Recensione Recensione di Armored Core 4
Recensione di Armored Core 4 di Console Tribe
di: RedazioneCarenza di risorse energetiche, esplosione della crescita demografica,
difficoltà nel produrre sufficienti riserve di cibo, senza dimenticare
l’immancabile scenario da apocalisse post-bellica. Questo è il contesto
che prelude alle vicende raccontate in Armored Core IV, il nuovo
visionario viaggio From Software tra le scintillanti livree dei Mech
più celebri dell’universo videoludico.
Guerra e Pax
Terra, futuro prossimo venturo. Il genere umano non ha saputo frenare
la corsa al consumo di ogni tipo di risorsa del pianeta e le maggiori
democrazie del globo, distratte dalla battaglia per la supremazia
economica, non hanno potuto opporsi alla crescente ondata di terrore.
Le città di tutto il mondo sono, ormai, ridotte a cumuli di macerie ed
il sistema finanziario mondiale è prossimo al collasso.
In questo contesto il potere è detenuto da chi può vantare un vantaggio
economico e tecnologico sui propri rivali e le sei Compagnie più dotate
in questo senso si alleano per realizzare un nuovo ordine mondiale. Gli
eserciti delle ipertrofiche democrazie nazionali sono, ormai, del tutto
incapaci di fronteggiare i seppur sparuti drappelli di Mech
sguinzagliati dalle Compagnie e devono arrendersi allo strapotere
nemico.
La guerra lampo si risolve in un fulmineo colpo di stato e le
popolazioni risparmiate dal conflitto vengono, così, deportate in
Colonie dove sono loro assegnate abitazioni e razioni di cibo appena
sufficienti per sopravvivere. L’utopica convinzione che questa nuova
fase, soprannominata dai suoi fautori Pax Economica, possa risolvere i
problemi del mondo non permea tutti gli strati della malconcia civiltà
umana ed il dissidio inizia a crescere.
E’ proprio questa latente insoddisfazione che nutre le speranze di un
solitario paladino della giustizia. Si tratta dell’ultima freccia
all’arco della resistenza al potere despotico, dell’unico militante in
grado di contrastare i 30 Armored Core che hanno soggiogato l’umanità
intera.
Forza bruta e pianificazione
Dopo aver contestualizzato le vicende entro le quali si snodano i
capitoli di questa tetra narrazione, cerchiamo di addentrarci
ulteriormente nel misterioso mondo dei Mech.
Un Mech è, fondamentalmente, un formidabile ammasso di leghe metalliche
opportunamente lavorate in modo da costituire un agile veicolo per ogni
tipo di armamento pensabile. Dotato di arti e sembianze antropomorfe,
il Mech viene alimentato da un potente generatore, è equipaggiato con
sensori di prossimità, con radar e sistemi di rilevamento dei nemici.
Non da ultimo è dotato di un arsenale di armi interamente sostituibile
ed adatto ad ogni campo di battaglia.
Da questa sommaria descrizione si comprende come risulti fondamentale
adattare alle proprie attitudini il Mech. Non si può prescindere,
perciò, da un garage colmo di congegni elettronici e armamenti di ogni
foggia con i quali equipaggiare la nostra arma totale. A questo
riguardo, le possibilità di scelta fornite dai ragazzi di From Software
è decisamente vasta e basta dare un’occhiata veloce alla sezione di
verniciatura del nostro mezzo per comprendere quanto tempo si possa
dedicare alla creazione della macchina perfetta.
Come ogni gioco organizzato in capitoli, è previsto, inoltre, un
sistema di acquisizione di crediti virtuali da spendere nell’acquisto
di attrezzature sempre più efficaci. A questo riguardo, sin dall’inizio
dell’avventura, si avverte l’esigenza di disporre di un ricco arsenale
di armamenti per affrontare le varie missioni. E’, infatti, impensabile
neutralizzare sciami di bombe a grappolo con spada laser e pistola
automatica: bisogna preferire un approccio più drastico al problema e
dotarsi di un lanciarazzi posteriore e di mitragliatori o machine-gun.
Il capitolo armi è uno dei punti a favore di questo gioco, dal momento
che le diverse configurazioni di combattimento assunte dal Mech al
variare delle dotazioni di bordo risultano ben riconoscibili. Il giusto
compromesso tra agilità nei movimenti e potenza di fuoco è una
condizione essenziale per avere successo in questo gioco.
L’aspetto “manageriale” del gioco è reso ancor più importante dal
fatto che il tempo disponibile per portare a termine una missione è
molto limitato. Come se non bastasse, il numero di munizioni utilizzato
e la percentuale di salute residua a missione ultimata influiscono sul
premio in crediti garantito a fine livello. Questo aspetto è ben
calibrato e la sottile linea di demarcazione tra successo e sconfitta è
resa ancor più impalpabile dallo scarno briefing che ha luogo durante
il caricamento del livello di gioco. Una gentile voce femminile, stile
navigatore satellitare, espone gli obiettivi principali sui quali
focalizzare l’attenzione; il resto è lasciato al nostro colpo d’occhio
ed alla nostra improvvisazione.
L’unico appunto che si può muovere a questo aspetto del gioco riguarda
la poca chiarezza sul costo dei potenziamenti. La somma da disporre per
dotarsi delle varie migliorie viene computata a modifica effettuata e
costringe a fastidiosi salti di menù e calcoli improvvisati. Insomma,
una procedura più limpida avrebbe reso il tutto molto meno tedioso.
Azione: difficoltà su difficoltà
Finora abbiamo discusso delle fasi che preludono al gioco in sé. E’ ora
il momento di comprendere se anche l’azione è stata curata con la
stessa, maniacale attenzione.
Non appena intraprendiamo l’unica modalità in giocatore singolo, la
classica Story Mode, uno scarno tutorial ci introduce alle
caratteristiche del Mech. Giusto il tempo di guardarci attorno in una
spoglia camera di prova, di puntare qualche bersaglio inoffensivo e la
guida finisce. A questo punto si immagina che si sia voluto dare spazio
ad un apprendimento “sul campo”, ma ben presto ci pervade una diversa
consapevolezza. Sin dal primo livello, la mobilità del Mech appare
piuttosto ridotta: il sistema di volo e quello di propulsione
ausiliaria si dimostrano abbastanza rozzi ed i movimenti risultano
impacciati. Servono a poco le migliorie e gli stabilizzatori
applicabili presso il garage: ogni modifica si rivela inadeguata a
correggere la maneggevolezza del robot.
Rassegnati ad una scarsa confidenza col mezzo, non resterebbe che
affidarsi al combattimento vecchio stile: corsa e fuoco, run and gun.
Niente da fare: il sistema di puntamento non riconosce immediatamente i
bersagli e la selezione del target risulta praticamente impossibile in
modalità manuale. Per fortuna la pessima IA dei nemici impedisce loro
intelligenti manovre diversive e potremo facilmente neutralizzarli con
scariche pressochè casuali di proiettili. Neanche nelle missioni a
difesa di una posizione sensibile, il divertimento aumenta. Questi
livelli consistono nel trovare una posizione opportuna dalla quale si
domini in campo di battaglia e nello scaricare tutte le munizioni
contro i nemici che si avvicinano. Ironia della sorte, il puntatore
automatico in queste situazioni funziona in maniera mirabile,
mortificando le nostre velleità di cecchini consumati: ci pensa il
gioco a “risolvere” le difficoltà e a rendere ancor più piatto il
susseguirsi dei colpi.
Come se non fosse abbastanza, i livelli sono concepiti per essere
esplorati in misura talmente ridotta, che non sarà infrequente
infrangere l’area prevista per l’azione e capitolare con un fallimento
della missione.
Audio e Video: i problemi continuano
A questo punto, bocciato decisamente il gameplay, qualcuno potrebbe
essere portato a buttarsi a capofitto nella contemplazione estatica di
ambientazioni profonde ed effetti audio da urlo. La realtà del gioco
non è, purtroppo, questa.
Le ambientazioni sono assolutamente scialbe e ripetitive. I livelli di
gioco sono estremamente piccoli e mal concepiti e gli sfondi sono
piatti e senza una chiara identità. Città vuote e costruite in maniera
approssimativa si alternano a colline che sembrano più colate laviche
di poligoni senza alcun senso geologico. Un ulteriore punto a sfavore è
costituito dall’interattività dell’ambiente: i colpi inferti lasciano
tracce identiche su tutte le superfici e per di più esse scompaiono in
pochi secondi. Una delle poche note positive del gioco è costituita,
invece, dalla resa grafica dei Mech, i cui modelli sono ben disegnati.
Anche i movimenti risultano credibili dal punti di vista visivo.
Infine, il comparto audio non contribuisce certo a lenire le sofferenze
prodotte da gameplay e grafica: l’unica nota lieta è la voce femminile
che ci inizia ai segreti livelli, per il resto solo qualche effetto
legato ai propulsori del mezzo si salva dall’insufficienza.
Multiplayer: àncora di salvezza
La scarsa verve del gioco singolo si riversa in una modalità online
decisamente scarna: le poche e mal caratterizzate arene non rendono
giustizia ad un genere che meriterebbe attenzioni maggiori. In
controtendenza rispetto a quanto detto finora, il gioco è immune da
problemi di lag o scatti vari: una magra consolazione. E’ anche
presente l’opzione multiplayer offline, sia a schermo diviso che con
system link. Paradossalmente, la difficoltà nei movimenti e nel
puntamento potrebbero essere dei punti a favore per qualche ora di
divertimento tra amici, ma nulla di più.
Conclusioni: occasione persa
In definitiva, le roboanti dichiarazioni che avevano fatto da preludio
a questa uscita non trovano una corrispondenza reale nella qualità
della produzione. Ci troviamo, infatti, di fronte all’ennesima
occasione non sfruttata a dovere. La storia è ben costruita, ottima è
la possibilità di personalizzazione dei Mech, ma manca totalmente il
tassello più importante: il divertimento.