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Recensione Recensione di Eternal Sonata

Recensione di Eternal Sonata di Console Tribe

di: Redazione
“Ogni difficoltà su cui si sorvola diventa un fantasma che turberà i nostri sonni.” Frédéric François Chopin




Ouverture



Guardandoci alle spalle possiamo constatare, con un po’ di
rammarico, come il mercato si sia momentaneamente fossilizzato su
determinati generi videoludici. Grazie soprattutto al fiorire delle
potenzialità grafiche dei nuovi hardware, le console di nuova
generazione hanno visto un exploit di titoli FPS e poche (seppur degne)
alternative nel campo più squisitamente adventure lasciando nel
dimenticatoio generi validissimi e apprezzati come gli RPG di cui, ad
oggi, possiamo contare i titoli usciti sulla punta delle dita.
Fortunatamente il trend sembra in procinto di cambiare, con una buona
schiera di giochi di ruolo in lavorazione e/o già pubblicati in
territorio nipponico. Un exploit che partendo da titoli “minori”,
culminerà, poi, con l’attesissimo Final Fantasy XIII di Square
Enix. In questo senso, quasi fosse un gustoso antipasto a quelle che
dovrebbero essere delle pietanze decisamente più corpose, vi
proponiamo oggi un tassello incantevole della nuova era videoludica dei
giochi di ruolo: Eternal Sonata, sviluppato dai talentuosi ragazzi del team di Tri-Crescendo.




Lento Andante



L’anno è il 1849 e disteso su quello che sarà il
suo letto di morte c’è Frédéric
François Chopin. Sono le ultime ore di vita del celebre
compositore polacco, ed è in quei momenti di veglia febbrile, di
vita e morte, che la mente di Chopin comincia un viaggio che
sarà, poi, il viaggio del giocatore.

Con questa premessa Eternal Sonata porta noi (nonché Chopin) in
un mondo magico, colorato e vivo, diametralmente opposto a quello in
cui il pianista si trova negli ultimi frangenti della sua vita. Un
mondo ricco di creature diverse, di città incantate ed infuso di
un alone di magia quasi “romantico” che sembra voler
evocare vecchi valzer e sonate che il compositore ha scritto quando era
nel pieno della salute. Un mondo splendido ma non perfetto
poiché sul costante piede di guerra. Due eserciti contrapposti e
dalle forti motivazioni si stanno dando battaglia senza sosta: I
Ribelli comandati dal forte e determinato Jazz, e l’esercito
reale comandato dal malvagio Conte Valzer.

È in questo regno incantato che Chopin farà la conoscenza
di due nuovi personaggi, sostanzialmente anch’essi protagonisti
del gioco al pari dello stesso Frédéric: Polka e
Allegretto.

Polka, in effetti, sarà il nostro primo incontro all’interno del
mondo di Eternal Sonata. Destinata a salvare il mondo in seguito ad un
climax di eventi finemente orchestrati dalla trama, la giovane ragazza
comincia il gioco nei panni di una umile venditrice di polvere
lenitiva, una sostanza ottenuta da alcuni fiori capace di guarire
ferite e malattie. Questa vita di stenti (segnata soprattutto da una
misteriosa malattia, che infetta la ragazza donandole capacità
magiche e, al contempo, causa paura nel resto degli abitanti del
villaggio) subisce un cambiamento radicale quando a suddetta polvere di
fiori viene affiancata una sostanza dalle medesime proprietà ma
di origine minerale su cui il governo impone una tassa più
bassa, rendendola perciò più economica. Decisa a fare
luce sull’incredibile tassazione che sta impoverendo tutto il paese,
Polka intraprenderà un viaggio verso la Città di Forte
per chiedere udienza al governatore, il conte Valzer, al fine di
ottenere spiegazioni sulla notevole mole di tasse imposte dal governo.
Nel corso del viaggio si imbatterà non solo nello spaesato
Chopin, ma anche nel succitato Allegretto, un ragazzo scapestrato che
insieme al suo compagno Beat vive di furtarelli alla Robin Hood per
aiutare quelli che proprio dalle tasse sono stati costretti ad
un’estrema povertà. Da qui in poi, seppur in maniera piuttosto
lineare, Chopin (ed il giocatore per mezzo di lui) scopriranno sempre
di più su quel che si cela dietro questo sogno (sempre che di un
sogno si tratti) e dietro la guerra e la povertà che minacciano
di trasformarlo in un incubo.




Vecchio Valzer



Il titolo Tri-Crescendo imposta il proprio gameplay su canoni classici
e collaudati. Se da un lato la qualità e la solidità del
gameplay potrebbero sembrare indubbi, dall’altro il giocatore
più esigente potrebbe sentirsi deluso dalla mancanza di una vera
e propria novità. Su tutto dobbiamo dire che sebbene Eternal
Sonata brilli per ciò che concerne la trama (davvero di fattura
lodevole) stessa cosa non si può dire per la varietà di
ambienti e situazioni attraverso cui la stessa trama trova svolgimento.
Il giocatore, come abbiamo detto, si trova immerso in situazioni sin
troppo “classiche” per cui potremmo dividere il gioco in
tre fasi distinte e nettamente differenti: esplorazione , combattimento
e gestione, con il combattimento a fare decisamente la parte del leone.


Gestione dei personaggi ed esplorazione sono forse troppo ancorati a
stilemi vecchi, ma mentre nel primo caso la cosa garantisce comunque
una certa “identità” per i personaggi (giusto per
farvi un esempio: il tanker del gioco resterà sempre tale e non
subirà mai “contaminazioni” alla Final Fantasy 12),
l’esplorazione può risultare a tratti persino frustrante e
forse troppo ripetitiva.

Intendiamoci: Eternal Sonata offre alcuni dei più bei scorci
paesaggistici che si possano ammirare in un titolo di nuova
generazione, ma il problema è che il giocatore si troverà
sempre e solo a seguire una sorta di “linea guida” che,
partendo dalla tipica città, lo porterà poi per “la
strada”, “il dungeon” ed infine “il
boss”. Alla fine del ciclo la solfa riprende da capo,
intervallata magari dall’immancabile giro tra i negozio dalla
chiacchierata con qualche PNG in più. Niente di più, anzi
forse qualcosa di meno! Per una stravagante scelta stilistica, difatti,
Eternal Sonata non implementa alcun tipo di mappa che possa venire
incontro alle esigenze del giocatore e, sebbene la cosa abbia
dapprincipio un certo fascino per ciò che concerne
l’esplorazione, ben presto ci si rende conto di quanto la
mancanza di una mappa renda frustrante l’esperienza di gioco per
ciò che concerne soprattutto i dungeons (alcuni dei quali
notevolmente ostici). Troppo spesso si ha l’impressione di
trovare l’uscita per una questione di sola fortuna, ed il
più delle volte nel tentativo di ritrovare qualche tesoro che
magari si è smarrito ci si ritroverà a compiere ore di
esplorazione per nulla.




Variazioni e Notturni



Il combattimento è decisamente la parte del gameplay che ci ha
convinti di più. Gli scontri sono sempre vari e soprattutto sono
divertenti ed impegnativi quel tanto che basta a tenere
l’attenzione sempre molto alta. Su tutto chiariamo una cosa: in
Eternal Sonata non ci sono (alleluja!) gli incontri casuali, ed il
giocatore è quindi libero di scegliere se combattere o meno con
la maggior parte dei nemici, sempre ben visibili sulla mappa e dalle
differenti routine comportamentali che li porteranno ad attaccarci o
più semplicemente ad ignorarci se saremo padroni della dovuta
cautela. È ovvio che ignorare i nemici vi darà la
possibilità di esplorare il gioco con più
tranquillità, ma di controcanto renderà i vostri
personaggi deboli ed impreparati ad affrontare i Boss del gioco (alcuni
davvero impegnativi e coriacei).

Tornando al combattimento vero e proprio, dobbiamo dire che il lavoro
svolto da Tri-Crescendo è più che lodevole e, come detto,
regala un’esperienza coinvolgente e soprattutto dinamica
risultano come un ibrido tra un sistema classico di combattimento a
turni ed uno scontro in tempo reale alla Kingdom Hearts.
All’inizio dello scontro scenderanno in campo tre elementi del
nostro party che, in alternanza con il nemico, avranno un determinato
tempo (una manciata di secondi netti) per poter decidere se spostarsi,
attaccare, usare magie e così via. Il bello è che entro i
limiti del tempo dettato dal timer, il giocatore potrà
intraprendere un qualsiasi numero di azioni, aprendo quindi la strada a
lunghe serie di attacchi standard in catena che genereranno,
com’è ovvio, le cosiddette Combo il cui numero sarà
sempre visibile su schermo per mezzo di un apposito indicatore. Proprio
le combo hanno, in tal senso, un’importanza fondamentale dettata dal
fatto che, maggiore sarà il numero di combo inanellate, e
maggiore sarà il danno che il nostro personaggio potrà
infliggere per mezzo di un latale attacco speciale in seguito al quale
l’indicatore di Combo si svuoterà. Ovviamente un sistema del
genere, basato sulla velocità e la ponderatezza delle azioni fa
strada a tutta una serie di “riflessioni strategiche” che porteranno
ogni giocatore ad intraprendere le battaglie secondo un proprio
personalissimo stile (attacchi lenti ma potenti, o combo veloci di
personaggi agili ma deboli?). Oltre a ciò c’è da dire
che, a differenza di molti titoli simili, Eternal Sonata offre un
dinamismo esemplare persino nei momenti in cui è il nemico ad
effettuare le sue mosse d’attacco in seguito alle quali saremo
“obbligati” alla pressione del tasto adibito alla difesa in modo da
ridurre al minimo possibile i danni. Tentennare o starsene con il pad
in mano imbambolati a guardare lo schermo è, a conti fatti, un
lusso che non viene permesso al giocatore costantemente (e
positivamente) stimolato ad un gioco dinamico e per questo mai
ripetitivo o noioso. Ma la novità più influente nel
sistema di combattimento è sicuramente l’introduzione di
un parametro che modifica le potenzialità e gli attacchi sia
degli eroi che dei nemici in base alla presenza del fattore luce/ombra.

In pratica in base al fatto che si stia percorrendo o meno un tratto
dell’arena in cui è presente un’ombra i parametri
dei personaggi cambieranno e, nel caso di membri del nostro party,
acquisteranno una potente mossa speciale. Molti mostri potrebbero
invece addirittura cambiare forma divenendo piccoli e sfuggenti o
enormi e devastanti! Altra interessantissima introduzione è il
“party level” che, come intuibile, stabilisce il livello di
forza di tutto il party. Esso salirà solo in determinati momenti
del gioco e implementerà alla già consistente parte
tattica alcune “chicche” come la possibilità di
eseguire più attacchi al costo di dover ragionare in minor tempo
e via dicendo. Insomma, tattica, azione e dinamismo, dal punto di vista
dei combattimenti ci sentiamo più che soddisfatti; certo
è vero che il sistema richiede un po’ di pratica, ma resta
coinvolgente dall’inizio alla fine.




Il tocco del compositore



Come ben chiarificato dall’introduzione, il gioco è
incentrato sulla figura carismatica dell’illustre
Frédéric François Chopin, compositore polacco
nonché talento indiscusso del pianoforte e della musica in
generale.

Il gioco, in effetti, è in un certo senso un’ode al
compositore stesso ed alle sue opere, cosa che si evince non solo
dall’ottima caratterizzazione acustica del titolo (ma di questo
parleremo a breve), ma anche dall’intero imbastimento di storia e
character design. I personaggi della storia (Polca, Allegretto,
Andantino, Jazz) così come le città (Città di
Forte, inteso “pianoForte”) o anche solo il design delle
armi richiama al mondo della musica (in generale) e della musica
classica (nel particolare).

La musica è dunque un concetto fondamentale nel gioco, e non
bastasse la presenza di alcune mini quest in cui occorre
“consegnare” un brano musicale a determinati personaggi per
ricevere un premio, a ricordarci il paradigma di sopra incorrono anche
talune sfide musicali in cui proprio Chopin dovrà sconfiggere
determinati nemici a colpi di musica e composizione.

Il lavoro generale è eccelso, l’integrazione del concetto
di un mondo “musicalmente coerente” è intelligente e
ben studiata, anche se l’implementazione proprio
dell’artista polacco lasci a tratti un po’ perplessi.

Potremmo dire che, in generale, la storia corre su due binari paralleli
ed indissolubilmente legati: Chopin delirante sul letto di morte e lo
stesso autore coinvolto negli eventi del mondo di Eternal Sonata. Ed
è forse proprio il primo punto della narrazione a lasciare
maggiormente dubbiosi: l’introduzione della vita reale di Chopin
sembra una forzatura, un vezzo dettato (probabilmente) più dalla
passione degli sviluppatori per la musica di Frédéric
piuttosto che da una “reale” esigenza narrativa.

Il gioco è ricco di momenti in cui cut scene impreziosite dai
dettagli biografici sul pianista si avvicendano su schermo. Forse
proprio questi sono i momenti più noiosi del gioco,
apparentemente slegati dalla trama principale e, come detto sopra,
risultanti più il frutto di una smodata passione che altro;
certo sono anche i momenti in cui ci è dato saggiare alcune
delle bellissime musiche composte originariamente dal pianista, e
sicuramente ai più una lezione di storia non farà male,
tuttavia non possiamo che confermare, in ogni caso, la nostra
perplessità.





Fanfara Incalzante



Graficamente il gioco è più che gradevole. Grazie alla
potenza degli hardware di nuova generazione Tri-Crescendo a
confezionato alcuni degli ambienti più vivi e colorati di
sempre, capaci di regalare ben più di uno scorcio evocativo il
tutto tinteggiato da una superba colorazione pastello e da uno stile
manga dannatamente azzeccato.

Certo l’occhio più attento potrebbe riconoscere, nel
complesso, alcune texture un po’ sottotono rispetto alla
totalità dell’opera, ma si tratta di sbavature marginali e
difficilmente osservabili. I modelli dei personaggi, poi, sono
praticamente perfetti e sono riccamente animati, i loro movimenti sono
ottimamente calcolati e sono capaci (in supporto ad una splendida
interpretazione del doppiaggio) di restituire degnamente le emozioni
dettate dalla recitazione digitale dei modelli. I momenti focali nel
quale osservare il tutto sono sicuramente i combattimenti e le
frequenti cut scene dove, al pari di una produzione animata, i modelli
dei personaggi si comportano sempre in maniera impeccabile lasciandosi
ammirare soprattutto per ciò che concerne la loro maniacale
caratterizzazione, palesata, su tutto, dai loro meravigliosi abiti.
Unica vera pecca è la modellazione dei volti, forse tutti un
po’ troppo simili, ma comunque capaci di restituire degnamente le
emozioni del caso.

Curato dal genio di Motoi Sakuraba (compositore delle musiche di alcune
grandi serie come “Tales of…”, “Star
Ocean” e “Valkyrie Profile”) il comparto sonoro
risulta praticamente eccellente, integrando ad una colonna sonora
originale di sicuro impatto alcuni “scorci” di opere
celebri composte da Chopin. Anche gli effetti sonori sono di ottima
fattura, e sono perfettamente integrati con il contesto nel quale
è possibile sentirli, sia esso uno scontro, un paesaggio o una
città.




In chiusura…



Chi avesse già terminato il gioco per Xbox 360 è tenuto a
sapere che l’uscita su PS3 non giustifica per niente l’acquista della
nuova versione del gioco.

Le aggiunte sono ridotte a soli due nuovi personaggi giocabili ed a una
manciata di nuovi dungeons, e persino i famosi trofei (nonostante le
promesse di Tri-Crescendo) non sono stati implementati nel titolo
rendendolo di fatto “monco”. La novità forse più
rilevante è rintracciabile nel restyle della colorazione della
versione PS3 (più vivida e cangiante), nonché in un nuovo
bilanciamento del livello difficoltà, cosa che rende
l’esperienza su PS3 decisamente più impegnativa rispetto alla
sua controparte 360; in ogni caso ci sembra di poter tranquillamente
affermare che nessuna delle introduzioni effettuate sembrerebbe
propedeutica ad un nuovo acquisto.

Per il resto, Eternal Sonata è il titolo cui tutti i possessori
di PS3 ed amanti di RPG dovrebbero puntare in mancanza di altro su cui
catalizzare la propria attesa. Il titolo è confezionato
degnamente e risulta godibilissimo e piacevole sin dalle prime ore di
gioco. Certo la struttura decisamente retrò con il quale il
titolo è stato progettato potrebbe scoraggiare i giocatori
necessariamente bisognosi di novità, ma nel complesso Eternal
Sonata resta una storia caldamente consigliata, un gioco evocativo che
sarà sicuramente conquistare (grazie anche all’ottimo
sistema di combattimento) anche i giocatori più esigenti.

PRO

  • Ottima trama;
  • comparto grafico eccellente;
  • sistema di combattimento coinvolgente;
  • colonna sonora eccezionale.

CONTRO

  • Stampo di gioco troppo vecchio stile;
  • L’assenza della mappa rende l’esplorazione frustrante.