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Recensione Recensione di Guitar Hero: Aerosmith

Recensione di Guitar Hero: Aerosmith di Console Tribe

di: Redazione

E’ il 1969 quando a Sunapee, nel New Hampshire, gli Aerosmith nascono
dall’incontro di Joe Perry e Tom Hamilton con Steve Tyler e Brad
Withford. Seguono 6 anni di rodaggio, è infatti nel 1976 che esplodono
con l’LP Toys in the attic, che contiene successi internazionali come
Sweet Emotion o Walk this way, che lo fanno balzare all’undicesimo
posto delle classifiche internazionali dell’epoca. Dopo il rilascio di
“Rocks” però la band passa dei momenti bui: i chitarristi Joe Perry e
Brad Withford, a causa di un litigio, lasciano gli Aerosmith. Provano
entrambi ad emergere come solisti, ma dopo diversi anni abbastanza
deludenti nel 1984 si ricongiungono al gruppo. Subito si vedono i primi
risultati: comincia il “Back in the saddle tour” e nello stesso anno
viene rilasciato “Done with Mirrors”. Nel 1998 gli Aerosmith
partecipano alla colonna sonora del film Armageddon, lanciando la
ballata “I don’t wanna miss a thing”, in vetta alle classifiche
americane per ben 4 settimane. In seguito viene rilasciato Just Push
play, che, nel 2001, rilancia definitivamente la band al successo. E’
il 2006 quando vengono contattati da Neversoft e Activision per
registrare “Same old song and Dance”, canzone da inserire in Guitar
Hero III. Da quell’incontro nacque una tale sinergia che gli
sviluppatori decisero di dedicare un intero gioco alla band di Steven
Tyler: Guitar Hero: Aerosmith.



Complete control



Guitar Hero: Aerosmith eredita dal terzo capitolo della serie molti
aspetti, in diversi casi migliorandoli. Il primo esempio di quanto
detto sino ad ora lo abbiamo all’apertura della scatola del gioco: il
controller.

La les paul in dotazione apparentemente è, eccetto la mascherina,
identica a quella di Guitar Hero III, e questo dati i numerosissimi
feedback negativi dell’utenza da tutto il mondo, non è un bene.
Numerosi erano i problemi con questo controller (probabilmente dovuti
al fatto dell’introduzione del wireless e del manico smontabile), a
partire dai tasti che non si premevano per finire alla sincronizzazione
con la console, che in molti casi non andava. Red Octane tuttavia
sembra aver fatto un ottimo lavoro in questo senso, risolvendone la
maggior parte e rendendolo oltre che esteticamente fantastico (è la Les
Paul!) anche funzionale. Non sarà più necessario infatti lo zappare sui
tasti nella speranza che l’hammer on funzioni né lo scotch per tenere
saldo il manico al corpo della chitarra. Il fastidioso clic che si
avvertiva alla pennata inoltre sembra quasi sparito.



No surprize



Una volta accesa la console, i menù saranno quello che più vi salterà
all’occhio. Lo sfondo in pelle marrone con i contorni rosa è quanto di
più pacchiano si sia mai visto in un videogioco. Superato il trauma dei
colori, notiamo che tra le voci del menù non è stato aggiunto nulla di
nuovo: Solita modalità carriera, Avvio veloce, Multiplayer, esercizi e
opzioni.



Prima di cominciare a rockeggiare nella carriera, dovremo scegliere un
personaggio da usare. I chitarristi di base sono gli stessi del terzo
capitolo e, a dirla tutta, di tutti i Guitar Hero precedenti (un po’ di
novità non farebbe male…). Nello store invece troviamo tutti i
cantanti che incontreremo durante il gioco più l’immortale Lou, il
diavolo con le corna che ci ha fatto sudare nel terzo episodio. A
seconda del “rocker” che sceglieremo lo sfondo dello spartito cambierà
tema. Purtroppo, a prescindere dalla scelta che faremo, saremo
costretti ad utilizzare, in tutte le canzoni degli Aerosmith, Joe
Perry. Non che ci sia niente di male in questo, il tema dello spartito
però è confusionario ed illeggibile, e spesso vedremo le note troppo
tardi per colpirle bene.



Per quanto riguarda la scaletta, il sistema è rimasto lo stesso. Man
mano che suoneremo i nostri brani avremo accesso a nuovi blocchi di
canzoni (rappresentati dai vari concerti che gli Aerosmith hanno fatto
durante la loro carriera) e a delle videointerviste alla band di Steven
Tyler e soci. Un discorso a parte va fatto per le canzoni bonus,
acquistabili, tramite i crediti che accumuleremo durante il gioco,
dallo store, insieme a nuove chitarre, nuovi costumi, nuove finiture e
tanto, tanto altro.



Nonostante la grafica non sia certo un punto su cui la saga di Guitar
Hero basi il suo successo, i personaggi sono riprodotti abbastanza
fedelmente. Il motore grafico è lo stesso di Guitar Hero III (che
novità!) ma in particolare sui membri della band Americana sono stati
fatti lavori di Motion Capture per catturarne i movimenti e riprodurli
fedelmente nel gioco. Il risultato è davvero ottimo, e ci sembrerà
davvero di averli davanti. Da sottolineare inoltre la cura con cui sono
stati riprodotti fedelmente i palchi su cui gli Aerosmith hanno suonato
durante la carriera. Insomma, niente a che vedere ovviamente con giochi
graficamente impressionanti quali Uncharted o Gears of War, però in
questo campo il gioco può tranquillamente dire la sua.




Let the music do the talkin’




Il fulcro di ogni Guitar Hero è, da sempre, la tracklist. In questo
episodio del gioco potremo suonare brani storici del gruppo di Steven
Tyler e compagni o che comunque ne hanno segnato la carriera. Non
mancano capolavori come All the young dudes, Dream On, Walk this Way o
Complete Control. Purtroppo le licenze costano, e una buona parte dei
brani sono semplicemente cover (anche se mediamente fatte molto bene),
come la sopra citata All the young dudes. Assolutamente stranissime
inoltre alcune scelte di Neversoft, come l’inserimento nella tracklist
principale del gioco della versione di Walk this way cantata dal rapper
Run DMC invece della infinitamente più bella versione classica, oppure
il totale non inserimento di brani come I don’t wanna miss a thing,
Jaded, Janie’s Got a gun o l’immortale Cryin’.



In tutto il percorso di gioco, comprese le bonus, potremo suonare
solamente 42 canzoni, poco più della metà di quelle presenti negli
scorsi Guitar Hero. Questo ovviamente non va a favore della longevità
del gioco, completabile in poche ore senza alcuno sforzo. Il fatto che
il titolo sia monotematico inoltre non rappresenta una scusante in
quanto gli Aerosmith, nella loro lunga carriera, hanno scritto
abbastanza capolavori da poter riempire due giochi del genere.



La casa di sviluppo ha inoltre annunciato che non rilascerà nessun
brano né sull’XBox Live Marketplace né sul Playstation Network.
Neversoft infatti sembra non avere intenzione di continuare anche dopo
il rilascio il supporto del gioco, concentrando tutte le sue attenzioni
sull’imminente Guitar Hero: World Tour.





Walk this way



Dando un’occhiata superficiale, il gameplay è rimasto invariato dal
precedente capitolo. Vedremo, come di consueto, il nostro tappeto
scorrere al centro della TV, sul quale passano delle note che dovremo
colpire a tempo di musica. Ogni dieci note consecutive il
moltiplicatore, segnato alla sinistra dello spartito, sale di una
unità, e ovviamente questo ci permetterà di fare più punti: se una nota
senza moltiplicatore valeva 100, con il moltiplicatore 2 vale 200 e
così via. A destra invece troviamo il “rockometro”, che indica
l’impatto della nostra performance sul pubblico. Se il rockometro
arriva al limite della zona rossa il brano sarà fallito. Sopra il
rockometro avremo la barra dello Star Power: quando sarà carica potremo
scatenare questo potere dirompente per fare più punti o semplicemente
per risollevarci da una performance non certo perfetta. Il tutto viene
arricchito da una perfetta simulazione degli hammer on e dei pull off,
tecniche con le quali potremo evitare di plettrare tutte le note, per
facilitarci la vita negli assoli più difficili.

Andando nello specifico tuttavia, soprattutto i giocatori di vecchia
data noteranno diverse differenze con Guitar Hero III. La soglia di
tolleranza nella quale potremo colpire le note, e di conseguenza anche
gli hammer on e i pull off, è decisamente diminuita, facendo storcere
il naso ai nuovi clienti della serie, ma rendendo felici tutti gli
esperti.



Nonostante questo, il gioco risulta davvero troppo semplice rapportato
agli standard degli scorsi titoli della “saga”. Se con Guitar Hero II
abbiamo sudato sangue per completare canzoni come Beast and the Harlot
e Psychobilly Freakout e con Guitar Hero III abbiamo faticato con
canzoni come The number of the Beast e Raining Blood, con Guitar Hero:
Aerosmith l’unica canzone che ci potrà dare qualche problema è l’ultima
della setlist principale, Train Kept a Rollin’, a qualsiasi livello lo
si giochi. Discorso a parte va fatto per la scaletta bonus, che vanta
brani come Mercy o Talk Talkin’. Niente a che vedere ovviamente con
Through the fire and flames, The way it ends o Jordan, ma potremo
trovare comunque nuove sfide.

Stessa cosa per le guitar battle, ridotte ad una sola sfida ed
estremamente più semplice di quella con il diavolo con le corna Lou.
Unica novità introdotta su questo versante è la possibilità di suonare,
anche per chi non possiede una connessione ad XBox Live o al
Playstation Network, le canzoni complete delle battaglie tra chitarre,
sbloccabili dopo aver battuto il vostro sfidante e acquistabili nello
store.





Sweet Emotion



Il multiplayer può essere considerato come la netta separazione tra la
gestione Harmonix e quella Neversoft. Se in Guitar Hero II 360 eravamo
rimasti delusi dalla sola modalità cooperativa e dal sistema di
classifiche, il terzo capitolo ha dato una vera e propria svolta,
introducendo per la prima volta il gioco online. Il gioco multiplayer
in locale o via XBox Live sfoggia 3 principali modalità:



-La modalità Cooperativa, con il quale potremo divertirci con i nostri
amici potendo suonare la parte della chitarra e la parte del basso;



-Le 2 modalità Sfida/Sfida Pro, che ci permetteranno di distruggere a suon di punteggi i nostri avversari;



-La guitar battle, sostanzialmente identica a quella che affronteremo
in modalità carriera ma questa volta usufruibile con tutti i brani e
giocabile assieme al nostro avversario.



Purtroppo, in questo caso, poche modifiche sono state fatte per quanto
riguarda il gioco online. A volte potremo trovare, nelle partite
classificate, canzoni già cominciate, come nell’online di Guitar Hero
III, e dati i feedback negativi che gli utenti hanno dato sui vari siti
ufficiali e non, questo non è affatto positivo e non fa certo ben
sperare per il futuro.



Nonostante questi difetti però il gioco online rimane godibile e la
varietà delle modalità farà sì che il gioco risulti longevo e quasi mai
noioso.



Cryin’



In conclusione, non è tutto oro quel che luccica. Nonostante l’idea di
base fosse buona, il gioco delude le aspettative e si configura come un
titolo per i soli appassionati degli Aerosmith e, ovviamente, per i
fanatici del genere. I soli 42 brani e soprattutto la quasi totale
assenza di novità non giustificano minimamente il prezzo pieno del
gioco, che si potrebbe tranquillamente considerare una semplice
espansione e sarebbe potuto essere rilasciato come contenuto
scaricabile. Neversoft, riprovaci, sarai più fortunata.


PRO:

  • Multiplayer online godibile
  • Soglia di tolleranza nel quale colpire le note diminuita
  • Controller migliorato rispetto a Guitar Hero III

CONTRO:

  • Solo 42 canzoni comprese le bonus
  • Molte cover
  • Pochissime novità rispetto a Guitar Hero III
  • A qualsiasi difficoltà lo si giochi, il titolo risulta troppo semplice
  • Prezzo decisamente esagerato per quello che il gioco offre