Recensione Recensione di Dragon Ball Z: Ultimate Tenkaichi
Recensione di Dragon Ball Z: Ultimate Tenkaichi di Console Tribe
di: Mariano "TylerDurden" AdamoIl mito di Dragon Ball ha inizio nientemeno che nel lontano 1984, quando l’allora giovane Akira Toriyama rilasciava per la prima volta le storie di Goku e compagni. Di tempo ne è passato, ma il fascino dei Sayan è ancora vivo. Il successo del brand ha fatto sì che le Sfere del Drago sconfinassero al di fuori del manga/anime giungendo, inevitabilmente, anche sugli schermi delle nostre console. I titoli targati Dragon Ball ormai si sprecano e, anche in questa generazione, non poteva essere altrimenti. Ultimo lavoro, prodotto da Spike, prende il nome di Dragon Ball Z: Ultimate Tenkaichi.
Non ci resta che prendere il nostro fidato rilevatore e tornare, ancora una volta, a caccia delle sfere!
Sangue Sayan
Terminata la presentazione animata, siamo catapultati in un menù davvero poco ispirato ma fortunatamente ricco di modalità. Quasi fatichiamo a ricordarle tutte. Pochi minuti di gioco ci fanno capire che il lavoro fatto da Spike in tal senso è encomiabile. A catturare la nostra attenzione sono sicuramente le modalità Eroe e Storia. Quest’ultima, come il nome suggerisce, ci proietta all’interno degli eventi più importanti dell’intera saga. Le nostre gesta iniziano da quando Radish approda sulla Terra, passando per l’immancabile Freezer, fino gli scontri con Cell e stavolta prolungandosi persino nella trama di Dragon Ball GT, Super Sayan di quarto livello incluso. Insomma, avrete già capito che ci saranno tanti, tantissimi combattimenti da fare.
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La Storia è divisa in capitoli, ognuno introdotto da un breve recap degli eventi, spesso intervallati da alcune scene direttamente tratte dall’anime. La cura dei dettagli è notevole e soprattutto i fan non faticheranno a rivivere le vicende ormai straconosciute. All’interno della Storia vi capiterà non solo di vestire i panni di Goku, anzi, in più di un’occasione impersonerete uno dei tantissimi personaggi secondari dell’anime, in modo da apprezzare i diversi stili di combattimento e rendendo il proseguo dell’avventura più variegato e interessante. Tra uno scontro e l’altro sorvolerete il mondo e qui, prima di continuare con gli eventi principali, potrete dilettarvi nel recuperare le Sfere del Drago oppure lanciarvi in combattimenti secondari; in ogni caso questa componente free roaming è pressoché accennata e dubitiamo vi regalerà grosse emozioni.
Passando invece alla modalità Eroe, il discorso è leggermente diverso. Se qui il comparto narrativo è ridotto all’osso, l’esperienza ludica, a cavallo tra free roaming e RPG, è un po’ più complessa. L’Eroe in questione non è altro che un personaggio creato da zero ad inizio avventura. Accedendo a questa modalità, infatti, avremo modo di creare un nostro alter-ego. Da qui i primi problemi: nonostante le possibilità di personalizzazione siano ampliabili scovando vari oggetti, l’editor rimane davvero povero e incapace di soddisfare le aspettative dei fan più creativi. Anche volendosi sbizzarrire, i personaggi creati non saranno poi così diversi da Goku e compagni, differendo unicamente per l’acconciatura dei capelli e i colori dell’abbigliamento. Sotto questo aspetto ci sentiamo veramente delusi dal prodotto.
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Terminata questa fase ci ritroviamo in un mondo parallelo, i cui eventi sono del tutti slegati dalla saga originale. Qui avremo comunque modo di imbatterci nei personaggi più disparati. Il nostro scopo è, ovviamente, salvare il mondo, per fare questo dovremo migliorare le nostre tecniche in battaglia e non solo. Ogni scontro ci regalerà punti esperienza che andranno a migliorare una discreta quantità di statistiche, mentre selezionando la voce Addestramento sfideremo alcuni Maestri (tutti personaggi della Storia) che, di volta in volta, miglioreranno non solo le nostre statistiche ma ci doteranno di alcune abilità e colpi speciali, indispensabili per affrontare i combattimenti più duri. La componente free-roaming si fonde alla perfezione con questi elementi ruolistici, permettendoci di esplorare il pianeta alla ricerca sia di collezionabili che di scontri casuali per potenziare maggiormente il nostro alter-ego. Nel complesso la modalità è piacevole, ricca e divertente.
Oltre alle modalità Storia ed Eroe figurano il classico Torneo di Arti Marziali e una modalità di allenamento, davvero ispirata e corposa, ricca di tutorial davvero utili. Terminano l’offerta ludica un set di personalizzazione e un’immancabile comparto online, sul quale non spendiamo troppe parole vista la pochezza delle possibilità offerte e di un netcode non sempre stabile e reattivo.
!==PB==!
Battle Power
Staremmo parlando del miglior capitolo targato Dragon Ball se non fosse per il comparto giocato. Nel paragrafo precedente abbiamo elogiato il lavoro svolto, qui invece non possiamo esprimere giudizi tanto positivi, ma andiamo con ordine. Ultimate Tenkaichi è leggermente diverso da tutti gli altri picchiaduro, infatti poggia le sue basi su dei Quick Time Event appositamente studiati. Prima di tutto prendiamo confidenza con i comandi. I tasti frontali servono per attacco, attacco potente, difesa e spostamento rapido. Con i dorsali si vola e si richiama un apposito menù per trasformazione, fusione e cambio. Mentre il D-Pad e la levetta destra sono adibiti all’aura e alle mosse finali. Ok, lo sappiamo, sembra tutto molto complicato; la verità è invece l’opposto, Ultimate Tenkaichi ha un sistema di combattimento semplice, anzi, oseremmo dire povero. A seconda della distanza con l’avversario ci si potrà approcciare – e quindi attaccare – in maniera diversa, tuttavia, pad alla mano, non sentirete molta differenza. In poche parole iniziando a colpire l’avversario innescherete una serie di combo, ad un certo punto vi verrà chiesto di scegliere tra due tipi (molto simili tra di loro): se l’avversario indovinerà la vostra scelta, potrà contrattaccare, se invece sbaglierà continuerete a colpire senza problemi. In poche parole, tutto si riduce ad una mera probabilità del 50%; insomma, al diavolo l’abilità di gioco, quello che conta è la fortuna. Stesso discorso se attaccate da lontano, la differenza starà solo tra scegliere tra destra e sinistra. Spettacolare, no? Appunto, no. Oltre a questa meccanica, i Quick Time Event entrano prepotentemente nel gioco quando si scaglia contro l’avversario uno dei colpi finali (vedi Kamehameha). A seconda del livello dell’aura, possiamo contrattaccare in diverse misure. Nel livello più basso abbiamo unicamente la possibilità di difenderci e subire meno danni, aumentando l’aura, invece, saremo in grado prima di riflettere i colpi (con un QTE abbastanza piatto) e infine, se disponiamo del livello più alto, persino di lanciare un colpo contro il nostro avversario. In questo caso partirà un breve duello in cui premere velocemente e ripetutamente uno dei tasti frontali. Nel complesso i combattimenti risulteranno monotoni e poco avvincenti, relegando l’abilità del giocatore unicamente a “scegliere” il tasto giusto, oppure gestire con dovuto tempismo alcuni Quick Time Event. Un peccato davvero imperdonabile, visto il genere a cui il titolo appartiene.
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China-shading
Così come l’impianto ludico mostra alti e bassi, anche il comparto tecnico è figlio dello stesso lavoro. Se i personaggi godono di un buon numero di pixel e soprattutto di un cel-shading che non fa rimpiangere i disegni del manga, stessa cosa non si può dire per tutti gli elementi di contorno. Menù spogli e privi di dettagli, arene in bassa definizione, effetti particellari poco curati, sono solo alcuni dei difetti che il gioco porta con sé. Discorso totalmente diverso va fatto per i personaggi e la palette cromatica, simile in tutto e per tutto alle tinte che l’anime ci ha abituato ad apprezzare. Il voto sarebbe tuttavia più alto se non prendessimo in considerazione i lunghissimi – e fastidiosissimi – caricamenti. Ogni scontro ci porterà ad attendere quasi trenta secondi di puro nulla, terminato lo scontro altri tempi morti e, considerando la frequenza con cui i match si susseguono, passerete davvero tanto tempo senza giocare. Gli sviluppatori hanno cercato di distrarre l’attenzione del giocatore con la possibilità di colpire alcune capsule che si susseguono di volta in volta sullo schermo, ma i tempi morti sono comunque troppi.
Completa il quadro un sonoro abbastanza soddisfacente. Ottime tutte le campionature originali e il doppiaggio sia in giapponese che in inglese. Effetti sonori discreti, che tutto sommato offrono comunque un buon grado d’immersione.
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Desiderio esaudito?
L’amore dei fan verso la saga, ancora una volta, non basta per giustificare i limiti di un prodotto così pieno di alti e bassi. A fronte di modalità di gioco ricche e corpose, fa capolino uno stile di combattimento davvero povero e tremendamente limitato. Ultimate Tenkaichi paga un conto veramente salato per tutto quello che concerne il comparto giocato, cosa che – ci sembra quasi inutile dire – dovrebbe riservare tutt’altre soddisfazioni. Che senso ha infarcire un picchiaduro con tante modalità, personaggi e quant’altro, quando poi, la cosa principale, risulta piatta e monotona? La risposta è come al solito la stessa, gli sviluppatori hanno ben pensato di affidarsi al cuore dei poveri fan – spesso incapaci di distinguere un capolavoro da un sottobicchiere – che, semplicemente leggendo il marchio Dragon Ball, si ritengono soddisfatti dell’acquisto fatto. Tuttavia questa è una recensione, non una lettera d’amore, pertanto le nostre parole suoneranno dure, spietate ma soprattutto obiettive. Ultimate Tenkaichi è un titolo discreto e nulla di più. Vi vorremmo dire che resta consigliato ai fan, forse è anche vero ma, per una volta, preferiamo confidare nel vostro senso critico. A buon intenditore…