Recensione Recensione di F.3.A.R.
Recensione di F.3.A.R. di Console Tribe
di: Claudio "Evil_Sephiroth" PerflerNella storia videoludica gli sparatutto con componente “horrorifica” non sono mai mancati. Nomi come Quake e Doom sono conosciuti dalla quasi totalità dei videogiocatori e, indubbiamente, hanno fatto delle mostruosità che si opponevano agli ignari player uno dei loro punti di forza. In questi casi, però, l’horror non era dato da sentimenti quali ansia o paura ma dalla reiterazione di momenti essenzialmente splatter.
Altri giochi come Alien vs Predator e il più recente Dead Space hanno negli anni puntato in modo sicuramente più marcato su atmosfere ansiogene e sulla capacità di non far mai sentire il giocatore a proprio agio. L’uscita di The Ring nel 2002 e la successiva schiera di fan, hanno ovviamente variato alcuni canoni dell’horror (se in meglio o in peggio decidetelo voi) ed era scontato che la contaminazione non avrebbe potuto risparmiare il mondo dei videogiochi. Nel caso specifico dell’universo videoludico, più che le atmosfere, sono stati i personaggi ad esserne influenzati: l’esempio lampante di tale ispirazione è la saga di F.E.A.R. Uscito con il primo capitolo nel 2005, il titolo in questione, oltre a mescolare atmosfere claustrofobiche e sensazioni di impotenza degne dei primi Silent Hill, proponeva un antagonista pressoché identico alla “theringhiana” Samara, ovvero la spettrale Alma: bambina tanto sfuggente quanto pericolosa, caratterizzata dalla immancabile chioma di capelli cadenti sul volto.
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Nonostante questo pescare a destra e a manca, il primo F.E.A.R si rivelò un esperimento riuscito: sia la trama che le ambientazioni risultavano molto curate e in grado di ritagliarsi immediatamente una importante cerchia di fan.
Inoltre, dal vecchio Alien vs Predator non vi era più stato un FPS capace di spaventare, o quantomeno turbare, pressoché ogni giocatore, obbiettivo in cui il nuovo titolo riusciva fin troppo bene. Come ogni operazione commerciale riuscita non si poté ovviamente scampare dallo sfruttamento del brand che si concretizzo con l’uscita di un F.E.A.R. 2 che in parte già si allontanava dal suo predecessore, avvicinandosi, sotto certi aspetti, ad uno sparatutto tradizionale. La parziale delusione dei fan e le risposte ancora non date dalla seconda incarnazione del gioco, unite ad un un finale tutto fuorché conclusivo, portarono all’annuncio di un ulteriore terzo capitolo, denominato F.3.A.R., il cui sviluppo fu affidato non a Monolith (che aveva “fallito” col secondo), ma ai ragazzi di Day1Studios che si erano occupati della trasposizione su PC ai tempi del primo F.E.A.R. Questo avvicendamento alla conduzione del progetto iniziò fin dal principio a far ben sperare i duri e puri del gioco, che agognavano il ritorno sulle loro piattaforme di quella genuina e stimolante paura. Le premesse a questo nuovo gioco si presentavano come favorevoli. La scelta di utilizzare nuovamente il protagonista della prima uscita: Point Man (un soldato creato a partire dalla stessa Alma e capace di eseguire qualunque ordine impartitogli dalla misteriosa organizzazione Armacham, anche nel caso dell’uccisione di suo fratello Paxton Fettel) potenzialmente permetteva uno sviluppo della trama intrigante. Il nuovo figlio generatosi dall’unione deviata fra il protagonista del secondo capitolo e la mostruosa femmina e la particolare alleanza fra Point man e il redivivo Fettel al fine di eliminare l’ultimo nato garantivano a questo F.3.A.R. una base solidissima su cui lavorare, interessante e ulteriormente aperta a notevoli risvolti narrativi. Saranno state soddisfatte le tante aspettative che attendevano al varco una saga così particolare?
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Gemelli diversi
Come detto, appena iniziato il gioco le possibilità a nostra disposizione saranno limitate a Point Man per quanto riguarda la scelta del nostro alter ego virtuale. L’approccio al gioco legato a questo personaggio risulta quantomai classico per i canoni degli FPS e rivela fin dalle battute iniziali una terribile verità. Del primo e tanto amato F.E.A.R. è rimasto ancora meno rispetto al secondo gioco: la componente ansiogena è pressoché assente e non si ha quasi mai la sensazione di essere vicini ad un incontro sconvolgente, anzi, si passa in tranquillità da una sparatoria all’altra, mirando, sparando e guardando oltre, con chirurgica ed asettica precisione.
Lo spreco di proiettili improvviso, dovuto ad un attacco di panico che avveniva in ogni corridoio al passaggio della piccola Alma (e che ci lasciava senza risorse per gli scontri veri) è oramai lontano ricordo e i buoni controlli, degni di altri FPS ben più famosi non fanno altro che contribuire a rendere il tutto troppo scorrevole e le situazioni proposte sempre sotto controllo. Come se non bastasse i soprannaturali riflessi del protagonista sono resi tramite la possibilità di attivare una sorta di bullet time (dalla durata limitata ma estendibile eliminando avversari), tanto bello quando efficace. Proprio questa caratteristica risulta un ulteriore “killer” per quanto riguarda la paura, eliminando di fatto la possibilità di poter essere colti alla sprovvista e spazzando via qualunque residuo di passaggi giocati disturbanti o in grado di tramettere un leggero sensazione di impotenza.
Procedendo un minimo nel gioco avremo la possibilità di impersonare un’altra vecchia conoscenza di F.E.A.R., ovverosia il fratello del nostro Point Man: il precedentemente citato Paxton Fettel. La scelta di affrontare una missione con uno piuttosto che con l’altro si rivela tutt’altro che superficiale, dal momento che cambia completamente volto al gameplay del titolo. L’utilizzo dell’antagonista infatti ci obbliga a variare approccio ai combattimenti: Fettel, infatti, non dispone di alcuna arma ma utilizza i suoi poteri psichici per colpire, afferrare e spostare i suoi avversari, come un sorta di demoniaco Darth Vader. Inoltre, sarà possibile prendere il controllo (per un tempo limitato) di pressoché qualsiasi nemico (tranne i boss), utilizzando quindi qualunque arma in possesso degli avversari (anche quelle peculiari in possesso esclusivo dei soldati dell Armacham) e variando totalmente la nostra posizione sul campo di battaglia.
L’unico neo di questa possibilità risiede nel fatto che il grado di sfida, già non eccelso, risulterà assolutamente insufficiente quando impersoneremo Paxton, nonostante l’IA nemica sia assolutamente su buoni livelli e alcuni tattiche di aggressione, sebbene non innovative come nel primo capitolo, riescano a mettere in difficoltà anche i più esperti.
La scelta di offrire due personaggi giocabili così diversi si dimostra invece perfetta per il multiplayer cooperativo (sia online che a schermo condiviso), permettendo, a differenza di molti altri titoli, una vera collaborazione , e non una semplice gara all’ultima uccisione.
!==PB==!
Le abilità psico-cinetiche di Paxton Fettel infatti si esprimono alla perfezione in questa modalità, permettendo a chi lo utilizza di spostare gli avversari fuori dai loro ripari, rendendoli facile preda per le armi da fuoco del compagno, o ancora di seminare il panico fra i nemici, prendendo il controllo di uno di loro e costringendoli a ignorare la posizione del nostro alleato. Sul versante prettamente online il lavoro svolto non è da meno e tralascia le oramai abusate modalità come deathmatch e similari.
I nomi, quantomai evocativi, che caratterizzano il comparto internet del titolo sono: Re Delle Anime, Anima Sopravvissuta, Fottuta Corsa e Contrazioni.
Le prime due possibilità sono strettamente legate tra loro. Nella prima i quattro giocatori si troveranno uno contro l’altro, inizialmente sotto forma di spettri, con l’obiettivo di prendere possesso di un personaggio controllato dall’AI e quindi eliminare gli altri contendenti, sottraendo tutte le anime collezionate e costringendoli nuovamente in forma spirituale (sarà possibile abbandonare un corpo in favore di un altro, per fuggire agli inseguitori). In Anima Sopravvissuta, invece, solamente un giocatore inizierà la partita in forma spirituale e dovrà utilizzare i corpi controllati dal gioco per eliminare i player in carne ed ossa. Fottuta Corsa è una modalità cooperativa che mette alle calcagna dei quattro sventurati una sorta di nebbia mortale in inesorabile avanzamento, alla quale si dovrà fuggire eliminando il più velocemente possibile gruppi di nemici in modo da raggiungere svariati check point (la capacità di massimizzare la propria offensiva ed eliminare, cooperando, i nemici nel minor tempo possibile sarà l’unica via per sopravvivere più di qualche minuto). Per quanto riguarda Contrazioni ci troviamo forse davanti alla modalità più classica: una sorta di orda in cui i quattro partecipanti dovranno resistere più a lungo possibile ai sempre più incalzanti gruppi di nemici, operazione tutt’altro che facile data la natura contorta delle aree a causa della quale capiterà spesso di dimenticare qualche nemico, subito pronto ad attaccarci alle spalle.
Risulta chiaro quindi come le maggiori cure siano state dedicate al comparto online e multi giocatore, mentre la campagna sia quella che soffre sicuramente di più della perdita di atmosfera e della scarsa longevità che si attesta intorno alle cinque, sei ore, acquistando un po’ di durata solo ai livelli di difficoltà più elevati, a causa delle ripetute morti in agguato.
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Horror e Horror Rock
All’uscita del primo F.E.A.R. il comparto tecnico, sebbene non impressionante sotto tutti gli aspetti, vantava innumerevoli pregi, come una fisica di impatti e collisioni molto elaborata per l’epoca ed effetti particellari e di illuminazione di alta qualità.
Questo terzo capitolo non riesce a ripetersi, offrendo una resa grafica sotto la media, costellata da texture poco definite, aliasing diffuso ovunque (anche se non esagerato) e alcuni scatti nei momenti più concitati. Come se non bastasse, anche i vecchi punti di forza non riescono a distanza di anni a ripetere il successo delle precedenti uscite, attestandosi su un livello buono ma per nulla stupefacente.
Passando al lato artistico, l’area design risulta ancora legato al vecchio F.E.A.R. presentando una struttura quasi “cunicolare” e cosparsa di angoli ciechi, struttura che si rivela quantomai inadatta alla nuova direzione intrapresa: se location intricate e prive di spazi aperti contribuivano infatti ad aumentare la paura e l’ansia, in questo F.3.A.R. risultano solamente ripetitive e prive di varietà e di ispirazione e la scarsa illuminazione è solamente un ulteriore fastidio, slegato da qualsiasi volontà di spaventare o rendere irrequieti i giocatori. Lo stesso discorso vale, in parte, per la cura riservata ai nemici, affatto ispirati e incapaci di infondere la minima ansia, relegati a soldati modificati o strani esseri che paiono usciti da un B movie horror, capaci il più delle volte di suscitare al massimo un leggero disgusto.
Sotto il profilo sonoro invece la cura dedicata a questo titolo è indubbiamente migliore, a partire da tracce di autori famosi come Marylin Manson o Glenn Danzig, fino ad arrivare alle classiche traccie da videogioco.
Il doppiaggio si attesta inoltre su un livello medio piuttosto buono nonostante alcuni dialoghi siano purtroppo male interpretati e alcuni intermezzi video siano inspiegabilmente ancora in inglese.
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T.E.A.R.
Cosa dire quindi di questo F.3.A.R., un titolo che ancor più del secondo capitolo ha tradito le sue origini, lasciando sicuramente l’amaro in bocca a tutti i fan del brand?
Gli assetati di multi giocatore potrebbero trovare nella cooperativa e nell’online parecchie ore di divertimento, a fronte di una modalità single player assolutamente sconfortate e poco curata, corta, facile e assolutamente incapace di catturare.
Il problema di questa terza uscita è proprio l’abbandono delle sue caratteristiche peculiari, abbandono che avvicina pericolosamente questa saga a un FPS “normale” a un Call of Duty per intenderci, campo sul quale però il titolo Day1 ha poche speranze di competere, attestandosi su livelli inferiori in quasi tutti gli aspetti rispetto alla concorrenza. Consigliare questo titolo è quindi quantomai difficile: nonostante il tradimento di F.3.A.R. i fan potrebbero comunque essere interessati a seguire la trama che, a dispetto della perdita di atmosfera, risulta interessante, il tutto a patto di riuscire a sopportare alcune ore senza alcun colpo al cuore. I non fan della serie potrebbero invece essere attratti dall’esperienza giocata di buon livello, varia grazie ai differenti protagonisti giocabili e alle molteplici modalità multi giocatore, ottimamente sviluppate e divertenti. A ben vedere un vantaggio innegabile di questo titolo esiste: se non siete tipi da pelo sullo stomaco andate tranquilli, i soldi spesi per F.3.A.R. non vi costringeranno a sborsarne altri per sedute di psicoterapia ma vi garantiranno un sicuro divertimento in compagnia…
…di Alma.