Recensione Recensione di Lost Planet: Extreme Condition
Recensione di Lost Planet: Extreme Condition di Console Tribe
di: Redazione
Dopo l’ottimo successo riscosso con il suo primo videogame
next-gen, Dead Rising (più di un milione di copie vendute), Capcom
torna alla riscossa con un titolo dai tratti puramente nipponici.
Nonostante un gameplay sicuramente non rivoluzionario, Lost Planet,
risulta essere un titolo molto divertente con un ottimo comparto
tecnico ed una trama da far invidia a molti.
Andiamo ad analizzare il gioco nei suoi aspetti principali…
La Storia:
Lost Planet è ambientato in un ipotetico e lontano futuro, dove la
razza umana si vede costretta ad abbandonare il pianeta Terra per
andare alla ricerca di nuovi pianeti da poter colonizzare. Una di
queste colonie è E.D.N. III, un pianeta caratterizzato da estreme
condizioni climatiche, permanentemente coperto da ghiaccio e neve.
Tutto sembra andare per il meglio quando, ad un tratto, sorge un
problema: il pianeta si scopre essere popolato da creature aliene, con
sembianze simili agli insetti terrestri ma dal carattere decisamente
ostile. Questi esseri vengono ribattezzati Akrid.
Una cruenta e sanguinosa guerra ha inizio: questo scontro vede da un
lato la NEVEC (Neo Venus Construction Corporation), organizzazione
addetta colonizzazione il cui scopo primario è quello di terraformare
il pianeta eliminando ogni forma di vita indigena, dall’altro gli Akrid
decisi a non farsi sottomettere dagli invasori. Durante lo scontro
però, i coloni, fanno una scoperta sensazionale: una forma di energia
termica (che prende il nome di EN-T nell’HUD di gioco) scorre
all’interno degli Akrid. L’interesse verso il pianeta aumenta e decisi
sempre più ad impossessarsi di questa energia, i colonizzatori,
sviluppano nuove e potenti armi, dei mech chiamati Vital Suits (VS),
esoscheletri che conferiscono a chi ne fa uso una potenza offensiva e
difensiva decisamente elevata. Questo scenario sicuramente non
idilliaco viene complicato ulteriormente con la nascita di una fazione,
i “pirati della neve”, decisa ad ostacolare l’operato della NEVEC
ritenendo che, il loro progetto di conquista, abbia un prezzo troppo
alto.
La nostra avventura ha luogo 150 anni dopo l’inizio della
colonizzazione e ci vede protagonisti nelle vesti di Wayne Holden (la
cui fisionomia è stata presa dall’attore sud-coreano Lee Byung-Hun);
liberato da una coltre di ghiaccio da tre pirati delle nevi (Yuri, Luka
e Rick) che diventeranno poi suoi compagni di avventura, il nostro
protagonista è in grado di ricordare solo alcuni momenti della sua
esistenza, tra cui la morte del padre ucciso da un mastodontico Akrid
soprannominato “Occhio Verde”. Presto ci renderemo conto di come la
nostra avventura viaggi sostanzialmente su due binari: il primo ci vede
impegnati nella lotta contro la NEVEC e gli Akrid mentre l’altro ci
vedrà alla ricerca della verità sul nostro conto e su tutto quello che
ci sta intorno, compresa l’identità e l’obiettivo dei nostri nuovi
amici. La storia viene raccontata tramite piccole sequenze video
presenti tra una missione e l’altra (11 in totale) durante le quali
verremo a conoscenza di nuovi piccoli indizi, tasselli mancanti che
andranno a completare il puzzle della storia, conducendoci ad un unico
e entusiasmante finale.
Il Gameplay:
Ed eccoci, finalmente, giunti a descrivere il pilastro portate: la
caratteristica più importante di ogni videogame, il gameplay. Come già
accennato nell’introduzione, Lost Planet si avvale di un sistema di
controllo di “vecchio” stampo, dando quindi al tutto un senso di
immediatezza e facilità d’uso. La scelta di Capcom è sicuramente
azzeccata e ce ne renderemo conto non appena inseriremo il dvd
originale del gioco nella console. Un menù di semplice fattura ci darà
il benvenuto nel fantastico mondo di Lost Planet e darà il via alla
nostra avventura.
Iniziando una nuova partita, dopo un breve filmato introduttivo, ci
ritroveremo immediatamente in mezzo all’azione, svelandoci così la vera
natura di questo titolo: un puro sparatutto in terza persona dove la
parola d’ordine è “Spara! Spara! Spaaaraa!!”. L’intero gioco è
strutturato in missioni alla fine delle quali ci troveremo ad
affrontare un Boss di “fine livello” (volutamente scritto con la B
maiuscola, viste le dimensioni), evidente richiamo a videogame “old
school”. La prima missione altro non è che un breve tutorial dove,
oltre ad apprendere i primi indizi della storia del nostro
protagonista, impareremo i comandi base del gioco.
-Levetta sinistra, alla quale è affidato il movimento;
-Levetta destra, per ruotare liberamente la visuale;
-Grilletto sinistro (LT), per lanciare i vari tipi di granate;
-Grilletto destro (RT), per sparare;
-Tasti dorsali (LB ed RB), permettono di ruotare, rapidamente, la telecamera di 90 gradi;
-Tasto A, per saltare;
-Tasto B, per colpire i nemici con l’arma o per sostituire/raccogliere le armi che troveremo disseminate nei livelli;
-Tasto X, per lanciare il rampino, che troveremo molto utile in diverse occasioni.
Altro elemento importante è l’HUD, ovvero gli elementi che compongono la schermata di gioco:
In alto a sinistra troveremo due barre, quella della Vita e quella dell’EN-T (energia termica).
La prima (Vita) indica il livello di salute del nostro personaggio e
scenderà ogni volta che verremo colpiti. La seconda (EN-T) è un
elemento di vitale importanza per la sopravvivenza del nostro eroe sul
pianeta ghiacciato di E.D.N. III; viene ricaricata grazie ad un
armonizzatore installato nel braccio destro del nostro Wayne che
converte l’energia vitale, rilasciata dai nemici caduti sotto forma di
liquido arancione, in energia termica. Questo particolare tipo energia
ci permetterà di poter essere colpiti diverse volte, portando la barra
della Vita quasi a zero, senza però morire: l’EN-T provvederà a
riportare tempestivamente ad un livello ottimale la barra della Vita.
Risulterà quindi essenziale mantenere sempre alto il livello di EN-T
poiché, lo stesso passare del tempo, farà calare il livello di energia
termica: questo non avviene quando siamo a bordo di un VS.
Gli altri elementi che compongono l’HUD di gioco sono: in altro a
destra il classico ed utilissimo radar, in basso a sinistra le bombe a
nostra disposizione, in basso a destra le armi con le quali siamo
equipaggiati (con un massimo di due contemporaneamente) ed in fine il
mirino che diventerà di colore verde, quando punteremo una zona
raggiungibile dal rampino e il classico rosso per indicare un nemico.
Vi è, inoltre, un altro elemento che apparirà ogni qual volta ci
scontreremo con un Boss, indicandoci il livello di vitalità del nostro
nemico.
Elemento principale di ogni sparatutto che si rispetti è il comparto
armamenti e quello a nostra disposizione è veramente da brivido.
L’armamentario “base” che potremo utilizzare è molto vario: dal più
classico fucile mitragliatore al fucile a pompa, dal lanciarazzi al
fucile al plasma, dal fucile di precisione al quello ad energia. Tutto
condito da una vasta scelta di granate: bombe a mano, granate a disco,
granate al plasma… ce n’è, davvero, per tutti i gusti! Ultimo, ma non
per importanza, il rampino che ci tornerà molto utile per raggiungere
posti altrimenti irraggiungibili.
Ma non finisce qui! Per chi è convinto che questo possa bastare, ecco
il giocattolo più divertente che potremo utilizzare, il VS ovvero Vital
Suit. Dei veri e propri mech in grado di darci una potenza offensiva
tale da abbattere anche il più ostico dei nemici. I mezzi a
disposizione sono circa 20, ognuno con diverse caratteristiche. Le armi
equipaggiabili per ogni singolo VS sono di diverso tipo e sono sparse
lungo il nostro percorso. In totale potremo utilizzare due armi, una
per braccio, in grado di conferire una potenza di fuoco davvero
esaltante. Molto interessante è, inoltre, la possibilità di
equipaggiare il nostro alterego con le armi dei VS, questo però a
discapito della sua agilità.
Per quanto riguarda la struttura e del gioco, come accennato
all’inizio, Lost Planet è suddiviso in missioni: 11 in totale. Delle
cute-scene animate in tempo reale, presenti all’inizio e alla fine di
ogni missione, ci mostreranno l’evolversi della trama svelandoci i
segreti celati dall’amnesia del nostro protagonista. Ogni missione è
suddivisa in checkpoint: questi punti di salvataggio automatico,
prendono il nome di Stazioni Dati e sono disseminate lungo il nostro
percorso. Una volta attivate, non solo andranno ad aumentare il livello
massimo di energia termica a nostra disposizione ma ci sveleranno anche
parte della mappa (raggiungibile dal pannello opzioni), visualizzando
inoltre un fascio luminoso che ci indicherà la direzione da seguire per
raggiungere il prossimo “punto di controllo”.
Nonostante tre gradi diversi di difficoltà, il titolo Capcom risente di
una longevità assai scarsa. Infatti uno giocatore, più o meno esperto,
può tranquillamente completare la modalità singleplayer in non più di
8/9 ore. Un vero peccato visto l’alto livello tecnico raggiunto per lo
sviluppo del gioco.
Ultimo aspetto del gioco da prendere in considerazione è l’IA
(intelligenza artificiale) dei nemici, che a volte lascia alquanto
perplessi. Mentre quella degli Akrid sembra funzionare abbastanza bene,
vista anche la natura del nemico stesso, per quanto riguarda i nemici
umani il lavoro è sicuramente discutibile. Durante un combattimento a
distanza tutto sembra funzionare, infatti i “pirati” rimarranno a
portata di tiro della loro arma cercando sempre una copertura. In
combattimento ravvicinato, invece, dimostrano la loro debolezza e molte
volte ce li troveremo davanti pronti per essere trivellati.
Il Multiplayer:
Caratterizzato dalla presenza dalla sola modalità online (è infatti
privo di modalità cooperativa), il multiplayer di Lost Planet non è
sicuramente il suo aspetto migliore. Nel complesso risulta, tuttavia,
divertente e piacevole.
Le modalità disponibili sono quattro:
• Eliminazione Avversario: Il classico deathmatch, tutti contro tutti;
• Eliminazione Team: Deathmatch a squadre;
• Conquista Stazione Dati: Paragonabile al classico “cattura la
bandiera”, il nostro obiettivo sarà quello di impadronirci del maggior
numero di Stazioni Dati;
• Fuggitivo: L’opposto del classico deathmatch: in questo caso il
motto sarà, appunto, “fuggire!”. Questa modalità vede, infatti, un
unico giocatore contro tutti gli altri.
Le mappe a nostra disposizione sono otto e, come nella modalità
singleplayer, risultano molto grandi, ben strutturate e ricche di
particolari. Creando un match avremo a disposizione varie parametri da
definire a nostro piacimento: equipaggiamento iniziale, disposizione di
stazioni dati, armi, VS e in fine i punti di respawn (selezionabili tra
quelli memorizzati). Caratteristica principale della modalità
multiplayer è la possibilità di raggiungere un massimo di 16 giocatori
in contemporanea, garantendoci scontri davvero avvincenti.
Tutto il comparto multiplayer è caratterizzato da una quasi assenza di
lag, permettendo quindi un gioco fluido. Altro aspetto degno di nota è
la variazione di illuminazione dovuta al naturale ciclo giorno/notte
(con un lasso temporale decisamente ristretto, per ovvi motivi).
Da segnalare, invece, la presenza di fastidiosi tempi morti quando si viene colpiti da un avversario.
Comparto tecnico:
• Grafica: “Fantastico!”, questo è
quello che direte iniziando a giocare a Lost Planet e, sempre di più,
vi convincerete di questo proseguendo nel gioco. In un periodo in cui
l’eccellenza grafica sembra sia dettata dal tanto blasonato titolo Epic
Gears of War, Capcom sforna un prodotto decisamente di ottimo livello.
Il motore grafico è lo stesso utilizzato per Dead Rising per quando
riguarda la fisica, invece, il compito è stato affidato all’ottimo
Havok Engine.
Lost Planet è, a tutti gli effetti, un paradiso per gli occhi: texture
di ottimo livello per la caratterizzazione dei personaggi, enormi mappe
ricche di dettagli che variano da lande innevate ad enormi grotte
infestate da Akrid volanti. Tutto questo è niente se paragonato al
lavoro svolto con effetti quali luci ed ombre e altri effetti
particellari come tempeste di neve ed esplosioni: il fumo prodotto
dalle esplosioni a volte sembra quasi palpabile, una resa a dir poco
eccezionale.
Altra particolarità degna di nota è la, generosa e a volte
sbalorditiva, quantità di nemici che il motore grafico riesce a gestire
contemporaneamente, mantenendo un dettaglio sempre elevato e con un
frame-rate che si attesta, quasi, sempre costante sui 30 fps. Questo ci
consente di assaporare una buona fluidità per tutta la durata del
gioco, salvo alcuni e a dir il vero sporadici, rallentamenti.
Nonostante l’alto livello grafico raggiunto da Capcom, non possiamo
chiudere gli occhi davanti ad un difetto che può dar fastidio a molti.
Risulta infatti presente, come già visto in altri titoli (Dead Rising
compreso), il problema del Tearing: fenomeno dovuto all’assenza del
v-sync il quale produce una, fastidiosa, “frammentazione” orizzontale
dell’immagine quando andremo ad effettuare rapide rotazione della
visuale.
• Audio: Il comparto audio si attesta
su buoni livelli specialmente se si utilizza un impianto Dolby Digital.
La colonna sonora è composta da musica sinfonica che riesce a
trasmettere le giuste emozioni in ogni fase del gioco. Gli effetti
sonori, a differenza di quello che ci si aspetterebbe, non risultano
eccellere ma riescono comunque a svolgere dignitosamente il loro
compito. Il tutto è condito da un discreto doppiaggio in lingua inglese
con sottotitoli in italiano.
Conclusioni:
In conclusione Lost Planet: Extreme Condition è sicuramente un titolo
da aggiungere alla nostra collezione. Nonostante alcune piccole pecche
superficiali, il gioco risulta nel complesso un buon prodotto che saprà
entusiasmarci. Il gameplay di “vecchio” stampo e la presenza dei mech
(VS) fa del titolo Capcom un gioco immediato e divertente, contornato
da un comparto audiovisivo di ottimo livello.