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Recensione Recensione di DeathSpank

Recensione di DeathSpank di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Partorito dalla mente di Ron Gilbert, già creatore di Monkey Island, DeathSpank approda su Xbox Live e Playstation Store. La lunga gestazione avrà fatto in modo di creare un RPG che non faccia rimpiangere vecchie glorie del passato? Sarà riuscito Gilbert a infondere il suo stile anche in questa opera? I quesiti che accompagnano DeathSpank sono molti, oggi siamo qui per dare una risposta a tutti questi interrogativi. Per completare la “quest” vi basterà semplicemente leggere l’articolo.

Greetings unnamed review reader…

Queste, presumibilmente, le parole che vi rivolgerebbe DeathSpank se vi incontrasse per strada. Questo arcade riesce in pochi attimi a mostrare uno stile ben definito e una profonda caratterizzazione che, nel complesso, rapiscono il giocatore sin dai primi istanti di gioco. A fronte di una sceneggiatura piuttosto semplice DeathSpank ha il merito di catturare l’attenzione di chi segue lo svolgimento del gioco senza particolari strutture narrative o scene emozionanti. La trama che fa da sfondo alla vicenda è decisamente classica: il nostro eroe è alla ricerca di un potentissimo Artefatto e, immancabilmente, anche il malvagio di turno brama il potere che vi è celato. Il plot quindi non sarà dei più originali ma, complice un humour di fondo ben riuscito, riesce comunque a conquistarvi. Tutto il comparto narrativo infatti non si prende mai sul serio, finendo spesso per somigliare più a una parodia sul genere piuttosto che una sceneggiatura seria e articolata. L’emblema di questa caratterizzazione sono i dialoghi che passano dall’insensato all’ironico e che, in più di un’occasione, vi strapperanno un sorriso. Impossibile non citare l’intenso scambio di battute tra il nostro protagonista e una mucca.

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Greetings Diablo fan…

Probabilmente non è la parola più adatta per descriverlo ma “Diablo” è sicuramente la prima che ci viene in mente. Non fraintendeteci DeathSpank ha carattere da vendere, non vogliamo certo additarlo come un mero clone di un’altra saga ma allo stesso tempo è innegabile come le meccaniche di gioco siano profondamente legate alla serie made in Blizzard. Piuttosto che una copia DeathSpank può essere una rivisitazione in chiave comica proposta dal quel genio di Ron Gilbert.
Come è lecito aspettarsi ci troviamo di fronte ad un RPG vecchia scuola, in cui un gameplay semplice si unisce a un livello esplorativo di tutto rispetto. Queste, volendo riassumerle in una sola frase, le caratteristiche principali del titolo. Il primo punto da analizzare nel dettaglio è sicuramente la meccanica di gioco più importante: il combattimento. Eliminare mostri e amenità varie non è mai stato così divertente, infatti, passata la prima fase in cui il button mashing imperversa inesorabile ci si accorge di trovarci di fronte ad un prodotto più profondo di quello che sembra. Il giocatore può utilizzare fino a quattro armi contemporaneamente, ognuna delle quali assegnata a un diverso tasto del pad. A sorprendere in questa fase è la varietà di soluzioni e di armi equipaggiabili: spade, balestre, bastoni magici, clave, asce, martelli e tutta una serie di improbabili, ma divertentissime, armi ben più particolari. La possibilità di combinare quella a lunga gittata ad altre a corto raggio aiuta sicuramente a creare qualche soluzione tattica in più che arricchisce l’esperienza giocata. Altra variabile da tenere in considerazione è la barra Justice che, una volta caricata, permette di sferrare potentissimi attacchi che variano direttamente dal tipo di arma impugnata. A questo si aggiunge la possibilità di inanellare combo semplicemente alternando l’utilizzo delle armi, purtroppo vista la quantità di nemici e la felicità con cui questi periscono non sempre effettuare le combo risulta comodo ed intuitivo.

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Come in tutti i giochi di ruolo eliminare nemici fa accumulare punti esperienza, raggiunta la quota prestabilita ci attende il classico level-up che ci da la possibilità di scegliere tra diversi potenziamenti chiamati Hero Cards. Ogni carta aumenta determinate statistiche come potenza degli attacchi a lunga o breve distanza, velocità, quantità di soldi ricevuti e così via. La scelta delle carte quindi influenzerà direttamente lo sviluppo del nostro personaggio, permettendo così al giocatore di trovare l’impostazione più adatta al suo stile di gioco.
Il resto dei potenziamenti è affidato unicamente all’equipaggiamento, ritrovare nuovi pezzi fa aumentare statistiche come HP e forza d’attacco. La quantità, anche in questo caso, è eccellente e permette al giocatore di cambiare spesso oggetti in dotazione senza troppa fatica. In quest’ottica la gestione dell’inventario è davvero ben riuscita. Per facilitare il tutto è stata introdotta la possibilità di lasciare al computer il compito di far equipaggiare automaticamente gli oggetti migliori, mentre quelli inutili si possono combinare con uno strumento che li converte automaticamente in denaro. Le altre pagine del menù sono dedicate al riepilogo di quest e oggetti importanti, tutto ovviamente sempre funzionale e pratico come il resto della produzione.
Il discorso sulle quest si abbraccia direttamente a quello dell’esplorazione. Ogni area visitata, oltre che pullulare di nemici, è ricolma di oggetti da raccogliere o casse da aprire. Insomma girovagando per il mondo è difficile annoiarsi. Quando poi ci imbattiamo nei cosiddetti NPC questi ci affibbieranno missioni semplici come trovare un oggetto, consegnare pacchi, eliminare mostri e così via; anche qui nulla di particolarmente innovativo ma in ogni caso queste missioni secondarie spezzano il ritmo dell’avventura principale regalando una buona dose di ore di gioco aggiuntive. Le missioni principali non si discostano poi molto da quelle secondarie, anche qui c’è una discreta variabilità di obiettivi. Tutto ovviamente condito dall’humour che accompagna l’intera produzione grazie al quale anche la quest più semplice riesce a essere divertente e appassionante.
Peccato invece per la modalità cooperativa, riuscita solo a metà, sia perché è limitata all’offline sia perché non offre soluzioni ludiche adeguate per il secondo giocatore che si troverà ad essere un vero e proprio accessorio del primo giocatore. Una volta attivata la coop infatti comparirà un maghetto che oltre eseguire qualche magia non fa: niente oggetti, niente equipaggiamenti, niente potenziamenti; un vero peccato perché se meglio gestita la cooperativa avrebbe arricchito ancora di più l’esperienza giocata.

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Greetings new DeathSpank fan…

Prima di concludere l’articolo è doveroso, anzi obbligatorio, spendere due parole per l’ottimo art work creato dagli sviluppatori. Si è già voluto rimarcare che DeathSpank è un prodotto davvero particolare, infatti, lo stile generale dell’opera è uno degli aspetti migliori. Non sono humour e gameplay ma anche colori e ambientazioni fanno si che il lavoro di Gilbert goda di un’anima propria. Ogni elemento grafico segue una linea artistica ben definita e curata che, a discapito di una realizzazione tecnica nella media, riesce a creare un impatto visivo di tutto rispetto. Personaggi e mostri sono ben realizzati e catturano l’immaginazione del giocatore con una cura del look senza pari. Ottimo anche il sonoro che grazie a musiche di tutto rispetto e un doppiaggio ben riuscito riesce a fare il paio con quanto di buon visto con il comparto grafico.
DeathSpank è un prodotto completo, un RPG senza tempo che vi rapirà dalla vostra vita quotidiana come nessun altro arcade sa fare. Un gameplay solido si unisce a un’ironia di fondo davvero ben riuscita, creando un mix perfetto che difficilmente stanca. Da tenere in considerazione anche la longevità che, tra quest primarie e secondarie, raggiunge tranquillamente anche le venti ore totali.
La vostra nuova quest è quella di lanciarvi direttamente nel mondo creato da Gilbert, siamo sicuri che tra battute ironiche e randellate ben assestate DeathSpank conquisterà anche voi. Avanti eroi una nuova avventura vi aspetta…