Recensione Recensione di Lips: Party Classics/Lips: I Love the 80’s
Recensione di Lips: Party Classics/Lips: I Love the 80's di Console Tribe
di: Federico LelliI videogiochi musicali vivono una nuova vita da quando Harmonix è riuscita a reinventare il genere portando prima Guitar Hero e poi Rock Band in tutti i negozi e conseguentemente nelle case dei giocatori. Gli amanti della musica si possono sfogare al ritmo delle loro canzoni preferite imbracciando le loro chitarrine di plastica o pestando come forsennati sulla batteria elettronica.
Da non sottovalutare però il problema dei cantanti, che sono notoriamente bistrattati, e non di rado c’è competizione per lasciare il microfono in mano all’ultimo arrivato.
Inis crea Lips nel 2008 e colma il vuoto che gli utenti Microsoft hanno sempre avuto da quando la concorrenza offre Singstar. Finalmente gli utenti di Xbox 360 hanno un gioco dedicato esclusivamente al karaoke e all’arte del canto, una scommessa vincente che è presto diventata un successo consolidato negli anni e che si presenta quindi con nuove iterazioni.
Nel caso specifico andremo ad analizzare le ultime due uscite: Lips: Party Classics e Lips: I Love the 80’s, rispettivamente terzo e quarto capitolo della serie.
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Fiorello lo faceva già 20 anni fa
Party Classic esplicita sin dal titolo le sue intenzioni festaiole: la tracklist è infatti ispirata agli intramontabili pezzi che ognuno di noi ha sentito almeno una volta in discoteca (molto spesso a fine serata per mandare la gente a casa); in Love the 80’s ci troviamo invece a vestire di colori sgargianti e a sfoggiare capigliature di dubbio gusto per ritornare nei periodi d’oro degli anni ‘80.
Giocare da soli con Lips offre una discreta sfida: essendo un gioco di intrattenimento puro, cantare bene non è obbligatorio ma sfoderando le nostre ugole d’oro saremo premiati con diversi trofei e obbiettivi. Seguire la traccia a schermo è facile e intuitivo e l’ampio riconoscimento vocale del gioco non si fa sfuggire una nota. Il microfono in bundle, provvisto di sensore di movimento, ci permette di eseguire dei gesti particolari durante le pause strumentali o di simulare piccoli strumenti a percussione. È possibile usare anche dei normali microfoni USB ma ovviamente in questo caso perderemo tutti i piccoli vantaggi del motion sensor. L’onnipresente barra speciale (qui chiamata Star System) ci indica i moltiplicatori di punteggio e va tenuta d’occhio nel caso volessimo raggiungere punteggi stratosferici.
Se giocare da soli è divertente, giocare in due è un vero spasso: il marchio di fabbrica di Lips è infatti quello del party game facile e immediato, infatti al secondo giocatore basta scuotere il microfono per entrare in azione. Oltre a cantare insieme o contro, possiamo esibirci in 3 diversi minigiochi: ci si può sfidare nella battaglia vocale o si può cantare in cooperativa per disinnescare una bomba o per avvicinare due amanti.
È possibile inoltre confrontare i propri punteggi con i propri amici e con i migliori al mondo grazie alle classifiche live.
Dal punto di vista dell’interfaccia grafica, entrambi i titoli offrono un’esperienza appagante e variopinta: ogni traccia ha a disposizione il video ufficiale e un video virtuale con personaggi animati che si muovono a tempo di musica e tutte le pose da fare durante la canzone, inoltre, ci saranno illustrate dagli Avatar del profilo.
Il tappeto sonoro è sicuramente il punto di forza di questi titoli, 40 tracce a gioco offrono ampia scelta: da What’s Up dei 4 Non Blondes a YMCA dei Village People per il primo titolo, da Roxanne dei Police a Super Freak di Rick James per il secondo, senza contare le diverse tracce disponibili nel Marketplace. È possibile inoltre leggere gli MP3 salvati su hard disk o su chiavetta USB e cantarci sopra, anche se questa modalità non supporta il testo a scorrimento.
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Le note dolenti
Lips: Party Classics e Lips: I Love the 80’s sono semplici espansioni giocabili di Lips e non fanno nulla per nasconderlo: il menu minimale è praticamente identico nelle due versioni lasciando come unica differenza le canzoni selezionabili. Lo stesso menu di scelta delle canzoni risulta all’inizio abbastanza confusionario visto che presenta anche le tracce del Marketplace ma per fortuna grazie alle opzioni possiamo nascondere tutto quello che non abbiamo acquistato.
Il minigiochi, anche se aggiungono varietà, non offrono niente di più all’esperienza di gioco, si sente inoltre la mancanza di una modalità di gioco per il live.
Le tracklist sono abbastanza varie e cercano di coprire diversi generi ma si nota che la selezione è dedicata ad un pubblico più internazionale: diverse canzoni sono decisamente poco note al pubblico nostrano o fanno parte di fenomeni commerciali che ci hanno toccato in maniera marginale; qualcuno poi potrebbe non gradire la totale assenza di tracce in italiano.
Ultima nota di disappunto per la mancanza di un tool di import: per cantare una canzone di uno dei giochi precedenti o successivi siamo costretti a cambiare disco ogni volta.
Anche se oscurata da qualche ombra, l’esperienza di gioco che Lips: Party Classics e Lips: I Love the 80’s ci offrono è appagante e completa, in più entrambi i titoli propongono un ottimo rapporto tra il prezzo e il numero di tracce presenti. Studiatevi bene le tracklist: se vi piace fare festa o se siete fan dei mitici anni ’80 e gradite i pezzi scelti da Inis, non potete lasciarveli sfuggire!