli. Immersi per la schermata di gioco sono presenti alcuni blocchi che, se inseriti nel nostro rettangolo, andranno a sbloccare alcuni bonus che ci faciliteranno l’avanzamento tra uno stage e l’altro. Questi bonus comprendono: punti extra, danni al nemico, invincibilità e persino la possibilità di arrestare il tempo. Aggiunta che nel complesso diversifica il gameplay e cambia l’ottica con cui il giocatore affronta il livello. La scelta nel complesso ci è sembrata adatta per l’occasione ma probabilmente va a denaturare un po’ il concetto di gioco.
Le novità più apprezzate sono sicuramente la rivisitazione di tutti i nemici e l’inserimento di alcuni elementi ruolistici. Per quanto riguarda gli avversari le modiche apportate sono soddisfacenti, sia per quanto riguarda l’aspetto estetico che funzionale. Non solo semplici linee ma i nostri antagonisti assumono ora svariate forme e soprattutto diversi pattern d’attacco che ci costringono a pianificare una strategia diversa ogni volta. Terminato il livello, in base ai punti ottenuti, ci è concesso di aumentare le prestazioni del nostro cursore, potenziandone quindi: vita, velocità, e persino un parametro chiamato fortuna.
I cambiamenti ci sono stati e questo è palese, ma il divertimento è rimasto inalterato?
Purtroppo la risposta a questa domanda è no, e le ragioni sono molteplici. I bonus presenti in ogni stage rendono la vita troppo facile al giocatore, che vista la quantità di stage presenti terminerà il titolo in pochissimo tempo. Pad alla mano Qix++ si presenta come un prodotto statico e persino il multiplayer risulta deludente e privo di fascino. Se poi considerate che per incontrare un buon numero di giocatori potrebbe passare molto tempo vi appare chiaro come il divertimento offerto sia misero. Nel complesso il pacchetto ludico offerto dalla versione del 1981 ci appare addirittura superiore, considerando anche che la versione base dell’arcade in questione è priva di alcune modalità che vanno acquistate come contenuto a pagamento
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Una grafica fin troppo lineare…
L’aspetto grafico è sugli stessi livelli degli altri comparti. La differenza con la versione originale è palese ma allo stesso tempo è chiaro come gli sviluppatori non abbiano voluto osare sotto questo aspetto. Le schermate di gioco sono piatte e dotate di una palette di colori davvero scarna incapace di affascinare il giocatore. Considerando la facilità con cui si poteva creare sfondi e tonalità cromatiche più avveniristiche non possiamo che essere in disappunto con il lavoro svolto in questa fase di realizzazione.
Nota positiva sono invece gli avversari che probabilmente sono l’unico elemento che ha subito un salto generazionale.
L’audio non è di cattiva fattura ma la mancanza di un buon numero di tracce e campionamenti di certo non fa felice il giocatore. Le musiche sono piacevoli ed in tono con la tipologia di gioco, e vanno anche a citare, se così si può dire, gli effetti sonori della produzione originale.
Qix-
Da fan di lunga data ci saremo aspettati un prodotto migliore. Il gameplay è divertente ma non riesce ad appassionare, la longevità del titolo si attesta su livelli bassissimi. Anche sotto il profilo tecnico il gioco non brilla ed appare chiaro come l’intento principale sia stato quello di sfruttare un brand che ancora riscuote successo. Il prodotto finale è tronco di alcune modalità aggiuntive e perché no di una versione classica del gioco da dedicare ai fan di vecchia data.
Per quanto ci riguarda siamo tentati si rispolverare il nostro Atari o Commodore 64, quelli si che erano bei tempi.