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Recensione Omerta: City of Gangsters

Si torna ai tempi del proibizionismo. Quando bere un goccio era illegale e la mafia dilagava negli Stati Uniti. Tra poliziotti corrotti, attività illecite da portare avanti, picciotti a cui assegnare lavori sporchi e informatori da far cantare, Omerta: City of Gangsters propone un gestionale forte di elementi tipici dei GdR. Una tipologia rara su console. Il risultato è soddisfacente? Leggete la recensione di Console-Tribe a cura di Giorgio "Nadim" Catania per scoprirlo!

di: Giorgio "Nadim" Catania

La malavita paga, e anche parecchio. Per avere successo in un campo tanto fruttuoso quanto rischioso basta avere poche cose: degli scagnozzi senza scrupoli che sanno il fatto loro, una pistola di un qualsiasi calibro bella lucida, un briciolo di fantasia e senso degli affari. Poi, una volta che si ha a disposizione un covo dove cercare eventuale riparo, basta attendere il momento giusto per espandere la propria attività di sciacallo o borsaiolo in qualcosa di ben più proficuo. Ecco quindi comparire all’orizzonte una distilleria illegale, una bisca clandestina, uno spaccio di armi e qualche cosuccia extra. E i soldi aumentano sempre più…
Ciò che però differenzia un uomo di basso rango come il “picciotto” da un pezzo grosso come il “don” non è tanto quello che si possiede, ma ciò che non si possiede. È l’assenza di una singola cosa a fare infatti la differenza: la coscienza. Senza quella, il successo è garantito. Lo dimostra il nuovo titolo gestionale per Xbox 360Omerta: City of Gangsters.

Il proibizionismo… grande cosa!

Se c’è un periodo storico che è stato sfruttato in ogni modo, tanto per girare film, quanto per scrivere libri o ispirare commedie, quello è certamente il proibizionismo. Niente alcool per le strade e nessun drink troppo forte ai bar, ma solo bevande analcoliche dal gusto sincero da bere in compagnia. Il Volstead Act, in vigore tra il 1919 ed il 1933, fu varato con l’intenzione di migliorare la società, rendendola più… sobria. Ma a conti fatti tale limitazione si risolse in una bolla di sapone: dopo il dilagare dei traffici illeciti e della vendita sottobanco di alcoolici di ogni tipo, tutti capirono che vietare i drink serali serviva solamente a farli diffondere ancora di più. E proprio in quegli anni chi ci guadagnarono di più furono le attività criminali: mafiosi di ogni tipo allungarono le mani su un mercato in piena crescita, ottenendo ricavi immensi.
Ecco come inizia Omerta: City of Gangster. Il giocatore, nei panni di un siciliano migrato negli Stati Uniti per cominciare una nuova vita, deve mettere in piedi un impero del crimine tutto suo. Ecco quindi un breve e semplice siparietto iniziale, utile tanto per caratterizzare la storia del protagonista e deciderne il ritratto, quanto per stabilire le sue capacità psico-fisiche. Dopodiché, una volta giunto in città, il protagonista deve cominciare ad avviare la sua attività con i pochi soldi che ha in tasca, con il solo aiuto di un consigliere fidato pronto a dispensare validi consigli. Si ha così una visuale dall’alto dell’intera area della città in cui ci si trova e, con mostrati a schermo un mirino con cui puntare gli edifici e numerose icone, si può decidere come agire.
Così, dopo qualche minuto di scorribande, la situazione migliora: compare il primo sgherro pronto a farsi in due per il proprio boss, si entra in contatto con le prime birrerie da saccheggiare, si conoscono i primi informatori disposti a dare notizie utili… insomma, si continua così per una mezzora, familiarizzando con un sistema di gioco tipico dei titoli gestionali. Imparando a dividere gli incarichi tra il capo e i suoi sottoposti, decidendo quali negozi sfruttare, quali poliziotti corrompere o a quali criminali fare favori. Fino a quando non ci si imbatte nei primi nemici, che bisogna sistemare a suon di piombo e ceffoni.

Li voglio sentire cantare come canarini!

Se da un lato Omerta: City of Gangsters si rivela quindi un gestionale malavitoso, in cui il giocatore deve impartire ordini ai suoi scagnozzi e decidere che attività illegali creare e quali negozi rapinare, dall’altro dimostra invece un’anima simile a quella dei giochi di ruolo. Perché, di tanto in tanto, capita di prendere parte a scontri a fuoco contro altri gangster per i più disparati motivi: per aiutare un picciotto in difficoltà, sopravvivere ad un’imboscata rivale, fare fuori il nemico di qualche mafioso importante o altro ancora.
In queste occasioni la telecamera si sposta all’interno degli edifici o tra le strade della città, mostrando con una visuale isometrica l’ambiente che circonda i personaggi scelti per affrontare i combattimenti. E così, seguendo dei turni precisi e consumando punti movimento, il giocatore può muovere i membri del suo party all’interno di queste piccole arene, esplorandole fino in fondo e cercando coperture per mettersi al riparo durante le sparatorie. Una volta che si sono mossi tutti i personaggi, quelli sotto il proprio controllo e quelli nemici gestiti dalla I.A., cominciano le fasi di combattimento. Si può sparare, picchiare, difendersi e utilizzare abilità speciali, alcune in grado di causare status che alterano le statistiche dei combattenti, il tutto consumando punti azione. L’unica cosa a cui bisogna fare attenzione, come in ogni buon GdR, è quella di non farsi massacrare l’intero party, per il resto tutto è lecito.
Così il titolo mostra una seconda natura abbastanza profonda, capace di spezzare la monotonia che potrebbe venire a galla nelle fasi gestionali.

La dura vita del Don…

Omerta: City of Gangsters si rivela un gestionale discreto, seppur non eccelso: da un lato vi è un’ambientazione affascinante, una città da conquistare quartiere dopo quartiere e un sistema di suddivisione dei lavori e delle attività tra gangster con spunti piuttosto interessanti; dall’altro lato vi sono però vari tempi morti che minano le varie missioni, in cui il giocatore non deve far altro che attendere paziente, nonché un sistema di controllo non sempre comodo. Le sessioni da GdR aumentano la varietà del gioco, certo, donando una profondità maggiore al titolo, però non riescono ad elevarlo a sufficienza. E anche il comparto grafico e quello sonoro svolgono il loro lavoro senza pretese, per un risultato tutto sommato buono. Ma che con qualche sforzo in più poteva distinguere Omerta: City of Gangsters dagli altri gestionali, facendolo risaltare in un panorama videoludico composto perlopiù da FPS ed action.
Almeno il prezzo budget depone a suo favore, dando a tutti la possibilità di giocarlo senza spendere troppo.