Recensione Recensione di Left 4 Dead
Recensione di Left 4 Dead di Console Tribe
di: Mariano "TylerDurden" AdamoHo vagato solo per tutta la città. Ho sparato, mi son nascosto ed ho corso, ho corso tanto, il mio traguardo è la sopravvivenza. Pensavo di non farcela, pensavo che il mio giorno sarebbe arrivato presto. Poi ho capito che per uscirne vivo avevo bisogno d’aiuto. Solo quando ho trovato dei compagni ho capito che una salvezza c’era. Spalla contro spalla, siamo scappati insiemi, insieme noi quattro ce l’avremo fatta. Condividiamo quest’esperienza di paura e morte, il terrore satura l’aria eppure riusciamo a darci forza. Se penso a tutte le volte che affrontiamo le orde insieme, se penso a tutti i colpi sparati insieme ai miei amici, è strano ma per certi versi mi sento a casa, in famiglia. Un solo spirito, una sola unità tetravalente, è così che procediamo. E’ così che ci salveremo.
L’alba dei morti video ludici
Quattro superstiti, quattro storyline diverse ma soprattutto una città infestata da milioni di zombie. Questi sono i numeri di Left 4 Dead, nuovo titolo Valve che reinterpreta videoludicamente l’ormai classica lotta per la sopravvivenza contro i non morti.
La trama di Left 4 Dead è piuttosto semplice, lo scopo è ovviamente quello di restare in vita, non avendo una storia articolata ci sarà data la possibilità di scegliere fra quattro diverse versioni della campagna principale. Se dalla presentazione qualcuno non avesse notato lo stampo cinematografico del titolo, basterà iniziare a giocare per averne la prova definitiva. Scelta la storia che più ci aggrada, sullo schermo comparirà una locandina, quasi a commemorare i film dell’orrore da cui il gioco trae ispirazione rivisitandoli in chiave ironica. Sul manifesto oltre al titolo saranno mostrati i protagonisti del gioco, mentre il nome del nostro account sarà segnalato al posto di quello dell’attore che ne interpreta il ruolo. Questa scelta non offre molto in termini ludici, ma nel quadro generale rende l’esperienza più coinvolgente e appassionante: tutti almeno per una volta nella vita abbiamo sognato di essere il protagonista di un film. Senza troppi indugi il gioco ci lancia direttamente nel vivo dell’azione, nessun tutorial o fase iniziale, il titolo Valve è appunto una lotta alla sopravvivenza, senza scampo, senza tempo per riflettere, senza via d’uscita. Qualunque campagna si sia scelta, dopo pochi attimi ci ritroveremo letteralmente sommersi dai nemici. Per chi predilige i combattimenti ragionati e tattici Left 4 Dead potrebbe sembrare confusionale, ma a un occhio attento non sfugge il tatticismo, seppur minimo, del gioco. Il ragionamento richiesto al giocatore non è inteso nel singolo sparare a destra e a manca, ma piuttosto nel sapersi amalgamare con gli altri tre personaggi. Per la prima volta in un titolo del genere non saremo gli eroi invincibili che affrontano le orde nemiche da soli, ma sarà la cooperativa il fulcro del gioco. I nostri compagni di avventura, o per meglio dire di sventura, ci assisteranno per tutta la durata del titolo. Non impiegherete molto tempo a capire che i vostri alleati non sono le solite palle al piede, anzi spareranno molto velocemente, vi assisteranno e difficilmente si faranno catturare dai nemici. In tutta sincerità nelle prime battute di gioco sarete voi la pecora nera del gruppo. L’intelligenza artificiale è quindi di primissimo livello e in alcuni casi i nostri compagni mostreranno un’autonomia decisionale davvero invidiabile. L’intera struttura di gioco si basa sulla cooperazione, al giocatore sarà richiesto di ragionare come se fosse una mente unica con gli altri sopravvissuti e in molte occasioni vi ritroverete spalla a spalla per coprire un campo visivo a 360 gradi.
Se pensate di poter fare tutto da soli vi toccherà cambiare idea! Il numero di nemici presente su schermo è impressionante. In determinate occasioni sarete costretti a respingere l’orda di zombie proveniente da ogni direzione, per cui nessun posto è sicuro e spesso sarete presi alla sprovvista. In questi frangenti solo la forza del gruppo potrà farvi portare a casa la pelle. Il ritmo di gioco è sbalorditivo, frenetico, terrificante e difficilmente ci saranno momenti di pausa e anche quando tutto sembrerà tranquillo, improvvisamente altri famelici infetti potranno arrivare a distruggere il momento di relax. Nelle pellicole classiche queste creature spesso mangiavano cervelli e le loro movenze sembravano emulare distrofie muscolari, totalmente diversi invece sono i movimenti dei nemici nel titolo Valve. Veloci, scattanti, agguerriti: questi sono gli aggettivi per descriverli. Trovare un riparo sicuro è impossibile e volendo fare un’analogia cinematografica i nemici sembrano essere la trasposizione videoludica degli infetti visti in 28 giorni dopo. Se salirete in alto li vedrete scalare, se invece vi rintanerete in una stanza chiusa inizieranno a sfondarne la porta. L’aspetto “survival” del gioco è stato curato magistralmente, anche perché non ci saranno solo normali infetti a darvi la caccia. Tra le creature del gioco le più temibili sono i Tank, dei veri e propri colossi capaci di eliminarvi in pochi colpi. Ben più scenici sono gli Hunter e gli Smoker: i primi sono capaci di colpire da lunga distanza attraverso balzi enormi, i secondi invece possono regalare momenti di puro panico difatti attraverso i tentacoli di cui dispongono riusciranno a catturavi per strangolarvi lasciandovi in balia dei comuni infetti. Altro nemico temibile è la Witch, che spesso sarà meglio evitare perché è capace di stendervi al suolo in solo colpo. In questi momenti sarà necessario l’intervento di un alleato per ritornare a combattere. Di notevole impatto è la presenza dei Boomer, la cui idea è semplice ma allo stesso tempo geniale: questi mostri saranno in grado direttamente o indirettamente di spargere su di voi una particolare bile, che richiamerà un gran numero di infetti. Se questo avverrà in una situazione già concitata, il gioco diventerà una vera e propria bolgia di nemici, e ben presto sarete circondati. In queste situazioni il gioco regala il meglio di sé, divertendo e al tempo stesso impegnando il giocatore attraverso un sistema di gioco innovativo e gratificante.
Purtroppo l’intero comparto offline non riesce a mostrare appieno il suo potenziale, sia per la mancanza di una storia principale ben strutturata sia perché le campagne, anche se sono quattro, non vi porteranno via molto tempo per essere completate. Tuttavia il fattore rigiocabilità, per l’immediatezza del gameplay e per i livelli di difficoltà (l’ultimo è una vera e propria sfida), è davvero elevato facendo aumentare la longevità totale. Grazie alla presenza di un “regista”, ogni volta che ricomincerete una partita molti elementi non saranno più gli stessi. Il gioco si reinventa ad ogni avvio attraverso fattori random che cambieranno le sensazioni provate: se in altri giochi vi capitava di sapere già cosa sarebbe successo, questa volta la vostra forza “premonitrice” è vanificata dalle modifiche compiute dal regista. Non si avranno punti di riferimento, nemici e oggetti non si troveranno più nella stessa posizione, ecco perché la voglia di rigiocare è elevata e i fastidiosi dejà vu saranno quasi inesistenti.
La rete dei morti viventi
Per certi versi il titolo Valve è paragonabile ad FPS come Call of Duty o Unreal Tournament, in cui la modalità offline offre ben poco rispetto alla controparte online. In Left 4 Dead è essenziale stare uniti e cooperare, per questo il divertimento offerto dalla struttura “principale” del gioco si amplifica e si tinge di una veste nuova durante le partite in rete. Il divertimento è assicurato, uccidere i non morti non è mai stato così appagante. Unendo le forze il gioco può essere affrontato anche ai livelli più difficili regalando enormi soddisfazioni ai giocatori. I momenti in cui è possibile condividere le emozioni sono tanti, come salvare un amico in difficoltà oppure vedere un compagno che gentilmente ci offre le cure mediche. Sebbene la cooperazione sia alla base di tutto, ci sarà spazio anche per la competitività. Difatti terminata una sessione di gioco verranno mostrate alcune statistiche, dove i più meritevoli avranno eliminato il maggior numero di nemici mentre altri verranno additati e riceveranno sfottò per aver conseguito il maggior numero di “fuoco amico”. Un’esperienza che nel complesso regalerà molte ore di divertimento nonostante la campagna non sia eccessivamente lunga. Se la cooperativa non bastasse è presente un’intera modalità per sfidarsi in match online, la cui peculiarità è la possibilità di poter utilizzare gli infetti speciali. Il multiplayer è presente anche in versione split screen e seppur non riesca ad eguagliare la maestosità delle partite in Live, si rivela appagante e divertente. Vi basterà trovare un amico per godere di un’esperienza di gioco molto diversa da quella normale, creando un clima più spensierato.
Il seme della tecnica
Gli sviluppatori per far muovere il gioco hanno usato come motore grafico il Source, lo stesso adoperato in Half-Life 2, riuscendo ad ottenere il miglior risultato possibile. I personaggi così come i nemici sono realizzati con un discreto numero di poligoni, sempre in relazione alla quantità di oggetti in movimento presente su schermo. Sia per dettaglio sia per realizzazione artistica, i producer del gioco hanno ottenuto un ottimo risultato. Le ambientazioni stupiscono essenzialmente per la grande varietà e per alcuni effetti ben realizzati come la nebbia e gli effetti luce. Sottotono invece sono le animazioni e gli oggetti fermi su schermo. I movimenti dei personaggi spesso sono poco credibili, soprattutto in fase di corsa e quando si sale o scende da una scalinata. Alcuni elementi grafici soffrono spesso di un calo notevole ed avvicinandoci ad essi è facile notare superfici pixellose e mal realizzate. Nel complesso la realizzazione tecnico-artistica è comunque di buona fattura, considerando l’enorme lavoro che il motore grafico deve supportare per evitare cali di frame rate.
Il sonoro è degno delle pellicole cui il gioco s’ispira, riuscendo sempre a tenere un clima di tensione con motivetti creati ad hoc. La pecca forse è la poca varietà dello stesso, visto che racimolate alcune ore di gioco vi sembrerà di conoscere ogni traccia a memoria.
Ottimi il doppiaggio e gli effetti sonori, tra cui spiccano i versi dei nemici che sono realizzati egregiamente acutizzando l’esperienza di gioco che già di per sé è strutturata alla grande. Ogni sensazione è veicolata dalla presenza del “regista”, il quale modificando l’ambiente riuscirà di volta in volta a creare un clima di tensione grazie ai suoni restituiti dallo scenario. Spesso sentirete il rantolo dei nemici avvicinarsi ed è proprio in questa situazione che la bontà artistica del titolo viene fuori.
Dal cinema alla console
Terminato questo nostro viaggio tra le lande desolate, o per meglio dire affollate di zombie, non possiamo che uscirne soddisfatti. Left 4 Dead è un titolo che porta una ventata d’aria fresca in un genere che si sta letteralmente decomponendo e lo fa senza cambiamenti eclatanti, ma semplicemente impostando un gameplay con una precisa struttura di gioco. Portare avanti le varie campagne è appunto come un viaggio e ci affezioneremo ai nostri compagni sia online che offline. Il ritmo frenetico non ci lascerà mai un momento di pausa, solo durante i titoli di coda tireremo un respiro di sollievo, ma non ci basterà perché dopo pochi minuti saremo di nuovo a giocare. Analizzando al microscopio ogni aspetto del gioco, quest’ultimo mostra alcune lacune, ma nel complesso riesce ad appassionare e coinvolgere. Le orde di zombie rievocano numerosi ricordi, sia cinematografici sia videoludici e quando vengono riproposte in una maniera così esaltante diventa difficile non rimanerne appassionati. Il comparto grafico, seppur sfruttando un motore datato come il Source, riesce bene in molti punti, anche se il peso dell’età si fa sentire e in quest’ottica comprare la licenza per usare l’Unreal Engine avrebbe offerto molti vantaggi sul piano qualitativo.
Tutto il gioco è definibile come una citazione virtuale delle pellicole di Romero. Da Oscar.