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Recensione Recensione di Pure

Recensione di Pure di Console Tribe

di: Redazione

La mano è
ferma sullo sterzo. La calma prima che l’adrenalina sia inesorabilmente in
circolo, respiri profondi dilatano i polmoni, i muscoli si contraggono, ed è
così che l’uomo smette di essere uomo,  la macchina smette di essere macchina, una
sola neo-mitologica figura votata alla vittoria, allo spettacolo. L’aria si
arricchisce del sapore agrodolce della sfida, gli occhi celati dal casco
guardano verso il traguardo, verso l’adrenalina che fa sentire all’esecuzione
delle acrobazie più impensabili. Non incoscienza, ma la consapevolezza di
essere in perfetta sintonia con il proprio quad. Se in volo ti sfiora la paura
di cadere è finita, il fango è inesorabilmente pronto ad abbracciarti. Intenso,
sporco, ma puro nella giustizia che è capace di riservare a chiunque.

Tutte queste sensazioni le possiamo sentire in PURE, adrenalinico racing-game
sviluppato da Black Rock Studios e prodotto da Disney Interactive.
Quello che ci apprestiamo a valutare è un titolo che non cerca la simulazione
forzata, né una guida arcade troppo superficiale. L’idea, invece, è quella di
un gioco veloce votato all’azione pura, un’azione studiata a tavolino. Scelta
che condividiamo: ormai è imperativo, per tutti i titoli, evitare di
“eclissarsi” in una determinata categoria, ma piuttosto cercare di
essere quanto più camaleontici possibile.
Tra i numerosi titoli del genere, Pure
non tenta di distinguersi dalla massa con particolari fronzoli o innovazioni,
ma semplicemente implementando delle caratteristiche coinvolgenti come il superbo
sistema di acrobazie e l’officina, nella quale è possibile modificare il
proprio quad nei minimi particolari.

Siamo pronti a lanciarci in questo titolo: superato il breve tutorial avremo le
conoscenze base per affrontare la sfida nel migliore dei modi. Il menù
principale è piuttosto semplice, benché realizzato con un design di buon gusto
che prende spunto dai giochi di successo targati Electronic Arts. A
balzare all’occhio è la mole di modalità presenti: la più corposa è il World
Tour, ovvero la modalità carriera in giocatore singolo. Le restanti,
esclusa l’Officina e il Multiplayer, fanno semplicemente da
contorno a quelle principali. La voglia di lanciarci subito nel Tour è forte,
per cui meglio andare dritto al sodo ed analizzare subito quello che PURE ha da
offrirci.

La scelta stilistica intrapresa da Black Rock Studios è palese sin da
subito, nel momento in cui vengono messi a nostra disposizione ben 5 piloti,
ognuno con una storia alle spalle diversa. Interessante è l’intrecciarsi delle
relazioni personali all’interno del gruppo di contendenti. Spesso ce li
ritroveremo contro e avere sempre un preciso avversario alle calcagna aumenterà
notevolmente il fattore “sfida”. Vincere richiede impegno e un avversario non
farà alto che ostacolarci e, quasi per antintesi, addirittura stimolarci.
Gli eventi previsti per giungere in vetta alla classifica si divideranno in tre
diverse strutture di gioco, a nostro giudizio molto simili tra loro nonostante
vadano affrontate con un approccio diverso.
Oltre la classica gara, saranno disponibili una modalità Sprint e una
modalità FreeStyle. Durante le gare Sprint sarà richiesta estrema
precisione durante le curve, i tracciati sono davvero brevi e ogni minimo
errore potrà costare caro: solo il più abile e perfezionista verrà largamente
premiato. Durante il FreeStyle,
invece, le piste avranno anzitutto una struttura differente, e lo scopo ultimo
sarà quello di accumulare punti nel modo più spericolato possibile: sparsi per
tutta la lunghezza del tracciato sono posizionate determinate icone da
raccogliere, come benzina extra, turbo e moltiplicatori di punti-combo.
Il tempo limite è dettato dal nostro carburante, che potrà essere ricaricato
grazie ad alcuni dei bonus citati. In questa modalità vincerà il giocatore più
folle e, ovviamente, chi riuscirà ad ottenere un punteggio stellare. Tuttavia,
pur non essendo molte in termini ludici, le ore impiegate per portare a termine
questa modalità saranno estenuanti, visto che la maggior parte della durata è
dedicata a un frequente “tenta-riavvia-riprova”.
Data la natura sporca e libera dei circuiti, quindi senza vincoli e regole
fisse, ci si aspettava l’aggiunta di modalità differenti, qualcosa di più
ispirato e sperimentale che si allontanasse di netto dal semplice concetto di
gara: ci viene in mente la spassosa modalità “Arena” di FlatOut,
o quella “Schianto” di Burnout, entrambe integrate alla
perfezione nei rispettivi giochi con lo scopo di spezzare la monotonia delle
decine e decine di gare a disposizione.

Il lavoro svolto per rendere Pure appassionante è, in ogni caso, encomiabile.
Oltre alle numerose competizioni a cui partecipare, a dilettar il giocatore ci
sarà la modalità Officina. Non solo i PURisti della corsa saranno accontentati, ma anche chi ama il
tuning avrà il suo bel da fare. Centinaia di pezzi sono stati elaborati per
riprodurre fedelmente i quad, sia dal punto di vista estetico, sia per quanto
riguarda la funzionalità dello stesso. Il numero di accessori a disposizione è
elevato, anche se le possibili variabili non danno l’impressione di poter
“smanettare” all’infinito. Motori, pneumatici, telai, freni e via
dicendo saranno tutti elementi selezionabili nell’editor, per non parlare dei
numerosi accorgimenti estetici. Le nostre modifiche andranno ad influire
direttamente sulle prestazioni del quad, che in base alla potenza del motore
verrà classificato in determinate categorie.
Inizialmente, il nostro bolide da sterrato apparterrà alla “classe D”, ma portando al termine
le gare del tour, sbloccando nuovi componenti in modo da aumentarne la
categoria e le conseguenti prestazioni, riusciremo ad arrivare a veicoli di
pura razza “A”.
Anche se sembrava un azzardo ci sarebbe piaciuta maggiore elasticità nella
distribuzione delle competizioni in relazione alle classi dei quad: non sarà
possibile, per esempio, andare avanti nella campagna con l’obiettivo di
sbloccare un nuovo motore e poterlo utilizzare in una precedente gara che non
ci aveva permesso di avanzare.
Per chi invece non ha voglia di interagire con i menù, che di fatto sono facili
da gestire e piuttosto intuitivi, c’è comunque la possibilità di creare veicoli
specifici per la modalità Corsa o FreeStyle con la semplice pressione di un
tasto.

Madness in the Mud

Appena preso in mano il pad, ci si rende conto come sia facile gestire il
veicolo, i comandi sono intuitivi e il pilota reagisce bene agli ordini
impartiti via controller. Le corse prevedono sedici contendenti in gara, tutti
notevolmente agguerriti; non c’è bisogno di misurare il Q.I. degli avversari
per rendersi conto che non si tratta dei soliti “geni” visti in molti
giochi di corse arcade.
Pur non reagendo direttamente alle azioni del giocatore, l’intelligenza
artificiale farà felice chi non ama vincere facile, e renderà triste chi invece
vuole semplicemente farsi un giro panoramico.

Già dalle
prime gare ci toccherà faticare non poco per arrivare primi al traguardo.
Diversamente da altri titoli similari, l’impegno durante la gare rimane sempre
elevatissimo, e non basterà eseguire perfettamente le curve, bisognerà anche
usare consapevolmente il turbo a disposizione. Spesso capiterà di dover
riprovare più volte una pista, soprattutto tentando di non compiere nessun tipo
di errore. Un aspetto che, infatti, ci ha lasciato leggermente perplessi è
proprio la difficoltà globale in relazione alla struttura dei tracciati: le
piste e alcune rampe sembrano essere studiate perché qualcuno le affronti
esclusivamente ad una determinata velocità.

Più volte,
in tal senso, ci è capitato di dover riavviare un’intera gara semplicemente per
averne “compromesso” la scorrevolezza. Capiamo l’esigenza dei
programmatori nel presentare un gioco meno sempliciotto possibile, ma un
margine di errore in più non avrebbe sporcato la fluidità del gameplay.
In ogni caso, pur non essendo facile portare a termine l’intero gioco,
l’approccio resta comunque alla portata di tutti. Per avanzare nel Tour non è
sempre richiesto il gradino più alto del podio, ma basterà accumulare un certo
numero di punti per procedere alle sfide più difficili.
Il picco del divertimento arriva grazie la perfetta gestione delle acrobazie,
la cui esecuzione farà aumentare la barra del turbo. Controllandola è possibile
conoscere il livello delle nostre funamboliche movenze aeree, disposte in senso
crescente per difficoltà e per spettacolarità.
La fantasia sarà premiata con del turbo extra, infatti le figure acrobatiche
possibili si ripetono difficilmente tanto che sarà il gioco stesso a
invogliarvi a sperimentarne sempre di nuove. Per i giocatori più irrequieti non
mancheranno delle evoluzioni speciali, ma il rischio elevato di cadere sarà il
prezzo da pagare per aver osato un po’ troppo. Non nascondiamo la soddisfazione
nel vedere atterrare il nostro veicolo in perfetta simmetria con il terreno,
per poi spremere tutto il turbo ottenuto. Il coinvolgimento e la voglia di
battere l’avversario sono alle stelle, eppure non ci viene data la possibilità
di scontrarci fisicamente. Solo in casi fortuiti riusciremo a scaraventare
l’avversario fuori pista. Scelta opinabile, visto che il gioco non segue
perfettamente le regole dell’etica morale.
In Pure troverete, quindi, il connubio perfetto tra spettacolarità e
funzionalità, diversamente da titoli in cui questo tipo di caratteristiche è
marginale o decorativo, e spesso non incide sul proseguimento del gioco.
Il turbo va comunque gestito con una certa disciplina: non vince chi è più
veloce, ma chi sfrutta meglio la pista e la propria potenza. Le possibilità di
finire sul fango sono tantissime, eppure l’adrenalina in constante aumento
durante la gara, salto dopo salto, ci impone di sfidare i nostri limiti, di
perfezionarci. Tattico e al contempo folle, di certo una strana accoppiata, ma
che potrebbe risultare vincente.

PURA Tecnica

Tralasciando le sensazioni pad alla mano, quello che i nostri occhi hanno
potuto ammirare in Pure è semplicemente stupefacente. I veicoli, in tutte le
varianti possibili, appaiono notevolmente curati; qualche leggera imperfezione
la si può notare solo sui piloti, ma che nel complesso appaiono credibili e
realizzati con un discreto numero di dettagli. Quando il gioco è fermo è
impossibile non notare la cura che i programmatori hanno riservato ai
particolari. Il fango, il terriccio, le radici degli alberi che spuntano in
ogni dove, le rocce, la natura che si scontra con gli elementi artificiali come
rampe e gomme, tutto appare più che soddisfacente, arricchito con panorami che
si stagliano a perdita d’occhio quasi a rasentare la perfezione. Ogni tipo di
terreno possibile è stato ricreato fedelmente, la sensazione di affondare nel
fango è fantastica. Anche negli stage più estremi la grafica fa la sua bella
figura, da notare le crepe nei livelli aridi e le pozzanghere (forse un po’
fuori tono rispetto al resto) sparse in tutti gli altri scenari.
Sarà la nostra natura hardcore-gamer, o la semplice voglia di scovare il pelo
nell’uovo, ma i tracciati ci sono sembrati pochi rispetto al numero delle
competizioni, o almeno avremmo preferito una varietà ancor più netta dei
circuiti. Sarebbero stati graditi, per esempio, alcuni livelli innevati,
notturni, con condizioni atmosferiche esagerate e, perché no, le care vecchie
arene al coperto con tanto di pubblico che esulta ad ogni nostro salto.
Quando si passa all’azione il comparto tecnico accende il turbo: l’uso del
motion blur è maestoso e la sensazione di velocità è ben calibrata, oltre a un
sistema di illuminazione evocativo e brillante. Provate a saltare con il vostro
quad facendo “precarico” su una delle rampe a disposizione: cadere in
picchiata nel vuoto per decine di metri fa letteralmente paura, e per pochi
attimi vi sembrerà di volare per davvero.
Con il gioco saldamente ancorato a 30fps, senza neanche un leggero
rallentamento, anche le animazioni contribuiscono alla spettacolarità del
titolo. Non possiamo che rimanere soddisfatti ad ammirare gli stunt e le loro evoluzioni,
una vera festa per gli occhi, soprattutto per i patiti di sport estremi. Ogni
movimento è ricreato su schermo alla perfezione, e persino passando da
un’acrobazia all’altra tutto appare fluido e realistico. A far storcere
leggermente il naso sono le cadute, a volte inspiegabili se paragonate alla
fisica generale, ma soprattutto per la scelta stilistica dello “schermo grigio”
improvviso che spezza non di poco il ritmo di gioco. Altro fattore non eccelso
sono le animazioni secondarie, come quelle che (non) danno vita agli
spettatori: date le scarse movenze, li si immagina che stiano assistendo ad una
partita di scacchi piuttosto che una gara al cardiopalma.

Se gli occhi godono di tanta cura, anche il comparto audio è dello stesso
valore tecnico. Ogni suono, sia gli effetti che la scelta dei brani musicali è
adeguata: il giocatore verrà accompagnato dal sonoro in ogni momento, anche
durante l’assemblaggio dei componenti in modalità Officina. La colonna sonora
di circa 20 tracce è firmata da artisti famosi come Jeff Beck e da altri
più anonimi, ma che nel complesso contribuiscono a far calare il giocatore
direttamente nella scena “indie” e “underground” del gioco.

Don’t try this at Home, try it Online

Lo spirito goliardico e la soddisfazione nel vedere sconfitto il proprio
avversario imperversano in ogni byte. Esperienza che aumenta con l’inizio degli
scontri online. Il sistema di figure aree nelle competizioni multiplayer assume
quel sapore di “vincita” derivante essenzialmente dall’umiliazione imposta
all’avversario. Sensazioni che devono essere accompagnate da server capaci di
gestire il caos e la confusione delle piste affollate, e in questo Pure
reagisce bene e non presenta particolari problemi, fuorchè nei piccoli
frangenti più caotici.
Se le sfide sono gestite quasi alla perfezione, il pre-gara non è altrettanto
ben strutturato: una volta entrati in una lobby non sempre l’inizio della gara
sarà immediato, soprattutto se l’intento è di riempire pienamente la stanza il
più delle volte si dovrà attendere che la partita cominci in automatico. Pur
garantendo, quindi, ulteriori ore di gioco, il multiplayer online non offre
molto se paragonato alla controparte offline.
Un altro fattore negativo è la mancanza di ulteriori modalità su cui far
scorrazzare i bolidi in rete: si limiteranno a quelle proposte dal
single-player, che tra l’altro si assomigliano non poco tra di loro. In
sostanza, che giochiate online o no, le differenze saranno impercettibili,
forse “merito” di una intelligenza artificiale che rasenta l’umano.

Giunti al traguardo

La nuova fatica Black Rock Studios è senz’altro un ottimo prodotto da
tenere in considerazione. Grazie ad un sistema di acrobazie davvero intrigante,
il team ha saputo offrire qualcosa di nuovo in questo genere. Il gameplay gode
di una solida struttura di gioco, ma che per certi versi obbliga il giocatore
ad seguire uno schema preciso d’azione.
Nel complesso, comunque, l’aspetto ludico non può che risultare emozionante e
accessibile anche chi non predilige questo genere di titolo.
L’alto tasso di sfida che accompagna il gioco è ravvisabile sia nelle partite
in modalità singola che durante gli scontri online, con una difficoltà
piuttosto elevata, ma al contempo permissiva nel superamento delle fasi.
Pregevole è il comparto tecnico, sicuramente uno dei migliori visti su questa
generazione di console. Pure è un’esperienza davvero interessante, che
appassionerà sia i più esigenti che i giocatori alla ricerca di azione
immediata e sbarazzina.

Andate a recuperare dalla cantina il vecchio casco, ma rispolverarlo non
servirà a nulla: ben presto lo ricoprirete con chili di puro fango.

Pro:

  • Possibilità
    di creare quad personalizzati
  • Tecnicamente
    eccellente
  • Gameplay
    divertente e adrenalinico ma…

 

Contro

  • … a volte
    troppo difficile rispetto alla IA
  • Assenza del
    multiplayer offline
  • Mancanza di
    altre modalità più sperimentali