Recensione Pillars of Eternity II: Deadfire
di: Bruss UeinA più di 1 anno dalla pubblicazione su PC arriva anche nelle nostre console Pillars of Eternity II: Deadfire.
Obsidian Entertainment, dalla soleggiata California, non ha bisogno di grosse presentazioni essendo una
delle migliori Software House nell’ambito dei giochi di ruolo con titolo come Neverwinter Night 2, Dungeon
Siege 3, Fallout New Vegas ed il recente The Outer Worlds a fare da grosse frecce ad un arco ancora più
grosso.
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Pillars of Eternity 2: Deadfire è il degno erede del primo Pillars of Eternity che gia nel 2015 aveva stupito
per scrittura e libertà di azione che in questo nuovo titolo fanno davvero la voce grossa. Un GDR con
combattimenti stile isometrico che vi terrà per moltissime ore con il pad in mano. Un lavoro mastodontico
di traduzione nella nostra lingua, almeno per ciò che riguarda lo scritto, che grazie alla campagna
principale, e le innumerevoli quest secondarie, non farete fatica a superare le 100 ore di gioco.
Lavoro di continuità
Deadfire inizia là dove termina il primo capitolo, dove il Personaggio da voi creato ha deciso di passare gli
anni a governare il proprio castello in tranquillità. Ma per il Dio del Male Eothas è giunta l’ora di risorgere, e
dove se non ai piedi del vostro Maniero? Il compito di scoprire il come e perché di questa nefasta
resurrezione è ciò che vi spingerà ad intraprendere il lungo viaggio.
Qua si presenta il primo dei problemi, anche se non insormontabile, per chi si affaccia in questo mondo con
Deadfire non avendo giocato il capitolo precedente. Vi ritroverete in un mondo che non conoscete, ed in
fase di creazione del personaggio vi verrà chiesto di giurare fedeltà a divinità e luoghi che non conoscete e
che non vengono in alcun modo spiegati. Chi di voi è nuovo a questa saga di certo si ritroverà purtroppo
spiazzato di fronte ad una ambientazione immensa e piena di dettagli di cui non sarete a conoscenza.
Viaggio ed Esplorazione
Il viaggio vi porterà in molte terre sconosciute suddivise in isole di varie dimensioni che potrete esplorare
liberamente in cerca di città e tesori, imbattendovi così in situazione dove starà a voi decidere il da fare.
Potreste trovare una carovana ferma sul ciglio di una strada e scegliere quindi se avvicinarvi di nascosto o
presentarvi da lontano, attaccare chi si trova nelle vicinanze, o cercare di dare una mano in qualche modo.
Tutto viene gestito tramite semplici schermate con righe di testo che presentano le svariate opzioni di
azione o dialogo, ed ognuna potrebbe portare ad uno scontro, ad una ricompensa o, più raramente, perfino
ad ingaggiare un nuovo avventuriero da utilizzare nella campagna di gioco.
Peccato che l’interazione fra le varie isole ed i territori annessi non sia implementata, rendendole in effetti
ognuna un mondo a sé stante. Sulle isole in questione dovrete così effettuare scelte ed azioni con lo scopo
di incrementare le molte reputazioni presentate utili sotto molti aspetti di gioco, fra cui in primis
ricompense e seguaci.
L’Osservatore
Voi sarete l’Osservatore, un inviato dagli Dei alla ricerca di informazioni sulle motivazioni che hanno spinto
il Dio malvagio Eothas a destarsi e compiere massacri. Prima cosa da fare naturalmente è la scelta della
razza e della classe. Rispetto al primo capitolo l’editor è stato decisamente ampliato, dando la possibilità di
creare un personaggio che si adatti alle esigenze di tutti, grazie alla possibilità di scegliere ben 2 classi a cui
appartenere. Il vostro Osservatore potrebbe così essere uno specialista di una singola classe, che
permetterà al vostro avatar di accedere prima alle abilità più interessanti, oppure un biclasse con poteri combinati ma più lento nell’evoluzione. Stessa scelta potrete effettuarla non solo per l’Osservatore ma
anche per la maggior parte dei Compagni in cui vi imbatterete durante la campagna di gioco.
Qualche piccola novità…
Una delle novità del secondo capitolo, insieme alla possibilità di biclassare il personaggio, sono di certo le
battaglie navali. Eventi che differenziano dal solito combattimento isometrico dove a turni i capitani delle
imbarcazioni dovranno decidere varie azioni, come cambiare posizioni, sparare con i cannoni ed abbordare
la nave, dando così inizio al classico scontro. Anche il vascello stesso può essere migliorato sotto vari
aspetti, dando completa libertà alle scelte che ognuno di voi potrà ritenere migliori.
Seppur sia un’aggiunta stimolante all’inizio dell’avventura, alla lunga di certo diventerà una tediosa perdita
di tempo fatta eccezione per quei pochi scontri obbligatori della campagna ben caratterizzati sotto aspetti
narrativi utili alla trama.
… e le grandi conferme
A fare da padrone di certo è il lato relativo al combattimento, che viene ulteriormente rifinito anche
rispetto al primo capitolo rendendolo ancor più tattico con disimpegni di gruppo e possibilità di cambiare
bersaglio anche una volta selezionata l’azione da svolgere. Ad inizio gioco vi verrà chiesto se tali
combattimenti li volete svolgere in azioni a turni alternati fra i vari personaggi e antagonisti, oppure un po’
più action e veloce con la possibilità di utilizzare le pause quando volete per dare la possibilità di cambiare
le varie scelte. Anche le illuminazioni ed effetti visivi sono stati migliorati rendendo di fatto lo scontro
isometrico il punto di forza di Deadfire.
Altra conferma è il Crafting, con classico modello di ricette da trovare che vi permetteranno di produrre
armi, armature ed equipaggiamenti vari sempre più performanti. Sarà vostro dovere andare alla ricerca dei
materiali che occuperanno la stragrande maggioranza dello spazio in inventario, che dovrete gioco forza
riuscire ad organizzare al meglio.
In sintesi
Pillars of Eternity II: Deadfire seppur un ottimo GDR a stampo isometrico non raggiunge le vette toccate
dal primo capitolo, sia dal punto di vista narrativo che d’impatto generale. Le poche aggiunte fatte non
riescono a sopperire alla mancanza di profondità che si avverte un po’ dappertutto specialmente andando
avanti con le ore di gioco. Un titolo che prosegue la storia imbastita nel primo capitolo e di certo non va ad
aiutare i nuovi giocatori nell’immediata immersione nelle varie trame della ricchissima ambientazione di
Deadfire.
Sono poche le novità, che inoltre alla lunga diventano anche di trascurabile interesse, per quello che
doveva essere un capolavoro rimasto un po’ a metà. Purtroppo va anche considerato che il titolo
originariamente pensato per PC risente molto della mancanza di mouse e tastiera, dove i vari menù ed
interazioni vengono sopperiti con fatica dai tasti del pad. Come ciliegina sulla torta mettiamo anche che
spesso vi ritroverete di fronte a numerosissime fasi di caricamento fra una location e l’altra dove anche
l’andare al secondo piano di una locanda potrebbe portarvi via più di un minuto di tempo, spezzando così
alla lunga l’esperienza ed appunto l’immersione nel titolo di Obsidian. Una frase che negli ultimi tempi va
per la maggiore è di certo la più azzeccata per questo secondo capitolo…. Bene ma non Benissimo!