Recensione Recensione di Fable 2
Recensione di Fable 2 di Console Tribe
di: B1GASSDi chi è la colpa? I bambini crescono troppo in fretta? Nessuno crede più alle favole? O semplicemente forse non c’è più nessuno che le racconta?
Le ragioni potrebbero essere molteplici, ma il più delle volte la gente comune punta il dito contro il nostro fantastico mondo che ci avvolge da sempre, il mondo dei videogiochi. Il motivo è ovvio: i bambini non dedicano più tempo alla lettura, ai cartoni animati educativi o alle favole, e prediligono invece l’ultimo videogioco di punta piuttosto che uno strumento “solo” da sfogliare e in cui bisogna impegnarsi per fantasticare.
Come dare torto a queste considerazioni? Forse un po’ è vero, in fin dei conti i piccoli non sono più piccoli, e i grandi non fanno niente per rimediare.
Tranne uno.
Il suo nome è Peter Molyneux, ed è un giullare di corte, un racconta-favole, un bardo, ma soprattutto uno sviluppatore di videogiochi affetto da un’innata sindrome di Peter Pan.
Non sarà uno scrittore di libri, ma si avvicina talmente tanto da potersi considerare tale, diremmo quasi un cantastorie elettronico con una particolarità aggiunta: le sue favole non sono sfogliabili ma giocabili, non sono passive ma interattive e per di più sono cangianti, introspettive, variabili e senza ombra di dubbio personali. In una parola, uniche.
Un po’ di storia, anzi, di favola
Dopo lo spropositato successo ottenuto sulla prima console di casa Microsoft, Fable ritorna a sfoggiare le proprie doti qualitative in versione next-gen, in esclusiva assoluta per Xbox 360.
Nonostante il nome sempliciotto, Fable ha raggiunto una fama incredibile perché racchiudeva una serie di novità interessanti per quel che concerne il modo di concepire un gioco di ruolo. Il primo capitolo, infatti, si differenziava di netto rispetto a titoli similari proprio perché aveva in serbo tante chicche mai viste prima, alcune addirittura impensabili, unite ad un gusto estetico visivo (sia per quanto riguarda lo studio dei personaggi che degli ambienti), musicale e ludico molto ben amalgamati tra loro e coerenti ad una storia intricata e coinvolgente.
Gli unici difetti riscontrati erano quelli relativi ad uno spropositato tempo di sviluppo, che aveva fatto rimandare più volte il titolo innervosendo chi si era già costruito un’aspettativa e, di conseguenza, una delusione per molti in termini di longevità, troppo bassa considerando appunto il tempo a disposizione per la realizzazione del gioco. Per rimediare a questo inconveniente (o forse semplicemente come mera operazione di marketing), un anno esatto dall’uscita esce The Lost Chapters, una versione rivisitata del gioco, con appunto l’aggiunta di qualche capitolo “perduto per strada”, ma che in realtà non avrebbe di certo allietato chi era rimasto amareggiato sin dall’inizio.
Nonostante le critiche, Fable si è fatto notare soprattutto per una profondità immane, un’immersione tale da rendere “addicted” anche chi avesse voluto rimanere lontano al genere per partito preso. Alcuni l’hanno persino paragonato a un GTA riletto in chiave medievale, in cui è tanto importante svolgere una missione quanto sposarsi, comprare una casa e gestirne l’affitto o andare liberamente a caccia di tesori con una vanga.
Dopo quattro lunghi anni di attesa, ecco finalmente arrivare sulle nostre console bianche il secondo capitolo di questa intensa favola che, ad essere onesti, è la prima tra tutte ad interessare più i grandi che i piccini.
Un gioco (anche) d’avventura
Uno dei dilemmi più difficili, per un gioco del calibro di Fable 2, è l’attribuzione di un genere esatto. Per ora partiamo classificandolo soltanto come “un’avventura”.
La storia vi vede protagonisti sin da subito, maschio o femmina che siate, di una favola dai tratti fiabeschi e fumettosi, con uno stile che potremmo quasi definire “super-deformed” (utilizzato per esempio in titoli epocali come Final Fantasy VII), ma che riesce a catturare anche gli adulti grazie a una profondità notevole e un divertimento senza eguali.
Esattamente 500 anni più avanti del primo episodio, Fable 2 vi trascinerà tra le lande di Albion, una terra divisa in piccole città rurali e altre invece più urbanizzate, immerse tra colline e laghi lussureggianti, foreste innevate e cimiteri lugubri. Vi farete strada sia per scoprire posti nuovi che riviverne altri già visitati nel primo capitolo ma riletti in chiave moderna, questa volta “ottocentesca” anziché “medievale”.
Il periodo storico, infatti, pur se assolutamente inventato richiama senza ombra di dubbio il fantastico mondo dei pirati, con città che imitano spudoratamente le mitiche zone portuali di Tortuga con gli enormi galeoni ormeggiati e svariati accorgimenti estetici come sciabole, pistole luccicanti caricate con polvere da sparo, vestiti ricamati con fronzoli e pizzo tipici dell’epoca.
Fare parte dell’avventura è un’esperienza emozionante già dal menu iniziale, momento in cui premendo il tasto apposito una voce narrante vi annuncerà questo dolce invito: “Così inizia la storia”.
Provare a catturare le emozioni del giocatore sin da subito riuscendo ad avvolgerlo in un velo magico e conferendogli di diritto il ruolo di protagonista assoluto è una caratteristica che pochi giochi hanno. Fable 2 è uno di questi.
Il merito va anche ad una delle più particolari idee viste negli ultimi anni: un cane.
Sì, perché questa favola elettronica sarà l’unica a concedervi la fortuna di avere un fido animale a quattro zampe sempre al vostro fianco. Sicuramente non è un’idea nuovissima (per pignoleria asseriamo che esisteva già dai tempi del mitico Shinobi 2, Sega 1992), ma mai avremmo immaginato che potesse essere portata fino a questo stadio evolutivo.
Il vostro cane vi accompagnerà per tutta l’avventura e fungerà da vero e proprio compagno di guida, nonché vi allieterà nei momenti di noia o di solitudine. Non solo: il fiuto del cane sarà molto utile durante le lunghe scampagnate, in quanto potrà segnalarvi la presenza di figure ostili, di interessanti oggetti sotterrati da scovare con la vostra pala, indicarvi la strada verso tesori nascosti o attaccare consapevolmente dei nemici dopo che li avrete stesi a terra.
Potrete assegnargli un nome, dargli un collare specifico e farlo giocare a palla. Il bello della vostra avventura e che si modellerà in base alle vostre decisioni, e da tali andrete a modificare non soltanto il vostro orientamento benefico o malefico, ma anche quello del vostro cane che si plasmerà a vostra immagine e somiglianza.
Un gioco (anche) gestionale
Ma com’è la vita in quel di Albion? Attiva e brulicante, piena di cose da fare e da comprare. Se proprio dovessimo attribuire un altro genere a Fable 2 senza dubbio ci verrebbe in mente quello “gestionale”. Certo, sia chiaro che non avrà niente a che fare con la simulazione maniacale di giochi come The Sims, Sim City e via dicendo, ma per alcuni versi il titolo Lionhead Studios attinge da questo genere per farlo proprio e riproporlo al pubblico sotto vesti decisamente più semplificate e fruibili.
Tra la città portuale di Bowerstone, passando per le valli di Oakvale o per le montagne di Westcliff potrete comprare case, affittarle stabilendo le tariffe, utilizzarle per viverci e persino arredarle al caso vostro. È interessante, per esempio, informarsi sul preventivo di ogni immobile e appunto decidere se acquistarlo o meno confrontandosi con l’economia della città che potrebbe andare a variare i vostri introiti. Una caratterista stupefacente, o quantomeno insolita, è che i guadagni avranno effetto anche al di fuori del gioco, persino a console spenta! Immaginatedi assentarvi per un aperitivo e al vostro ritorno a casa, accendendo la vostra Xbox e raiavviando il gioco scoprirete che ci avete pure guadagnato parecchio. A dir poco sbalorditivo: il gioco dispone di una vera è propria economia “autonoma”, nel senso più letterale del termine.
Ma i soldi si possono ottenere anche in altri modi, per esempio lavorando o compiendo mansioni part-time che si attiveranno sotto la veste di minigiochi. Potrete dilettarvi a battere l’incudine forgiando spade, servire birre al banco di un bar o tagliare quintali di legna, l’importante è che vi ricordiate il classico motto: “Più lavorate, più guadagnate!”.
Il fattore gestionale rientra in ballo anche quando instaurerete relazioni con la gente, che avverranno attraverso un metodo di “espressioni” di cui Fable, già dal primo episodio, ne è il più profondo interprete. Imitando alla lontana lo stile di The Sims sarà possibile avere rapporti colloquiali, scherzosi, antipatici con una o più persone contemporaneamente, il tutto per aumentare o diminuire dei parametri di valutazione all’interno della città. Vi capiterà di camminare e rimanere per un attimo stupiti da quanta gente vi stia seguendo chiedendovi autografi, piuttosto che maledicendovi o commentando la vostra bizzarra pettinatura, o infine elogiandovi delle vostre impavide ed eroiche imprese. Questo metodo di espressioni vi darà anche la divertente possibilità di “approcciare” sessualmente con una persona, magari questa vi chiederà di sposarla e addirittura vivere insieme sotto lo stesso tetto. Ma ricordate, sarà bello in quanto romantico, ma costoso in termini puramente economici: avere una prole, una vita agiata e una moglie che acquista regali potrebbe persino ridurvi “al verde”.
Come intuibile quindi non sarà solo possibile guadagnare, ma anche spendere denaro. I negozi non mancheranno di certo e la loro tipologia è tanto varia quanto completa. Se considerate che potete acquistare da un nuovo cappotto a un’arma, passando per una torta alla frutta a un preservativo (rigorosamente in budello di animale), o infine scommettere grosse somme a uno dei giochi da tavolo disponibili (tra l’altro concepiti davvero molto bene), converrete con noi che la vita di Fable è, scusate la tautologia, una favola.
Un gioco (anche) comico
Una delle caratteristiche ricorrenti di Peter Molyneux è marchiare i propri giochi con una strana attitudine comica. Di origine prettamente anglosassone lo sviluppatore condisce i dialoghi con tipico humor inglese dal sapore irriverente, la trama e tutto quello che gravita intorno al mondo bizzarro di Fable. Per esempio vi capiterà di calciare polli, scorreggiare o ruttare in pubblico, assumere pose e balli ambigui o persino compiere azioni crudeli in puro humor nero. Non vorremmo creare un putiferio di obiezioni, ma non resistiamo e ve lo diciamo a voce alta: Fable 2 ricorda moltissimo lo stile comico di Monkey Island, e senza problemi potrebbe essere considerato una sorta di erede al trono, almeno per quel che concerne “un’avventura con battute a go-go”. Fable è anche questo.
Un gioco (anche) di ruolo
A differenza della moltitudine di RPG usciti in commercio finora, Fable 2 si contraddistingue per un insolito modus operandi: sin dall’inizio il vostro percorso vi orienterà in una sorta di dualismo perenne, un continuo bivio in cui dover scegliere a sangue freddo se seguire la strada del bene o del male. Le ripercussioni in termini ludici sono sostanziali ed evidenti: non solo queste decisioni andranno ad influenzare i parametri del nostro personaggio ma tutto il mondo che lo circonda e ruota attorno ad esso. In linea di massima si potrebbe definire un gioco di ruolo occidentale, in cui tutto si svolge in tempo reale e le azioni, i combattimenti e le magie vengono eseguiti immediatamente, quindi non a turni. Questa impostazione classica si rivela a dir poco divertente soprattutto nei momenti di pura azione, in quanto sarà possibile eseguire delle vere e proprie combo concatenate, alternando varie abilità d’attacco e di difesa.
Per quanto Fable 2 sia un gioco completo a tutti gli effetti, di certo farà storcere leggermente il naso a chi è abituato a dover scegliere (per non dire “smanettare”) tra un’infinità di armi con piccolissime divergenze parametriche, tra una moltitudine di indumenti o libri interi di magie e abilità applicabili, dato che nel titolo mancano ampiamente. Il nostro inventario sarà il più delle volte pieno zeppo di materiale inutile, o per meglio dire di minore importanza, piuttosto che di oggetti fondamentali all’azione o all’evoluzione del nostro personaggio. E proprio parlando di avanzamento delle capacità, anche qui Fable 2 imita il famoso sistema dei “livelli”, ma svolgendo l’attribuzione dei parametri in automatico e lasciando scegliere al giocatore, invece, soltanto le nuove abilità che desidera apprendere o acquisire. Insomma, più utilizzerete la spada e maggiore sarà il vostro punteggio da spendere in Forza o, viceversa, se adoperate un’arma a distanza disporrete di maggiori bonus per la vostra Destrezza.
Una caratteristica che non ci è piaciuta particolarmente, vittima di un sistema di controllo pieno di cose da fare, è l’attribuzione delle magie sul grilletto destro che vengono selezionate in modo troppo macchinoso e lento rispetto all’azione generale.
Per godere dell’etichetta di “vero e puro GDR”, in un gioco non possono mancare mostri di ogni sorta e ampie sessioni di quest. Vi dispiacerà sapere che in realtà queste componenti sono state ridotte all’osso, così come le reali missioni che si affronteranno. Sembra che il team di sviluppo abbia preferito la qualità alla quantità, quindi proponendovi poche quest e una varietà esigua di nemici in cambio di una storia lineare e contigua. Dimenticatevi, quindi, titoli come Oblivion, veri esempi ludici quando si parla di “giochi di ruolo abnormi”, e che appunto possono vantarsi di offrire centinaia di missioni e sottomissioni, per un ammontare di decine di ore extra.
Tuttavia, in Fable 2, sono presenti delle interessanti e buffe quest secondarie sotto una forma insolita: le Porte del Demonio. Trattasi di antiche “porte parlanti” scolpite nella roccia e protette da un incantesimo che verrà rotto solo se saprete far frullare il vostro ingegno. Il più delle volte, infatti, vi verrà chiesto in modo “laterale” di compiere qualcosa, quindi starà a voi interpretare la richiesta e provare e riprovare finché le porte non vi si apriranno davanti. Le ricompense saranno di vario tipo, e il più delle volte si riferiranno a premi che in realtà non otterreste facilmente, o addirittura mai, durante il corso della vostra personale avventura.
Ci sentiamo in dovere di dire, infine, che Fable 2 è a tutti gli effetti un gioco di ruolo, ma vi diamo un consiglio: cercate il più possibile di concepirlo solamente come “uno dei tanti” aspetti del gioco, e non una prerogativa assoluta di un genere, altrimenti non farà altro che deludervi.
C’è posto per due
Sembra strano e quasi stentavamo a crederci, eppure anche Fable 2 dispone di una modalità multigiocatore. Il titolo cerca di sfruttare le potenzialità del gioco online inserendo una modalità cooperativa, limitata purtroppo a due soli giocatori; quindi nessuna possibilità di vedere interi eserciti di utenti connessi per le strade di Albion in cerca di nemici da affrontare, oppure niente appuntamenti alla locanda di Bowerstone per ubriacarsi in compagnia.
La modalità di per sé è molto semplice e si basa su due criteri: su inviti diretti ad amici oppure selezionando sfere luminose che man mano scoveremo nel nostro cammino e che vedremo fluttuare nell’aria mentre ci aggiriamo per il regno. Queste sfere indicano un altro giocatore connesso al Live disponibile alla cooperativa nello stesso luogo in cui ci troviamo (ovviamente nelle impostazioni è possibile scegliere se risultare visibili a tutti, solo agli amici o a nessuno).
Oltre ad avviare la modalità cooperativa selezionando queste sfere è possibile anche controllare le statistiche del giocatore.
Non appena la partita avrà inizio si resterà, però, con l’amaro in bocca: il nostro compagno di scorribande non entrerà con il proprio personaggio cresciuto, forgiato ed armato reduce da tante ore di gioco spese, ma dovrà scegliere tra modelli preimpostati allo stesso livello della partita in cui si entra, e di cui è possibile solo modificare l’aspetto e le armi a disposizione, quest’ultime tra l’altro sempre evolute in base alla partita in cui si è stati invitati.
Peccato per questa presa di posizione degli sviluppatori che limita di molto l’esperienza online, e impedisce di mostrare a tutti gli amici il proprio personaggio con pettinature, tatuaggi e abiti personalizzati.
Probabilmente questa scelta è stata fatta per non rovinare l’esperienza di gioco a chi l’ha appena iniziata ed ha amici che dispongono di un personaggio evoluto, ma al contempo vuole provare ad affrontare le missioni in compagnia.
Un altro problema che affligge il multiplayer è la gestione della telecamera: non è possibile ruotarla a proprio piacimento, perché predisposta per inquadrare contemporaneamente i due eroi. Questa scelta limita lo spazio di movimento, infatti basta provare ad allontanarsi un attimo dal nostro compagno per trovarci bloccati ad un’estremità dello schermo, oppure capiterà di incastrarsi nel retro di alcuni oggetti anche durante i combattimenti.
Isomma, sicuramente la modalità online aumenta la longevità, ma allo stesso tempo rovina gran parte della bellezza del titolo, proprio perché realizzata in modo approssimativo rispetto al resto.
Aprite gli occhi e allargate le orecchie, poi stupitevi
Se proprio deve prendersi un merito senza troppi ripensamenti e con una valanga di elogi, Fable 2 si attribuirebbe quello del comparto tecnico. Di primo acchito il gioco lascia un po’ nel dubbio, mostrandosi scarno e denutrito soprattutto nelle animazioni dei personaggi che il più delle volte sembrano muoversi in modo meccanico e a rilento. Ma non lasciatevi ingannare dalla prima impressione: Fable 2 è disegnato fantasticamente e gode di tante piccole sfaccettature che lo rendono un gioco unico e alquanto spettacolare. Le ambientazioni sono letteralmente da favola, e per quanto sembrino leggermente approssimative nel dettaglio, complessivamente restituiscono una bellezza evocativa senza pari. Le 24 ore della giornata, nel gioco vengono ovviamente velocizzate e nel corso degli eventi vi capiterà più di una volta di soffermarvi a godervi un tramonto, piuttosto che un chiaro di luna o una rigogliosa e incontaminata pianura incastonata da lunghe file di fiori coloratissimi. Per fare un paragone diretto, la grafica generale di Fable 2 si avvicina di molto ai toni e i colori adoperati da RareWare per le loro opere videoludiche, tra tutte Conker, Kameo e l’imminente Banjo Kazooie, ma con un gusto stilistico personale e per alcuni versi più autorevole. Il tutto gira ad una fluidità buona anche se non eccellente, soprattutto a rilento durante le sessioni di caricamento tra un livello e l’altro e, inspiegabilmente, tra i vari menù del gioco.
Se siete affezionati a una rappresentazione visiva che mira alla riproduzione reale allora Fable 2 non è un gioco che vi appagherà, ma se cercate invece una realtà tramutata in fiaba allora accomodatevi pure, la magia vi attende.
E la magia continuerà a stuzzicarvi con una colonna sonora magistrale, invariata quasi totalmente dal primo episodio della serie, ma che saprà accontentare non solo i fan. Le melodie sono epiche e orchestrali, accompagnate spesso da cori femminili a cappella (come ad imitare i canti gregoriani delle cattedrali), e da suoni ambientali superlativi che non smetteranno mai di immergervi tra il cinguettio degli uccelli e lo stridio delle spade che si scontrano.
Infine, un doppiaggio eccellente recitato in italiano perfetto chiude in bellezza il cerchio degli aspetti positivi riscontrabili nel gioco che, a dirla tutta, siamo riusciti a descrivere solo in minima parte.
La fine? In realtà l’inizio
Senza ombra di dubbio possiamo affermare che la Lionhead Studios, capeggiata dal grande Peter Molyneux, è una squadra di sviluppo che sa stupire parecchio. Di sicuro conoscete o avete quantomeno sentito nominare giochi come Black&White o The Movies, titoli retti da un concept innovativo e alle volte strambo ma, proprio perché di nicchia (diremmo quasi “autorale”) non sempre è apprezzato dal grande pubblico.
Fable 2 sfata questo mito e si propone come un gioco universale e trasversale, un prodotto indirizzato a tutti: grandi e piccoli, uomini e donne, buoni e cattivi, fan della serie e no.
Il motto del titolo è difatti “Chi diventerai?”, che non è solo una trovata pubblicitaria, ma è a tutti gli effetti il caposaldo attorno a cui ruota l’enorme marchingegno videoludico di cui è fatto Fable 2.
Sarebbe il caso di concludere, magari con una frase che racchiuda in termini massimi quello che rappresenta questo capolavoro elettronico, quest’opera interattiva.
Ci stiamo pensando, ma è il termine “conclusione” che ci rattrista. Allora vi salutiamo così, e vi auguriamo l’inizio di una nuova fiabesca avventura. La vostra.
“C’era una volta, tanto tempo fa…”.
PRO
- Una favola iper-interattiva in cui voi siete i protagonisti assoluti;
- tante novità rispetto al primo capitolo;
- il cane è un’idea (ed una creatura) fantastica;
- divertente, esilarante e pieno di cose da fare;
- colonna sonora e design imponente.
CONTRO
- Multiplayer sottotono rispetto allo stupore del titolo;
- interazione con cose/personaggi a volte un po’ macchinosa;
- caricamenti troppo frequenti.