Recensioni

Recensione Pipistrello and the Cursed Yoyo

di: Simone Cantini

Durante il primo anno delle scuole medie, quando la professoressa di scienze chiese su quale animale avremmo voluto fare una ricerca, non ebbi assolutamente alcun dubbio e scelsi il pipistrello. Difficile rimanere impassibili dinanzi ad un mammifero così affascinante che, oltre ad essere l’unico in grado di volare, ha in dotazione un vero e proprio sonar per potersi muovere e cacciare le prede. E solo pochi giorni fa, ho pure scoperto che è un esserino alquanto abile nei trick più disparati con quello che tutti consideriamo un semplice giocattolo. La causa di questa incredibile epifania? Beh, Pipistrello and the Cursed Yoyo.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

Crollo di un impero

Pippit è un giovane chirottero pieno di sogni ed aspirazioni, sempre pronto a partecipare a qualsiasi gara di yoyo si disputi nella regione. Un’esistenza assolutamente spensierata e all’insegna del divertimento, resa possibile anche dal suo essere l’erede della facoltosa famiglia Pipistrello, che ha oramai il monopolio dell’energia elettrica della città. Ed è proprio nell’ufficio della sua zietta, ora a capo della compagnia, che Pippit andrà a bussare per riscuotere la sua agognata paghetta.

Il caso vuole che durante l’incontro irrompano nella stanza anche quattro loschi figuri che, per mezzo di un tecnologico macchinario, risucchiano all’interno di un quartetto di batterie l’anima della magnate, prima di fuggire via in un baleno. Fortuna vuole che un frammento di questa essenza finisca per essere assorbita dallo yoyo di Pippit, donandogli nuovi e mirabolanti poteri. Inutile dire come questa improbabile coppia si lancerà all’inseguimento dei malviventi, per poter rimettere assieme l’anima della zia e riportare l’industria di famiglia alla normalità.

Bislacco e permeato da una spiccata ironia in chiave socio/economica, lo script alla base di Pipistrello and the Cursed Yoyo ci accompagnerà per circa una ventina scarsa di ore (se si tira più o meno diritti), regalandoci momenti alquanto spassosi ed un cast di personaggi ben tratteggiati nella loro cartoonesca comicità. Ricco di citazioni più o meno palesi e di una profondità narrativa che riesce ad andare oltre il superficiale contesto assurdo, il titolo firmato PM Studios scorre che è un piacere, grazie anche a delle meccaniche indubbiamente interessanti, in grado di rinfrescare a dovere il genere dei metroidvania.

Trick or treat?

Ecco, come ci tengono a far sapere gli stessi sviluppatori, il termine giusto sarebbe yoyovania e, visto il gameplay di Pipistrello and the Cursed Yoyo, si può dire che il neologismo può essere tranquillamente accolto a braccia aperte. Il core dell’esperienza, come prevedibile, sarà legato all’utilizzo dello yoyo in questione, che costituirà il principale strumento di offesa di Pippit, che lo potrà utilizzare per sbarazzarsi delle minacce che infesteranno le numerose schermate di gioco. Lontano dall’essere un semplice giocattolo, però, l’oggetto in questione (grazie alla presenza della zietta) potrà essere sfruttato in modo alquanto non convenzionali, tramite un progressivo sistema di potenziamento che, come ogni metroidvania che si rispetti, andrà poco alla volta ad aprirci la corposa mappa di gioco.

Si parte con la possibilità di farlo rimbalzare sulle pareti, così da dare vita a spettacolari giochi di sponda, per poi utilizzarlo come vero e proprio mezzo di trasporto in grado di farci attraversare i liquidi, ma anche di grindare sulle pareti sospese nel vuoto. Il set di miglioramenti è alquanto corposo ed imprevedibile, e riesce a conferire al tutto un ritmo di progressione davvero azzeccato. Oltre a dare vita a situazioni varie a dovere, come dimostrano anche le boss battle (purtroppo non tantissime) che saremo chiamati ad affrontare.

Dare moneta, vedere cammello

A supporto di Pippit, inoltre, troveremo anche delle spille da equipaggiare, che ci garantiranno degli ulteriori boost passivi. Ovviamente non sarà semplicissimo poterci mettere le mani sopra, soprattutto su quelle più potenti, dato che spesso saranno protette da enigmi ambientali ostici al punto giusto, che ci chiederanno di mettere in pratica i trick che il gioco ci rendere poco alla volta disponibili. Non manca anche un piccolo skill tree, il cui processo di sviluppo è risultato davvero originale: prima di poter ottenere il perk, dovremo saldare il debito contratto con l’apposito NPC che, essendo germofobico, accetterà unicamente il denaro che raccoglieremo a partire dalla nostra scelta, conferendoci anche un malus che si esaurirà al momento del pagamento. La trovata è tanto semplice quanto geniale, dato che conferirà al tutto un benvenuto alone di strategia e pianificazione.

Ovviamente, trattandosi di uno yoyovania, molto del divertimento deriva anche dal puro level design, che è risultato essere di pregevolissima fattura. Le 5 macro aree in cui è suddivisa la mappa di gioco, difatti, sono risultate molto accattivanti in quanto a costruzione, oltre che impreziosite da numerosi segreti da scoprire (sia sopra che sotto la superficie della città). Non poteva mancare, come da tradizione, il backtracking, relegato principalmente alla raccolta dei suddetti bonus, così da rendere meno estenuante la progressione. Presenti anche dei simpatici minigiochi accessori, utili per spezzare un poco il ritmo generale. A voler proprio essere pignoli si potrebbe avere qualcosa da ridire sulle parti in salsa platform che, soprattutto nella porzione finale, risultano essere un po’ troppo punitive ed asfissianti, ma come sempre in simili situazioni la percezione è alquanto soggettiva.

A ciascuno il suo

Esteticamente, Pipistrello and the Cursed Yoyo richiama con forza l’estetica delle produzioni a 16-bit (come ci ricorda anche la schermata principale), presentandosi con una veste grafica in vistosa pixel art. Per quanto volutamente grossolana come realizzazione, l’effetto nostalgia che ne scaturisce è estremamente funzionale ed azzeccato, e l’utilizzo di colori sparati non può che far tornare alla mente gli acidi e visivamente cacofonici anni ’90. Pregevole anche il lavoro svolto per quanto concerne il comparto sonoro, che può vantare l’apporto di una certa Yoko Shimomura che, a meno di non essersi approcciati al gaming solo oggi, non ha certo bisogno di presentazioni.

Eccellente è anche il lavoro di localizzazione nella nostra lingua, che presenta delle chicche davvero interessanti che non possono che fare, al solito per il sottoscritto, molto piacere. Buonissimo anche il supporto alle opzioni di accessibilità, che permetteranno di intervenire su un corposo numero di parametri di gioco, così da rendere il tutto abbordabile per qualunque tipologia di giocatore.

Pipistrello and the Cursed Yoyo si afferma come un eccellente esponente del genere metroidvania, reinventato con l’originale e accattivante concetto di yoyovania. L’abilità degli sviluppatori nel costruire un gameplay profondo e sempre sorprendente attorno all’uso dello yoyo di Pippit, unita a un sistema di progressione brillante e un level design di pregevole fattura, rende l’esperienza di gioco dinamica e ricca di stimoli. Nonostante il numero limitato di boss battle e qualche piccola asperità nelle fasi platform più avanzate (aspetto che, come sempre, può variare nella percezione individuale) il titolo si distingue per la sua narrazione ironica e profonda, un comparto grafico che evoca con successo la nostalgia dei 16-bit e una colonna sonora superba, impreziosita dal tocco di Yoko Shimomura. Con un’ottima localizzazione e un robusto supporto all’accessibilità, Pipistrello and the Cursed Yoyo è un’avventura consigliatissima, capace di divertire e stupire, offrendo una ventina di ore di puro piacere ludico e confermando il suo posto tra le produzioni più interessanti del panorama indipendente.