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Recensione Recensione di Mafia II

Recensione di Mafia II di Console Tribe

di: Santi "Sp4Zio" Giuffrida

Sembra ieri, eppure sono passati ben otto anni dal rilascio del primo memorabile capitolo. Mafia ha fatto storia, conquistandosi di diritto un posto d’onore nell’olimpo dei capolavori senza tempo ed elevandosi, poi, a fenomeno di culto. Grazie ad un gameplay semplice, profondo e coinvolgente nonché una realizzazione per l’epoca sorprendente, Mafia fu in grado di ridefinire gli standard del genere videoludico d’appartenenza attraverso la sapiente mistura degli elementi tipici di un action-game e di un free-roaming.
Ma Mafia era qualcosa di più che un semplice videogioco.
Mafia era un’esperienza: amicizia, onore e tradimento imbottivano di sangue e piombo un contesto narrativo maturo e dal sapore agrodolce, capace di raccontarci l’ascesa criminale di Tommy Angelo all’interno della malavita organizzata.

Per i ragazzi di 2K Czech si tratta quindi di una pesante eredità da gestire, soprattutto perché consci di doversi misurare con delle origini oramai scolpite nei cuori dei giocatori più incalliti e dall’animo nostalgico. Ed è proprio per questa ragione che le nostre aspettative non possono che essere elevatissime: chiedere un capolavoro sarebbe forse troppo, è vero, ma non vogliamo nemmeno trovarci dinanzi ad un “clone malriuscito”, che è poi la nostra più grande paura.
Se siete desiderosi di dare un “appellativo” a Mafia II, non vi resta altro che proseguire con la lettura. Seguiteci.

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My name is Vito Scaletta and I am from Sicily

Cominciamo col dire che Mafia II, rispetto al suo predecessore, cambia location e contesto storico: abbandonate le strade di Lost Heaven, ci troviamo adesso ad Empire Bay, una metropoli fittizia che ci ricorda molto da vicino alcune delle più celebri città americane quali New York, Chicago e San Francisco; quanto all’epoca, invece, la storia di Mafia II si dipana in due diversi periodi storici come l’immediato secondo dopoguerra e il successivo boom economico degli anni ’50. Da questo punto di vista, gli sviluppatori hanno pensato bene di “vestire” Empire Bay tenendo conto proprio dei due periodi storici succitati, così vicini tra loro eppure così diversi. Se i primi capitoli di gioco ci immergono in una città “fredda”, ricoperta di neve e la cui vitalità degli abitanti è stata assopita dalle nefandezze della guerra, durante la seconda metà di gioco respireremo invece un’atmosfera del tutto diversa, percorrendo a piedi o in macchina delle strade adesso soleggiate e intiepidite dall’arrivo della bella stagione.

Il protagonista di Mafia II è Vito Scaletta, un giovane di origini siciliane la cui famiglia, così come tanti conterranei, è emigrata negli Stati Uniti d’America in cerca di fortuna, salvo poi dover fare i conti con una realtà non tanto differente da quella che si auspicava facesse ormai parte del passato. Vito cresce quindi fronteggiando una realtà costellata ancora una volta di miseria e stenti, che lo porteranno a commettere una serie di piccoli crimini in compagnia dell’amico Joe Barbaro. E vivendo una vita del genere, si sa, i pericoli si nascondono dietro l’angolo e così, dopo un “colpo” andato male, Vito viene arrestato in flagranza di reato mentre l’amico Joe fa in tempo a fuggire. Poco dopo l’arresto gli viene però concessa l’opportunità di evitare la prigione arruolandosi nell’esercito statunitense e prendendo parte allo sbarco degli Alleati in Sicilia.
Ferito in battaglia, Vito viene rispedito a casa, ad Empire Bay, dove si ricongiunge con l’inseparabile amico Joe che, durante la sua assenza, ha compiuto il cosiddetto “salto di qualità” stringendo rapporti con i più importanti clan mafiosi locali. Vito viene quindi introdotto alla “nuova vita” partecipando attivamente agli affari e scontrandosi con una realtà dal sapore amaro: suo padre è passato a miglior vita e la madre è finita tra le grinfie di un usuraio. E questo non è che l’inizio…

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Un free-roaming in manette

Se pensate che Mafia II sia un free-roaming come tanti altri – uno “alla GTA” per intenderci – vi sbagliate di grosso. L’ultima fatica dei ragazzi di 2K Czech conserva infatti la particolare struttura che ha reso noto il primo capitolo: nonostante vi sia una città esplorabile in lungo e in largo, ci troviamo di fronte ad un titolo “story-driven” in cui l’unica libertà concessa al giocatore è quella di poter andare a zonzo – a piedi o con la propria auto – per le strade di Empire Bay visitando qualche negozio di abbigliamento per cambiarci d’abito, delle armerie dove poter comprare un po’ di piombo, una manciata di luoghi di ristoro dove potersi concedere uno spuntino e, infine, alcune officine dove riparare o truccare le automobili.
Insomma, potremmo dire che Mafia II fa del free-roaming un elemento quasi del tutto accessorio, tuttavia capace di incrementare non di poco l’immedesimazione del giocatore immergendolo ulteriormente in quella che è la scenografia delle vicende narrate.
L’evolversi della storia, diversamente da quanto visto in titoli come Grand Theft Auto IV o il più recente Red Dead Redemption, prende forma attraverso una storyline lineare e priva di divagazioni, basata sulla suddivisione della stessa in più capitoli, 15 per l’esattezza. Sotto questo aspetto, non correrete mai il rischio di perdere di vista la storia principale, anche perché a eccezione delle poche distrazioni concesse non c’è nient’altro da fare se non andare alla ricerca degli unici oggetti collezionabili: 50 paginoni centrali di altrettanti numeri di Playboy (ammirare le curve delle Playmate, dopotutto, è un gran bel passatempo), 159 poster dei ricercati e alcuni artwork.

!==PB==!
Monta su!

Il gameplay di Mafia II prende vita attraverso l’alternarsi di sessioni di guida e le immancabili sparatorie. Se durante le prime saremo chiamati a guidare un’auto per spostarci da un luogo ad un altro o per inseguire un losco figuro (tenendo d’occhio il GPS situato nella parte inferiore dello schermo), durante le sparatorie dovremo far fuori un determinato numero di picciotti potendo contare su un sistema di copertura oramai divenuto un classico del genere TPS.
Il modello di guida messo a punto dagli sviluppatori si rivela di buon livello e può essere impostato su due diversi parametri in base al vostro stile di guida: simulativo o normale. Qualora doveste optare per il primo, vedrete le auto reagire in modo piuttosto credibile avvertendo un feeling di guida differente in base alle caratteristiche del mezzo e alle condizioni atmosferiche, e come se non bastasse consumerete più in fretta la benzina, anticipando di conseguenza la ricerca di un distributore. Occorre tenere presente che, nonostante presso le officine di Empire Bay sia possibile migliorare la tenuta di strada e le prestazioni del motore attraverso i relativi upgrade disponibili, la manovrabilità delle auto sarà vincolata alla pesantezza del mezzo, e considerata l’epoca potete benissimo immaginare quanto sia difficile affrontare una curva stretta senza intervenire sul freno a mano. Ma questo non rappresenta affatto un limite, anzi siamo certi che vi divertirete un sacco a derapare!
Al volante della nostra auto potremo improvvisarci dei temibili pirati della strada commettendo svariate infrazioni, come ad esempio investire pedoni, superare il limite di velocità, provocare incidenti senza prestare soccorso e così via. Ed è proprio in queste situazioni che attireremo l’attenzione degli sbirri e dovremo decidere se sgommare via a tutto gas, seminandoli, o fermarci e zittire le sirene pagando una multa (ammesso che le infrazioni commesse non siano tanto gravi da farvi puntare una pistola contro). Nelle missioni più delicate, poi, dove è consigliabile tenersi alla larga dai poliziotti, potrete scegliere di attivare il limitatore di velocità e passare quindi inosservati alla vista delle numerose pattuglie in giro per la città. Così come avviene in Grand Theft Auto IV, anche in Mafia II ci verranno assegnate fino a cinque “stelline crimine” in base all’infrazione commessa e i poliziotti, come potete immaginare, agiranno di conseguenza. Se poi l’inseguimento va per le lunghe o i crimini commessi sono piuttosto importanti, Vito o la sua vettura vengono contrassegnati come “ricercati” e per sbarazzarci di questo scomodo appellativo ci vedremo costretti a cambiarci d’abito o a riverniciare l’auto presso una delle officine di Empire Bay; in caso contrario gli sbirri ci daranno la caccia anche dopo averli seminati, immediatamente dopo averli nuovamente incrociati.
Purtroppo l’I.A. delle forze dell’ordine non è poi così impeccabile, tanto è vero che spesso si comporteranno casualmente a prescindere dal reato che abbiamo appena commesso, chiudendo un occhio quando vi aspettavate quantomeno un “alt” o aprendo il fuoco quando pensavate di cavarvela con una semplice multa. Da questo punto di vista avremmo gradito dei poliziotti un tantino più scaltri, anche se ciò avrebbe probabilmente reso frustrante l’esperienza di guida.

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Tutte le vetture, dalle “titaniche” berline degli anni ’40 alle fuoriserie degli anni ’50, oltre a essere realizzate con una minuziosa cura dei dettagli, godono di un valido sistema di danni capace di evidenziare le diverse ammaccature su tutta la carrozzeria in modo direttamente proporzionale all’urto fino a costringerci, nel peggiore dei casi, a scendere dall’auto e riparare il motore aprendo il cofano. No, non stiamo scherzando, potrete farlo sul serio!

“Shoot that piece of s**t!”

Parlando delle sparatorie, il sistema di puntamento scelto dagli sviluppatori è estremamente intuitivo e comune a quasi tutti gli sparatutto in terza persona: Vito si adagia a un qualsiasi riparo disponibile tramite la pressione di un singolo tasto e in prossimità degli spigoli è possibile sporgersi e aprire il fuoco. Le levette analogiche controllano il movimento e la visuale, mentre i grilletti gestiscono il fuoco e lo zoom dell’arma in dotazione. Niente di più semplice e niente di diverso da quanto visto ad esempio in titoli del calibro di Gears of War o Uncharted. La gestione delle coperture, peraltro, non risulta essere troppo macchinosa e agganciarsi alla parete sbagliata è un’evenienza assai rara e quasi sempre attribuibile ad un nostro errore. Ciò che invece fa storcere non di poco il naso è l’impossibilità di sparare alla cieca: diversamente da quanto concesso da altri TPS, come ad esempio i titoli succitati, per sparare saremo costretti a premere prima il grilletto sinistro, esponendoci in parte al fuoco nemico, e poi il grilletto destro. Ma a onor del vero è forse questa la ragione per cui ogni scontro a fuoco risulta essere avvincente fino all’ultimo colpo sparato. Al fine di evitare una brutta fine, infatti, vi sentirete invitati alla prudenza e vi sporgerete solo quando sarete certi di non essere centrati dai nemici; saper cogliere il momento più propizio per far cantare i propri ferri è fondamentale. La salute di Vito, invece, è regolata da quello che sembra essere diventato un trend irrinunciabile: una volta colpiti sarà sufficiente mettersi a riparo finché l’indicatore dell’energia non si sarà nuovamente riempito. Tuttavia dopo aver collezionato un certo numero di ferite da arma da fuoco (a volte basta un solo colpo di fucile a pompa per essere freddati all’istante) l’energia tenderà a ripristinarsi in quantitativi sempre più misurati, obbligandoci alla massima cautela e a curarci mediante l’assunzione di cibo e bevande (ecco a cosa servono i diversi diner sparsi qua e là per la città).
Come avrete già capito, le sparatorie sono regolate da un’impostazione pressoché realistica assolutamente legata al sapiente utilizzo delle coperture: provate a improvvisarvi dei temibili “Rambo” e vi ritroverete per terra più trasparenti di uno scolapasta. Siete avvisati.

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Alle sparatorie si aggiungono inoltre svariate situazioni in cui dovremo atterrare l’avversario a suon di pugni, il tutto attraverso un sistema di combattimento corpo a corpo piuttosto semplicistico e per niente pretenzioso. “Fare a pugni” non stravolge più di tanto il gameplay ma in ogni caso spezza l’azione e aggiunge ulteriore varietà.

Il quantitativo di armi a nostra disposizione è più che buono, possiamo contare infatti su varie pistole (dalla Magnum alla Colt fino alle diverse automatiche), fucili a pompa e diversi mitragliatori automatici come l’indimenticabile Thompson dotato di caricatore a disco. E per la gioia di coloro che amano i botti di capodanno, non mancano nemmeno alcune armi da lancio come le molotov e le granate. Ce n’è davvero per tutti i gusti e ogni arma può essere raccolta dai nemici uccisi o visitando le varie armerie che troverete per le strade di Empire Bay.
Data l’alta concentrazione delle sparatorie, il feeling con le armi non poteva che essere ottimale: ogni arma è caratterizzata da tempi di ricarica, precisione e danni ben precisi, garantendo una buona differenziazione tra un’arma ed un’altra anche in virtù della distanza del bersaglio.

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Una storia di “famigghia”

Se c’è un aspetto dove Mafia II eccelle, quella è la narrazione. Grazie ad un taglio innegabilmente cinematografico tipico di diversi gangster movie hollywoodiani, la storia di Vito Scaletta riesce nell’intento di coinvolgere persino il giocatore più distratto, nonostante la prevedibilità di alcuni capitoli della storia. La sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi sono di ottima fattura e dipingono alla perfezione quello stereotipo “mafioso” oramai scolpito nell’immaginario collettivo.
I temi trattati, come logico che sia, sono rivolti ad un pubblico maturo, con tanto di dialoghi dai toni coloriti e cut-scene che difficilmente possono scorrere via inosservate.
Onore, rispetto, amicizia, tradimento, potere, cupidigia, determinazione, fiducia: questi i pilastri portanti di una storia dove collidono grandi ambizioni e sogni americani mandati in frantumi.
Una trama solida (quantunque estremamente lineare), ruvida, sanguinolenta, schietta e tremendamente reale.

Occhi aperti e orecchie tese!

Per quanto riguarda la veste grafica, Mafia II si presenta abbastanza bene, nonostante non faccia gridare al miracolo e non manchi di esibire alcune magagne, tra l’altro già discusse in occasione del rilascio della versione dimostrativa. Ad esempio quando si è a bordo della propria vettura non si possono non notare evidenti fenomeni di pop-up nonché delle “texturizzazioni” ambientali talvolta non immediate. Da segnalare anche sporadici cali di framerate quando l’Illusion Engine, il motore grafico del gioco, è alle prese con le fasi di rendering più stressanti.

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La modellazione poligonale di personaggi e automobili è invece di grande impatto, dalle cromature dell’auto alle espressioni facciali di Vito e company. Di ottima fattura anche la gestione in tempo reale delle sorgenti luminose, gli effetti particellari e la distruttibilità degli ambienti garantita dall’eccellente motore fisico PhysX di nVidia: provate a sparare ad una colonna di cemento o ad un’insegna e manderete tutto in frantumi.
La città di Empire Bay, nonostante non possa vantare un orizzonte visivo da capogiro e un’estensione superiore a quella di Liberty City, rappresenta senza alcun dubbio una magnifica riproduzione architettonica di una tipica città americana, che per l’occasione riesce a manifestare una discreta vitalità grazie alla presenza dei residenti impegnati nelle attività più disparate: leggere il giornale, chiacchierare col vicino, guardare le vetrine dei negozi o rimproverare un automobilista maldestro. Una città operosa ma soprattutto suggestiva, caratterizzata peraltro da una buona varietà di ambientazioni cittadine: dalla zona industriale del porto ai quartieri malfamati, fino ai quartieri alti situati al centro della città.

Il comparto sonoro è semplicemente straordinario: la colonna sonora che fa da cornice alle nostre scorribande in città è davvero mastodontica e può vantare innumerevoli successi dei mitici anni ’40 e ’50: dal jazz allo swing, dalla polka al rock’n roll. E tra i tanti brani celebri non possiamo non menzionare That’s Amore cantata da Dean Martin, Rock Around the Clock di Bill Haley e Mambo Italiano cantata da Rosemary Clooney. Insomma, l’accompagnamento musicale non fa altro che impreziosire ulteriormente la già ottima contestualizzazione storica del titolo, sottolineando il perfezionismo ricercato dai ragazzi di 2K Czech.
Di ottima caratura anche l’effettistica e il doppiaggio, quest’ultimo interamente localizzato in lingua italiana e, come era immaginabile, ricco di espressioni dialettali tipicamente siciliane, il cui risultato finale viene purtroppo compromesso da una desincronizzazione labiale talvolta troppo evidente.

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Un’offerta che non si può rifiutare…

Tirando le somme, Mafia II è un prodotto ben confezionato, sorretto da una storia persuasiva e matura e da un gameplay coinvolgente e saldamente ancorato ai canoni dei più recenti sparatutto in terza persona. Allo stesso tempo la componente action si amalgama alla perfezione con quella free-roaming senza che quest’ultima riesca a distogliere l’attenzione del giocatore dalla storia principale.
La ricostruzione storica messa a punto dagli sviluppatori è convincente e la città di Empire Bay, quantunque sia fittizia e attinga a piene mani dalle più famose città americane, mostra con orgoglio una propria individualità, incorniciando con grande stile le vicende narrate.
Mafia II è un titolo che, al di là delle sue piccole imperfezioni e una rigiocabilità pressoché nulla (per portare a termine la storia sono sufficienti circa 10 ore), merita di essere giocato, soprattutto se siete fan del primo capitolo e amate i gangster movie.
Baciamo le mani ai picciotti di 2K Czech.