Recensione Recensione di Prey
Recensione di Prey di Console Tribe
di: RedazioneDa un progetto di circa 10 anni fa di Human Head
Studios nasce Prey, un FPS (first person shooting) ricco di
caratteristiche innovative grazie a cui porta una ventata di freschezza
all’interno di un panorama da tempo in stagnazione.
Basato
su un’evoluzione del motore grafico dell’apprezzatissimo Doom 3, Prey è
la storia di Tommy, un giovane meccanico Cherokee che ripudia il
proprio destino di vivere in una riserva sognando un futuro in libertà
con Jen, la propria amata.
L’avventura inizia
all’interno di una stazione di servizio, ove il giocatore conosce Tommy
mentre riflette sul proprio destino e su come confessare il proprio
amore a Jen, quando ad un tratto un fascio di luce verde teletrasporta
il protagonista, Jen ed il nonno all’interno di un’astronave.
Qui
egli assisterà alla triste esecuzione del caro nonno, il quale,
infondendogli la cultura delle antiche usanze Cherokee che Tommy prima
di allora aveva sempre disdegnato, gli mostrerà come acquisire i
particolari poteri che gli permetteranno di portare a termine
l’avventura liberando la propria amata e tornando sulla Terra.
Risiede
infatti nelle antiche usanze Cherokee il fulcro dell’innovativo
gameplay di Prey: dopo alcuni minuti di gioco infatti Tommy scoprirà
grazie al nonno i poteri dello Spirit-Walking e del Death-Walking.
Lo
Spirit-Walking consiste nella separazione dell’anima dal corpo: il
giocatore potrà dunque guidare lo spirito del protagonista attraverso
particolari passaggi inibiti al corpo, interagire con l’ambiente
sbloccando porte e portali e addirittura uccidere i nemici senza farsi
scoprire grazie all’arco Cherokee.
Il
Death-Walking è invece una sorta di limbo grazie a cui il protagonista
dopo la morte può tornare in vita sulla terra dopo aver ricaricato la
propria energia fisica e spirituale.
In
quest’ambientazione post-mortem il giocatore, armato con l’arco
Cherokee, dovrà uccidere quanti più fantasmi possibile: i fantasmi
rossi ricaricheranno l’energia fisica, quelli blu trasferiranno la
propria energia spirituale a Tommy.
Altra
caratteristica fondamentale di Prey che rende il gameplay praticamente
unico è costituita dalle straordinarie leggi di gravità all’interno
dell’astronave: particolari passaggi illuminati permetteranno al
protagonista di camminare sui muri violando ogni tradizionale legge di
gravità, mentre particolari bersagli luminosi permetteranno di
invertire la gravità delle ambientazioni in cui si trovano.
A
tutto questo si aggiungono i portali, che spesso devono essere
abilitati attraverso consoles, che permettono a chi vi entra di
trasferirsi istantaneamente da un settore all’altro dell’astronave.
Le
citate caratteristiche consentono al gioco di non essere un banale
sparatutto in cui l’unico scopo è progredire uccidendo tutti i nemici
che si incontrano lungo il percorso, ma in alcune situazioni esso
richiede da parte del giocatore un minimo ragionamento per poter
continuare l’avventura, talvolta in puro stile “tetris” mediante
continue inversioni di gravità.
Oltre al già
citato arco Cherokee disponibile in modalità Spirito, Tommy può
avvalersi delle armi disponibili sull’astronave, accomunate dal fatto
di essere esse stesse creature viventi, dal classico fucile da
cecchino, al fucile mitragliatore all’assimilatore alle granate
parassite.
Le armi non sono molte ma sono
realizzate egregiamente, hanno la caratteristica di non dover essere
ricaricate dal momento che sono attive fino ad esaurimento munizioni
(che sono ampiamente disponibili lungo il percorso).
Per
attraversare alcune sezioni dell’astronave, il protagonista potrà
avvalersi di particolari navette volanti costituite da un esoscheletro
che si crea direttamente attorno al corpo di Tommy.
Compagno
di avventura di Tommy è lo spirito del suo falco, il quale aiuta il
protagonista ad identificare la giusta via per risolvere gli enigmi che
si presentano lungo il percorso.
Durante il
percorso non mancano i videogiochi da bar con le carte in puro stile
Doom, tanto per rilassare le dita tra le frenetiche missioni.
Le
missioni in totale sono 22, con due livelli di difficoltà – normale o
Cherokee – in grado di assicurare al giocatore una ventina di ore circa
per giungere a completamento (a livello normale).
Per
quanto riguarda l’aspetto Live, in esso sono trasferite tutte le
caratteristiche di cui gode il single-player, dallo Spirit-Walking
grazie a cui e’ possibile uccidere gli avversari in modalità spirito ai
portali dimensionali alla violazione delle leggi di gravità canoniche,
grazie a cui il gioco diventa tridimensionale al 100%, dal momento che
a differenza dei classici FPS non esiste la sola interazione col
pavimento ma anche con i muri ed il soffitto.
Purtroppo
esistono solo le due modalità Deathmatch e Deathmatch a squadre
limitate alla copresenza di soli 8 giocatori, ma si spera che
l’esperienza possa essere ampliata grazie a future patches rilasciate
dalla casa software.
REALIZZAZIONE TECNICA: GRAFICA E AUDIO
Per
quanto concerne la realizzazione tecnica essa è sopraffina, a partire
dall’astronave che è essa stessa una forma di vita, e dunque la si vede
addirittura respirare e sanguinare, oltre che parlare al protagonista,
per arrivare alle armi, anch’esse organiche, molto ben realizzate a
livello textures e soprattutto in perpetuo movimento.
Le
ambientazioni di Spirit e Death Walking sono caratterizzate da un
atmosfera leggermente velata che conferisce loro quell’aspetto
soprannaturale che intendono trasmettere al giocatore.
Coloro
che utilizzino un HDTV noteranno dunque scenari curatissimi sotto il
profilo puramente grafico ma anche come animazione ed una luminosità
che è in grado di rendere tetre le ambientazioni senza perturbare
l’esperienza di gioco, soprattutto per chi abbia incontrato fastidi
dovuti alla scarsa illuminazione delle scene in Doom 3.
Non
sono stati rilevati rallentamenti e cali di framerate di ogni sorta,
neppure nelle scene più concitate: l’azione di gioco è frenetica!
Se
da una parte i buoni non sono realizzati con la stessa cura del resto,
dall’altra le creature nemiche sono in grande numero e riprodotte con
stile, tanto da meritarsi un art-book dedicato distribuito in allegato
al DVD del gioco.
Il comparto audio è nella
norma, particolarmente d’effetto nella musica di sottofondo e
d’intermezzo e nelle scene in cui parla l’astronave e si odono le urla
dei bambini, un pò meno curato per quanto concerne i dialoghi dei
personaggi.
Le sensazioni sono naturalmente enfatizzate nel caso in cui si disponga di un impianto Dolby Digital 5.1.
CONCLUSIONI
Come
facilmente si può evincere da quanto scritto sopra, ci si trova davanti
ad un gioco realizzato magistralmente, sicuramente superiore ad ogni
FPS disponibile attualmente sulla scena, e sotto il profilo di gameplay
– innovazione e sotto il profilo grafico, visto che certe scene sono
davvero una delizia per gli occhi.
Anche per
quanto riguarda il Live il gioco garantisce un’esperienza per ora unica
grazie alla particolare gravità delle mappe: purtroppo le modalità di
gioco ed il numero di giocatori per arena sono alquanto limitati, anche
se in futuro la situazione non potrà che migliorare.
Gli
unici nei che ho riscontrato, che tendono a semplificare un gioco già
di per se abbastanza semplice, se non fosse per i numerosi enigmi che
si incontrano durante l’avventura, sono costituiti dal respawn che
avviene nell’esatto punto in cui Tommy muore e la possibilità di
salvare innumerevoli volte all’interno di una stessa missione.
Il gioco è molto violento per cui si consiglia l’utilizzo ai maggiori di anni 18.