Recensione Planet of Lana
di: Simone CantiniIn redazione siamo una mandria di burloni, magari personcine non proprio raccomandabili e, talvolta, dai gusti assai discutibili, ma sempre burloni rimaniamo. Ecco perché quando è arrivato il codice di Planet of Lana, si sono sprecate le battute di pessimo gusto attorno al titolo di debutto degli scandinavi di Wishfully, con allusioni relative alla natura morbida del corpo celeste in questione, magari nato proprio da una sovrabbondanza di prolifici ovini. Ve l’ho detto che siamo degli scherzoni senza rimedio, dei veri ragazzacci irriverenti che non si fanno problemi a sbeffeggiare l’oggetto del loro hobby preferito. Per fortuna a riportarmi in carreggiata ci ha pensato proprio il gioco in questione che, ludicamente parlando, ha dimostrato di prendere il proprio compito assai seriamente.
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La guerra dei mondi?
C’è un che di magico e di sognante nel mondo che si apre sotto i nostri occhi una volta avviato Planet of Lana, capace di tratteggiare in pochissimi istanti una placida società di stampo quasi rurale. Ed è in questo ambiente delicato e colorato che facciamo subito la conoscenza della ragazzina che dà il titolo alla produzione Wishfully, e di sua sorella Ilo. Tutto inizia con un gioco, una sorta di corsa in odor di nascondino, che finirà per precipitare dopo pochi passi, ed aver metabolizzato rapidamente alcuni aspetti del passato di questa coppia di ragazzine, seminati lungo la strada in modo efficace ed incisivo. A scatenare il caos ci penseranno alcune navicelle che, dopo essersi schiantate sulla superficie del pianeta, vomiteranno il loro carico di disperazione, incarnato da dei veicoli tentacolari che, in un batter di ciglia, rapiranno Ilo e tutti gli abitanti del villaggio. Sola e disperata, Lana si lancerà alla ricerca della sorella, finendo con l’imbattersi nel piccolo Mui, un esserino a metà strada tra un gatto ed una scimmietta, la cui amicizia si rivelerà fondamentale, tanto in ambito narrativo che ludico. Delicata e sottintesa, demandata più alla scenografia che a complesse cinematiche, la storia raccontata da Planet of Lana ci immergerà in un mondo splendidamente caratterizzato, la cui lore rimarrà volutamente criptica, rischiarata soltanto da alcune peculiari scene, incapaci però di dissipare (volutamente o meno) il passato di questo scenario immaginario. A rapire la scena, pertanto, sarà il legame tra Lana e Mui che, pur condensato nell’esile longevità della produzione, riuscirà a bucare con efficacia lo schermo, lasciandoci affezionare alla coppia in maniera immediata e naturale, al punto che, una volta giunti ai titoli di coda, sarà spontaneo provare un agrodolce senso di nostalgia.
Prince of another flashback
Allo stesso modo di quanto fatto sul fronte narrativo, il gameplay di Planet of Lana non si perde in inutili fronzoli o pindarici voli creativi, preferendo giocare in un campionato che, per quanto già battuto e sviscerato da molteplici produzioni passate, i ragazzi di Wishfully hanno dimostrato di conoscere benissimo. Basta anche solo uno sguardo fugace ai primi minuti di gioco, per accorgersi di come siano molteplici le fonti di ispirazione che hanno contribuito alla realizzazione del debutto del team: partendo dal Prince of Persia di Mechner, passando da Another World, Flashback e Limbo, l’avventura di Lana e Mui si muove lungo sentieri già battuti, ma non per questo deve essere bollato come esperimento puramente derivativo. Per quanto la natura puzzle platform sia evidente e debordante, è il connubio tra i due personaggi a garantire quel piccolo quid in più, capace di rendere il tutto lontano dall’essere un esile operazione di copia/incolla. Fondamentalmente il core del gameplay ci richiederà di risolvere vari puzzle ambientali, sfruttando la cooperazione tra la ragazzina ed il suo tenero compagno: Lana potrà saltare, correre, accovacciarsi, attivare peculiari congegni e nuotare, mentre Mui avrà il terrore dell’acqua, ma sarà in grado di raggiungere luoghi elevati, tagliare cavi e sgusciare attraverso spazi angusti, oltre a poter interagire con peculiari creature. Non sarà controllato direttamente dal player, ma ne potremo gestire le azioni tramite un semplice puntatore, non sempre precisissimo nella risposta, ma tutto sommato assai funzionale. Le varie soluzioni, pertanto, ruoteranno attorno alla combinazione delle abilità dei due protagonisti, dando vita ad enigmi mai troppo banali, che ci chiederanno di osservare con attenzione la scena, pur non rappresentando mai un ostacolo ostico da decifrare. Non mancheranno, inoltre, anche momenti in salsa stealth, dovuti all’incapacità alla lotta di Lana, ma che di tanto in tanto ci permetteranno di prendere il controllo degli automi che pattugliano la superficie del pianeta. A complicare il tutto, ci penserà unicamente una spruzzata di momenti trial and error, necessari per comprendere l’effetto delle nostre azioni, ma non si raggiungono mai in alcun modo picchi di frustrazione. Insomma, pur non reinventando la ruota, Planet of Lana dimostra di aver imparato la lezione impartita dagli illustri predecessori citati, evitando anche di dilatare troppo la propria proposta che, proprio in virtù delle limitate capacità di approccio dei due eroi, avrebbe potuto finire con il risultare sin troppo ripetitiva sul lungo periodo.
Mi piace quello che vedo
Se soddisfa, ma non stupisce affatto per quanto concerne il gameplay, è in merito alla direzione artistica che Planet of Lana riesce a portare a casa i migliori risultati, grazie ad un’estetica ispiratissima e di assoluto spessore. Certo, anche in questo caso le citazioni si sprecano, ma il modo in cui sono riuscite a confluire con personalità all’interno di un unicum sicuramente accattivante e ben confezionato non è certo un risultato scontato. Che si parli delle morbide linee degli anime di Miyazaki, dei tenui colori di Rime, ma anche delle aliene atmosfere di Shadow of the Beast, con quella luna e quelle nuvole che campeggiano sullo sfondo che non possono che far correre la mente al classico Reflections, c’è da stropicciarsi gli occhi al cospetto di quel quadro in movimento che è il titolo Wishfully. Un tripudio di colori ed immagini capaci di emergere con prepotenza, ed in grado di accompagnare con efficacia l’azione vera e propria, in cui la fanno da padrone le animazioni di Lana, evidenti omaggi del già citato Prince of Persia classico. E poi c’è la colonna sonora, ad opera di Takeshi Furukawa (The Last Guardian vi dice nulla?), ammaliante e delicata al punto giusto, ma anche capace di sottolineare con maestria i momenti più drammatici e frenetici. Così come non è da sottovalutare, per quanto marginale, l’importanza del timido voice over, capace di dare vita ad un fittizio linguaggio dalla potenza espressiva debordante, pur nella sua estrema e rarefatta semplicità. Perdersi in questo mondo digitale e lasciarsi avvolgere dal suo riuscito immaginario, grazie sempre alla magia di cui solo i videogiochi sono capaci, è ancora una volta un vero piacere.
Non osa sul fronte puramente creativo, limitandosi a cesellare il proprio essere attorno a capisaldi affermati (e capaci di vantare innumerevoli tentativi di imitazione) del mondo videoludico, ma il compito di copiatura e riscrittura operato da Planet of Lana può dirsi tutto sommato riuscito. Incapace di stupire per costruzione ludica, che risulta piacevole e solida per quanto assai derivativa, il debutto sulle scene di Wishfully ci consegna un’opera consapevole del passato che vuole omaggiare, che scorre piacevole ed accattivante senza eccessi, dilungandosi quanto basta per non abusare dei cliché che, consapevolmente, ha scelto di fare propri. Laddove la produzione dimostra una personalità tutta sua, per quanto non scevra da contaminazioni, è relativamente al comparto tecnico/estetico, affascinante biglietto da visita di un team il cui futuro, se verranno mantenute ed ampliate queste premesse, non potrà che essere roseo. Bellissimo da vedere, quanto divertente da giocare, Planet of Lana ha il solo difetto di osare un po’ poco sul fronte ludico, ma chi lo ha detto che ribaltare le convenzioni sia sempre sinonimo di qualità?