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Recensione Recensione di Fable III

Recensione di Fable III di Console Tribe

di: B1GASS

Sono passati esattamente due anni dall’ultima volta che la favola è stata raccontata. Da tempo immemore questo antro buio e stantio non riceveva visita. L’antica libreria è un luogo attraente, spaventosamente mistico, un posto in cui perdersi. Ma noi non siamo qui per perderci, perché sappiamo esattamente cosa cercare. Camminiamo tra un freddo corridoio e l’altro accompagnati dalla nostra fioca candela, ed è proprio lì, sull’ultimo scaffale in fondo alla sala che veniamo catturati e richiamati da quel libro. Lo scrutiamo, ci lasciamo sedurre, e poi, in punta di piedi, allunghiamo il braccio per ammirarlo tra le nostre mani. Lo abbiamo sfiorato con un dito lasciando il segno sulla polvere, con un soffio deciso sveliamo il titolo inciso a caratteri dorati: Fable III.
La prima pagina gira lentamente, si può percepire l’odore della china, della carta umida.
Una frase ci invita a leggere e sospirare: “C’era una volta una storia. La tua”.

Che la storia abbia inizio

Come ogni storia che si rispetti, anche Fable III porge l’inchino e vi invita a diventare protagonisti di una strabiliante avventura, anzi, di una fiaba.
Stavolta indosserete i nobili panni di un principe (o di una principessa qualora scegliate un personaggio femminile) e godere con spensieratezza della vostra vita agiata e benestante. Ma ciò che sembrava essere un dolce risveglio nelle alte sfere della società, si rivela da subito l’inizio di un incubo: vostro fratello Logan, attuale Re al trono, sta mandando a rotoli l’impero di Albion a causa di un atteggiamento da vero tiranno senza scrupoli. Il popolo incomincia a sentire il peso delle tasse ingiuste, della mancanza di cibo e della superbia di un re che ha tutto tranne che un briciolo di compassione. In breve tempo vi vedrete alle prese con scelte morali da affrontare a sangue freddo; percorrerete il lungo e tortuoso cammino di un vero leader rivoluzionario, proprio in un periodo di grandi rivoluzioni, con il solo scopo di spodestare il corrotto Logan e impossessarvi del suo trono ben saldo. Saprete mantenere la promessa? E soprattutto, diventerete un buon Re?

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Scusi cameriere, può portarmi il menu?

Quello che si fa notare da subito è la mancanza di un vero e proprio menu di gioco, il che, di primo acchito, certamente non può che spiazzare il giocatore. A ben guardare, però, tale assenza si rivela un grande punto a favore nei confronti di questa stramba serie. Le critiche mosse ai precedenti capitoli, proprio riferite a un sistema di navigazione dell’inventario molto macchinoso e dispersivo, evidentemente sono state accolte con molta attenzione: in un gioco di ruolo, infatti, la maggior parte del tempo viene speso sfogliando innumerevoli pagine piene zeppe di oggetti di varia natura, vera necessità per gli avvezzi al genere, ma controproducente per tutti quelli che prediligono un approccio ludico più spensierato e rapido.
In Fable III, premendo in qualsiasi momento il tasto Start, farete visita al cosiddetto Santuario: un luogo fisico concepito come un piccolo tempietto a base circolare, nel cui perimetro sono stati ubicati varchi d’accesso che conducono a rispettive aree del menu. Potrete cambiare il vostro look tra tatuaggi, abiti, capigliature e quant’altro nella sala del Camerino, oppure optare per una spada o un martello nell’Armeria, o ancora consultare l’oro e i trofei racimolati nel corso dell’avventura nell’apposita Stanza del Tesoro, e così via.
Ma la vera e geniale novità di questo menu “giocabile” è rappresentata dalla mappa tridimensionale posta nella sala madre: da essa sarà possibile controllare e gestire tutto l’impero di Albion, dare un occhiata alle persone che chiedono il vostro aiuto sia nelle missioni principali che in quelle secondarie, comprare e vendere immobili di ogni tipologia e raggiungere rapidamente un’area già visitata.
Ad allietare la navigazione tra una stanza e l’altra ci penserà Jasper, il maggiordomo e mentore che vi segue sin dalla vostra nascita, sempre pronto a fornirvi consigli utili sulle scelte che farete e persino a prendervi in giro ironicamente qualora i vostri gusti estetici riguardo indumenti o acconciature andassero troppo controcorrente.

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Easy mode enabled

Ma passiamo all’azione.
I giochi di ruolo in commercio fino ad oggi hanno proposto sistemi di combattimento sempre molto diversificati tra loro, in alcuni casi così impegnativi, complessi e ostici da mettere in dubbio interi anni di allenamento videoludico (Demon’s Souls sopra tutti).
La serie Fable, invece, ha un approccio action talmente semplice e intuitivo da spaventare per la rapidità e facilità di utilizzo: il pulsante rosso vi permetterà di lanciare incantesimi, il giallo di sfoderare le armi a lunga gittata, il blu di sferrare attacchi con armi da mischia e il verde di schivare i nemici grazie ad acrobatiche capriole. Il sistema dei colori sul pad associato a determinate azioni torna utile durante tutto il gioco, in quanto sarà impossibile modificare la configurazione dei comandi. Man mano che proseguirete nella storia potrete sbloccare nuove abilità che rimarranno impresse per sempre nelle armi o magie acquisite, entrambe si evolveranno progressivamente insieme al vostro personaggio in modo automatico e indipendentemente che le usiate o meno: se ad esempio sbloccherete il potenziamento livello 2 per la spada, esso verrà applicato a tutte le spade in vostro possesso e a quelle future. La vera novità risiede nella possibilità di unire due magie, per esempio fuoco e fulmine, ampliandone notevolmente il valore d’attacco strategico. Ciò dà spazio e fantasia al giocatore per provare combinazioni di varia natura per svelarne gli effettivi poteri.
In sintesi nessun dato, nessuna statistica da plasmare, poca configurazione e personalizzazione, soprattutto rispetto ai GDR di stampo tradizionale. Ma Fable non sembra voler confrontarsi con questo complesso genere, quanto piuttosto attingere da esso per farne un uso più scanzonato.

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Il bassissimo livello di difficoltà traspare comunque anche in altri aspetti, per esempio l’auto-mira e l’auto-puntamento dei target durante le mischie, ma soprattutto attraverso un’intelligenza artificiale nemica fin troppo permissiva e, in alcuni casi, statica. Non neghiamo che un sistema semplificato di questo tipo potrà risultare banale per molti giocatori che invece prediligono sfide decisamente più impegnative; d’altro canto condividiamo e “tolleriamo” la scelta di voler offrire una certa continuità alla componente fiabesca del gioco (vero punto di forza della serie), evitando quindi di perdersi in lotte estenuanti o ininfluenti ai fini della narrazione.
Una trama che si sviluppa su un binario predefinito, ma che vi dà più volte la possibilità di cambiare direzione durante il corso dell’avventura optando per una strada dai buoni principi o dalle cattive abitudini.
Ogni vostra decisione influirà sul vostro eroe, sia fisicamente che moralmente, e in parte trasformerà ciò che vi circonda. A volte le scelte morali da affrontare si riveleranno puri sfizi decisionali, altre volte invece metteranno a dura prova il vostro istinto, quindi ponderate bene cosa avete intenzione di fare prima di premere un tasto.

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Chi cerca trova

Rispetto ai precedenti capitoli, Fable III vi immergerà in un mondo molto più scorrevole e aperto, diviso sì da caricamenti tra gli ambienti di gioco (più o meno vasti), ma che in qualche modo non incidono sulla fluidità complessiva. La sensazione, finalmente, è quella di avere a che fare con un vero free-roaming, in cui la stessa Albion non è più un semplice artifizio poetico ma una realtà facente parte di un grande disegno studiato e progettato a regola d’arte.
Difficilmente vi capiterà di perdervi: nel cammino sarete sempre guidati da una traccia luminosa pronta a portare i vostri passi a destinazione o verso la meta della missione in corso. Potrete ovviamente decidere se seguirla come da copione oppure virare in tutt’altra direzione, alla ricerca di tesori nascosti o di oggetti interrati che solo il vostro cane saprà fiutare.
Il fido animale si ripresenta all’appello anche in questo episodio della serie, con tutti i suoi pregi e i suoi (pochissimi) difetti: grazie ad alcuni libri trovati durante l’avventura potrete costruire le basi per un addestramento di tipo sociale, di ricerca e di combattimento. Con ottima probabilità se non riuscirete a scovare un tesoro nascosto o una zolla da dissotterrare ci penserà il fiuto infallibile del quattrozampe; al contempo le sue zanne vi aiuteranno ad eliminare alcuni nemici caduti al tappeto con un rapido e “indolore” morso alla giugulare.
Peccato che l’interazione con esso sia ridotta al minimo e che, alle volte, richiamarlo con un fischio si rivelerà piuttosto problematico a causa di un sistema di risposta non sempre puntuale.
In ogni caso Fable III, come da tradizione, risveglierà la vostra passione per l’avventura grazie a una discreta quantità di missioni extra che metteranno a dura prova la vostra attitudine con la ricerca di cose misteriose (chiavi segrete, gnomi parlanti ecc), sopra tutte le cosiddette Porte del Demonio, già presenti nei precedenti Fable. A scapito del nome, queste buffe porte “parlanti” si apriranno solo se verranno soddisfatte determinate condizioni, a patto che riusciate ad interpretarle nel modo giusto… aguzzate l’ingegno e tentate più volte perché le ricompense sapranno rivelarsi succose.
Infine, a chi non bastasse tutto ciò, il titolo Lionhead Studios ha saputo sfruttare al meglio l’ormai noto sistema “Obiettivi Xbox360” per aumentare la longevità e il divertimento del gioco, oltre che renderlo ancor più interessante: i più spassosi ci sono sembrati “Lui è una lei, lei un lui” (indossa un set completo di abiti dell’altro sesso), “Enrico VIII” (mentre sei sul trono sposati 6 volte ed elimina due coniugi) e “Pollo incoronato” (presiedi un’udienza reale con il costume da gallina).

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Non vedo, non sento e non parlo… ma rutto

Da bravi e convincenti leader rivoluzionari il vostro atteggiamento dovrà garantire e mantenere un certo sostegno da parte della gente che incontrerete. Potrete fare ciò portando a termine le missioni principali e secondarie della storia, oppure instaurare relazioni dirette con ogni singolo abitante di Albion. Il tutto accade attraverso un ormai consolidato sistema d’interazione che strizza l’occhio alla serie The Sims (che in un certo senso ha fatto scuola) ma che gode di un proprio stile di comunicazione e di linguaggio. Non stupitevi, quindi, se vi verrà data l’opportunità di baciare un personaggio del vostro sesso, di petare o ruttare in pieno pubblico o di sfoggiare le vostre abilità recitative. Ogni azione comporta vantaggi e svantaggi: potrete sbeffeggiare un passante senza motivo alcuno, oppure guadagnare l’amicizia di un negoziante che non mancherà di scontarvi la merce del proprio negozio.
In Fable III darete il meglio della vostra abilità imprenditoriale gestendo dapprima un patrimonio davvero esiguo, ma con un po’ di pazienza potrete acquistare intere città, impostando l’affitto di ogni singola casa fino a cambiarne persino la mobilia. Anche in questo caso, le scelte che affronterete incideranno sull’opinione che la gente comune ha su di voi e sul vostro operato.
La serie si è sempre contraddistinta per riuscire a trattare tematiche difficili o spesso tabù (omosessualità, malattie, prostituzione, divorzio e altre) con un pizzico di ironia e disinvoltura, senza cadere mai nel banale o superficiale. Avrete la possibilità di sposarvi e avere bambini indipendentemente dal vostro orientamento sessuale, e gestire una famiglia non sarà certamente un compito facile.
Dulcis in fundo, la modalità online che vi viene offerta, leggermente migliorata e ampliata rispetto al precedente capitolo, vi permetterà di seguire l’intera storia principale in compagnia di un amico, affrontare missioni di qualsiasi sorta in cooperativa, o persino condividere o fare parte di un altro mondo online: non solo ci saranno oggetti o regali da scambiare, ma potrete persino avviare un’attività commerciale insieme o, qualora lo vogliate, diventare coniugi. A voi la scelta, anzi, le scelte.

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Cartoline e dischi da un altro mondo

Giocando Fable III dovete scendere a un compromesso: la grafica alla quale siete abituati negli ultimi anni non la ritroverete certamente qui. Il dettaglio poligonale degli oggetti più piccoli come sedie, pozioni e libri, o dalle dimensioni più imponenti come alberi e abitazioni, è realizzato con una cura appena sopra la sufficienza. Anche le animazioni dei personaggi principali e degli abitanti lascia un po’ a desiderare: la mancanza del motion capture, tecnica utilizzata per cogliere i movimenti reali degli attori e tramutarli in digitale, si fa sentire parecchio, tanto che più volte si ha l’impressione di giocare un titolo un po’ datato, rigido, appartenente a un’altra epoca. Si difendono piuttosto bene, invece, i movimenti del vostro alter-ego soprattutto per quel che concerne le acrobazie in battaglia (enfatizzate da un ottimo sistema di ralenti e inquadrature) e del fidato cane, davvero realistico e convincente.
A risollevare e premiare le sorti di un comparto tecnico non proprio di prima categoria ci pensa un’eccezionale scelta artistica. Il mondo è disegnato e concepito magistralmente, ogni secondo di viaggio è uno scorcio in cui fermarsi per ammirare il panorama, una cartolina da incorniciare e ricordare. Le luci e i chiarori dell’alba riescono a conferire un’atmosfera senza pari, così come le lanterne accese che irradiano le abbandonate strade di periferia. Lodevole anche lo stile grafico adottato, un consolidato marchio di fabbrica della serie che ancora una volta ci immerge in tratti stilistici fumettosi e abbozzati, illustrati con parsimonia come quelle mitiche locandine inglesi di metà ottocento. Da questo capitolo incominciamo a respirare l’aria di Albion, e quella che negli anni passati sembrava una dimensione virtuale un po’ fumosa e sfuocata ora appare più definita, tangibile, un luogo incantato in cui è facile perdersi e affezionarsi.
Il merito di tale trasporto va anche alla cura riposta nella colonna sonora, originale e di ottima fattura, che ci accompagna tra brani epici, incalzanti e altri più melodiosi e mistici. Peccato che il tema originale abbia subito poche variazioni nel corso di questi lunghi anni, non ci saremmo aspettati qualcosa di nuovo ma quantomeno una lieve rinfrescata: operazione accaduta in titoli che della propria soundtrack hanno fatto un vero “culto di vita”, basti pensare alla serie Halo.
Anche il doppiaggio è più che perfetto, copioso e pieno di battute esilaranti tutte rigorosamente in italiano. Benché le vostre orecchie avranno il piacere di udire e riconoscere alcune voci famose del panorama cartoon del nostro Paese, purtroppo non potranno godere del roster di doppiatori della versione inglese originale di Fable III, vantante un cast di prima classe: attori di grosso calibro come Sir Ben Kingsley (Gandhi), Michael Fassbender (Bastardi senza gloria), Bernard Hill (Il Signore degli Anelli), Simon Pegg (Hot Fuzz) e la ciliegina sulla torta John Cleese (Un pesce di nome Wanda) prestano le loro preziose voci per impersonare i protagonisti della storia targata Lionehad Studios. Tanto di cappello.

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Una fiaba senza fine?

Siamo arrivati all’ultima pagina del libro e la storia sta per avere fine. Traendo le somme possiamo concludere che questa fiaba, la terza di una serie concepita dalla fervida immaginazione di Peter Molyneux, un grande e visionario autore di avventure, è senza dubbio carica di forte personalità. Al di là degli screzi tecnici poco al passo coi tempi, Fable III si presenta con alcune novità e miglioramenti interessanti, soprattutto per quel che concerne la fluidità di gioco. Forse il capitolo più “maturo” della serie. Tuttavia si percepisce una lieve sensazione di riciclo sia nel concept narrativo che negli ambienti. L’obiettivo di Peter, comunque, è di instaurare un rapporto di fiducia e magia tra utente e gioco, una dimensione familiare che ad ogni capitolo presenta un mondo fatto di avventura e di vita propria, di prospettive differenti e punti di vista paralleli, aventi però sempre qualcosa in comune.
Ciò non può che generare due schieramenti opposti: coloro che non condividono tale filosofia o quelli che, come veri seguaci, a bandiera alta ne difendono il nome e il valore che rappresenta.
Il consiglio che vi diamo, prevenuti o no, è di provare di persona l’esperienza offerta dalla serie Fable almeno una volta nella vita.
Abbiamo sentito che qualcuno l’ha provata, e da allora non vuole più uscirne.