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Recensione Ori and the Will of the Wisps

di: Federico Lelli

L’arrivo di Ori and the Blind Forest su Xbox è stato visto subito con entusiasmo da una grande fetta di utenti che per troppo tempo è rimasta a secco di platform vecchio stile, un genere che ormai si fa sempre più fatica a trovare sugli scaffali. Il seguito, annunciato con ampio preavviso già all’E3 2017 con il nome di Ori and the Will of the Wisps ha impegnato il team di Moon Studios tra sviluppo, fiere e ritardi per 5 anni, ed è stato uno dei titoli di punta della primavera Xbox.

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Chi vi scrive ammette di aver approcciato la saga di Ori con colpevole ritardo solo quest’anno, complici la nullafacenza della quarantena da Coronavirus e la comodità del Gamepass e, anche se non avrei mai pensato di dover ringraziare il virus, si è rivelata una delle cose migliori che mi siano capitate di giocare nell’ultima decade. Dopo aver letteralmente divorato il primo capitolo, prodotto già decisamente maturo e completo per uno studio europeo alla prima esperienza, ero curioso di vedere cosa si sarebbero inventati i ragazzi di Moon Studios per il seguito.

Basta l’introduzione di Ori and the Will of the Wisps per capire che il team si è spremuto ancora di più: il nuovo motore 3D non tradisce l’anima 2D della serie, gli effetti e le animazioni sono sempre uno splendore, il nostro piccolo protagonista è ancora veloce e reattivo e anche i dettagli come i rami che si piegano adesso sotto il nostro peso ci fanno capire quanta cura è stata messa in questo capitolo.

Come nel primo episodio la trama è solo un pretesto per mettere in moto la nostra avventura, questa volta molto più narrata invece che sottointesa come in passato e presto scopriamo alcune piccole differenze che fanno cambiare anche direzione al gameplay: la più immediata ed evidente è sicuramente il potere che ci viene assegnato di default, a sostituire la serie di scariche luminose che potevano essere usate come proiettili; questa volta abbiamo invece una lama di luce che crea una combo melee che ci costringe ad avvicinarci ai nemici per sconfiggerli, esponendoci anche al pericolo in misura maggiore.

Se la struttura ispirata ai metroidvania è più o meno sempre la stessa e ricalca quello che abbiamo già visto – ogni area ha il suo potere specifico che serve ad uscire dall’area stessa e a sbloccare nuove zone che ci portano in aree con nuovi poteri e così via – è cambiato l’approccio ai nuovi poteri che sono equamente distribuiti tra upgrade obbligatori da scoprire (indispensabili per la progressione della storia) e da comperare contattando uno dei personaggi dedicati al commercio all’interno del gioco. Se da una parte questa scelta rende l’evoluzione di Ori molto più atomica e personalizzabile dall’altra alcuni dei miglioramenti da comprare sono così vantaggiosi (il terzo salto su tutti, che infatti nel capitolo precedente sbloccavamo solo sul finale) che ci permettono quasi di aggirare alcuni degli ostacoli che, da tradizione metroidvania, non dovremmo ancora essere in grado di superare. Inoltre la scelta di implementare un sistema di autosalvataggio al posto dei checkpoint volontari toglie un po’ di fascino al delicato rapporto rischio/ricompensa che aveva il primo capitolo, rendendo però Ori and the Will of the Wisps un gioco più avvicinabile dal grande pubblico.

Il bilanciamento tra quello che possiamo fare con Ori e le sfide che ci presenta il mondo di gioco sarà però sempre molto accurato e, nonostante tutto, quasi sempre orientato a metterci continuamente alla prova: i comandi, utili ad esplorare un level design sempre pieno di idee interessanti, hanno bisogno di un po’ di pratica per essere addomesticati al meglio ma non sono mai ingiusti o poco chiari; Ori salta e si arrampica sempre con una precisione millimetrica mentre i nemici rendono sempre ben chiari i loro movimenti e attacchi, ogni morte ed ogni errore (e ce ne saranno tanti) lascia la responsabilità completa al giocatore, che solitamente non può fare altro che accanirsi e riprovare, migliorandosi in continuazione.

Impossibile non lodare il reparto artistico del titolo: come e più del suo predecessore il mondo di gioco trasuda stile in ogni sua parte; le diverse aree sono sempre ben identificate dal tema di ogni mondo di gioco e la cura del dettaglio sia per gli elementi statici che per le animazioni è impressionante, ancora di più se pensiamo che su Xbox One X è possibile giocarci in HDR e in 4K. L’aspetto visivo fa il paio con una colonna sonora estremamente curata che potrebbe tranquillamente competere con gli score dei film per un’esperienza complessiva che rende Ori and the Will of the Wisps un traguardo memorabile per chi sviluppa su Unity, indubbiamente uno dei capolavori da sfoggiare con orgoglio per questo versatile engine.

Ma, dopo aver parlato della parte più luminosa ci concentriamo sulle ombre, poche ma presenti. Il gioco è stato funestato purtroppo da diversi bug, alcuni risolti con una patch immediata al lancio, alcuni risolti a posteriori, alcuni ancora presenti; in redazione lo abbiamo provato in due e, pur non avendo problemi ad arrivare alla fine, qualche freeze occasionale con reset del gioco sulla dash o obiettivo mancato lo abbiamo verificato anche sulle nostre partite. Aumentare esponenzialmente risorse e contenuti ha inoltre rallentato ulteriormente i caricamenti che, almeno su Xbox e Xbox S, soffrono decisamente con stutter nelle transizioni tra zone differenti e attese anche di diversi secondi ogni volta che apriamo la mappa, un problema che un gioco metroidvania, dove la mappa è così indispensabile, non dovrebbe avere. Cadono nell’oblio invece alcune delle missioni secondarie, tipo i time trial, utili solo ad aggiungere qualche casella nella checklist dei completisti ma perfettamente evitabili.

Arrivati a questo punto però quello che voglio che sia chiaro a chi legge è che, anche davanti a queste sbavature, Ori and the Will of the Wisps, come il suo predecessore, è un capolavoro che dovrebbe essere giocato da tutti gli amanti del platforming e più in generale da chiunque anche solo per vedere un gioco che è una gioia degli occhi in ogni suo frame. Se questa avventura sembra essere l’ultima per la saga di Ori possiamo solo incrociare le dita e aspettare che le menti di Moon Studios possano tornare presto sulle nostre console con qualcosa di nuovo e altrettanto splendido.