Recensione Rally Arcade Classics
di: Francesco PellizzariCapita sovente lamentarsi per il tempo e l’età che avanzano, adducendo come accezione negativa che non si guadagni nulla, anzi, ci si sposti verso un lento ed inesorabile declino. Il sottoscritto non fa eccezione alcuna, ci mancherebbe; ma essere arrivato quasi alla soglia del mezzo secolo di esistenza sul pianeta Terra mi ha permesso di vivere alcune esperienze che hanno segnato la mia ormai andata gioventù. Epoca giovanile che ho passato in parte frequentando le sale giochi (che nulla avevano a che vedere con le sale giochi odierne contenenti slot machines et similia) e che mi ha permesso di godermi dei veri e propri capolavori, prosciugando le mie risicate risorse finanziare di giovine dalle belle speranze. Due titoli che mi folgorarono furono senza ombra di dubbio alcuno Sega Rally Championship ed il suo successore, Sega Rally 2. Ora, a distanza di trent’anni, ci viene offerta l’occasione di rivivere quelle vibes. Rally Arcade Classics, sviluppato da NETK2GAMES, è un titolo che punta a far rivivere le atmosfere dei grandi arcade da corsa degli anni ’90 e primi 2000, inserendo però un sistema di progressione che richiama con forza quello dei vecchi Gran Turismo. Non si tratta quindi di un’esperienza puramente arcade “mordi e fuggi”, ma di un gioco che unisce immediatezza e nostalgia a una struttura profonda, capace di tenere incollati a lungo i giocatori.
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Ehi, io l’ho già visto da qualche parte
Il cuore dell’esperienza è il sistema a stelle e licenze: ogni gara, prova o evento completato frutta un numero variabile di stelle, che a loro volta consentono di sbloccare nuove competizioni e categorie. All’inizio si parte con macchine modeste e prove semplici, ma per accedere ai livelli superiori servono licenze sempre più impegnative, che obbligano il giocatore a dimostrare di aver realmente padroneggiato la guida. Questa progressione può sembrare lenta o addirittura punitiva per chi cerca solo gare veloci, ma è proprio il senso di crescita graduale a rappresentare una delle soddisfazioni più grandi del gioco. A ciò si aggiunge il sistema di crediti guadagnati in base ai piazzamenti, che possono essere spesi nel negozio per ampliare il proprio garage e acquistare nuove auto, rafforzando ulteriormente il senso di avanzamento.

Un indie simcade
La guida riesce a bilanciare bene l’anima arcade con un pizzico di realismo. Le differenze tra trazione anteriore, posteriore e integrale si percepiscono chiaramente, le superfici influiscono sulla tenuta e i cambi di fondo – dall’asfalto alla ghiaia, dalla neve al fango – sono restituiti con cura. Le derapate sono controllabili senza cadere nel ridicolo, il sottosterzo emerge nei momenti giusti e la risposta dei veicoli restituisce una sensazione genuina, pur senza scivolare nella simulazione pura. Tuttavia, il modello fisico non implementa alcun tipo di danno, né visivo né meccanico: le auto restano intatte anche dopo urti violenti e nel caso urtassimo una vettura avversaria, ci ritroveremmo quasi sicuramente in testacoda o a puntare la direzione sbagliata, riducendo la credibilità degli incidenti prossima allo zero. Questo avvicina ulteriormente l’esperienza a quella degli arcade classici, ma priva le gare di una componente di tensione che avrebbe potuto renderle ancora più appassionanti.

Ce n’è per tutti
Dal punto di vista dei contenuti, l’offerta è sorprendentemente ricca per un titolo indie: decine di auto e tracciati, eventi ricorrenti, classifiche online, modalità Tour, Rally, Arcade e Crono. La varietà è tale da garantire molte ore di gioco, anche se alla lunga la ripetitività di alcune prove può emergere, soprattutto se si punta a completare ogni singola sfida. Le gare sono spesso brevi, una scelta che favorisce sessioni rapide ma che rende la progressione basata sulle stelle più lunga del previsto. Un aspetto che fa sorridere e che aggiunge un tocco di personalità al titolo è l’assenza di licenze ufficiali. Le auto non riportano i marchi reali, ma propongono storpiature immediatamente riconoscibili, quasi un gioco nel gioco per gli appassionati: dalla “Kopper” che richiama la Mini Cooper, alla “Wolff” che strizza l’occhio alla Golf, passando per nomi come “Selicka” ispirata alla Toyota Celica o “Paigot 5” chiaramente modellata sulla Peugeot 205. Questi omaggi mascherati non tolgono nulla al fascino del parco auto, anzi, lo rendono più simpatico e in linea con il tono retrò del progetto.

Quanti CV mi servono per farlo girare?
Sul piano tecnico, Rally Arcade Classics si comporta bene, soprattutto considerando le sue origini indipendenti. I tempi di caricamento sono rapidi, i controlli rispondono sempre con precisione e le diverse visuali di guida offrono una buona varietà. Su PC (versione da noi testata) gira in modo fluido, anche se non mancano piccoli cali di frame rate in condizioni particolarmente caotiche o in tracciati complessi. La grafica non è certo fotorealistica, ma adotta uno stile pulito ed efficace, che richiama volutamente gli arcade storici senza sembrare antiquato. Anche l’audio accompagna bene l’azione, con una colonna sonora adeguata, sebbene gli effetti dei motori e dei fondi stradali possano diventare ripetitivi dopo qualche ora. Dal punto di vista delle richieste hardware, il gioco è accessibile anche su PC di fascia bassa. I requisiti minimi prevedono Windows 7, un processore Intel Core i3 da 2.9 GHz, 4 GB di RAM e una scheda video Nvidia GeForce GTX 650, mentre per un’esperienza più fluida e stabile si consigliano Windows 11, un Intel Core i5 da 3.6 GHz, 8 GB di RAM e una GTX 970. Lo spazio richiesto sul disco è di circa 10 GB, e DirectX 11 è sufficiente per garantire una buona resa visiva. Questo rende Rally Arcade Classics fruibile da un pubblico ampio, senza la necessità di hardware recente o costoso.

Quasi perfetto
Il titolo di NETK2GAMES non è privo di difetti: la curva di difficoltà iniziale può scoraggiare chi vorrebbe solo buttarsi subito in gare spettacolari, la varietà dei tracciati, pur ampia, non raggiunge i livelli dei grandi tripla A e l’assenza di elementi di personalizzazione più profondi si fa sentire. A questi limiti si aggiunge la mancanza di un sistema di danni, che avrebbe arricchito il modello fisico rendendo l’esperienza più credibile. Eppure, nonostante queste carenze, Rally Arcade Classics colpisce per autenticità e coerenza con la sua filosofia. Non cerca di stupire con effetti speciali, ma di regalare ai giocatori una progressione chiara, un modello di guida convincente e la sensazione di riscoprire un genere che oggi ha pochi rappresentanti.

Considerazioni finali
In definitiva, Rally Arcade Classics è un titolo che può sembrare semplice a un primo sguardo, ma che sotto la superficie nasconde una struttura solida e longeva. È un gioco che si fa amare da chi cerca un’esperienza nostalgica, fatta di gare veloci, obiettivi da sbloccare e progressione metodica, ma che rischia di annoiare chi punta a un arcade immediato e spensierato. Non sarà un “tripla A” e non vuole esserlo, ma nel suo campo centra in pieno l’obiettivo: offrire una corsa vecchia scuola, autentica, impegnativa quanto basta e sorprendentemente ricca di contenuti.