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Recensione Ori and the Blind Forest

di: Simone Cantini

Dopo un finale di 2014 decisamente ricco di contenuti in esclusiva, l’avvio del nuovo anno ha riservato poche sorprese agli utenti di Xbox One. Fortuna vuole che, a tre mesi scarsi dall’inizio di questo 2015, un piccolo gruppo di talenti sparsi per il globo sia finalmente pronta a far debuttare la sua prima creatura, quell’Ori and the Blind Forest capace di catturare l’attenzione di addetti ai lavori e non sin dal suo primo annuncio.

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C’era una volta una piccola luce

Ci sono storie che meritano di essere raccontate e quella che funge da sfondo alle vicende che vivremo in prima persona all’interno di Ori and the Blind Forest è una di queste. Delicata e fiabesca, degna di rivaleggiare con le produzioni più naturalistiche dello Studio Ghibli, la vicenda del piccolo Ori si apre in modo quanto mai sognante, prima di concludere il proprio incipit semi interattivo con un piccolo, ma sin troppo commovente, pugno allo stomaco. Non sarò certo io a rovinarvi la sorpresa di scoprire ogni piccolo tassello di questo affascinante affresco in movimento, pertanto mi limiterò a dirvi che il nostro compito sarà quello di condurre Ori, un piccolo spirito luminescente, il quale dovrà riportare all’antico splendore i tre alberi sacri sui quali poggia l’equilibrio del suo mondo, gettato nel caos dalle forze del temibile Kuro. E l’impresa, a dispetto del poetico stile grafico adottato, si rivelerà ben più complessa del previsto.

Il prezzo della salvezza

Non lasciatevi trarre in inganno dalle tenui tinte che tratteggiano l’universo di Ori and the Blind Forest: la produzione di Moon Studio, difatti, è un metroidvania di quelli tosti, ricco di insidie e percorsi nascosti che metteranno a dura prova le abilità dei player. Inizialmente il piccolo spirito potrà soltanto saltare e scagliare una breve scarica di proiettili luminescenti, utili a sconfiggere le molteplici creature che gli si pareranno contro. Man mano che proseguirà l’avventura, però, entrerà in possesso di nuovi poteri che, come vuole la tradizione, saranno indispensabili anche ai fini del backtracking, vera manna per tutti coloro che desiderano completare il gioco nella sua interezza. Non mancheranno, poi, punti esperienza, i quali potranno essere spesi all’interno di un triplice albero delle abilità per potenziare la forza dei propri colpi, agevolare la raccolta dei bonus e ottimizzare il costo dei checkpoint.

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Sì, avete letto proprio bene: i punti di salvataggio avranno un costo, anche se non tutti. In aggiunta ai canonici punti di salvataggio posti in determinate aree di gioco, difatti, Ori potrà generare in piena autonoma ulteriori checkpoint in ogni momento, a patto di possedere sufficiente energia per farlo. Dato che i check principali si trovano spesso a notevole distanza l’uno dall’altro, l’ottimizzazione di questa risorsa (che costituisce anche l’unico modo per poter investire i punti esperienza acquisiti) diverrà ben presto cruciale per evitare di cadere preda della frustrazione. Perché come vi ho già anticipato Ori and the Blind Forest è un titolo decisamente impegnativo, con sezioni platform ostiche e nemici in grado di spazzarci via con pochi colpi. A complicare le cose ci si mettono anche alcune sezioni in cui è il trial and error a farla da padrone, fattore che potrebbe scoraggiare senza dubbio i meno pazienti. È però questo contrasto tra il sentirsi costantemente in pericolo e l’atmosfera fiabesca che permea l’intera produzione a rendere Ori and the Blind Forest un titolo unico, oltre che decisamente appagante.

Caramelle per gli occhi

Prendete Totoro, conditelo con alcuni elementi presi da Dust: An Elysian Tail ed amalgamate il tutto con i più recenti Rayman Legends e Child of Light. Fatto? Ecco, forse solo così potrete avere un’idea più precisa di quello che si parerà davanti ai vostri occhi una volta caricato Ori and the Blind Forest. La creatura diMoon Studios vanta, difatti, uno stile grafico magnifico e curatissimo in ogni dettaglio, che ben si sposa con il mondo virtuale messo in piedi da questo talentuoso team di sviluppo. Un universo silenzioso, per quanto bello sia, sarebbe però tristemente incompleto senza un degno accompagnamento sonoro, ma anche in questo caso le orecchie saranno deliziate al pari degli occhi, grazie a partiture incantevoli che non sfigurerebbero affatto se calate all’interno di una produzione di Miyazaki-san. A voler fare i pignoli e a cercare volutamente il classico pelo nell’uovo, devo riconoscere che in alcuni (rari) punti il livello di parallasse più vicino allo schermo tende a coprire alcune parti del percorso: e ritrovarsi a morire perché un ramo copre un mostro non è proprio il massimo.

Non sarà un titolo retail e neppure uno dei tanto strombazzati prodotti tripla A, ma Ori and the Blind Forest rappresenta senza dubbio una delle produzioni più affascinanti e convincenti di questo scorcio iniziale di 2015. Il gioco realizzato dai ragazzi di Moon Studios mi ha convinto sotto tutti i punti di vista, sia tecnici che ludici e, seppur non rivoluzionando i canoni del genere a cui appartiene, è riuscito nel compito più arduo: divertire. Brava Microsoft, tra una corsa in auto e un marine spaziale, sono queste le esclusive che fanno grande l’offerta ludica di una console.