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Recensione Recensione di Perfect Dark

Recensione di Perfect Dark di Console Tribe

di: Claudio "Evil_Sephiroth" Perfler

Quante volte, facendo “chiacchiere da bar” con i vostri amici appassionati, siete arrivati a discutere di come gli FPS abbiano oramai invaso il mondo videoludico e di come, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratti di titoli decisamente commerciali che qualitativamente risultano inferiori a molte realizzazioni meno conosciute?
Eppure nel lontano 1997 sull’allora console di Mario & Co. uscì uno sparatutto in prima persona che ad un ottimo successo commerciale affiancava anche le lodi della critica specializzata che lo definiva come una pietra miliare nella storia dei videogame. Stiamo parlando di Golden Eye 007 per N64, edito da Rare.
Gli sviluppatori inserirono in questo titolo caratteristiche allora assolutamente rivoluzionarie, come il multiplayer a schermo condiviso per 4 giocatori e le svariate modalità che lo caratterizzavano. Rare, visto il successo, non si fermò lì e nel 2000 fece uscire, sempre sulla console Nintendo, Perfect Dark: una sorta di successore spirituale del precedente titolo dedicato all’agente di sua Maestà; non per la trama (ambientata in un mondo totalmente slegato) ma per il gameplay e i tweaks applicati al già solido comparto giocato del predecessore.
All’uscita di Perfect Dark la più grande e, forse, unica critica, fu mossa al framerate del gioco. Il titolo, infatti, girando ad una definizione molto alta per l’epoca, ne risentiva presentando scatti e rallentamenti decisamente fastidiosi. Ciò però non evitò la formazione di una schiera di accaniti fan, forse affascinati anche dalla bella eroina. Le pressanti aspettative degli estimatori della saga, negli anni vennero in parte deluse dall’uscita del prequel Perfect Dark Zero su Xbox 360, nel 2005.
Nonostante la critica lo avesse giudicato positivamente, questa nuova incarnazione del gioco non riuscì a fare breccia nei cuori degli appassionati, non avvicinandosi neppur minimamente agli oltre 8 milioni di copie vendute dell’originale capitolo su N64.
È proprio per questo, e forse per le continue richieste della comunità, che nel 2010 Rare ha deciso di sviluppare un remake/porting del primo e osannato capitolo in versione arcade rilasciato sul Marketplace di Xbox Live.
Questo Perfect Dark in versione Live Arcade non differisce in alcun modo dall’originale, se non per una grafica in alta definizione, texture migliorate e framerate finalmente stabile.
Tutti gli aspetti del gameplay, che tanto erano curati, sono rimasti intatti, senza modifiche di sorta; un tributo ad uno dei più grandi FPS di sempre che riappare 10 anni dopo con un vestito tirato a lucido e premesse innegabilmente buone.

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Non è un paese per vecchi

Come già detto, la trama e la successione delle missioni sono rimaste immutate per la bella Joanna Dark; l’agente segreto protagonista del titolo Rare rimarrà il medesimo, invischiata in una lotta di potere e di interessi milionari che coinvolgono una losca fondazione e abitanti di altri mondi.
Come per Bond in Goldeneye, in Perfect Dark, alla nostra eroina toccherà indagare, raccogliere informazioni e molto spesso anche sporcarsi le mani per sventare una minaccia globale.
Al fine di non fallire in questo difficile obiettivo sarà richiesto a lei, e a voi, di giocare spesso in modo furtivo, senza massacrare qualunque cosa vi si pari davanti ma ragionando e provocando il minor allarme possibile fra i vostri avversari.
L’intelligenza artificiale è rimasta assolutamente priva di una qualsiasi logica di gruppo o variazione nei comportamenti. Praticamente è possibile fare qualunque cosa: dagli assalti “alla Rambo” ai comportamenti alla Sam Fisher o Solid Snake, senza che si venga penalizzati in alcun modo. Una possibilità che potenzialmente poteva variare il modo di affrontare il titolo, ma che non è stata sfruttata a dovere e che trova dei limiti ancora più pesanti in alcune caratteristiche dell’ambientazione di gioco, come alcuni muri che potremmo descrivere come carta moschicida. Capiterà infatti (non raramente) che nello scendere una scala o nello svoltare rapidamente un angolo, (al fine di nascondersi) il gioco, troppo spesso vi blocchi come se il muro o la ringhiera fossero impregnati di una potente colla, facendovi scoprire o addirittura perire. Tali mancanze o, per così dire, “antipatici imprevisti” erano forse tollerabili e non voluti nell’anno di uscita originale, ma non oggi.
Dal punto di vista delle possibilità di mira, invece, il gameplay è rimasto volutamente immutato, con uno zoom che immobilizza il giocatore e un sistema di puntamento immediato e frenetico, caratteristiche che piacevano allora e che in un remake del genere hanno indubbiamente un loro perché.
Invariata anche la mancanza del salto: questo è infatti una “feature” che è diventata quasi obbligatoria negli FPS solo qualche anno dopo il 2000.

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Una passata di cerone

Se nel gameplay difetti e caratteristiche sono stati riportati con dovizia, il lavoro più grande è stato fatto per quel che riguarda il comparto visivo.
La risoluzione è stata adattata al nuovo standard dell’alta definizione (cosa che a ben vedere Perfect Dark faceva anche all’epoca, con la mirabolante risoluzione di 640×480 pixel) e le texture stesse sono state migliorate, al fine di garantire riflessi ed effetti di luce più veritieri e godibili per il popolo della next gen.
Il plauso più grande va fatto per la stabilizzazione del framerate, che nel gioco originale era un qualcosa di apocalitticamente vergognoso ed instabile, con scatti e rallentamenti continui, e che adesso naviga invece costantemente ancorato ai 60 frame al secondo, soglia che ancora oggi è un’utopia per quasi tutti i giochi recenti.
Nonostante i miglioramenti, ad ogni modo, Perfect Dark non fa gridare al miracolo, posizionandosi ben al di sotto del prequel Perfect Dark Zero, uscito alcuni anni fa in versione retail. Sarebbe però ingiusto confrontare un Live Arcade con un “gioco vero”; all’interno della libreria XBLA, infatti, Perfect Dark è innegabilmente uno dei titoli con la migliore grafica.
Alcune critiche vanno però mosse al design delle aree: nel titolo originario erano di una similarità assoluta e capitava spessissimo di girare in tondo senza capire dove si stesse andando, perdendo talvolta intere ore per rintracciare i propri obiettivi.
Anche in questo upgrade grafico nulla è stato migliorato in questo senso: sarebbero bastate alcune texture colorate in modo diverso o di poco variate per ovviare a tale problema, che di fatto portava e porta ancora oggi ad un senso di noia non trascurabile in alcuni frangenti. La tanto sperata variazione inoltre non avrebbe in alcun modo modificato l’ossatura del titolo, migliorando notevolmente l’esperienza giocata.

!==PB==!
Manca l’apparecchio acustico

Se la qualità video è stata adattata ai tempi, lo stesso non si può dire del comparto audio.
Sia le tracce degli effetti sonori che le musiche di accompagnamento sono si state rimasterizzate e adattate allo standard audio attuale, ma pare si sia trattato di un banale encoding per fini di compatibilità.
Tutto ciò che riguarda il nostro udito è rimasto invariato in quanto a qualità, di fatto stonando completamente col passo avanti fatto dall’esperienza visiva.
Alcuni passaggi paiono attualmente veramente ridicoli, come alcune musiche al limite del MIDI e gli effetti delle armi che potrebbero appartenere ad alcuni giochi da bambini acquistabili in qualunque negozio di giocattoli (si esatto i plasticoni con luci ed effetti sonori).
Un campionamento più recente sarebbe stato tanto semplice quanto banale e pare veramente oscura la scelta degli sviluppatori di non procedere in questo senso.

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Necessità di accompagnatori

Il multiplayer è forse la parte di gioco che è assolutamente rimasta invariata. Già su N64 un nuovo standard era stato fissato da Perfect Dark, e il passaggio su una piattaforma di assoluta qualità come Xbox Live non poteva che giovare all’esperienza multigiocatore.
Ciò che il servizio live ha portato al titolo Rare è una base assolutamente stabile, con problemi di lag abbastanza rari (sebbene fastidiosi nel momento in cui compaiono) e con una interazione fra giocatori che ai tempi della 64 bit Nintendo era assolutamente impensabile.
Il gioco, non bisogna negarlo, ci mette del suo per completare questo quadro di assoluta qualità. Le sei modalità online donano una variazione sul tema assolutamente perfetta, spaziando dal classico deathmatch, ad una sorta di cattura la bandiera, e non disdegnando missioni di tipo “assassinio” dove di volta in volta un giocatore verrà designato come obbiettivo per tutti gli altri.
Completano il comparto multigiocatore le modalità Hacker Central e Hold the Briefcase, dove sarete chiamati rispettivamente a violare alcuni terminali sparsi nell’area di gioco, o a tenere un dato oggetto più a lungo possibile senza venire eliminati dagli altri giocatori. Le varie sfide possono essere affrontate sia tramite il famoso servizio Microsoft, sia in locale fino a quattro giocatori sulla stessa console.
Nonostante Perfect Dark in questa sua veste non si discosti come longevità da altri titoli del genere, la modalità online dona una durata sicuramente oltre la media, capace di tenere incollati coloro che apprezzano la saga della bella spia per parecchio tempo nonostante ci si trovi di fronte a un titolo da download.

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Il ritorno di un vecchio sapiente

Come molti hanno detto, uno dei più famosi titoli Rare torna per i vecchi estimatori della saga. Il fascino molto retrò e alcune meccaniche oramai molto, molto datate renderanno probabilmente il gioco appetibile solo a chi ricorda con piacere la vecchia esperienza su console Nintendo.
Ciononostante è innegabile e doveroso un plauso a chi ha riportato in auge una serie che ha fatto la storia nel mondo videoludico, un ritorno volutamente non snaturato, nonostante alcune piccole limatine sarebbero state gradite e avrebbero reso il tutto maggiormente fruibile a qualsivoglia videogiocatore.
Alcuni difetti, come quelli che riguardano il pessimo audio sono innegabili, tollerabili forse alla luce del prezzo a cui Perfect Dark viene offerto: con circa 10 € ritroveremo i nostri ricordi di gioventù, o potremo ampliare la nostra cultura videoludica.
Insomma se il vostro obiettivo è quello di diventare dei campioni di una ipotetica Sarabanda sui videogame, o solamente di sentire la proverbiale lacrimuccia scendere sulle vostre guance, allora acquistate senza indugio alcuno; se invece vi aspettate un FPS dal gameplay rinnovato o innovativo guardate oltre, pena il poter giudicare in modo sommario uno dei titoli più rappresentativi di un’epoca.