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Recensione Recensione di Blood Bowl

Recensione di Blood Bowl di Console Tribe

di: Giovanni Manca

Immaginate un campo da football americano dalle proporzioni atipiche in cui si sfidano, in avvincenti e spettacolari match, umani, orchi, trolls, elfi, seguendo le regole dell’universo di Warhammer in una vera e propria lega fantasy. Interessante novità questa di Games Workshop, penseranno in molti: beh, che ci crediate o no, Blood Bowl ha origini lontane, esattamente al 1986, quando, frutto della creatività di Jervis Johnson, esordisce come gioco da tavolo.
In quasi 25 anni di storia, Blood Bowl è stato più volte rivisitato e aggiornato nella sua struttura e nelle sue regole: il titolo sviluppato da Focus Home Interactive è la sintesi videoludica di questi cinque lustri di evoluzione. Siete pronti a sporcare di sangue i ciuffi d’erba avendo la pazienza di aspettare il vostro turno?

Turn Over!

Come accennato in apertura, Blood Bowl può essere definito come un football americano fantasy che stringe l’occhio ad altri sport estremi, resi popolari dalla letteratura anni ’80 e ’90, come il Rollerball o Speedball. Undici giocatori per squadra si sfidano in partite di 16 turni, divisi in due tempi di otto, all’ultimo sangue e senza esclusione di colpi ma, non fatevi illusioni, non sarà per nulla semplice. Se durante la presentazione del gioco vi passa per la testa l’idea di buttarvi immediatamente nella mischia, sappiate che si tratta di una cattiva scelta: Blood Bowl è probabilmente il gioco che più di ogni altro necessita di un esaustivo tutorial che, passo dopo passo, illustri con chiarezza tutte le regole del gioco. Passaggio obbligato, dunque, nelle quattro sezioni in cui è strutturata tale modalità: “regole comuni”, “regole a turni”, “regole in tempo reale” e “regole principali”.

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Una partita a… scacchi

Il campo di gioco è suddiviso in tante caselle a scacchiera, sulle quali i giocatori in campo determinano le loro azioni a turni alterni. Le caselle illuminate di verde rappresentano lo spazio in cui il giocatore selezionato può muoversi e compiere un’azione precisa; le caselle invece con raffigurata l’icona del dado indicano delle porzioni di campo in cui l’azione, invece, può essere compiuta solo tentando la sorte con il lancio dei dadi. Dadi? Si, dadi: il numero dei lanci disponibile è determinato dalla forza del singolo giocatore, forza che rappresenta uno dei quattro attributi principali dei giocatori in campo: oltre all’agilità, movimento e armatura.
La forza non incide solamente nel lancio dei dadi ma anche sull’esito del contatto fisico tra i giocatori. Più è alto il valore della forza, più è alto il numero dei dadi che può essere lanciato e scegliere così il risultato più utile. L’agilità determina invece l’abilità del giocatore nel lanciare o raccogliere la palla ed evitare i placcaggi avversari. Il terzo attributo è il “movimento”, che va a determinare il numero massimo di caselle percorribili, mentre il quarto è il valore della “armatura”, ovvero la capacità di resistere ai colpi degli avversari.
Queste quattro caratteristiche sono relazionate alla natura della razza del giocatore e della sua esperienza accumulata sul campo: se gli umani, ad esempio, hanno valori buoni su tutti gli aspetti, gli orchi si distinguono per la loro forza bruta, gli elfi per la loro agilità, gli skaven per la loro velocità e gli uomini-lucertola per la loro forza e destrezza. Nel corso della sua carriera, inoltre, ogni giocatore può aumentare di livello ogni attributo grazie a particolari azioni compiute sul campo: l’esperienza può, in questo modo, accrescere di ben nove livelli. Chiaro, dunque, come la scelta dei componenti della propria squadra e come gli avversari da affrontare incidano pesantemente sulla strategia di gioco da adottare; solo un pazzo affronterebbe a viso aperto, muso contro muso, ad esempio, un team di orchi utilizzando una squadra di elfi: meglio imbastire la nostra tattica esclusivamente sui lanci e le schivate.
Ogni giocatore è circondato da una zona di placcaggio, composta dalle otto caselle che lo circondano, in cui tenterà di bloccare in automatico qualunque avversario vi entri; più è alto il valore dell’agilità, più ci sono probabilità di scampare al pericolo. Quando un giocatore tenta un blocco, ci sono cinque esiti possibili: il difensore viene respinto e atterrato, il difensore inciampa (se non ha l’abilità schivata, viene respinto e atterrato), il difensore è respinto, sia difensore che attaccante vanno a terra, l’attaccante cade a terra. Nei casi in cui è il difensore ad avere la meglio, la squadra attaccante subisce un turn over, il fumble caro agli appassionati di football americano: la palla passa all’avversario che inizia così la propria fase offensiva.
Nel corso di ogni turno è possibile eseguire un’azione speciale, il cosiddetto blitz, ossia un movimento con conseguente placcaggio di un avversario non raggiungibile con un’azione ordinaria oppure lanciare un incantesimo se in precedenza si è ottenuto il favore del pubblico, indicato da una barra d’energia in basso sullo schermo, così come corrompere l’arbitro o guarire un giocatore ferito o deceduto sul campo.

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Oltre alla modalità a turni che segue pedissequamente le regole del gioco da tavolo, Blood Bowl in versione Xbox 360 prevede anche una modalità in tempo reale in cui entrambe le squadre eseguono le proprie mosse contemporaneamente.
Se per un appassionato di giochi di ruolo le regole che governano Blood Bowl potrebbero sembrare addirittura piuttosto comuni, per un neofita gli inizi potrebbero essere molto frustranti. In effetti l’intelligenza artificiale è molto buona e avere la meglio su una squadra controllata dalla CPU non può che essere il frutto di un’esperienza accumulata sul campo. Nel corso dei primi match, portare a termine con una meta un’azione offensiva è un’impresa titanica e la parola che impareremo ad odiare sarà turn over: davvero molto facile incappare in un errore banale e perdere il controllo del gioco in favore dell’avversario. E’ innegabile però che il gioco sia in grado di regalare notevole soddisfazione, quasi direttamente proporzionale alle sudate fatiche degli esordi.

!==PB==!
A caccia di orchi

A parte l’ottimo tutorial e la scontata possibilità di affrontare un match veloce, i giocatori più esigenti troveranno pane per i loro denti nella modalità campionato e, soprattutto, nella modalità campagna, vera e propria stagione strutturata sulla falsariga di quanto propongono i giochi sportivi attuali. Il primo passo consiste nella scelta della squadra e delle sue caratteristiche dominanti: nome, logo e razza dei giocatori; il secondo è invece la selezione dei componenti della “rosa” in una sorta di mercato, selezione che inizialmente dovrà fare i conti con il budget piuttosto limitato e il parallelo prezzo elevatissimo delle star. In una mappa in puro stile fantasy vengono illustrate tutte le zone in cui viene organizzato un campionato di Blood Bowl, suddivise in vari livelli: tutto ha inizio dal livello 1, povero sia per i premi partita che per il contesto di pubblico e i punti esperienza assegnati. Come detto più su, in riferimento al gameplay, fondamentale è superare le difficoltà iniziali legate ad una curva di apprendimento di tutte le meccaniche e strategie davvero lunga: solo a queste condizioni è possibile apprezzare e farsi coinvolgere in un campionato longevo, coinvolgente e stimolante.
La modalità online è vittima della natura estremamente elitaria di Blood Bowl. E’ possibile creare da zero, determinando decine di parametri, una partita o prendere parte ad una già in corso, ma il problema è trovare connesso un altro utente che sia alimentato dal nostro stesso desiderio.

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Un’arena al tramonto

Da un gioco di questo tipo non ci si aspettano grandi effetti speciali a corredo di milioni di poligoni su schermo ma solo che l’aspetto tecnico sia funzionale alle dinamiche piuttosto lente dell’azione di gioco. I giocatori vantano una ricerca del dettaglio piuttosto superficiale, ben al di sotto della media delle produzioni moderne, ma sono ottimamente caratterizzati nel loro design e, di conseguenza, piuttosto riconoscibili in base alla razza di appartenenza. Sulla stessa lunghezza d’onda le arene del gioco, la cui qualità realizzativa è piuttosto altalenante, sebbene siano decisamente ben disegnate. La visuale del gioco è gestibile manualmente dal giocatore attraverso semplici comandi del joypad e permette di spostarsi e ingrandire le diverse zone di interesse; nel caso venga utilizzata la visuale automatica ci penserà invece la CPU ad alternare zoomate nelle zone calde del campo a inquadrature dall’alto per meglio seguire la disposizione dei giocatori sul campo. Ottimi i diversi HUD disposti sullo schermo: chiari, esaustivi e mai invadenti.

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Apprezzabile la colonna sonora, composta da musiche coinvolgenti e perfettamente coerenti con l’atmosfera fantasy del gioco; poco ispirati invece gli effetti sonori dai cui era lecito aspettarsi qualcosa in più, sia per quanto riguarda gli effetti dell’azione sul campo sia in riferimento a quanto dovrebbe arrivare dagli spalti.

Touchdown o no?

Blood Bowl, alla resa dei conti, è chiaramente un titolo che si rivolge agli appassionati dei giochi di ruolo e, soprattutto, a chi già conosce il gioco da tavolo che esordì ventitré anni or sono. Un gameplay molto complesso non impreziosito da una realizzazione tecnica eccelsa, difficilmente possono attrarre un giocatore che mai abbia avuto un’esperienza su titoli di questo calibro. Nel caso contrario, chiunque supererà eventuali pregiudizi sul genere e le oggettive difficoltà iniziali, avrà delle soddisfazioni inaspettate.