Recensione Recensione di Haze
Recensione di Haze di Console Tribe
di: RedazioneIl Bene e il Male. Ce lo insegnano fin da quando siamo piccoli, da quando cominciamo ad
avere l’uso della ragione. A scuola, nella nostra famiglia, nei
notiziari televisivi, sui giornali; è la linea di demarcazione tra ciò
che la Società e il Senso Comune considerano “giusto” e “lecito” per la
collettività e per noi stessi, e ciò che invece va bollato come
“eversione”, o ingiustizia, o semplice malvagità. Con la stessa
linearità tramite la quale ci viene insegnato a leggere, scrivere e
contare alle scuole elementari, all’interno del nostro sistema sociale
impariamo anche a distinguere in modo indotto i nostri nemici, e li
associamo alle nostre paure, al Male, a ciò che rappresenta un pericolo
per noi, le nostre famiglie e i nostri amici, e come tale va eliminato.
Il Male non deve esistere e questa è l’unica cosa che vale la pena di
sapere. Per esempio, che cosa sa realmente un soldato della guerra che
gli chiedono di combattere? Un soldato è uno strumento, e il suo scopo
è quello di seguire ordini precisi senza doversi domandare perché.
Credere a tutto ciò che gli viene comunicato dai propri superiori è un
dovere, ed è parte stessa del lavoro. C’è un Paese da liberare da un
sanguinario dittatore, o da un esercito di guerriglieri senza pietà;
questo è quanto basta di sapere, bisogna solo andare e combattere.
L’unico rischio che si corre accettando questo presupposto, è che tutte
le granitiche certezze iniziali potrebbero essere spazzate via in men
che non si dica dalla più devastante delle armi: la Verità.
Il Business della Guerra
In un futuro molto più vicino di quello che possiamo credere,
(diciamo una quarantina di anni da ora), il permanere di profondi
squilibri geo-politici e il continuo insorgere di nuovi scenari di
conflitto sul nostro pianeta, ha convinto la maggior parte dei Governi
ad affidare la gestione delle attività belliche ad una Multinazionale
di nome “Mantel Global Industries”, un gigantesco conglomerato
industriale impegnato su molteplici fronti, dalla farmaceutica,
all’energia, fino appunto alla produzione di armamenti, e avente a
disposizione un possente esercito privato al soldo dei propri clienti,
ma anche dei propri interessi.
“Haze” racconta la storia di Shane Carpenter, un soldato dell’esercito
della “Mantel” impegnato con i suoi commilitoni a combattere una guerra
su un fronte molto caldo, quello dell’immaginaria regione di Boa in Sud
America, contro un nemico di cui si sa poco o nulla, ovvero i
guerriglieri della “Promise Hand”, capeggiati da un uomo ancora più
misterioso e sfuggevole, Gabriel Merino, la cui eliminazione è
l’obbiettivo principale della “Mantel”. Shane sa molto poco del suo
nemico se non quello che i dispacci del proprio esercito e i suoi
colleghi in armi ripetono ogni giorno: Merino è un folle sanguinario e
deve morire. Shane inoltre non sembra aderire perfettamente allo
spirito cameratesco che contraddistingue i suoi compagni; lo si capisce
già nell’introduzione del gioco, durante i primi scambi di battute con
gli altri soldati, che lui sembra un pesce fuori dall’acqua, e che
questa guerra non lo esalta come gli altri. In fondo lui è entrato
nell’armata “Mantel” mosso da nobili intenzioni e dalla voglia di
servire una giusta causa, ma quello che vede intorno gli lascia il
sospetto che le cose non stiano andando come aveva immaginato
all’inizio. La “Mantel” è a conoscenza del fatto che non c’è nulla di
peggio che un soldato dal morale fiaccato dai dubbi e dal terrore da
campo di battaglia per mettere a repentaglio la riuscita delle azioni
di combattimento, per questo ha sviluppato una rivoluzionaria
tecnologia medica la quale permette ai propri combattenti di mantenere
sempre il massimo rendimento psico-fisico durante la battaglia, e che
da un notevole vantaggio prestazionale rispetto ai nemici: il “Nectar”.
La somministrazione periodica di questa sostanza, che è in tutto e per
tutto una droga, permette anche l’induzione di stati allucinatori
“positivi”, che nascondono al soldato perfino la percezione della
brutalità delle proprie azioni, aumentandone la fiducia verso le
proprie capacità e la legittimazione di ogni sorta di violenza sul
nemico. Ma cosa succede se improvvisamente, durante la battaglia, il
sistema di somministrazione del “Nectar” integrato nell’armatura dei
militari comincia a subire dei malfunzionamenti impedendo di fatto alla
droga di compiere i suoi effetti? Succede ciò che sperimenta Shane
Carpenter già durante la prima missione in territorio ostile; succede
che la verità su tutte le menzogne della “Mantel” rischia di venire a
galla.
Da questo punto di vista, quello della narrazione degli avvenimenti e
dello sviluppo psicologico dei personaggi nella trama, “Haze” è un raro
esempio di quanto un videogioco possa avvicinarsi alla qualità un buon
film quando gli sceneggiatori si mettono a lavorare seriamente (Il
Copione di “Haze”, per stessa ammissione dell’autore Rob Yescombe, è
lungo più di 1000 pagine). L’aspetto più coinvolgente del gioco è
infatti il progressivo e inesorabile “risveglio” di Shane dal suo stato
di torpore mentale procurato dal “Nectar”, e la sua comprensione dei
veri motivi che ruotano attorno alla caccia a Gabriel Merino e
all’annientamento della “Promise Hand”. Nell’incedere degli eventi che
porteranno Shane ad abbandonare progressivamente tutte le sue certezze
di soldato della “Mantel” per unirsi infine alla lotta dei guerriglieri
sud americani contro i suoi stessi ex compagni, si crea una narrazione
concitata e dotata del giusto ritmo per coinvolgere attivamente il
giocatore dall’inizio alla fine della storia.
Valutato dal punto di vista della trama, “Haze” sarebbe potuto
risultare persino migliore di quanto non sia se solo gli sviluppatori
si fossero soffermati maggiormente nella spiegazione di alcuni momenti
fondamentali della storia, e in un maggiore approfondimento della
personalità delle figure di contorno al protagonista, anche se questa è
una considerazione del tutto personale.
Tecnica e Gameplay
“Haze” è l’ultimo lavoro dei bravissimi “Free Radicals Design”, lavoro
che purtroppo è anche il canto del cigno di questa Software House
inglese, liquidata dai suoi proprietari circa un mese e mezzo fa, e che
lascia i suoi estimatori orfani anche dell’annunciato e a questo punto
(apparentemente) infattibile “Time Splitters 4”, su cui i britannici
stavano lavorando per una prossima pubblicazione. Sviluppato a partire
dal 2006, il gioco ha portato con se moltissime aspettative durante i 2
anni di lavoro necessari per terminarlo. Durante questo periodo tanto,
anzi troppo è stato detto al riguardo di tutto ciò che sarebbe stato
incluso nella versione finale in termini di caratteristiche di gioco,
espandibilità degli scenari e possibilità di multiplayer on-line. In
particolare attorno ad “Haze” si è volutamente creato un clima carico
“obblighi” al riguardo di ciò che questo prodotto avrebbe dovuto
dimostrare in qualità di titolo esclusivo per Playstation 3; (il gioco
fu infatti inizialmente annunciato come multi-piattaforma, salvo poi
diventare un esclusiva ad appannaggio del monolite nero di Sony). Pur
essendo nato con le premesse di un buon FPS, l’arena mediatica delle
riviste del settore e dei forum della Rete ha consegnato ad “Haze”, nei
mesi precedenti alla sua uscita, il ruolo forzato di nuovo termine di
paragone del suo genere. Ciò che tuttavia si è scoperto vedendolo nella
sua versione finale del maggio dello scorso anno, è che non avrebbe
rivoluzionato il mondo degli FPS, che non sarebbe mai diventato gioco
dell’anno 2008 e che, no, certamente non era il meglio che la
next-generation delle console potesse offrire al proprio pubblico. Ora,
premesso che il genere FPS non può essere innovato con tutta questa
facilità, “Haze” svolge in realtà in maniera più che dignitosa la sua
funzione di prodotto originale e “diverso”, nonostante tutte le sue
presunte mancanze e nonostante un comparto tecnico che è sicuramente
buono, ma non certo il migliore possibile. Riguardo l’aspetto grafico,
“Haze” si avvale di un motore 3D appositamente sviluppato dai “Free
Radicals” chiamato “Conspire”; questa scelta è stata ritenuta dagli
sviluppatori un’alternativa migliore rispetto all’adattamento di
tecnologie preesistenti, ed è anche evidentemente il fattore di
maggiore responsabilità per i continui ritardi accumulati dal Team
inglese nella pubblicazione del gioco, (la quale era inizialmente
prevista per la fine del 2007). Limitandosi a valutazioni di merito, si
può dire che il motore di “Haze” svolge molto bene il suo lavoro,
mantenendo il frame-rate sullo schermo a livelli estremamente
soddisfacenti anche in situazioni di notevole affollamento di
animazioni complesse e personaggi, soprattutto nelle fasi di
combattimento più concitate. Un altro pregio del gioco è che mancano
completamente i tempi morti dei caricamenti durante i livelli; ciò è
sicuramente dovuto all’installazione obbligatoria di ben 4 GB di dati
sull’hard disk della Playstation 3 al momento del primo inserimento del
gioco nel lettore Blu-Ray, e contribuisce notevolmente alla continuità
dell’azione percepita dal giocatore. La qualità della grafica in se non
è incredibile, e non capiterà quasi mai di fermarsi un attimo durante
una partita per osservare meglio la magnifica qualità di un ambiente o
di una serie di textures, anzi a volte ci si ritroverà a desiderare che
gli sviluppatori potessero disporre di più tempo e attenzione per
rivedere molti dettagli visivi e una palette di colori non sempre
all’altezza delle aspettative. Le ambientazioni sono piuttosto varie e
mai banali, si va da scorci di foresta tropicale ad una miniera
dismessa, ad un villaggio abbandonato, e così via; semmai a qualcuno
potrebbe non piacere la struttura molto lineare dei livelli: c’è sempre
e soltanto un’unica strada da seguire per raggiungere l’obbiettivo di
ogni missione e la fine dello stage, ma questo appunto potrebbe essere
mosso senza eccezioni alla stragrande maggioranza degli FPS in
circolazione, e accusare “Haze” di non essere vasto e diversificato
come un “Far Cry 2” non sarebbe una critica professionalmente corretta.
Un aspetto che potrebbe ogni tanto risultare frustrante per il
giocatore è l’intelligenza artificiale dei propri compagni di armi;
Shane infatti non è praticamente mai da solo sul campo di battaglia,
tuttavia nessuno dei personaggi comprimari che lo affiancano svolgerà
un ruolo significativo per la sua difesa, e capirete subito che è
meglio non fare affidamento sui partner comandati dalla CPU per uscire
vivi dalle situazioni di fuoco più difficili. Di tanto in tanto, sarà
possibile utilizzare anche dei veicoli da combattimento per affrontare
alcune sezioni del gioco, che rimane comunque in massima parte un FPS
convenzionale. Buona poi l’idea di variare lo stile di combattimento
dei personaggi in base al fatto che stiate giocando come uno dei
militari “Mantel” o uno dei ribelli della “Promise Hand”; nel primo
caso potrete fare affidamento sul potenziamento sensoriale offerto dal
“Nectar”, il quale vi permetterà di vedere meglio e più velocemente i
vostri avversari; quando invece vi unirete all’esercito dei
guerriglieri, la vostra principale abilità consisterà nel poter
sottrarre ai vostri opponenti la loro arma durante i confronti corpo a
corpo e nel poter fabbricare delle “bombe al Nectar”, che lanciate
contro i militari “Mantel” procureranno loro dei veri e propri stati di
follia da overdose rendendoli molto più vulnerabili ai vostri attacchi.
Passando al commento sonoro di “Haze”, c’è da dire che questo non si
distingue per eccellenza, ma non risulta neppure inappropriato,
offrendo delle basi ambientali da tipico film d’azione ed effetti
sonori molto realistici. Un discorso a parte va fatto per il doppiaggio
dei personaggi del gioco; è notorio lo scarsissimo livello degli
adattamenti in italiano di moltissimi titoli, anche molto importanti,
pubblicati per le nostre console negli ultimi anni. Chi scrive questa
recensione, preferisce addirittura per principio giocare qualunque
titolo doppiato nella lingua originale con eventualmente l’ausilio dei
sottotitoli per non subire tutto il decadimento di atmosfera che un
pessimo doppiaggio in italiano potrebbe procurare al gioco. Nel caso di
“Haze” tuttavia, si registra una buona performance soprattutto per le
voci di Shane Carpenter e di Gabriel Merino, meno buona invece quella
degli altri personaggi, ma sempre “ascoltabile”; il consiglio per un
gioco come questo comunque rimane quello di sforzarsi un po’ e
sperimentarlo in lingua originale, perché ne vale la pena. Unica nota
stonata, è una fastidiosa tendenza dei vostri compagni di battaglia
controllati dalla CPU alla ripetizione delle stesse frasi di
incitamento contro il nemico all’infinito, (Vi assicuro che dopo
diverse ore di gioco inizierete a trovarle fastidiose!), seppure questo
non è certo un aspetto che inficia la valutazione globale del prodotto.
“Haze” offre anche una dignitosa modalità multiplayer, nella quale gli
sviluppatori hanno posto in evidenza alcune peculiarità del sistema di
gioco pubblicizzate fin dalle prime notizie sul titolo, più di 2 anni
fa; sto parlando della modalità cooperativa off-line con due giocatori
(in questo caso giocherete con un vostro amico tramite lo split-screen)
, oppure on-line con 4 giocatori. Inoltre avrete la possibilità di
confrontarvi in rete con altri 15 giocatori su mappe appositamente
create per il multi-player che ricalcano fedelmente le ambientazioni
della modalità storia, ma che oltre alle classiche sfide tipo “Team
Death-Match” o “Death-Match” ne include altre studiate per una nuova
modalità definita “Assalto a Squadre”, in cui i membri dei due team in
gara devono impedire ai rispettivi opponenti il raggiungimento di
obbiettivi specifici, come ad esempio scortare fino ad un determinato
checkpoint una testata missilistica, o raggiungere determinate basi
sparse sulla mappa per prenderne possesso, e cosi via. Tutto molto
bello, ma con una riserva grande quanto una casa: a partire da metà
dicembre del 2008 i Server che mantengono il servizio on-line di “Haze”
sono stati progressivamente spenti, ed è a tutt’oggi praticamente
impossibile riuscire a collegarsi per una partita on-line e trovare
altri giocatori. Ubisoft, il publisher del gioco, non ha mai fornito
spiegazioni per la dismissione del servizio, ma è probabile che il
destino di “Haze” abbia seguito quello dei suoi sviluppatori. Un vero
peccato.
Conclusione
Un gioco, come ogni altra opera d’arte e d’ingegno, non può
essere considerato una semplice somma delle sue parti; “Haze” poteva
certo essere realizzato tecnicamente molto meglio, ma il punto è che
non ci si affeziona ad un gioco del genere per via della sua grafica o
della varietà delle armi disponibili, o delle sue possibilità
multi-player (che ripeto sono ormai praticamente non più disponibili);
“Haze” è una storia, una bella storia, un modo per i giocatori più
attenti e maturi di divertirsi, si, ma anche di ragionare su concetti
molto alti come la ricerca della verità dei fatti e sull’etica della
guerra, ammesso che ce ne sia una. Ci sono molti rischi nel proporre
certi contenuti nell’attuale panorama video ludico, prova ne sia anche
la sterile polemica fomentata da taluni a seguito della pubblicazione
del gioco, polemica nata dal vedere in “Haze” addirittura un videogioco
volutamente anti-americano, con un parallelo tra i soldati “Mantel” e
l’esercito statunitense, impegnato attualmente, come tutti sapete, in
attività belliche internazionali fortemente contestate dall’opinione
pubblica di mezzo mondo. E’ probabile che non fosse affatto questa
l’intenzione dei “Free Radicals”, ed probabile che ci fosse piuttosto
la volontà di creare un gioco ambizioso e diverso dalla massa di
“cloni” che imperversano sul mercato, non l’FPS del secolo.
Se decidete di avvicinarvi ad “Haze” senza pregiudizi di sorta, vi
resterà quasi certamente un bel ricordo della vostra campagna in
giocatore singolo, e magari vi andrà pure di giocarci un’altra volta
con un maggiore livello di difficoltà. Se invece siete amanti di
esperienze ludiche come i vari “Call of Duty” “F.E.A.R.” o “Unreal
Tournament”, dove conta molto di più caricarsi di adrenalina e andare
avanti sparando a destra e manca senza chiedersi chi e perché state
tempestando di proiettili, allora è meglio che ci pensiate 10 volte
prima di dare una possibilità all’ultima creazione dei ragazzacci di
Nottingham.
avere l’uso della ragione. A scuola, nella nostra famiglia, nei
notiziari televisivi, sui giornali; è la linea di demarcazione tra ciò
che la Società e il Senso Comune considerano “giusto” e “lecito” per la
collettività e per noi stessi, e ciò che invece va bollato come
“eversione”, o ingiustizia, o semplice malvagità. Con la stessa
linearità tramite la quale ci viene insegnato a leggere, scrivere e
contare alle scuole elementari, all’interno del nostro sistema sociale
impariamo anche a distinguere in modo indotto i nostri nemici, e li
associamo alle nostre paure, al Male, a ciò che rappresenta un pericolo
per noi, le nostre famiglie e i nostri amici, e come tale va eliminato.
Il Male non deve esistere e questa è l’unica cosa che vale la pena di
sapere. Per esempio, che cosa sa realmente un soldato della guerra che
gli chiedono di combattere? Un soldato è uno strumento, e il suo scopo
è quello di seguire ordini precisi senza doversi domandare perché.
Credere a tutto ciò che gli viene comunicato dai propri superiori è un
dovere, ed è parte stessa del lavoro. C’è un Paese da liberare da un
sanguinario dittatore, o da un esercito di guerriglieri senza pietà;
questo è quanto basta di sapere, bisogna solo andare e combattere.
L’unico rischio che si corre accettando questo presupposto, è che tutte
le granitiche certezze iniziali potrebbero essere spazzate via in men
che non si dica dalla più devastante delle armi: la Verità.
Il Business della Guerra
In un futuro molto più vicino di quello che possiamo credere,
(diciamo una quarantina di anni da ora), il permanere di profondi
squilibri geo-politici e il continuo insorgere di nuovi scenari di
conflitto sul nostro pianeta, ha convinto la maggior parte dei Governi
ad affidare la gestione delle attività belliche ad una Multinazionale
di nome “Mantel Global Industries”, un gigantesco conglomerato
industriale impegnato su molteplici fronti, dalla farmaceutica,
all’energia, fino appunto alla produzione di armamenti, e avente a
disposizione un possente esercito privato al soldo dei propri clienti,
ma anche dei propri interessi.
“Haze” racconta la storia di Shane Carpenter, un soldato dell’esercito
della “Mantel” impegnato con i suoi commilitoni a combattere una guerra
su un fronte molto caldo, quello dell’immaginaria regione di Boa in Sud
America, contro un nemico di cui si sa poco o nulla, ovvero i
guerriglieri della “Promise Hand”, capeggiati da un uomo ancora più
misterioso e sfuggevole, Gabriel Merino, la cui eliminazione è
l’obbiettivo principale della “Mantel”. Shane sa molto poco del suo
nemico se non quello che i dispacci del proprio esercito e i suoi
colleghi in armi ripetono ogni giorno: Merino è un folle sanguinario e
deve morire. Shane inoltre non sembra aderire perfettamente allo
spirito cameratesco che contraddistingue i suoi compagni; lo si capisce
già nell’introduzione del gioco, durante i primi scambi di battute con
gli altri soldati, che lui sembra un pesce fuori dall’acqua, e che
questa guerra non lo esalta come gli altri. In fondo lui è entrato
nell’armata “Mantel” mosso da nobili intenzioni e dalla voglia di
servire una giusta causa, ma quello che vede intorno gli lascia il
sospetto che le cose non stiano andando come aveva immaginato
all’inizio. La “Mantel” è a conoscenza del fatto che non c’è nulla di
peggio che un soldato dal morale fiaccato dai dubbi e dal terrore da
campo di battaglia per mettere a repentaglio la riuscita delle azioni
di combattimento, per questo ha sviluppato una rivoluzionaria
tecnologia medica la quale permette ai propri combattenti di mantenere
sempre il massimo rendimento psico-fisico durante la battaglia, e che
da un notevole vantaggio prestazionale rispetto ai nemici: il “Nectar”.
La somministrazione periodica di questa sostanza, che è in tutto e per
tutto una droga, permette anche l’induzione di stati allucinatori
“positivi”, che nascondono al soldato perfino la percezione della
brutalità delle proprie azioni, aumentandone la fiducia verso le
proprie capacità e la legittimazione di ogni sorta di violenza sul
nemico. Ma cosa succede se improvvisamente, durante la battaglia, il
sistema di somministrazione del “Nectar” integrato nell’armatura dei
militari comincia a subire dei malfunzionamenti impedendo di fatto alla
droga di compiere i suoi effetti? Succede ciò che sperimenta Shane
Carpenter già durante la prima missione in territorio ostile; succede
che la verità su tutte le menzogne della “Mantel” rischia di venire a
galla.
Da questo punto di vista, quello della narrazione degli avvenimenti e
dello sviluppo psicologico dei personaggi nella trama, “Haze” è un raro
esempio di quanto un videogioco possa avvicinarsi alla qualità un buon
film quando gli sceneggiatori si mettono a lavorare seriamente (Il
Copione di “Haze”, per stessa ammissione dell’autore Rob Yescombe, è
lungo più di 1000 pagine). L’aspetto più coinvolgente del gioco è
infatti il progressivo e inesorabile “risveglio” di Shane dal suo stato
di torpore mentale procurato dal “Nectar”, e la sua comprensione dei
veri motivi che ruotano attorno alla caccia a Gabriel Merino e
all’annientamento della “Promise Hand”. Nell’incedere degli eventi che
porteranno Shane ad abbandonare progressivamente tutte le sue certezze
di soldato della “Mantel” per unirsi infine alla lotta dei guerriglieri
sud americani contro i suoi stessi ex compagni, si crea una narrazione
concitata e dotata del giusto ritmo per coinvolgere attivamente il
giocatore dall’inizio alla fine della storia.
Valutato dal punto di vista della trama, “Haze” sarebbe potuto
risultare persino migliore di quanto non sia se solo gli sviluppatori
si fossero soffermati maggiormente nella spiegazione di alcuni momenti
fondamentali della storia, e in un maggiore approfondimento della
personalità delle figure di contorno al protagonista, anche se questa è
una considerazione del tutto personale.
Tecnica e Gameplay
“Haze” è l’ultimo lavoro dei bravissimi “Free Radicals Design”, lavoro
che purtroppo è anche il canto del cigno di questa Software House
inglese, liquidata dai suoi proprietari circa un mese e mezzo fa, e che
lascia i suoi estimatori orfani anche dell’annunciato e a questo punto
(apparentemente) infattibile “Time Splitters 4”, su cui i britannici
stavano lavorando per una prossima pubblicazione. Sviluppato a partire
dal 2006, il gioco ha portato con se moltissime aspettative durante i 2
anni di lavoro necessari per terminarlo. Durante questo periodo tanto,
anzi troppo è stato detto al riguardo di tutto ciò che sarebbe stato
incluso nella versione finale in termini di caratteristiche di gioco,
espandibilità degli scenari e possibilità di multiplayer on-line. In
particolare attorno ad “Haze” si è volutamente creato un clima carico
“obblighi” al riguardo di ciò che questo prodotto avrebbe dovuto
dimostrare in qualità di titolo esclusivo per Playstation 3; (il gioco
fu infatti inizialmente annunciato come multi-piattaforma, salvo poi
diventare un esclusiva ad appannaggio del monolite nero di Sony). Pur
essendo nato con le premesse di un buon FPS, l’arena mediatica delle
riviste del settore e dei forum della Rete ha consegnato ad “Haze”, nei
mesi precedenti alla sua uscita, il ruolo forzato di nuovo termine di
paragone del suo genere. Ciò che tuttavia si è scoperto vedendolo nella
sua versione finale del maggio dello scorso anno, è che non avrebbe
rivoluzionato il mondo degli FPS, che non sarebbe mai diventato gioco
dell’anno 2008 e che, no, certamente non era il meglio che la
next-generation delle console potesse offrire al proprio pubblico. Ora,
premesso che il genere FPS non può essere innovato con tutta questa
facilità, “Haze” svolge in realtà in maniera più che dignitosa la sua
funzione di prodotto originale e “diverso”, nonostante tutte le sue
presunte mancanze e nonostante un comparto tecnico che è sicuramente
buono, ma non certo il migliore possibile. Riguardo l’aspetto grafico,
“Haze” si avvale di un motore 3D appositamente sviluppato dai “Free
Radicals” chiamato “Conspire”; questa scelta è stata ritenuta dagli
sviluppatori un’alternativa migliore rispetto all’adattamento di
tecnologie preesistenti, ed è anche evidentemente il fattore di
maggiore responsabilità per i continui ritardi accumulati dal Team
inglese nella pubblicazione del gioco, (la quale era inizialmente
prevista per la fine del 2007). Limitandosi a valutazioni di merito, si
può dire che il motore di “Haze” svolge molto bene il suo lavoro,
mantenendo il frame-rate sullo schermo a livelli estremamente
soddisfacenti anche in situazioni di notevole affollamento di
animazioni complesse e personaggi, soprattutto nelle fasi di
combattimento più concitate. Un altro pregio del gioco è che mancano
completamente i tempi morti dei caricamenti durante i livelli; ciò è
sicuramente dovuto all’installazione obbligatoria di ben 4 GB di dati
sull’hard disk della Playstation 3 al momento del primo inserimento del
gioco nel lettore Blu-Ray, e contribuisce notevolmente alla continuità
dell’azione percepita dal giocatore. La qualità della grafica in se non
è incredibile, e non capiterà quasi mai di fermarsi un attimo durante
una partita per osservare meglio la magnifica qualità di un ambiente o
di una serie di textures, anzi a volte ci si ritroverà a desiderare che
gli sviluppatori potessero disporre di più tempo e attenzione per
rivedere molti dettagli visivi e una palette di colori non sempre
all’altezza delle aspettative. Le ambientazioni sono piuttosto varie e
mai banali, si va da scorci di foresta tropicale ad una miniera
dismessa, ad un villaggio abbandonato, e così via; semmai a qualcuno
potrebbe non piacere la struttura molto lineare dei livelli: c’è sempre
e soltanto un’unica strada da seguire per raggiungere l’obbiettivo di
ogni missione e la fine dello stage, ma questo appunto potrebbe essere
mosso senza eccezioni alla stragrande maggioranza degli FPS in
circolazione, e accusare “Haze” di non essere vasto e diversificato
come un “Far Cry 2” non sarebbe una critica professionalmente corretta.
Un aspetto che potrebbe ogni tanto risultare frustrante per il
giocatore è l’intelligenza artificiale dei propri compagni di armi;
Shane infatti non è praticamente mai da solo sul campo di battaglia,
tuttavia nessuno dei personaggi comprimari che lo affiancano svolgerà
un ruolo significativo per la sua difesa, e capirete subito che è
meglio non fare affidamento sui partner comandati dalla CPU per uscire
vivi dalle situazioni di fuoco più difficili. Di tanto in tanto, sarà
possibile utilizzare anche dei veicoli da combattimento per affrontare
alcune sezioni del gioco, che rimane comunque in massima parte un FPS
convenzionale. Buona poi l’idea di variare lo stile di combattimento
dei personaggi in base al fatto che stiate giocando come uno dei
militari “Mantel” o uno dei ribelli della “Promise Hand”; nel primo
caso potrete fare affidamento sul potenziamento sensoriale offerto dal
“Nectar”, il quale vi permetterà di vedere meglio e più velocemente i
vostri avversari; quando invece vi unirete all’esercito dei
guerriglieri, la vostra principale abilità consisterà nel poter
sottrarre ai vostri opponenti la loro arma durante i confronti corpo a
corpo e nel poter fabbricare delle “bombe al Nectar”, che lanciate
contro i militari “Mantel” procureranno loro dei veri e propri stati di
follia da overdose rendendoli molto più vulnerabili ai vostri attacchi.
Passando al commento sonoro di “Haze”, c’è da dire che questo non si
distingue per eccellenza, ma non risulta neppure inappropriato,
offrendo delle basi ambientali da tipico film d’azione ed effetti
sonori molto realistici. Un discorso a parte va fatto per il doppiaggio
dei personaggi del gioco; è notorio lo scarsissimo livello degli
adattamenti in italiano di moltissimi titoli, anche molto importanti,
pubblicati per le nostre console negli ultimi anni. Chi scrive questa
recensione, preferisce addirittura per principio giocare qualunque
titolo doppiato nella lingua originale con eventualmente l’ausilio dei
sottotitoli per non subire tutto il decadimento di atmosfera che un
pessimo doppiaggio in italiano potrebbe procurare al gioco. Nel caso di
“Haze” tuttavia, si registra una buona performance soprattutto per le
voci di Shane Carpenter e di Gabriel Merino, meno buona invece quella
degli altri personaggi, ma sempre “ascoltabile”; il consiglio per un
gioco come questo comunque rimane quello di sforzarsi un po’ e
sperimentarlo in lingua originale, perché ne vale la pena. Unica nota
stonata, è una fastidiosa tendenza dei vostri compagni di battaglia
controllati dalla CPU alla ripetizione delle stesse frasi di
incitamento contro il nemico all’infinito, (Vi assicuro che dopo
diverse ore di gioco inizierete a trovarle fastidiose!), seppure questo
non è certo un aspetto che inficia la valutazione globale del prodotto.
“Haze” offre anche una dignitosa modalità multiplayer, nella quale gli
sviluppatori hanno posto in evidenza alcune peculiarità del sistema di
gioco pubblicizzate fin dalle prime notizie sul titolo, più di 2 anni
fa; sto parlando della modalità cooperativa off-line con due giocatori
(in questo caso giocherete con un vostro amico tramite lo split-screen)
, oppure on-line con 4 giocatori. Inoltre avrete la possibilità di
confrontarvi in rete con altri 15 giocatori su mappe appositamente
create per il multi-player che ricalcano fedelmente le ambientazioni
della modalità storia, ma che oltre alle classiche sfide tipo “Team
Death-Match” o “Death-Match” ne include altre studiate per una nuova
modalità definita “Assalto a Squadre”, in cui i membri dei due team in
gara devono impedire ai rispettivi opponenti il raggiungimento di
obbiettivi specifici, come ad esempio scortare fino ad un determinato
checkpoint una testata missilistica, o raggiungere determinate basi
sparse sulla mappa per prenderne possesso, e cosi via. Tutto molto
bello, ma con una riserva grande quanto una casa: a partire da metà
dicembre del 2008 i Server che mantengono il servizio on-line di “Haze”
sono stati progressivamente spenti, ed è a tutt’oggi praticamente
impossibile riuscire a collegarsi per una partita on-line e trovare
altri giocatori. Ubisoft, il publisher del gioco, non ha mai fornito
spiegazioni per la dismissione del servizio, ma è probabile che il
destino di “Haze” abbia seguito quello dei suoi sviluppatori. Un vero
peccato.
Conclusione
Un gioco, come ogni altra opera d’arte e d’ingegno, non può
essere considerato una semplice somma delle sue parti; “Haze” poteva
certo essere realizzato tecnicamente molto meglio, ma il punto è che
non ci si affeziona ad un gioco del genere per via della sua grafica o
della varietà delle armi disponibili, o delle sue possibilità
multi-player (che ripeto sono ormai praticamente non più disponibili);
“Haze” è una storia, una bella storia, un modo per i giocatori più
attenti e maturi di divertirsi, si, ma anche di ragionare su concetti
molto alti come la ricerca della verità dei fatti e sull’etica della
guerra, ammesso che ce ne sia una. Ci sono molti rischi nel proporre
certi contenuti nell’attuale panorama video ludico, prova ne sia anche
la sterile polemica fomentata da taluni a seguito della pubblicazione
del gioco, polemica nata dal vedere in “Haze” addirittura un videogioco
volutamente anti-americano, con un parallelo tra i soldati “Mantel” e
l’esercito statunitense, impegnato attualmente, come tutti sapete, in
attività belliche internazionali fortemente contestate dall’opinione
pubblica di mezzo mondo. E’ probabile che non fosse affatto questa
l’intenzione dei “Free Radicals”, ed probabile che ci fosse piuttosto
la volontà di creare un gioco ambizioso e diverso dalla massa di
“cloni” che imperversano sul mercato, non l’FPS del secolo.
Se decidete di avvicinarvi ad “Haze” senza pregiudizi di sorta, vi
resterà quasi certamente un bel ricordo della vostra campagna in
giocatore singolo, e magari vi andrà pure di giocarci un’altra volta
con un maggiore livello di difficoltà. Se invece siete amanti di
esperienze ludiche come i vari “Call of Duty” “F.E.A.R.” o “Unreal
Tournament”, dove conta molto di più caricarsi di adrenalina e andare
avanti sparando a destra e manca senza chiedersi chi e perché state
tempestando di proiettili, allora è meglio che ci pensiate 10 volte
prima di dare una possibilità all’ultima creazione dei ragazzacci di
Nottingham.