Recensione Recensione di Guitar Hero III: Legends of Rock
Recensione di Guitar Hero III: Legends of Rock di Console Tribe
di: RedazioneCorrevano gli anni cinquanta quando un ragazzo bianco si fermò di
fronte alla Sun Records di Memphis per incidere una canzone da regalare
alla propria madre per il compleanno. Imbracciata la sua fedele
chitarra, iniziò a suonare una versione indiavolata di That’s All Right
Mama, facendo impazzire di piacere il tecnico del suono. Ancora non ne
era consapevole, ma quel ragazzo dall’inconfondibile ciuffo impomatato
e i basettoni stava per cambiare per sempre la storia della musica,
divenendo il Re incontrastato del rock’n’roll. Da quel momento niente
sarebbe stato più lo stesso, nel bene e nel male. Stava iniziando
quella rivoluzione che avrebbe radicalmente modificato la maniera di
fare musica: non solo suonarla, ma anche presentarla al pubblico, farla
vivere con un’intensità molto più fisica e diretta. Elvis cominciò a
muoversi sul palco, aizzando le giovani fan a lanciargli i reggiseni e
sconvolgendo in maniera indelebile le coscienze dei benpensanti. E dopo
di lui tutti sono solo emuli, che siano Robert Plant o Ian Anderson,
fino all’odierno Marilyn Manson.
Ad Elvis va dato il merito di aver iniziato, di aver dato la prima
idea, di aver gettato le basi di quelli che sono i canoni del vero
rocker, sviluppati nelle epoche musicali successive a seconda delle
necessità del momento. Una cosa però è rimasta inattaccabile:
l’eccesso. Parlando di vita da rocker è facile immaginare un’esistenza
passata tra un palco e l’altro, senza soluzione di continuità,
attorniati da fan, sempre accompagnati dai fedeli compagni di viaggio
che formano la strana famiglia che è un gruppo rock.
E tutto questo per parlare solo di Guitar Hero III? Beh, sì, visto che
il core del gioco è proprio questo: la personificazione di una rock
star, nella figura del chitarrista maledetto che ogni gruppo sogna di
avere. Tutto nella realizzazione del gioco punta su questo aspetto, dai
menu agli abbigliamenti dei personaggi, per rendere questo senso del
rock quanto più palpabile possibile.
Main riff
La gestazione del terzo capitolo di una delle serie più rivoluzionarie
degli ultimi anni non è stata per niente facile e indolore. Il periodo
grigio è iniziato con la dipartita di Harmonix, che aveva ideato il
codice base dell’intero gioco, impegnata in altri progetti videoludici
un po’ più ambiziosi. Il futuro non sembrava per nulla roseo, anche se
Red Octane, ideatrice del controller, rimaneva ancora in scena per la
realizzazione di Guitar Hero III. Con una mossa a sorpresa, si presenta
sul palco Neversoft che con i giochi di stampo musicale non aveva
alcuna esperienza, vista la sua attitudine per tavole di legno montate
su rotelle e strani soggetti impegnati in evoluzioni al limite del
possibile. Ma i papà di Tony Hawks hanno saputo prendere in mano la
situazione senza farsi intimidire da certo timore riverenziale e hanno
raccolto con coraggio la sfida. La loro intenzione era di migliorare e
fare evolvere un gioco che rischiava di diventare un Guitar Hero 2 con
nuove tracce. Il loro unico credo era innovare ma con una certa
discrezione, perché, si sa, il videogiocatore è una persona strana
animata da una particolare forma di schizofrenia, che si lamenta se un
nuovo capitolo sconvolge troppo i precedenti e contemporaneamente odia
comprare fotocopie in serie dello stesso gioco. Si può tranquillamente
comprendere come il loro compito fosse a dir poco arduo. Che siano
riusciti o meno nel loro intento lo scopriremo strada facendo, tra un a
solo e un riff di chitarra, mentre i crampi ci attanagliano la mano!
Il menu principale dal design aggressivo ci offre in primis la classica
modalità carriera. In questo caso ci troviamo di fronte a una novità:
in Guitar Hero III è stata implementata una storia, una trama che
serpeggia tra le 42 tracce che compongono la scaletta principale.
Ovviamente non ci dobbiamo aspettare nulla di trascendentale, ma
semplicemente verranno narrate le vicende di un gruppo che emerge dal
proprio garage, per approdare fin sui palchi più importanti del mondo,
fino in Giappone! D’altronde cosa vi aspettavate? Di suonare per la
salvezza della vostra anima? I vari capitoli della nostra storia sono
stati realizzati sotto forma di cartone animato, in perfetto stile
underground, dove i personaggi non parlano, ma mugolano un po’ come
facevano i protagonisti di The Sims. L’effetto è molto divertente e
come contorno al gioco, l’operazione risulta vincente.
Prima di fare i nostri primi passi nel gioco vero e proprio dobbiamo
scegliere il nostro alter ego tra un pool di circa una decina di
personaggi, alcuni disponibili da subito, altri sbloccabili come premi
per le nostre performance. Per chi ha ampiamente consumato il
precedente capitolo, riconoscerà molti volti, sia femminili che
maschili. Anzi, a volerla dire tutta, ci sono gli stessi personaggi
base del secondo, con un nuovo look, molto più appariscente ed
esagerato, ma pur sempre la solita solfa. Dà un po’ la sensazione di
tornare a trovare dei vecchi amici, con cui bere un cicchetto e
organizzare una sana jam session, ma la nostra indole da videogiocatore
ci avrebbe fatto apprezzare una scelta più ampia e rinnovata. Il
massimo sarebbe stato poter usufruire di un vero o proprio editor per
creare il rocker che più ci aggrada, con tutti i tatuaggi possibili e
tanti tanti piercing.
Le cose migliorano se si considerano i personaggi sbloccabili: ormai è
conosciutissima la partecipazione in prima persona di alcuni grandi del
rock. Potremo infatti vedere sul nostro palco virtuale i volti e le
fattezze di Tom Morello (Rage Against The Machine, Audioslave) e Slash
(Guns’n’Roses, Velvet Revolve). I modelli dei due protagonisti sono
stati realizzati in maniera abbastanza fedele: i capelli di Slash sono
più finti che mai, mentre Tom Morello in alcune inquadrature sembra un
po’ troppo invecchiato. Comunque la loro presenza scenica è inalterata,
rispetto alla loro controparte reale, visto che tutte le loro movenze
classiche sono state mappate grazie alla tecnica del motion capture.
Una volta deciso il nostro volto, possiamo tranquillamente lanciarci in
scena, cercando di fare impazzire il nostro caloroso pubblico.
Lead Guitar in
Adesso è venuto il momento di imbracciare la nostra fedele chitarra,
compagna di tante disavventure. Guitar Hero III ci offre una splendida
soluzione, gioiellino di tecnologia e design targato Gibson. La
brandizzazione del gioco è come un marchio di fabbrica dell’intera
serie, fin dal primo capitolo per Ps2. In principio ci fu la Gibson SG,
il diavoletto con cui Angus Young mitragliava il suo riff geniale di
Thunderstruck. Successivamente venne riprodotta la X-Plorer, chitarra
che stregò Allen Collins dei Lynyrd Skynyrd. E oggi? Siccome bisogna
sempre andare in crescendo, per questa nuova installazione della serie
il controller ha la forma della celeberrima Gibson LesPaul, uno
strumento che non ha bisogno di presentazioni. Il suo design è a dir
poco storico, inconfondibile. E’ la chitarra che ha completamente
assorbito Jimmy Page e che lo ha accompagnato in mille concerti. Grazie
a lei, Mark Knopfler ha deciso di passare al blues, abbandonando le
sonorità soft rock tipiche dei Dire Straits. La LesPaul trasuda storia
da tutti i pori e averne una, per quanto possa essere solo un
giocattolo, regala emozioni che un semplice controller non potrebbe
dare!
La LesPaul però non è solo bella, ma anche tecnologicamente
all’avanguardia. Innanzitutto è wireless, caratteristica ormai
imprescindibile per essere degni della next generation. Rispetto alla
X-Plorer (il paragone è ahimè d’obbligo) è più pesante, quindi chi la
impugna ne avverte la presenza molto di più della sua sorella più
vecchia. I tasti, cinque e colorati come da tradizione, sono bordati di
nero, donando un tocco di sana aggressività al manico. Inoltre
rispondono in maniera più fluida alle varie sollecitazioni e la loro
corsa è stata leggermente diminuita, cosa che giova molto alla
sensibilità del giocatore e al gameplay stesso.
Immancabile anche la leva del vibrato o whammy bar che appare un po’
più solida e stabile rispetto al passato. Non tende a ruotare verso il
basso, sfuggendo alla presa del giocatore, ma rimane saldamente
ancorata nella posizione preferita da chitarrista, pronta per essere
afferrata e premuta durante le note lunghe, per creare un superbo
effetto vibrato che tanto abbiamo apprezzato nel precedente capitolo.
La levetta del plettro ha subito dei miglioramenti non indifferenti che
si fanno sentire durante i fraseggi altamente pennati: risulta infatti
più morbida e malleabile, facile da controllare e soprattutto meno
rumorosa. Il fastidioso clic che si sente a ogni pressione del plettro
è stato nettamente attutito, anche se non completamente eliminato.
Per contorno, la LesPaul presenta delle piacevoli feature che
appassioneranno tutti i fanatici della customizzazione: come per ogni
edizione è presente una ricca raccolta di sticker rock-style per
abbellire la chitarra. Come se ciò non fosse abbastanza, la mascherina
anteriore del corpo dello strumento può essere rimossa e cambiata con
altre a tema (acquistabili separatamente), per raggiungere livelli di
personalizzazione praticamente infiniti.
Per chi poi non ha molto spazio in casa, è possibile ‘spezzare’ il
collo della chitarra, staccandolo dal resto del corpo per poterla
riporre senza tanti patemi in un armadio a muro o per trasportarla
tranquillamente in uno zaino.
Chorus
E’ venuto il momento di suonare. Il gameplay a prima vista è rimasto
invariato: vedremo ancora il manico della chitarra scorrere sul fondo
del monitor, mentre ci vengono indicati i tasti da premere in sequenza
e a tempo. Alcune note possono essere suonate anche senza plettrarle:
una simulazione perfetta degli hammer on e dei pull off, punto di forza
di molti chitarristi. Più note consecutive riusciremo a suonare, più
punti totalizzeremo grazie all’attivazione dei moltiplicatori. In
alcuni punti chiave delle canzoni, determinate sequenze di note saranno
a forma di stella: indicano le frasi star power. Suonarle correttamente
riempirà una serie di valvole stilizzate presenti sul rock-o-metro a
schermo. Quando le valvole arderanno di un’elettrica luce blu, sarà il
momento opportuno per inclinare in verticale la chitarra, così da
scatenare tutta la forza dirompente dello star power. Questo power up
raddoppia ulteriormente il valore delle note, facendo crescere a
dismisura i nostri punteggi.
Fin qui sembra non ci sia nulla di nuovo all’orizzonte.
In realtà non è così. Nonostante la forma sia rimasta quasi invariata
rispetto a Guitar Hero II, quel che balza subito all’occhio è una
decisa modificazione della sostanza del gioco. Chiunque abbia consumato
la propria copia del precedente capitolo, ha ampiamente imparato quanto
gli a solo di chitarra proposti in quel frangente erano rognosi:
lunghi, difficili, veloci e maledettamente tecnici. Basta fare i nomi
di Hangar 18 o di Free Bird per far correre i brividi lungo la spina
dorsale dei giocatori di vecchia data. Neversoft per fortuna si è
guardata bene dal copiare questa formula, così da non sfornare un
Guitar Hero 2.5. Il codice del gioco è stato completamente riscritto,
per permettere di migliorare la concezione stessa del gameplay.
La tablatura delle varie canzoni è stata fatta manualmente: ogni
singola nota è stata inserita con pazienza certosina, in maniera da
avere delle sequenze che erano impensabili precedentemente. L’esempio
più lampante è la presenza di pull off o hammer on al termine di note
lunghe. In questa maniera è stata implementata la simulazione
dell’effetto di bending, tecnica chitarristica che si realizza tirando
la corda su e giù per il manico. Da questo punto di vista, la qualità
simulativa del gioco è decisamente migliorata, elevando questo titolo
una spanna al di sopra di quanto visto finora.
C’è un’altra grossa novità introdotta dai ragazzi di Neversoft e
riguarda la concezione stessa delle tablature delle canzoni. Adesso non
abbiamo solo gli a solo infernali a devastarci le dita, ma anche delle
solidissime sezioni ritmiche. Infatti, sono stati introdotti in maniera
massiccia le sequenze di accordi. E chiunque pensasse che fare la
ritmica di una canzone fosse una bazzecola, dovrà ricredersi, vedendo
quanto bisogna lavorare per mettere insieme numerosi cambi di accordi,
inframmezzati da fraseggi veloci e glissati sublimi. Ci sono alcuni
passaggi nel corso di alcune canzoni che vi faranno tranquillamente
rischiare una poderosa tendinite al polso, tanto sono veloci e
articolati.
Un timore che aveva colpito la maggior parte degli amanti della serie è
che forse il gioco era stato facilitato, fosse stato leggermente
edulcorato per renderlo fruibile anche dai giocatori meno esperti e
tenaci. Qualche passo in questo senso è stato fatto, effettivamente. E’
stata infatti aumentata la soglia di tolleranza per suonare le note: se
prima bisognava essere precisissimi quasi al millisecondo, in questo
caso potremo mettere in saccoccia sequenze di note più o meno lunghe
anche senza essere dei metronomi umani. Questo però si associa a una
aumentata difficoltà di fondo, grazie all’introduzione dei già citati
accordi, cosa che darà del filo da torcere un po’ a tutti. Il livello
esperto, poi, è comunque complicato abbastanza da non far annoiare
nessuno!
A Solo
Non si può parlare di Guitar Hero senza fare menzione alla sua vasta
track list. Ci troviamo di fronte a un numero impressionante di brani,
quasi ottanta, la maggior parte dei quali suonati proprio dagli artisti
che le hanno composte originariamente. Tra le master track, figurano
pezzi storici come Anarchy in The UK dei Sex Pistols o Cherub Rock dgli
Smashing Pumpkins, per arrivare alla splendida One dei Metallica. Le
tracce invece performate da ottime cover band non sono da meno per
pregio tecnico e resa sonora, risultando molto vicine alle originali.
Basti pensare alla voce di Paranoid dei Black Sabbath che ricalca
perfettamente la cadenza strascicata e un po’ nasale di Ozzy Osbourne.
La presenza di una storia di fondo nella modalità carriera fa della
selezioni di brani una perfetta colonna sonora creata ad hoc per
l’occasione. Infatti nel vostro primo concerto in Inghilterra suonerete
dei pezzi di famosi artisti inglesi e quando si tratterà di misurarvi
con un po’ di sano blues, sarà la volta di La Grange degli ZZ Top o di
Pride and Joy dell’immortale Vaughan a farvi compagnia.
Affermare che questa selezione di canzoni sia la migliore mai vista per
questa serie è una cosa sterile e fine a se stessa, visto che ognuno ha
i propri gusti e ci sarà sempre una canzone che avremmo voluto vedere
tra quelle del gioco. Una cosa è certa: la lista di brani presenti è
varia e tocca tanti generi diversi, dal metal al blues al rock. Da
questo punto di vista risulta essere appetibile da molti
videogiocatori, cercando di accontentare tutti, senza mai annoiare. Per
i più patriottici, sarà nota d’orgoglio vedere tra band americane
blasonatissime anche i nostrani Lacuna Coil con la loro canzone Closer,
sintomo di quanto questo gioco sia sentito nel nostro Paese.
Bridge
Arriviamo finalmente al piatto forte del gioco: il multiplayer. Per
questa nuova edizione questa modalità è stata migliorata e ampliata
dato l’enorme successo avuto nei precedenti capitoli. Vista la ricca
comunità di videogiocatori presenti su XBOX LIVE è stato finalmente
implementato il gioco online.
Come da programma sarà possibile giocare affiancati da un amico in
modalità cooperativa. In questo caso, uno dei due giocatori affronterà
la parte per basso appositamente scritta per questa modalità. Una nota
di plauso va fatta per la scelta di pezzi che potessero far divertire
anche il bassista. Infatti una grande pecca del capitolo precedente era
la pochezza delle linee di basso presenti nelle canzoni proposte. Per
non incappare negli stessi errori, questa volta sono state rese
disponibili per la coop solo quelle tracce che si sposavano bene con
questo tipo di gioco. Per sopperire alle canzoni eliminate sono state
introdotte alcune canzoni sbloccabili solo terminando la carriera in
questa modalità.
Per chi ama invece polverizzare gli avversari sommergendoli con i
propri punteggi stratosferici sono state riproposte le modalità Sfida e
Sfida Pro, in cui si suonano a turni o contemporaneamente le canzoni
selezionate e si gareggia fino all’ultima nota.
La vera grande novità consiste nella Guitar Battle. Non è altro che una
battaglia tra chitarristi a suon di note, come già era stato proposto
nel film Crossroads, che vedeva combattere Steve Vai e Ralph Macchio.
Per rendere la sfida più pepata, in Guitar Hero III sono stati
introdotti i power up per disturbare la performance dell’avversario.
Qui la fantasia dei realizzatori ha volato alto: sarà possibile
spezzare una delle corde della chitarra, sovraccaricare l’amplificatore
o raddoppiare all’improvviso il numero di note da suonare. Questo
costringerà l’avversario a recuperare eseguendo delle azioni
particolari per uscire dall’empasse, come premere ripetutamente un
tasto o pompare sulla whammy bar. Se a prima vista può sembrare molto
divertente, in realtà il sistema è un po’ troppo arcade e lascia da una
parte la componente simulativa del gioco, suo vero punto di forza.
Tutte queste modalità sono affrontabili online, con molta facilità e
senza grossi intoppi. Purtroppo il sistema è ancora un po’ acerbo e si
nota come talvolta si accede a una partita classificata quando la
canzone è già a metà, rovinando tutto il piacere di suonare un pezzo
per intero. Talvolta il gioco si blocca durante le sessioni in rete
senza alcun motivo plausibile. Nonostante questi difetti tecnici
migliorabili, il gioco on line scorre liscio come l’olio senza un
minimo di lag, permettendo un esperienza videoludica appassionante e
divertente. Un’altra caratteristica migliorabile è la gestione delle
lobby: ogni volta che una partita termina, il proprio avversario viene
buttato fuori dalla nostra stanza e per riprendere a giocare bisogna
reinvitarlo da capo.
Il successo esploso con i capitoli precedenti ha spinto i programmatori
a seguire la sua comunità di aficionados anche su internet, creando
appositamente un imponente sito in cui vengono registrate quasi in
tempo reale le nostre statistiche, i nostri punteggi, cercando di
risalire la china e diventare le vere leggende del rock.
C’è una tale quantità di carne al fuoco che vi terrà impegnati per
molto tempo. L’unico motivo che potrebbe spingervi ad abbandonare GHIII
è solo ed esclusivamente l’uscita di GHIV. Preparatevi a rimanere
completamente irretiti da questo titolo che si lascia amare dal primo
momento e non ammette minimamente di essere abbandonato. Vi stregherà!
Reprise
Tecnicamente parlando, Guitar Hero III non fa certo gridare al
miracolo. Quanto meno, c’è stato il salto di qualità verso la next
generation che non si era affatto avuto nel capitolo precedente. I
modelli dei personaggi sono abbastanza dettagliati, ma ancora soffrono
di un certo aliasing. Forse questa soluzione è stata presa per
permettere un gioco online fluido e senza intoppi, sacrificando una
componente che ai fini del gioco è pressoché ininfluente. Non farete
molto caso al vostro avatar, mentre sarete impegnati a venire a capo
del riff principale di Number of The Beast!
Le animazioni sono decenti, con un’ottima sincronizzazione dei
movimenti delle dita del proprio alter ego digitale rispetto alle note
suonate. Una cosa da rimproverare a Neversoft è di aver eliminato le
animazioni folli che accompagnavano l’attivazione dello star power: non
vedrete più chitarre lanciate per aria, fatte ruotare come una spada da
samurai. I nostri personaggi in preda alla trance da palcoscenico
continueranno a suonare con le loro classiche pose, mentre strani
simboli compariranno intorno come una sorta di aura hippie. Un’altra
pecca realizzativa che colpisce questo gioco è rappresentata dalle
animazioni dei batteristi, che sembrano degli automi guizzanti, dai
movimenti scattosi e innaturali. Si poteva fare di meglio.
Le varie location dove suoneremo sono molto ben realizzate e la folla, per quanto stilizzata fa da ottimo contorno.
Per quel che riguarda la quantità di effetti sonori presenti nel gioco,
si può tranquillamente affermare che almeno in questo senso le cose
sono state svolte nel migliore dei modi. Il suono della chitarra mentre
sbagliamo una nota è caratteristico e facilmente riconoscibile, così da
metterci subito in allerta. Le urla del pubblico sono ben riprodotte e
sono ben integrate con l’azione che si svolge sul palco: fare una serie
di trecento note scatenerà il delirio tra la folla, così come
commettere troppi errori ci farà sommergere da fischi e urla di
disappunto.
Outro
Guitar Hero III si presenta nel panorama videoludico sulla scia del suo
predecessore, forte di una tradizione intramontabile. Nonostante la
scarsa esperienza in questo campo, Neversoft ha saputo coniugare un
giusto grado di innovazione senza stravolgere completamente una ricetta
ampiamente collaudata. L’introduzione massiccia degli accordi ha reso
questo gioco difficile per motivi differenti rispetto al secondo, dando
un motivo di ampio divertimento anche ai giocatori più incalliti. La
componente online (sia come modalità di gioco che come ricettacolo di
statistiche) corona un progetto ampio e ben realizzato che vale ogni
singolo centesimo che si spende per acquistarlo. Un must have.
Pro
- Gameplay impeccabile
- Comparto online divertente e infinito
- Gibosn LesPaul!!
- Ottanta canzoni disponibili
Contro
- Grafica ancora migliorabile
- Animazioni un po’ scarne
- Lobby poco pratica