Recensione Recensione di Golden Axe: Beast Rider
Recensione di Golden Axe: Beast Rider di Console Tribe
di: RedazioneQuante volte vorreste trovarvi al nostro posto? Sappiamo che la vita
del redattore di videogiochi è tutt’altro che un lavoro, ma una vera e
propria pacchia. Giocare, giocare e ancora giocare: questo è l’impegno
più grande che ci viene chiesto, oltre ovviamente a scrivere un
articolo decente tralasciando il più possibile errori di ortografia e
sintassi.
È inutile negarlo, tutti vorrebbero fare questo lavoro o almeno chi è appassionato di videogiochi, e quindi gente come voi.
Ma quello che non sapete è che il mondo dei videogames non è sempre
rose e fiori, e soprattutto a volte non è coinvolgente come invece
vuole apparire. Se pensate ai titoli che stanno uscendo in questo
periodo (Fallout 3 e Gears of War 2
giusto per citarne alcuni), forse fate bene ad invidiarci, o quanto
meno apprezzarci, ma se tra le vostre mani anche solo per sbaglio
dovesse capitare un “certo” Golden Axe Beast Rider, e il vostro
DOVERE è provarlo, giocarlo e recensirlo, possiamo assicurarvi che
quello che sembrava essere uno dei più bei lavori al mondo si tramuta
d’improvviso nel compito più triste e ingrato della Terra.
A volte vorreste trovarvi al nostro posto, ma fidatevi, anche il contrario.
Retro-cesso
La storia di Golden Axe appartiene a un epoca fatta di
gettoni scintillanti, fumose sale giochi e ingombranti coin-op, tutti
elementi che messi insieme garantivano ore ed ore di smaccato
divertimento.
Il gioco (e poi serie) targato SEGA, sbancò
il botteghino ed ebbe un notevole successo non tanto perché proponesse
novità eclatanti, ma perché era possibile giocarlo contemporaneamente
in due persone, ognuna delle quali aveva l’opportunità di scegliere tra
vari personaggi differenti.
Golden Axe si posizionava nel bel mezzo di una guerra al
monopolio del genere “picchiaduro a scorrimento”, sicuramente
capeggiato da grandi titoli Capcom come Final Fight e Cadillacs & Dinosaurs, ma che allo stesso tempo riusciva a farsi valere grazie a un uso delle magie originale e unico.
Senza ombra di dubbio, però, il merito andava attribuito alla
possibilità di guidare dei “veicoli” insoliti e fuori dalle righe, per
esempio dei draghi sputafuoco o animali simili a improbabili galline
giganti colorate di viola.
In linea di massima Golden Axe
si poteva definire un gioco divertente e atipico, ma con quel leggero
“non so che” di blanda categoria B che lo declassava rispetto alla
concorrenza agguerrita dell’epoca.
Quello che speravamo, almeno dopo lunghi anni di attesa dalla
pubblicazione del primo episodio a 16 bit, è di vedere questa lunga
gestazione come una buona occasione per mirare al titolo di
“Picchiaduro di serie A”, e magari risorgere con un ritorno in grande
stile sulle console di nuova generazione.
Con Beast Rider la serie di Golden Axe
ne ha fatti parecchi di cambiamenti: si è tramutato, ha cambiato
grafica, giocabilità, approccio alle magie e tanto altro. In meglio? Vi
starete chiedendo.
La risposta è: assolutamente no, anzi, è addirittura retrocesso in serie C.
Lascia l’ascia!
Il primo aspetto evidente di questo nuovo Golden Axe è che
tutto fuorché “nuovo”. Tutte le caratteristiche implementate quasi una
ventina d’anni fa sono state rimosse senza ripensamenti, e rimpiazzate
con una quantità immane di sciocchezze e cadute di stile paurose.
Uno dei lati più bizzarri e assurdi di questa recensione è che ci tocca
fare un paragone tra due titoli che hanno tanti anni di differenza,
eppure quasi per paradosso il progresso tecnologico, i vantaggi e le
spettacolarità che permettono le console odierne non sono riusciti ad
averla vinta sulle vecchie e collaudate idee di una tecnologia obsoleta.
Come prima cosa è inspiegabile la mancanza di più personaggi
selezionabili, aspetto che forse rappresentava l’unico motivo valido
per ri-giocare il nuovo episodio di Golden Axe.
Non chiedevamo di certo una stramba o elaborata modalità co-op online;
ci saremmo accontentati di una semplice “partitella” in compagnia di un
amico, in ricordo dei vecchi tempi tra una montagna di gettoni buttati
al vento e l’altra. E invece no, questa volta dimenticatevi le capriole
con il nanetto barbuto vestito di verde, o il fustaccione dalle
mutandone blu.
Dovrete accontentarvi di una ragazza senza alcuna caratterizzazione
particolare, con un carisma frizzante come una panchina in ghisa e con
i movimenti di una credenza in mogano.
Sembra assurdo, eppure gli unici momenti di pathos che saprà
restituirci l’intero gioco saranno quelli spesi a fissare immobili il
disegno in copertina.
Il nuovo Golden Axe, cioè quello vecchio
Cosa c’è di peggio di un gioco che dispone di un personaggio
anti-carisma, di una sola arma, di ambienti molto simili tra di loro e
di una serie di magie inutili? Se amate il sadomasochismo e volete
spendere 70 euro per provare queste “prelibatezze”, allora Golden Axe Beast Rider è quello che stavate cercando.
Tutti quelli che invece non la pensano in questi termini, ovvero il 99%
della popolazione, si troveranno davanti un titolo che rimane sfigurato
se paragonato ai vecchi episodi della serie, e massacrato brutalmente
rispetto alla concorrenza odierna.
I problemi che affliggono il gioco sono tanti e di varia natura. Uno di
questi è senza dubbio il tipo di genere ambiguo e non precisamente
definito, che per tutta la durata del titolo appare come un continuo
“stento” inutile verso l’imitazione poco riuscita di varie forme
ludiche. Definire Golden Axe come un hack ‘n slash, per esempio, è come paragonare la cioccolata con “qualcosa che gli assomiglia parecchio”.
Questo accade perché in qualsiasi hack ‘n slash che si rispetti bisogna
tenere in considerazione alcuni fattori non indifferenti: alto tasso di
adrenalina, continuo movimento e azione, combo e pressione di tasti
illimitate ma soprattutto intere orde di nemici da eliminare.
La nostra protagonista si troverà a percorrere, invece, lunghe strade
deserte, nel senso che non c’è veramente mai niente da fare, e con la
comparsa sporadica di pochi mostri, forse i peggio caratterizzati degli
ultimi anni su console.
Un rimando videoludico lo si può fare con il (quasi) recente Conan,
un gioco che prendeva in prestito alcune meccaniche dei picchiaduro a
scorrimento per riplasmarle in modo più lento e splatter, anziché
frenetico e sobrio come vuole la natura del genere. Ma il difetto più
grosso di Golden Axe Beast Rider è proprio quello di rimanere
sospeso in un limbo anonimo in cui nessuno dei due stili prevale,
risultando a tutti gli effetti come un titolo che non sa né di carne né
di pesce o, se preferite, di entrambi andati a male.
Le caratteristiche che avevano reso il vecchio gioco del lontano ‘89
una sorta di best-seller sono state qui riportate, ma per qualche
oscura ragione sembrano realizzate grossolanamente. Come preannuncia il
titolo, sarà possibile cavalcare alcune creature fantastiche, tra nuove
e vecchie comparse, ma che in termini ludici si riveleranno il più
delle volte frustranti e sicuramente poco divertenti.
Data la scarsità di nemici e le lunghe tratte da percorrere in
solitudine senza uno preciso scopo, le creature che cavalcheremo
torneranno utili per spezzare la noia, o per risolvere blandi e
ridicoli puzzle ambientali (per esempio aprire delle porte o accedere a
un passaggio successivo). Ma fidatevi, la noia verrà presto a farvi
visita, e il più delle volte vi chiederà come favore personale di
espellere il disco dall’apposito vano.
Le magie, un altro elemento divertente del coin-op originale, sono
state qui sostituite da alcune abilità senza senso e prive di qualsiasi
gusto estetico. Sfidiamo chiunque, anche chi non ha mai visto un
videogioco fantasy nella propria vita, a non trovare una soluzione per
proporre degli incantesimi originali e fuori dal comune.
Nel primo Golden Axe
era stato adoperato un metodo interessante a tal riguardo: le magie
venivano eseguite solo dopo aver trovato delle boccette blu, e in base
alla quantità di queste in nostro possesso era possibile sferrare degli
attacchi magici pirotecnici e anche di un certo effetto grafico se
paragonati all’epoca.
Con l’uscita di questo nuovo capitolo ci aspettavamo di vedere molti
più fuochi di artificio, o almeno rivisitati con la tecnologia attuale
anche solo per puro sfizio visivo.
E invece no, le magie disponibili si ridurranno a sole tre e con una scarsa originalità che rasenta l’incredibile.
Era meglio il 16 bit
Il comparto tecnico di Golden Axe Beast Rider è riassumile in una sola parola: indecente.
Benché i disegni generali non siano tutto sommato orribili e i panorami
hanno una costruzione architettonica niente male, si ha la continua
sensazione di giocare un titolo di qualche anno fa, in cui
l’esperimento di passaggio dalla vecchia alla nuova generazione si
faceva sentire molto in termini estetici. È inspiegabile, infatti, come
sia possibile mettere in commercio un gioco che se paragonato a
prodotti tecnologicamente massicci di questo periodo (pensiamo per
esempio a Gears of War 2), Beast Rider
sembra appartenere ad un’epoca completamente differente, e non
semplicemente con un leggero divario di qualche anno. Capiamo anche che
il budget messo nelle mani di un team “imponente” come Epic Games sia diametralmente opposto a quello a disposizione di Secret Level, ma se il ragionamento fosse solo per soldi, e non per idee, non continueremmo di certo con le critiche.
Ma nel caso del nuovo Golden Axe le idee scarseggiano, e allora non possiamo far altro che sprofondarlo.
I nemici che affronterete saranno realizzati con una cura
approssimativa, così come gli ambienti circostanti, tutti anonimi e
letteralmente poveri di qualsiasi cosa pensiate. Più viaggerete e
maggiore sarà la vostra presa di posizione negativa: “Qual è il mio
compito? Cosa ci sto a fare qui? Perché continuo a percorrere lande
deserte con la speranza di combattere solo con un paio di mostri?
Tutte le risposte ve le darete sin da subito, anche perché la linearità
sconcertante del gioco e dei livelli non garantirà nessun divertimento,
né tanto meno un appagamento per i vostri occhi.
Uno degli aspetti che ci ha lasciato nel dubbio è la stupefacente
realizzazione tecnica delle animazioni in computer animation. Talmente
ben realizzate da non avere niente a che fare con l’intero titolo, e
soprattutto paragonabili a quelle dei più recenti film d’animazione.
Forse il team di sviluppo avrà concentrato tutte le sue forze per
spremere dei filmati degni di nota, senza però ricordarsi che lo scopo
del loro progetto doveva convergere in modo “interattivo” e non
“passivo”.
Peccato, perché se solo il gioco avesse avuto una grafica e una
giocabilità generali sopra la media poteva essere di certo un prodotto
da tenere in considerazione, ma la bellezza dei filmati
pre-renderizzati non fanno altro che delineare maggiormente gli
infiniti difetti e le mancanze estetiche complessive.
Anche il sonoro non contribuisce in alcun modo a riparare le mancanze
grafiche, presentantosi con una serie di tracce funzionali al tema
epico ma senza enfatizzarne lo spirito. Soprattutto gli effetti sonori,
in particolar modo quelli inerenti alle urla dei nemici smembrati,
tenderanno a snervare anche il più paziente tra i giocatori.
Insomma, uno dei titoli attuali con il peggior comparto audio-video mai
visto, forse non in termini puramente tecnici (da alcuni screenshot,
infatti, potreste dedurre il contrario), ma per quanto concerne la
funzionalità e l’originalità.
La Bella e la Bestia, ma più la seconda
Arrivati a questo punto pensiamo non serva aggiungere altro per chiarire che Golden Axe Beast Rider
è riuscito solo nell’intento di spaventare noi recensori, e allontanare
di netto quei pochi fan che avevano costruito una speranza attorno a
questo nuovo titolo della serie.
Una serie che è morta all’epoca delle sale giochi e che preferiamo di
gran lunga ricordarla così: un modo simpatico e divertente per passare
un pomeriggio con gli amici, anziché un triste fallimento commerciale
che tenta invano di accaparrarsi un po’ di spazio tra le opere
videoludiche alle quali siamo abituati, soprattutto nell’ultimo periodo.
Golden Axe non saprà accontentarvi sotto nessun aspetto: la
grafica è obsoleta, la giocabilità è rarefatta, il multiplayer sia
offline che online non esiste e le magie sono quanto di più inutile si
sia mai visto in circolazione.
Ma se l’avete già comprato e non sapete che farne date un’occhiata ai
nostri PRO, in casi come questi sono l’unica alternativa utile.
Buon divertimento.
PRO
del redattore di videogiochi è tutt’altro che un lavoro, ma una vera e
propria pacchia. Giocare, giocare e ancora giocare: questo è l’impegno
più grande che ci viene chiesto, oltre ovviamente a scrivere un
articolo decente tralasciando il più possibile errori di ortografia e
sintassi.
È inutile negarlo, tutti vorrebbero fare questo lavoro o almeno chi è appassionato di videogiochi, e quindi gente come voi.
Ma quello che non sapete è che il mondo dei videogames non è sempre
rose e fiori, e soprattutto a volte non è coinvolgente come invece
vuole apparire. Se pensate ai titoli che stanno uscendo in questo
periodo (Fallout 3 e Gears of War 2
giusto per citarne alcuni), forse fate bene ad invidiarci, o quanto
meno apprezzarci, ma se tra le vostre mani anche solo per sbaglio
dovesse capitare un “certo” Golden Axe Beast Rider, e il vostro
DOVERE è provarlo, giocarlo e recensirlo, possiamo assicurarvi che
quello che sembrava essere uno dei più bei lavori al mondo si tramuta
d’improvviso nel compito più triste e ingrato della Terra.
A volte vorreste trovarvi al nostro posto, ma fidatevi, anche il contrario.
Retro-cesso
La storia di Golden Axe appartiene a un epoca fatta di
gettoni scintillanti, fumose sale giochi e ingombranti coin-op, tutti
elementi che messi insieme garantivano ore ed ore di smaccato
divertimento.
Il gioco (e poi serie) targato SEGA, sbancò
il botteghino ed ebbe un notevole successo non tanto perché proponesse
novità eclatanti, ma perché era possibile giocarlo contemporaneamente
in due persone, ognuna delle quali aveva l’opportunità di scegliere tra
vari personaggi differenti.
Golden Axe si posizionava nel bel mezzo di una guerra al
monopolio del genere “picchiaduro a scorrimento”, sicuramente
capeggiato da grandi titoli Capcom come Final Fight e Cadillacs & Dinosaurs, ma che allo stesso tempo riusciva a farsi valere grazie a un uso delle magie originale e unico.
Senza ombra di dubbio, però, il merito andava attribuito alla
possibilità di guidare dei “veicoli” insoliti e fuori dalle righe, per
esempio dei draghi sputafuoco o animali simili a improbabili galline
giganti colorate di viola.
In linea di massima Golden Axe
si poteva definire un gioco divertente e atipico, ma con quel leggero
“non so che” di blanda categoria B che lo declassava rispetto alla
concorrenza agguerrita dell’epoca.
Quello che speravamo, almeno dopo lunghi anni di attesa dalla
pubblicazione del primo episodio a 16 bit, è di vedere questa lunga
gestazione come una buona occasione per mirare al titolo di
“Picchiaduro di serie A”, e magari risorgere con un ritorno in grande
stile sulle console di nuova generazione.
Con Beast Rider la serie di Golden Axe
ne ha fatti parecchi di cambiamenti: si è tramutato, ha cambiato
grafica, giocabilità, approccio alle magie e tanto altro. In meglio? Vi
starete chiedendo.
La risposta è: assolutamente no, anzi, è addirittura retrocesso in serie C.
Lascia l’ascia!
Il primo aspetto evidente di questo nuovo Golden Axe è che
tutto fuorché “nuovo”. Tutte le caratteristiche implementate quasi una
ventina d’anni fa sono state rimosse senza ripensamenti, e rimpiazzate
con una quantità immane di sciocchezze e cadute di stile paurose.
Uno dei lati più bizzarri e assurdi di questa recensione è che ci tocca
fare un paragone tra due titoli che hanno tanti anni di differenza,
eppure quasi per paradosso il progresso tecnologico, i vantaggi e le
spettacolarità che permettono le console odierne non sono riusciti ad
averla vinta sulle vecchie e collaudate idee di una tecnologia obsoleta.
Come prima cosa è inspiegabile la mancanza di più personaggi
selezionabili, aspetto che forse rappresentava l’unico motivo valido
per ri-giocare il nuovo episodio di Golden Axe.
Non chiedevamo di certo una stramba o elaborata modalità co-op online;
ci saremmo accontentati di una semplice “partitella” in compagnia di un
amico, in ricordo dei vecchi tempi tra una montagna di gettoni buttati
al vento e l’altra. E invece no, questa volta dimenticatevi le capriole
con il nanetto barbuto vestito di verde, o il fustaccione dalle
mutandone blu.
Dovrete accontentarvi di una ragazza senza alcuna caratterizzazione
particolare, con un carisma frizzante come una panchina in ghisa e con
i movimenti di una credenza in mogano.
Sembra assurdo, eppure gli unici momenti di pathos che saprà
restituirci l’intero gioco saranno quelli spesi a fissare immobili il
disegno in copertina.
Il nuovo Golden Axe, cioè quello vecchio
Cosa c’è di peggio di un gioco che dispone di un personaggio
anti-carisma, di una sola arma, di ambienti molto simili tra di loro e
di una serie di magie inutili? Se amate il sadomasochismo e volete
spendere 70 euro per provare queste “prelibatezze”, allora Golden Axe Beast Rider è quello che stavate cercando.
Tutti quelli che invece non la pensano in questi termini, ovvero il 99%
della popolazione, si troveranno davanti un titolo che rimane sfigurato
se paragonato ai vecchi episodi della serie, e massacrato brutalmente
rispetto alla concorrenza odierna.
I problemi che affliggono il gioco sono tanti e di varia natura. Uno di
questi è senza dubbio il tipo di genere ambiguo e non precisamente
definito, che per tutta la durata del titolo appare come un continuo
“stento” inutile verso l’imitazione poco riuscita di varie forme
ludiche. Definire Golden Axe come un hack ‘n slash, per esempio, è come paragonare la cioccolata con “qualcosa che gli assomiglia parecchio”.
Questo accade perché in qualsiasi hack ‘n slash che si rispetti bisogna
tenere in considerazione alcuni fattori non indifferenti: alto tasso di
adrenalina, continuo movimento e azione, combo e pressione di tasti
illimitate ma soprattutto intere orde di nemici da eliminare.
La nostra protagonista si troverà a percorrere, invece, lunghe strade
deserte, nel senso che non c’è veramente mai niente da fare, e con la
comparsa sporadica di pochi mostri, forse i peggio caratterizzati degli
ultimi anni su console.
Un rimando videoludico lo si può fare con il (quasi) recente Conan,
un gioco che prendeva in prestito alcune meccaniche dei picchiaduro a
scorrimento per riplasmarle in modo più lento e splatter, anziché
frenetico e sobrio come vuole la natura del genere. Ma il difetto più
grosso di Golden Axe Beast Rider è proprio quello di rimanere
sospeso in un limbo anonimo in cui nessuno dei due stili prevale,
risultando a tutti gli effetti come un titolo che non sa né di carne né
di pesce o, se preferite, di entrambi andati a male.
Le caratteristiche che avevano reso il vecchio gioco del lontano ‘89
una sorta di best-seller sono state qui riportate, ma per qualche
oscura ragione sembrano realizzate grossolanamente. Come preannuncia il
titolo, sarà possibile cavalcare alcune creature fantastiche, tra nuove
e vecchie comparse, ma che in termini ludici si riveleranno il più
delle volte frustranti e sicuramente poco divertenti.
Data la scarsità di nemici e le lunghe tratte da percorrere in
solitudine senza uno preciso scopo, le creature che cavalcheremo
torneranno utili per spezzare la noia, o per risolvere blandi e
ridicoli puzzle ambientali (per esempio aprire delle porte o accedere a
un passaggio successivo). Ma fidatevi, la noia verrà presto a farvi
visita, e il più delle volte vi chiederà come favore personale di
espellere il disco dall’apposito vano.
Le magie, un altro elemento divertente del coin-op originale, sono
state qui sostituite da alcune abilità senza senso e prive di qualsiasi
gusto estetico. Sfidiamo chiunque, anche chi non ha mai visto un
videogioco fantasy nella propria vita, a non trovare una soluzione per
proporre degli incantesimi originali e fuori dal comune.
Nel primo Golden Axe
era stato adoperato un metodo interessante a tal riguardo: le magie
venivano eseguite solo dopo aver trovato delle boccette blu, e in base
alla quantità di queste in nostro possesso era possibile sferrare degli
attacchi magici pirotecnici e anche di un certo effetto grafico se
paragonati all’epoca.
Con l’uscita di questo nuovo capitolo ci aspettavamo di vedere molti
più fuochi di artificio, o almeno rivisitati con la tecnologia attuale
anche solo per puro sfizio visivo.
E invece no, le magie disponibili si ridurranno a sole tre e con una scarsa originalità che rasenta l’incredibile.
Era meglio il 16 bit
Il comparto tecnico di Golden Axe Beast Rider è riassumile in una sola parola: indecente.
Benché i disegni generali non siano tutto sommato orribili e i panorami
hanno una costruzione architettonica niente male, si ha la continua
sensazione di giocare un titolo di qualche anno fa, in cui
l’esperimento di passaggio dalla vecchia alla nuova generazione si
faceva sentire molto in termini estetici. È inspiegabile, infatti, come
sia possibile mettere in commercio un gioco che se paragonato a
prodotti tecnologicamente massicci di questo periodo (pensiamo per
esempio a Gears of War 2), Beast Rider
sembra appartenere ad un’epoca completamente differente, e non
semplicemente con un leggero divario di qualche anno. Capiamo anche che
il budget messo nelle mani di un team “imponente” come Epic Games sia diametralmente opposto a quello a disposizione di Secret Level, ma se il ragionamento fosse solo per soldi, e non per idee, non continueremmo di certo con le critiche.
Ma nel caso del nuovo Golden Axe le idee scarseggiano, e allora non possiamo far altro che sprofondarlo.
I nemici che affronterete saranno realizzati con una cura
approssimativa, così come gli ambienti circostanti, tutti anonimi e
letteralmente poveri di qualsiasi cosa pensiate. Più viaggerete e
maggiore sarà la vostra presa di posizione negativa: “Qual è il mio
compito? Cosa ci sto a fare qui? Perché continuo a percorrere lande
deserte con la speranza di combattere solo con un paio di mostri?
Tutte le risposte ve le darete sin da subito, anche perché la linearità
sconcertante del gioco e dei livelli non garantirà nessun divertimento,
né tanto meno un appagamento per i vostri occhi.
Uno degli aspetti che ci ha lasciato nel dubbio è la stupefacente
realizzazione tecnica delle animazioni in computer animation. Talmente
ben realizzate da non avere niente a che fare con l’intero titolo, e
soprattutto paragonabili a quelle dei più recenti film d’animazione.
Forse il team di sviluppo avrà concentrato tutte le sue forze per
spremere dei filmati degni di nota, senza però ricordarsi che lo scopo
del loro progetto doveva convergere in modo “interattivo” e non
“passivo”.
Peccato, perché se solo il gioco avesse avuto una grafica e una
giocabilità generali sopra la media poteva essere di certo un prodotto
da tenere in considerazione, ma la bellezza dei filmati
pre-renderizzati non fanno altro che delineare maggiormente gli
infiniti difetti e le mancanze estetiche complessive.
Anche il sonoro non contribuisce in alcun modo a riparare le mancanze
grafiche, presentantosi con una serie di tracce funzionali al tema
epico ma senza enfatizzarne lo spirito. Soprattutto gli effetti sonori,
in particolar modo quelli inerenti alle urla dei nemici smembrati,
tenderanno a snervare anche il più paziente tra i giocatori.
Insomma, uno dei titoli attuali con il peggior comparto audio-video mai
visto, forse non in termini puramente tecnici (da alcuni screenshot,
infatti, potreste dedurre il contrario), ma per quanto concerne la
funzionalità e l’originalità.
La Bella e la Bestia, ma più la seconda
Arrivati a questo punto pensiamo non serva aggiungere altro per chiarire che Golden Axe Beast Rider
è riuscito solo nell’intento di spaventare noi recensori, e allontanare
di netto quei pochi fan che avevano costruito una speranza attorno a
questo nuovo titolo della serie.
Una serie che è morta all’epoca delle sale giochi e che preferiamo di
gran lunga ricordarla così: un modo simpatico e divertente per passare
un pomeriggio con gli amici, anziché un triste fallimento commerciale
che tenta invano di accaparrarsi un po’ di spazio tra le opere
videoludiche alle quali siamo abituati, soprattutto nell’ultimo periodo.
Golden Axe non saprà accontentarvi sotto nessun aspetto: la
grafica è obsoleta, la giocabilità è rarefatta, il multiplayer sia
offline che online non esiste e le magie sono quanto di più inutile si
sia mai visto in circolazione.
Ma se l’avete già comprato e non sapete che farne date un’occhiata ai
nostri PRO, in casi come questi sono l’unica alternativa utile.
Buon divertimento.
PRO
- Il disco è ottimo da usare come sottobicchiere…
- … oppure come frisbie…
- … o infine per scartavetrare i muri.
CONTRO
- Se siete dei fan di Golden Axe statene alla larga;
- se non siete dei fan di Golden Axe statene alla larga;
- chiunque siate, statene alla larga.