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Recensione di La Bussola d’Oro

Recensione di La Bussola d'Oro di Console Tribe

di: Redazione

Cinema e videoludo sono due mondi indissolubilmente connessi, ormai per
rendersi conto basta semplicemente addocchiare le costose campagne
pubblicitarie per il lancio dei nuovi titoli, guardare i trailer (che
ormai danno in visione anche nelle sale cinematografiche), ascoltare le
importanti colonne sonore, o ancora rendersi conto del lungo e faticoso
lavoro dietro le quinte. Nel bene e nel male, oggi sono qui per parlare
di come il cinema si manifesti anche in citazione diretta, parlando
proprio dell’ennesima trasposizione in bit di un successone
hollywodiano. The Golden Compass o La Bussola d’Oro (d’ora in poi TGC) è il primo libro della trilogia fantasy Queste Oscure Materie di Philip Pullman
pubblicato per la prima volta nel 1995. Il romanzo si ambienta in un
universo parallelo molto simile al nostro seppur diverso per molte
cose; la più sostanziale differenza è quella che vede le anime delle
persone, esteriorizzate e fisicamente incarnate a forma di animale:
queste creature sono chiamate Daimon. E’ inutile dire che l’intera
vicenda ruota attorno a questa peculiarità d’ambientazione, visto che
Daimon e padrone sono profondamente uniti da un potente nonché vitale
legame.
Lyra Belacqua è una ragazzina di undici anni che frequenta il Jordan
College in quel di Oxford a Londra. Ovviamente non è la metropoli
inglese che conosciamo noi ma una città simil ottocentesca che potremmo
accostare allo steampunk di Otomo (Steamboy), o ad alcune delle più eclettiche invenzioni di Miyazaki (Castle in the Sky).
In perenne ricerca di situazioni adrenaliniche, un giorno Lyra si
ritrova nascosta in un armadio origliando una discussione tra suo Zio,
Lord Asriel, e alcuni professori ed eminenze dell’università londinese.
Si parla di una magica e pericolosa entità nota come La Polvere. La
ragazzina non è in grado di comprendere appieno la reale portata della
discussione, ma ne riconosce immediatamente la gravità, trovandosi
infine protagonista di una arcana e antica profezia. Dopo essere
entrata in possesso dell’Aletiometro, un antico strumento in grado di
rispondere ad ogni domanda, Lyra e il suo daimon Pantalaimon dovranno
affrontare un lungo viaggio tra mille peripezie, a bordo di sontuosi
dirigibili e grandi velieri, dalla sicurezza di Londra alle fredde
distese di ghiaccio del Polo Nord.


COME USARE L’ALETIOMETRO

TGC si presenta subito come un’avventura grafica in terza persona che
non si discosta dal classico videogame tratto dal “successo al
botteghino”. I developer di Shiny
hanno optato per due differenti momenti di gioco che ricalcano (molto
sommariamente e a grandi linee) il plot dell’edizione cinematografica,
pur intrecciandosi con alcune sotto trame della versione cartacea:
abbiamo infatti l’opportunità di entrare nei panni di Lyra, saltando da
un tetto all’altro di Oxford e correndo tra i quartieri di Bolvangar, e
prendere le redini del possente e maestoso Iorek Birnison, ammazzando
soldati Samoyedo al suono di immani ruggiti.

C’è poco da dire sulla parte che vede protagonista Lyra, se non le
varie trasformazioni di Pantalaimon. Il tenero animaletto può infatti
assumere sembianze differenti a seconda della situazione. Nel caso sia
necessaria una rapidità felina può tramutarsi in gatto selvatico,
mentre per arrampicarsi è meglio usare la scimmia, e ancora il falco
per spostarsi in volo in un posto altrimenti assai difficile da
raggiungere. I controlli sono molto intuitivi e si imparano
immediatamente al primo approccio, ma d’altro canto sono tanto semplici
da non creare situazioni di sfida. Anche la porzione di gioco dedicata
al combattimento, nei panni dell’orso bianco Iorek, non è degna di
nota, visto che le poche mosse praticabili si eseguono con la semplice
pressione di un tasto, dalle zampate alle prese. Inutile dire che per
redarre questa recensione ho giocato TGC portandolo a termine, e
dall’inizio alla fine non sono morto una sola volta in seguito ad un
combattimento.
Per attingere informazioni utili al proseguimento dell’avventura è
necessario dialogare con i vari personaggi che troviamo sulla strada, e
nella maggior parte dei casi c’è poco spazio per allegre conversazioni,
ma piuttosto molti sotterfugi, inganni e menzogne. La cosa, che appare
all’inizio interessante, si rivela tuttavia un po’ irreale,
trasformando Lyra da una semplice ragazzina sveglia e intuitiva ad un
ingegnere sociale al pari di Kevin Mitnick. Il fallimento o il successo
dell’inganno nei dialoghi è dovuto al risultato di alcuni differenti
minigiochi che vengono proposti tra una battuta e un’altra: come in un
giochino tascabile, è necessario compiere semplici ma rapide mosse con
gli stick analogici per raccogliere il maggior numero possibile di
biglie, piuttosto che evitare uno sciame di palline, o ancora premere i
tasti in una determinata sequenza entro il tempo prestabilito. Nei
momenti più difficili quando ogni speranza sembra vana, sarà necessario
chiedere all’Aletiometro, ultimo barlume di speranza e più grande
risorsa di Lyra. Usare la bussola d’oro, questo strano artefatto
senziente, non è meccanicamente molto diverso rispetto alle situazioni
di dialogo precedentemente esposte: infatti dopo aver selezionato sul
quadrante i simboli inerenti alla domanda da porre, si deve affrontare
l’ennesimo minigioco dove, con lo stick sinistro mantieni il puntatore
più centrale possibile allo schermo mentre strane forze agiscono per
sbilanciarti, mentre con la mano destra premi i tasti che in sequenza
appaiono sullo schermo. Se questo tipo di approccio al gioco può
sembrare divertente nei primi minuti, a lungo andare diventa molto
noioso e ripetitivo, oltretutto ripresentandosi con maggiore frequenza
mano a mano si prosegue nel completamento.
Si possono affrontare le avventure di Lyra in una sola modalità, che
ripercorre gli eventi del film e del libro, il tutto ad un solo livello
di difficoltà, fattore che, unito all’assenza di una modalità online o
multiplayer ne diminuisce drasticamente la longevità. Dodici ore circa
di gioco complessivo, che con un po’ di attenzione permettono di
completare il gioco al 100% sbloccando tutti gli Achievements.


TRA I MECCANISMI DELLA BUSSOLA

Veniamo ora all’aspetto grafico. Nella globalità TGC appare di
realizzazione scadente, raffazzonata e con un’inesistente attenzione
per i dettagli o una minima cura ai particolari. I modelli dei
personaggi, costruiti ovviamente sulla base degli attori della
controparte cinematografica, sono realizzati in maniera molto
superficiale e il più delle volte non ricordano assolutamente i
personaggi del film. Le espressioni facciali e i movimenti del volto
visibili nelle riprese ravvicinate non sono nemmeno umani e deformano
il viso dei protagonisti in maniera veramente spaventosa, cosa per la
quale sconsiglio il gioco anche al pubblico più piccino. Gli animali,
come l’orso corazzato Iorek Birnison, i lupi o i daimon, sono
realizzati anche peggio e assomigliano più a dei giganteschi e
deformati peluches. Il design degli ambienti pur ricalcando quello del
film, è semplificato e non ricrea certo quella magica atmosfera
presente nel film. I bug grafici si sprecano enormemente, con numerose
compenetrazioni dei poligoni, lag su alcune animazioni e diffetti su
filtri ed effetti. Voglio anche rendere partecipi di un ben preciso
orrore cui ho potuto assistere dopo un paio d’ore di gioco circa. C’è
una scena nella quale un personaggio cammina dietro una porta a vetri,
lasciando intravedere semplicemente la sagoma: bene, al posto del
modello poligonale del personaggio in questione, dietro la superficie
traslucida del vetro slittava una vera e propria sagoma, fra l’altro
realizzata malissimo. Inutile dire che l’effetto era orribile e si
notava chiaramente il compromesso grafico. Tornando alle cose serie,
qualche piccolissimo punto a favore grazie a discrete texture, un’acqua
sostanzialmente ben ricreata, e a tratti un bump mapping gradevole alla
vista: ovviamente questa manciata di PRO non può certo alzare la
valutazione di quello che è con certezza uno dei peggiori motori
grafici mai visti su Xbox 360.
Il comparto sonoro presenta numerosi problemi, come un cattivo setaggio
dei volumi (probabilmente dovuto anche ad una pessima registrazione in
studio), qualche fastidiosissimo e non troppo raro bug (battute e
dialoghi assenti, campionatura errata). La localizzazione in italiano
di infima qualità, non utilizza gli stessi doppiatori del film (cosa
avvenuta invece in parte per il doppiaggio originale) e presenta
problemi di sincronizzazione del labbiale. La colonna sonora è ripresa
su base del film con qualche piccola variazione del tema.


E’ TEMPO DI RISPOSTE…

Se l’Aletiometro, questo magico e dorato strumento simile ad una
bussola, riesce veramente a rispondere a tutte le domande, allora io ne
ho una molto difficile da porgli: per quale motivo Shiny Entertainment e Sega,
entrambe rinomati nomi del panorama videoludico, sono cadute così in
basso lanciando sul mercato un obrobrio come questo? Dubito che in
questo mondo, o in quello fantasioso creato dalla mente di Bill
Pulmann, ci sarà mai un oracolo in grado di darci una risposta degna,
ma una cosa è certa, il mondo del videogame riscuote sempre più
successo e ha un pubblico sempre più vasto, sia per quanto riguarda il
numero degli estimatori che per le fasce d’età, e come ogni altro
settore dell’intrattenimento, dalla musica alla letteratura, dal teatro
al cinema, in mezzo ai titoli validi e ai piccoli gioielli ci sono
anche le ciofeche assurde.

 

PRO 

  •  G-Points e Achievements veloci e indolori.

Contro 

  • Noioso, noioso e ancora noioso
  • Come trasposizione non ha senso di esistere
  • Realizzazione tecnica insulsa
  • I bug non finiscono di stupire