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Recensione di Bladestorm: The Hundred Years’ War

Recensione di Bladestorm: The Hundred Years' War di Console Tribe

di: Redazione
Quando si parla di KOEI tutti gli appassionati di videogames pensano
subito a “Dinasty warriors” e “Samurai warriors”, serie interminabili
di action games di ispirazione storica pubblicati dal 1997 a oggi e
tutti sviluppati dal team Omega Force; pochi si ricordano che il
publisher di Yokohama ottenne un discreto successo negli anni ’80
innovando non poco il genere strategico con “Nobunaga ambition” e suoi
seguiti. Con “Bladestorm: la guerra dei 100 anni”, ambientato appunto
durante la sanguinosa guerra tra Francia e Inghilterra, KOEI cerca di
trovare una fortunata alchimia tra i due generi, dando vita a un nuovo
action-game di impronta strategica, nel tentativo di rinfrescare un
genere che ormai sente il peso del tempo che passa.

Sussidiario

La guerra dei 100 anni coinvolse il regno di Francia e il regno
d’Inghilterra dal 1337 al 1453 e si concluse con la cacciata degli
inglesi da tutti i territori francesi. La causa principale della guerra
fu la successione al trono francese di Filippo di Valois, trono al
quale si proclamò legittimo successore anche Edoardo III, re
d’Inghilterra e figlio d’Isabella di Francia. La fase più drammatica
del conflitto, da parte francese, inizia nel 1420 quando i francesi,
sconfitti, dovettero accettare con il trattato di Troyes che la corona
passasse ad Enrico V re d’Inghilterra, alla morte di Carlo VI; è in
questa fase che interviene la leggendaria figura di Giovanna d’Arco,
che si presenta da Carlo VII dichiarandosi inviata da Dio per
risollevare le sorti dei Valois. La “pulzella d’Orleans” riuscì a
imporsi al re rompendo l’assedio inglese e facendolo incoronare a
Reims. Mentre per lei sarebbe stato giusto continuare la guerra fino
alla totale sconfitta degli inglesi, il sovrano trattò col nemico.
Giovanna allora, continuò la propria battaglia fino al 1430, quando,
catturata dai Borgognoni, fu consegnata agli inglesi per 10.000 scudi
d’oro, processata per stregoneria e condannata al rogo (1431), senza
che Carlo VII muovesse un dito per salvarla. Il conflitto ha una
notevole importanza militare poichè vide la nascita di nuove armi e
nuova tattiche usate da eserciti formati da soldati di professione: i
mercenari. Durante il gioco incontreremo le più importanti figure di
questo spaccato storico, da Edward ‘the black prince’ fino a Giovanna
d’Arco, da Sir John Chandos a Philippe Le Bon, in tutto una ventina di
personaggi realmente esistiti a cui si affiancano una decina di
mercenari di fantasia. La trama del gioco intreccia i più significativi
eventi realmente accaduti con delle subquest inventate, in cui dovremo
cercare delle alleanze con i diversi schieramenti e mercenari più o
meno carismatici (Magnus, Georges “Sudden Death”, Marc “Iron Wall”, Sir
John Hawkwood).

Professione mercenario

In “Bladestorm: la guerra dei 100 anni” interpretiamo un professionista
della guerra che approfitta del drammatico conflitto per accumulare
fama e ricchezze. Schierandosi senza ritegno nell’esercito francese o
in quello inglese, a seconda di chi offre più oro. Dopo aver scelto
nome, sesso e fattezze del mercenario in un semplicistico editor
caratterizzato da pochissime opzioni ( una decina di visi disponibili e
tre voci ), ci troviamo all’interno della nostra base operativa, una
lurida taverna gestita da un ex mercenario stanco della guerra ma fonte
di importanti informazioni e suggerimenti: è qui che gestiamo sotto
ogni aspetto la nostra ambiziosa carriera, ascoltando le dicerie degli
abitanti e dei soldati ubriachi, assoldando reclute specializzate,
acquistando e vendendo armi e equipaggiamenti da avidi mercanti, e
soprattutto valutando i contratti che ci vengono proposti da i due
schieramenti. All’inizio della nostra avventura le proposte di lavoro
sono scarse e poco remunerative a causa della nostra poca esperienza in
battaglia ma grazie alle prime eroiche e spavalde gesta sul campo
riusciremo ad accrescere a dismisura la nostra fama sinistra di
implacabile guerriero, che ci aprirà le porte a ricchissimi contratti
per battaglie disperate. Per essere pagati è necessario raggiungere gli
obiettivi sottoscritti nel contratto, nel quale sono indicati lo
schieramento d’affiliazione, la difficoltà, i giorni di durata e la
retribuzione. Prima di accettare i contratti che pongono le condizioni
più impegnative è opportuna un’accurata gestione del nostro status
generale, distribuendo i punti esperienza guadagnati durante la
battaglia per accrescere le peculiarità del nostro piccolo esercito.
Aumentare il numero di cavalieri, degli arcieri, dei lancieri, dotarli
di maggiore forza di impatto o resistenza, acquistare nuovi
equipaggiamenti o reclutare altri mercenari saranno operazioni
strategiche decisive per vincere la battaglia.

Dall’alba al tramonto

Accettato il contratto dobbiamo scegliere da quale roccaforte della
mappa iniziare, facendo attenzione allo schieramento delle truppe
alleate e di quelle nemiche, in modo da non trovarsi catapultati in una
posizione strategicamente difficile da difendere. Le ostilità iniziano
all’alba e terminano al tramonto, dopo il quale possiamo riorganizzare
il nostro esercito per la giornata successiva, approfittando degli
oggetti e dell’esperienza meritati durante lo scontro. Sul campo di
battaglia appare subito evidente l’importante novità che
contraddistingue Bladestorm rispetto ai tipici action di casa KOEI, i
quali si caratterizzano per un gameplay incentrato esclusivamente
sull’utilizzo della forza individuale di un singolo eroe mentre,
l’ultimo nato, punta sulla gestione di un gruppo di guerrieri, divisi
in tre classi principali: cavalleria pesante, arcieri e fanteria
all’arma bianca. Nel nostro ruolo di comandate dobbiamo sfruttare al
meglio le qualità uniche di ogni drappello di soldati, dal momento che
la cavalleria è devastante contro i fanti ma può essere decimata
facilmente dagli arcieri, mentre questi sono molto deboli nello scontro
corpo a corpo. Inoltre ognuno di essi è capace di particolari attacchi
speciali, eseguibili con i pulsanti X, Y e B, quando la relativa barra
d’energia è completamente piena: ad esempio la cavalleria può
sbaragliare i nemici effettuando una “carica”, la fanteria può far
perdere i sensi al nemico con un colpo potente e gli arcieri possono
scagliare centinaia di frecce con precisione chirurgica sfruttando il
comando “mira precisa”. Per assumere il comando di ogni singolo plotone
è necessario recarsi fisicamente con il proprio mercenario vicino ad
esso e premere A, niente skip immediato di truppa, metodo che si rivela
ben presto scomodo e approssimativo: paradossalmente è possibile
trovarsi in situazioni in cui vagheremo solitari alla ricerca di
soldati per assumerne il comando e altre in cui, nell’azione concitata
della battaglia, quando tutte le classi di soldati sono
disordinatamente coinvolte in poco spazio, ci troveremo al comando di
truppe inutili senza volerlo. Dopo esser riusciti a prenderne il
controllo, il reparto risponde ai comandi come un sol uomo, eseguendo
con immediatezza tutti i movimenti, gli attacchi base e quelli
speciali; il ruolo del mercenario è proprio quello di dettare ogni
singolo movimento: se ad esempio eseguiamo con esso un attacco normale,
tutti i soldati sotto il nostro comando faranno esattamente la stessa
cosa. Nelle situazioni più intricate è possibile richiamare delle
truppe di supporto, con il pulsante LT, assoldate a caro prezzo tra una
battaglia e l’altra nella nostra base operativa. Per orientarci nel
vasto scenario dovrebbe aiutarci, in alto a destra dello schermo, una
piccola mappa indicante alternativamente gli schieramenti e le singole
unità con dei vessilli colorati di rosso e di blu ma inspiegabilmente
gli sviluppatori hanno omesso l’inserimento dei punti cardinali: capita
facilmente di perdersi nell’enorme campo di battaglia, magari dopo una
fuga a spron battuto. L’impegno tattico e strategico dettato dalla
caratterizzazione unica per ogni classe purtroppo e frustrato da un
netto sbilanciamento di forza a vantaggio della cavalleria, che si
dimostra in ogni frangente troppo veloce e potente, incontrastabile per
tutti gli altri soldati, di conseguenza utilizzati solo per soddisfare
la curiosità di vedere nuovi attacchi speciali. L’ IA generale di tutti
gli schieramenti, sia alleati che nemici è risibile, quasi mai le loro
azioni sembrano rispondere a un preciso disegno tattico: mentre
stoicamente guidiamo il nostro drappello contro gli schieramenti
avversari, voltando lo sguardo ci accorgiamo trasecolati che tutti gli
altri alleati sono fermi senza far niente per aiutarci. Se all’inizio
della nostra carriera di mercenario senza scrupoli possiamo trovare
spunti divertenti e stimolanti, presto gli obiettivi diventano
estremamente ripetitivi facendo dimenticare presto tutte le impressioni
positive: difendere la nostra base e conquistare la roccaforte nemica
sconfiggendone il comandante è tutto quello che dobbiamo fare per
terminare il gioco, un plot già visto e abusato dagli illustri
predecessori creati da Omega Force. Sarebbe stato più impegnativo,
divertente e appagante un attenta ricerca e gestione delle risorse
direttamente sul campo di battaglia, magari ispirandosi a stratetegici
in tempo reale stile “Age of Empire”.

Castelli all’orizzonte

La realizzazione grafica di Bladestorm è palesemente il risultato di un
“compromesso storico” che i programmatori del collaudato team di
sviluppo hanno dovuto imporsi fin dalle loro prime creazioni, ovvero
optare per uno stile grafico povero di dettagli per garantire un
elevatissimo numero di unità sullo schermo. La splendida campagna
bretone, la coloratissima vegetazione, i magnifici castelli medioevali
, le ricche armature dei soldati e i gloriosi vessilli al vento hanno
perso tutto il loro fascino in questa trasposizione video ludica a
causa di un motore grafico assolutamente inadeguato per soddisfare le
aspettative dell’utenza next-generation. La varietà degli elementi su
schermo (alberi, villaggi, castelli, soldati) è ridotta ai minimi
termini, tanto che avremo l’impressione di essere sempre nello stesso
punto del campo qualsiasi sia la mappa selezionata in precedenza e,
cosa ancora più grave, avremo difficoltà a distinguere i nostri alleati
dalle truppe ostili e a riconoscere gli storici protagonisti con cui
rivaleggeremo nel corso dell’avventura. Ingiustificabile dal momento
che la povertà delle textures non aiuta la fluidità generale
dell’azione, che accusa fastidiosi rallentamenti nelle fasi più
concitate e non impedisce continui bad clipping dello scenario.

Squillino i trombettieri

L’atmosfera di una battaglia sanguinosa e disperata è ricreata in modo
perfetto dall’ottimo lavoro dedicato alla evocativa colonna sonora e ai
realistici effetti audio. La tracklist comprende decine di tracce
musicali decisamente ben realizzate e coinvolgenti (The Hundred Years’
War, Defending the Allied Encampment, Triumphant Outcome) tanto che
KOEI ha deciso di venderle a parte in un doppio cd; sentire durante la
battaglia lo stridere delle lame, lo scalpitio degli zoccoli, il
sibilare delle frecce, le voci decise dei generali e le urla dei feriti
ricrea alla perfezione l’atmosfera unica delle battaglie campali del
medioevo. Un po’ sottotono invece il doppiaggio in inglese: ancora una
volta le voci usate sono troppo poche considerando l’alto numero di
personaggi con cui dovremo confrontarci.

Cavaliere solitario

La carriera mercenaria in solitario è l’unica modalità di gioco
prevista in Bladestorm e ci terrà impegnati al massimo una quindicina
di ore di gioco effettivo, mentre se consideriamo l’eventualità di
onorare tutti i contratti che ci vengono proposti e l’esigenza
feticista di avere una cura maniacale delle risorse a nostra
disposizione, le ore raddoppiano facilmente ma è certo che una volta
finito nessuno ci rigiocherà; il pericolo poi non troppo remoto è
quello di stancarsi presto di un gioco eccessivamente ripetitivo e
confuso. Avrebbe giovato alla longevità la possibilità di competere
online contro gli eserciti dei propri amici ma ormai è assodato che da
KOEI sarà difficile aspettarsi tanto.

Trattato di pace

La miscela azione-tattica-stretegia proposta con originalità da
Bladestorm fallisce nel tentativo di accontentare chi ormai era stanco
dell’elementare e vetusto gameplay delle serie storiche targate KOEI e
sperava in svolta verso una maggiore complessità e chi al contrario si
divertiva con l’ormai unico rappresentante di un genere in via
d’estinzione. Rispetto ai recenti titoli pubblicati da KOEI e
sviluppati sempre da Omega Force ( “Warriors Orochi” e “Dinasty
Warriors: Gundam” su tutti ) rimane purtroppo invariata la mediocrità
della realizzazione grafica. Per quelli che erano attirati dalle novità
sbandierate da Bladestorm il consiglio è quello di provare la demo
prima dell’acquisto, per tutti gli altri invece è meglio dedicarsi alle
tante produzioni eccellenti uscite negli ultimi mesi.

 

PRO

  • Ottima colonna sonora
  • Effetti sonori realisti e coinvolgenti

CONTRO

  • Gestione delle truppe scomoda
  • Azione generale confusa
  • IA scarsa
  • Realizzazione grafica mediocre
  • Totale assenza di modalità multiplayer