Recensione Recensione di Ghostbusters: Sanctum of Slime
Recensione di Ghostbusters: Sanctum of Slime di Console Tribe
di: Mariano "TylerDurden" AdamoCorreva l’anno 1984 quando Ivan Reitman, insieme ad un indimenticabile cast, diede vita ai Ghostbusters. La prima pellicola cinematografica è entrata nella storia grazie al suo mix di umorismo, fenomeni paranormali e gadget avveniristici come il mitico zaino protonico e la scoppiettante Ecto 1. Il successo della serie ha fatto sì non solo che gli attori tornassero su grande schermo per l’altrettanto indimenticabile sequel, ma anche che il brand Ghostbusters si spingesse in una serie di operazioni commerciali come magliette, giocattoli e ovviamente videogame. I primi capitoli videoludici sono conosciuti unicamente dai giocatori di vecchia data, i fan più giovani invece hanno potuto ammirare gli “acchiappafantasmi” solo di recente, grazie all’ultimissimo capitolo in versione next-gen. Visto il successo, Atari ha deciso di distribuire un ulteriore capitolo, stavolta rilasciato su Playstation Store e Xbox Live. Sanctum of Slime, questo il titolo del gioco, promette azione frenetica, cooperazione e tanto divertimento. Sarà veramente così oppure, per questa volta, era meglio non credere ai fantasmi?
Who you gonna call?
Sanctum of Slime viene raccontato attraverso intermezzi in stile fumetto. I disegni godono di un look abbastanza accattivante, tuttavia i dialoghi sono decisamente scontati e monotoni. Prima di tutto, i veri protagonisti del gioco non sono gli indimenticabili Ghostbusters, in Sanctum of Slime fanno infatti la loro comparsa alcune reclute che, nonostante non siano poi così male, non reggono davvero il confronto con gli originali. In secondo luogo sembrerebbe quasi che questi nuovi Acchiappafantasmi siano una sorta di imitazione, tra l’altro anche scadente, degli originali. Con questo vogliamo dire che gli sviluppatori più che puntare su personaggi originali dotati di carisma e caratteristiche proprie, hanno preferito semplicemente modificare i vecchi Ghostbusters, aggiungendo solo qualche piccola modifica. Il risultato? Scenette sì divertenti ma che comunque restituiscono una sensazione di déjà-vu, e soprattutto di nostalgia per i nostri eroi d’infanzia.
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Il compito delle nuove reclute sarà quello di sgominare l’ennesimo superfantasma-supercattivo di turno che, udite udite, si è risvegliato dopo un lunghissimo sonno, solo per distruggere e portare il caos sulla Terra. Vedremo in ordine sparso il solito manufatto antico, gli sgherri inutili che si fanno soggiogare dal potere, svariate persone in difficoltà e “chi più ne ha, più ne metta”. Il plot narrativo, se non bastassero i dialoghi scontati e banali, di certo non affascina il giocatore più di tanto ma, in fondo, questo è un gioco che punta tutto sull’azione. Sarà il gameplay a farci divertire. O almeno così speravamo. Vorremmo descriverlo accuratamente ma in casi come questi bisogna essere diretti e precisi: Sanctum of Slime è di una noia unica. Il giocatore impersonerà uno dei quattro personaggi principali e dovrà, missione dopo missione, sgominare i fantasmi che si manifestano in ogni schermata. La telecamera inquadra l’azione di gioco dall’alto, da qui avrete una visuale completa della schermata. Utilizzando lo stick analogico destro, sarete in grado di puntare il raggio protonico praticamente in ogni direzione, e i fantasmi compariranno a raffica da ogni possibile posizione. Tutto quello che dovrete fare è semplicemente puntare lo stick contro i fantasmi mentre usate l’altro stick per evitare gli attacchi. Tutto qui, il gameplay di Sancutm of Slime non offre praticamente null’altro. Ci sarebbe da dire che è possibile selezionare più tipi di attacchi, da utilizzare su diverse tipologie di fantasmi; ci sarebbe da dire anche che talvolta gli ectoplasmi lasceranno cadere alcuni power-up che, ovviamente, non cambieranno minimamente l’impostazione di gioco. Come abbiamo già detto, Sanctum of Slime è tremendamente noioso. E’ possibile anche utilizzare il raggio per distruggere vari elementi del fondale per raccogliere oggetti e punti bonus ma, inutile dirlo, anche quest’aspetto non offre il massimo del divertimento.
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Parlando di longevità, se non vi stancherete prima, il gioco è diviso in dodici missioni. La durata di ogni capitolo è discretamente variabile e, se sarete abbastanza pazienti, Sanctum of Slime vi terrà impegnati per una manciata d’ore. Il tempo potrebbe aumentare esponenzialmente grazie ad una semplice e interessante modalità multiplayer. In pratica avrete la possibilità di rivivere l’intera campagna principale insieme a quattro amici. Visto così, il gioco appare decisamente meglio. Il divertimento offerto è notevolmente maggiore, anche grazie al fattore competitività offerto dal punteggio di fine missione e dalle relative statistiche. Il netcode è abbastanza stabile e le sessioni filano via lisce come l’olio. Il vero problema di questa modalità è il tempo d’attesa per trovare una partita visto che i server sono spesso semi-deserti. Sotto quest’aspetto tuttavia vogliamo spezzare una lancia a favore del titolo, visto che è uscito da pochi giorni e il flusso dei videogiocatori potrebbe aumentare col tempo.
Per quanto riguarda il comparto tecnico ci troviamo di fronte ad un prodotto abbastanza scarno e poco dettagliato. Le ambientazioni, seppur artisticamente interessanti, sono povere di dettagli e decisamente in bassa risoluzione. Discreta la modellazione poligonale di personaggi e fantasmi ma, in ogni caso, nulla di paranormale, tanto per restare in tema.
Please, don’t call!
Sanctum of Slime è la dimostrazione pratica di come avere un buon brand alle spalle non significhi minimamente creare un prodotto interessante. Il gameplay è praticamente la sagra della noia. Uno stile di gioco piatto si fonde con una monotonia tale da stancare il giocatore già dalle prime battute di gioco. La mancanza di idee innovative e, soprattutto, affascinanti si manifesta anche attraverso la trama scontata e banale. Il gioco può regalare qualche soddisfazione se affrontato con gli amici ma sempre a rischio della vostra salute mentale. Il comparto tecnico è mediocre come tutto il resto e da solo non basta a giustificarne l’acquisto.
Come già detto, il titolo porta con sé il brand degli Acchiappafantasmi ma, viene spontaneo chiederselo, i Ghostbusters, quelli veri, dove sono finiti?