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Recensione Recensione di James Bond 007: Blood Stone

Recensione di James Bond 007: Blood Stone di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Correva l’anno 1953.
Lo scrittore Ian Fleming si apprestava a dare i natali a uno dei personaggi più seguiti della storia della letteratura e cinematografica. Il suo nome? Il suo nome è Bond… James Bond. Con questa semplice e carismatica frase, l’Agente doppio 00 è solito presentarsi nelle sue avventure. Casinò Royale, questa la prima opera dello scrittore, fu accolta con successo dal pubblico e circa vent’anni dopo divenne anche una pellicola cinematografica. Nel corso degli anni Bond ha avuto sempre più successo, a dare il volto all’agente al servizio della regina ci sono stati attori come Sean Connery, Pierce Brosnan e Roger Moore. Il successo di James Bond è innegabile, così che anche i videogame non si sono lasciati scappare l’opportunità di avere una versione virtuale di 007. Recentemente sulle console di nuova generazione sono arrivati ben due titoli: GoldenEye 007, riedizione del vecchio titolo uscito su Nintendo 64 e Blood Stone. Oggi siamo qui per analizzare proprio quest’ultimo. Scopriamo insieme se il fascino di James Bond è rimasto inalterato nel tempo.

La morte può attendere

Come in ogni capitolo della serie 007, il mondo è in pericolo e, ovviamente, saremo i soli chiamati in causa per evitare la catastrofe. Il plot narrativo si apre con una banale compravendita illegale di armi che, solo in un secondo momento, si scoprirà essere collegata alla creazione di una potente arma batteriologica. Insomma, sotto quest’aspetto non c’è nulla di nuovo. Il canovaccio narrativo infatti non regala particolari emozioni, rivelandosi l’ennesima storia che fa da pretesto a sparatorie e inseguimenti in auto. L’attenzione del giocatore viene dirottata più verso le adrenaliniche sequenze d’intermezzo che sulla trama in sé. A tenere insieme l’opera ci pensano i personaggi, carismatici e ben realizzati che, in pochi secondi, ci catapultano nelle atmosfere apprezzate in qualunque pellicola. Il forte citazionismo regalerà ai fan di lunga data qualche soddisfazione aggiuntiva, apprezzabili sì, ma che di certo non cambia le carte in tavola. Ottima la componente recitativa, non tanto per le espressioni facciali quanto piuttosto per la sincronizzazione labiale. La spettacolarità inoltre è garantita anche dalla mole di situazioni e posti in cui si troverà il nostro agente preferito.

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Licenza di uccidere

In un mercato così saturo di shooter, sia in prima che in terza persona, è diventato quasi impossibile innovare. È più facile distinguersi riproponendo, con qualche variante, lo stesso concept di gioco che – se proprio vogliamo dirla tutta – ai videogiocatori piace comunque. Blood Stone ha lo stesso meccanismo di base visto in TPS come Gears of War, Uncharted e similari. Un gameplay che, per dirla all’inglese in maniera molto “cool”, è definibile cover-based. Praticamente ogni muro, colonna, aiuola, o più in generale qualsiasi superficie, può essere utilizzata come riparo sia per tenersi lontano dalla vista dei nemici sia per ripararsi da un’eventuale scarica di proiettili. Il sistema, pad alla mano, appare raffinato e ben studiato permettendo ai giocatori più navigati di ritrovare il solito feeling con i comandi, e allo stesso tempo fornisce anche ai novizi una facilità d’utilizzo e assimilazione dei movimenti base in poco tempo. Ne consegue che ci troveremo all’interno di scontri a fuoco adrenalinici e mozzafiato, tipici della pellicola cinematografica. La spettacolarità degli scontri non è adeguatamente supportata da un livello di sfida capace di far impegnare il giocatore quel minimo che basta per rendere le cose più interessanti. In primis troviamo un’I.A. poco curata che di tanto in tanto si limiterà a evitare qualche proiettile, non offrendo particolari stimoli. I nemici avanzeranno nella vostra direzione come se niente fosse, anche quando avrete già sparato qualche colpo d’avvertimento, giusto per chiarire che i vostri colpi non sono a salve. Qualora tentassero di utilizzare un riparo, avranno la pessima abitudine di esporre la testa, per ricordarvi che un headshot non fa mai male a nessuno, tranne che a loro s’intende. E anche nel caso in cui decidessero di sfruttare i ripari in modo adeguato, impiegheranno così tanto tempo per indietreggiare e ripararsi, che non colpirli significherebbe solo un attaccamento morboso alle vostre munizioni. Come se non bastasse, con lo scopo di renderlo più spettacolare o solo dannatamente facile, gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire un’auto-aim che, nel caso il nostro mirino sia “poggiato” sul corpo del nemico, una volta attivato lo zoom punterà direttamente alla testa. James Bond non ci andrà mai per il sottile, gli headshot con questa meccanica semplificata saranno una routine quotidiana piuttosto che un evento da festeggiare.
Un momento, James Bond è un agente segreto, possibile che risolva ogni situazione con una manciata di proiettili? Ovviamente no. Blood Stone, unitamente alle meccaniche shooter, presenta una buona componente stealth. Gran parte delle aree di gioco possono essere superate in completo silenzio, sfruttando i ripari e colpendo di sorpresa i nemici. Avvicinandoci ad uno di essi potremo effettuare uno spettacolare takedown che ci permetterà di eliminarlo senza destare sospetti. Potremo effettuare la manovra anche da dietro una colonna, appesi ad un cornicione e, perché no, anche scaraventare i soldati verso il basso qualora ci trovassimo ad un’altezza adatta allo scopo. Questi atterramenti ci daranno la possibilità di effettuare dei colpi con la pistola ancora più precisi e letali, infatti ogni qualvolta elimineremo un nemico a mani nude saremo ricompensati con un “focus aim” che, rallentando il tempo, ci permetterà di colpire un avversario (in maniera quasi automatica) eliminandolo con un unico colpo. Anche questa scelta facilita di gran lunga le cose ma c’è da dire che rende ogni sequenza ancora più spettacolare.

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Bond si servirà anche di un particolare smartphone che ci darà un feedback immediato su eventuali punti d’interesse e nemici presenti nell’area. Diversamente da quanto visto in altri titoli, questo gadget non sarà associato ad un H.U.D. sullo schermo ma sarà integrato con l’intera videata di gioco: una volta attivato lo schermo cambierà tonalità con annessa integrazione di punti importanti e nemici. Questo “Bondfonino” regala una componente strategica al titolo permettendoci di pianificare meglio le nostre azioni e quindi di utilizzare anche elementi posti sul fondale per eliminare gli avversari. Lo scopo principale è tuttavia quello di infiltrarsi nelle reti di sistemi elettronici per ottenere informazioni aggiuntive sulla missione e sui personaggi o per violare sistemi di difesa, come telecamere e porte a chiusura elettronica. Quando sfrutteremo questa funzione partirà un semplice mini-gioco, gestito da un QTE, che ha come aspetto positivo quello di diversificare l’azione di gioco. A spezzare ancora di più il ritmo e rendere ancora più rocambolesca la nostra avventura, ci sono delle parti guidate; vari mezzi di trasporto si presteranno per il nostro piacere ludico: auto, pick-up e persino imbarcazioni. James Bond riuscirà a dimostrarsi un pilota provetto qualunque sia il veicolo nelle sue mani. Veloci, divertenti e spettacolari, queste sequenze renderanno notevolmente più intensa l’avventura. Il modello di guida è paurosamente arcade e si sposa bene con le meccaniche dell’opera. Nonostante il più delle volte si tratti di semplici inseguimenti, queste prove su strada e su mare sono davvero apprezzabili.

!==PB==!
Vivi e lascia morire

Ok, lo sappiamo, ogni titolo di questa generazione deve quasi necessariamente avere un multiplayer online. Alcuni titoli fanno di questa caratteristica l’aspetto più importante, altri invece ne fanno dichiaratamente a meno. La serie 007, soprattutto se pensiamo a GoldenEye, si colloca a metà di questo filone produttivo riuscendo a inserire nello stesso titolo sia una buona componente offline che online. Sarà anche così per Blood Stone?
Il lavoro svolto sul multiplayer è sicuramente servito ad arricchire l’offerta ludica e al contempo ad aumentarne la longevità ma nel complesso non eleva Blood Stone ad una categoria più alta. Le ragioni sono molteplici. Iniziamo col dire che le modalità offerte sono solamente tre: Deathmacth a Squadre, Last Man Standing e Sfide a Obiettivo. Questo semplice elenco può già fornire un’idea sulla qualità e per certi versi anche sulla quantità del reparto multiplayer. Le modalità proposte sono tra le più classiche mai viste e, visto il numero di titoli che offrono la stessa esperienza online, di certo non offrono un adeguato stimolo per continuare le sparatorie in rete. Stesso discorso va fatto anche per i perks e i livelli, infatti completando i match si ottengono dei punti esperienza che, una volta raggiunta una certa soglia, sbloccano nuove skin e armi. Accanto a questi ci sono poi alcune medaglie aggiuntive ottenibili compiendo determinate azioni; c’è da dire che le medaglie non appaiono ben contestualizzate ma, senza infamia e senza lode, una volta sbloccate aggiungono punti esperienza extra, permettendoci di raggiungere gradi più alti in breve tempo. A conti fatti le medaglie offrono semplicemente un premio in più ai giocatori più abili al termine delle partite.
Gli scontri sono abbastanza piacevoli grazie ad una discreta modellazione ambientale che, se usata a dovere, può offrire al giocatore numerosi punti strategici da sfruttare a proprio piacimento. Il tasto dolente dell’intero comparto è il netcodeche, tralasciando qualche problema sporadico di lag, rallenta di molto il matchmaking e il tempo d’attesa all’interno delle lobby. Spesso, complici i server semi-deserti, è anche difficile riuscire a entrare in una partita, soprattutto se non si è scelto il Deathmatch come modalità privilegiata.

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Solo per i tuoi occhi

Il carisma dei personaggi, soprattutto l’indimenticabile Sean Connery, hanno conferito alla serie uno stile, un senso del gusto e, più in generale, un’immagine che col tempo ha fatto scuola. Quando si pensa a James Bond si pensa a cose come smoking, belle donne, auto di lusso e Vodka-Martini servito in eleganti bicchieri a coppa di champagne; col tempo Bond, più che un semplice agente, è diventato un cultore del gusto e della raffinatezza. Il discorso, se permettete, si allaccia direttamente con l’analisi del comparto tecnico. Quando ci troviamo di fronte ad un tie-in, il titolo, oltre che di un buon dettaglio tecnico, deve saper ricreare su schermo quelle ambientazioni, quello stile che l’immaginario collettivo associa al brand in questione. Blood Stone, sotto quest’aspetto, riesce pienamente a ricreare le atmosfere del film. Il lavoro è sicuramente facilitato dalla licenza ufficiale e in larga misura dalla modellazione poligonale dei volti degli attori interpreti dell’ultimo film. Daniel Craig, ad esempio, è splendidamente realizzato risultando del tutto identico alla sua versione reale. Ottime anche le animazioni che gestiscono i movimenti del nostro Bond videoludico. Peccato solo per alcune espressioni facciali: ogni personaggio, infatti, sembra aver subito un lifting prima di arrivare sulle nostre console, il che si traduce in espressioni un po’ impacciate e dall’aspetto quasi irreale. Per fortuna la sincronizzazione labiale è risparmiata da questo difetto offrendo una componente recitativa di tutto rispetto che non ha nulla da invidiare ad altre opere simili.
Più in generale c’è da dire che il titolo non è così ricco di dettagli e purtroppo non regge il confronto con gran parte delle produzioni moderne. Le ambientazioni, seppur splendide dal punto di vista artistico, sono povere di dettagli con texture non troppo definite e particolareggiate. L’impatto visivo è comunque gradevole grazie a ottimi effetti particellari e un sapiente uso delle luci.
Il comparto audio è ricco di ottimi arrangiamenti appositamente creati che si vanno a congiungere con motivetti storici diventati ormai dei classici famosi in tutto il mondo. Chiunque abbia visto almeno un film della serie non faticherà a riconoscere alcuni dei pezzi più noti. L’aspetto migliore resta comunque l’ottimo doppiaggio, rigorosamente in lingua inglese. Vista la presenza della splendida Joss Stone non poteva mancare una hit da lei appositamente interpretata che di fatto funge anche da tema introduttivo del gioco.

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Bersaglio mobile

James Bond, come tutti gli eroi, non può non invecchiare. Non bastano una console di nuova generazione e un nuovo volto per rendere indimenticabile un gioco. Blood Stone non è un titolo da buttare, anzi gode di una realizzazione tecnica di buon livello e di un gameplay ben studiato. Il problemi sono tutti da imputare a un tasso di sfida praticamente assente e ad una I.A. davvero poco accurata. Le sparatorie sono divertenti ma non appassionano, non coinvolgono e soprattutto non fanno in modo di tenere il giocatore incollato allo schermo fino alla fine dell’avventura. Immancabile una modalità online che, seppur divertente, non offre particolari spunti innovativi al giocatore che, quasi sicuramente, tornerà sui server più vasti e popolati dei titoli di punta di questo 2010. Un titolo che vanta un gameplay divertente ma che alla fine non resterà nei cuori dei giocatori.