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Recensione Psycho-Pass: Mandatory Happiness

di: Andrea "Macchiaiolo" Barbara

Devo ammettere che prima di avere tra le mani il codice per la recensione di Psycho-Pass: Mandatory Madness, ero totalmente a digiuno sia della serie stessa che del genere Visual Novel di cui fa parte il gioco, nonostante questa avesse avuto un discreto successo anche in occidente.
Per poter entrare maggiormente nel tema e nell’ambientazione mi sono fagocitato in tempo record la prima stagione della serie.
E ho fatto bene.
Psycho-Pass: Mandatory Happiness, infatti offre uno sviluppo della storia alternativo ma trova collocazione proprio in questa prima stagione. Quindi consiglio anche a chi ha intenzione di avvicinarsi per la prima volta a questo gioco di procedere nello stesso modo, anche per altri motivi che approfondirò in seguito.
Sviluppato da 5pb. e pubblicato da NIS America, il gioco è disponibile sia per Ps4 che Xbox One, arrivata nei negozi anche con un’elegante collector’s e per Ps Vita, versione che abbiamo analizzato.

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Niente rapporto di minoranza

Anno 2112.
Il progresso tecnologico sfrenato e l’abbattimento della volubilità della moralità a favore dell’ordine hanno portato alla creazione del Sybil System, una sorta di Grande Fratello che tramite l’analisi dello Psycho-Pass, uno strumento misura la condizione psicologica, il carattere e soprattutto le intenzioni di ogni singolo individuo. In base a queste continue analisi, il Sybil System impone un percorso per ogni essere umano, forzandone lo sviluppo, il lavoro e persino la famiglia.
Un futuro senza libero arbitrio è quello che ci troviamo a vivere, un futuro che costringe ogni essere umano all’infelicità e al continuo controllo del proprio Psycho-Pass tramite medicinali per evitare che i propri pensieri possano essere fraintesi dal sistema di controllo.
Infatti il Sybil System non fa differenza tra azione e intenzione ordinando quindi l’intervento delle forze dell’ordine anche e soprattutto in maniera preventiva. Tramite lo Psycho-Pass viene calcolato il “Coefficiente di Criminalità” che valuta la probabilità che un individuo commetta un crimine.
Superata una certa soglia la persona viene bollata con il nome di “criminale latente”.
A questo punto non restano che due opzioni: o la detenzione o entrare nelle forze dell’ordine come “Enforcer”, ossia la parte armata del governo e che materialmente deve catturare i criminali affiancando gli “Inspector”, che hanno l’amaro compito di monitorarli ed eventualmente, nel caso lo Psycho-Pass indichi un livello di criminalità latente troppo elevato, di eliminarli.

Ti racconto una storia, anzi 2

All’inizio del gioco avremo proprio la possibilità di scegliere tra queste due figure:
l’Enforcer Takuma Tsurugi, brusco personaggio finito nel Dipartimento di Pubblica Sicurezza dopo aver rifiutato il lavoro imposto dal Sybil System per cercare un affetto misteriosamente scomparso, oppure l’Inspector Nadeshiko Kugatachi, giovane ragazza colpita da amnesia a causa di uno shock che l’ha privata anche di ogni emozione.
Il nostro compito sarà quello di risolvere i casi che piano piano ci si dipaneranno davanti e arrestare i criminali latenti. Non saremo soli nel nostro compito ma avremo l’intero team visto già nella serie. Ed è qui che si sente la necessità di aver visto l’anime. I personaggi secondari non sono particolarmente approfonditi come se venisse dato per scontato che il giocatore li conosca già.
A differenza infatti dei personaggi principali inediti per la serie e l’antagonista, la IA chiamata Alpha, anche essa inedita, che sono curati e caratterizzati, il resto dei protagonisti arrivano direttamente dalla serie animata e vengono trattati piuttosto superficialmente.
La moralità e la differenza tra bene e male sono molto sottili e sarà nostro compito dare un peso alle vicende che ci troveremo a vivere. Sarà la nostra interpretazione della verità a portarci a decidere le scelte che il gioco ci chiede di prendere, scelte che possono anche essere fatali per il nostro eroe, portandoci ad un prematuro game over.
Durante il gioco troveremo tanti bivi nella narrazione che porteranno a diversi finali, questo rende il titolo molto rigiocabile. La scelta del personaggio ad inizio di gioco per esempio ci offrirà solo un punto di vista della storia ad esempio.
Ovviamente trattandosi di una visual novel non possiamo parlare di gameplay in senso stretto, visto che il gioco non è altro che una serie interminabile di testi dove ogni tanto saremo chiamati a scegliere tra alcune opzioni come proseguire la storia. Il giocatore dovrà anche tenere sotto controllo il proprio Psycho-Pass, soprattutto nei panni di Tsurugi, in quanto, come già spiegato, un alto livello del Coefficiente di Criminalità ci porterebbe alla morte.
La trama è ben articolata e nonostante un inizio molto lento e prolisso, risulta avvincente e piacevole. Ovviamente la storia è piena dei cliché che regnano nel mondo sci-fi, tra IA, androidi, corporazioni e via discorrendo.
Essendo il gioco una visual novel basa tutta la sua economia sulla trama e quindi non voglio anticipare nulla che possa essere preso come uno spoiler.

Wall Text

Visivamente il titolo è piuttosto minimale, il testo scorre di fronte ad artwork ben fatti e i dialoghi sono rappresentati con i personaggi inquadrati con piano americano con il labiale in movimento quasi in sincrono con il doppiaggio giapponese.
Il character design è preso pari pari dalla serie di appartenenza e questo non può che far contenti i fan. Certo a volte si sente l’eccessiva staticità, soprattutto quando vengono descritte le scene più dinamiche e dietro ci sono solo poche immagini che scorrono o si sostituiscono in dissolvenza.
Anche la colonna sonora svolge il suo dovere, soprattutto grazie ai brani presi direttamente dall’opera originale.
Purtroppo per gli italici, il gioco è interamente in inglese e soprattutto utilizza un inglese nemmeno di immediata fruizione, a volte anche un po’ pesante e prolisso, altre eccessivamente tecnico.
La mia prima esperienza con le visual novel probabilmente sarà anche l’ultima, ma posso capire chi apprezza questo tipo di esperienza. Una versione moderna dei librogame che mi facevano compagnia da ragazzo o i racconti a bivi che mi facevano impazzire su Topolino da bambino.
Mi sento di consigliare Psycho-Pass: Mandatory Happiness solo agli appassionati di questo genere che troveranno una storia articolata, ben orchestrata e un’ambientazione affascinante e ai fan innamorati della serie che potrebbero “vivere” una versione alternativa delle vicende della serie.