Recensione Of Orcs And Men: massacrare umani non è mai stato così divertente!
Orchi, quanti di voi hanno sempre desiderato almeno una volta vestire i panni di queste irriducibili macchine di distruzione e vedere come ci si sente dall'altra parte della storia, ossia nei panni dei cattivi? Of Orcs And Men ci permette proprio questo: vestire i panni di un orco dall'indole tutt'altro che pacifica in un'epica avventura che deciderà il destino di un mondo in bilico, dove nulla è come sembra!
di: Riccardo "RATM" PrimaveraSe vi chiediamo di associare “alto due metri”, “verde”, “violento” e “bestione”, cosa vi viene in mente? Ok, sono sicuro che il 99,9 % di voi avrà pensato ad Hulk, ma questa volta non parliamo dell’irascibile alter ego del professor Banner. Quello 0,01 % di voi, composto da fan sfegatati di giochi di ruolo e da tavolo come Dungeons & Dragons, avrà probabilmente pensato ai cattivissimi e spietati Orchi: ecco, risposta esatta.
Ma cosa c’entrano gli Orchi, vi starete chiedendo? Beh, quanti di voi hanno sempre desiderato almeno una volta vestire i panni di queste irriducibili macchine di distruzione e vedere come ci si sente dall’altra parte della storia, ossia nei panni dei cattivi? Of Orcs And Men ci permette proprio questo: vestire i panni di un orco dall’indole tutt’altro che pacifica in un’epica avventura che deciderà il destino di un mondo in bilico, dove nulla è come sembra!
Io sto dalla parte dell’Orco!
In un non precisato universo scosso da guerre e tumulti continui, la fiera razza degli Orchi, di cui fa parte il nostro protagonista, è costretta a lottare ogni giorno per la propria sopravvivenza. Nonostante le leggende popolari li dipingano come sanguinolenti e spietati assassini, gli Orchi preferiscono starsene buoni buoni nel loro territorio e combattere solo per difendersi. Purtroppo, però, l’Impero non sembra vedere di buon’occhio la loro presenza nelle terre del Sud e avvia una campagna “orchicida” che ben presto assume proporzioni ingenti: ben pochi clan scampano alla foga dei guerrieri umani e la situazione disperata porta i più valorosi, i Bloodjaw, a meditare una soluzione drastica: uccidere l’Imperatore in persona per mettere fine alle persecuzioni e ristabilire la tregua tra le razze. Il crudele despota, però, sta nel frattempo architettando una soluzione definitiva per eliminare i verdi bestioni: ha pianificato un incontro con i rappresentati dei regni elfici e dei nani per creare un’alleanza che non lascerebbe scampo ai fieri Orchi.
Arkail – questo il nome del protagonista – si ritroverà ben presto ad essere l’unico guerriero sopravvissuto della task force spedita per assassinare il tiranno; potrà quindi contare solo sull’aiuto di Stige, un goblin sorprendentemente intelligente per la sua razza, e su dei manipoli di oppositori dell’Imperatore per mettere fine alle sofferenze del suo popolo. Riuscirà nella sua impresa?!
Grazie ad un plot narrativo di tutto rispetto – e all’originalità della trovata di metterci nei panni dei “cattivi – Of Orcs And Men convince appieno dal punto di vista narrativo: personaggi ben caratterizzati e con un background tutt’altro che povero sono inseriti in un contesto in continua evoluzione dove l’apparenza spesso e volentieri inganna, e ogni situazione implica molteplici risvolti. Tramite un sistema di dialoghi interattivi figlio di quello introdotto da Bioware in Mass Effect, il giocatore potrà compiere scelte che influenzeranno la trama – senza però modificarla radicalmente – e che incentivano a rigiocare il titolo per apprezzare le diverse possibilità di proseguire nell’avventura. Il tutto si riduce spesso e volentieri a scelte di tipo morale – risparmiare o meno un traditore, rischiare o meno per salvare un compagno – e le scelte più impegnative verranno sempre ripagate con succose ricompense, quindi non tiratevi mai indietro di fronte ad un bivio!
Un mix (im)perfetto
Se dal punto di vista narrativo Of Orcs And Men merita una promozione a pieni voti, l’aspetto prettamente ludico rimette in discussione il voto finale dell’operato degli sviluppatori. I ragazzi diSpider Games e Cyanide Studios devono essersi ispirati non poco a titoli come Dragon Age durante la fase di sviluppo, ed è più che evidente sin dalle prime quest. In dungeon tutt’altro che immensi, Arkail e il goblin Stige devono viaggiare dal punto A al punto B mettendo fine all’esistenza di tutte le creature che si parano tra loro e l’obiettivo finale, accumulando esperienza e migliorando parametri e abilità. Lo sviluppo lineare delle varie quest accompagna l’avventura fino alla fine, e sinceramente un pizzico di varietà in più, soprattutto nelle side quest – che differiscono dalle missioni principali in pratica solo per le ambientazioni – avrebbe sicuramente giovato al titolo, carente da questo punto di vista. Il combat system è un ibrido ben riuscito tra action e GdR, e ricalca quasi in toto quello del già citato Dragon Age: sono presenti due tipi di assetti da combattimento – corpo a corpo e difensivo per Arkail, corpo a corpo e dalla distanza per Stige – che modificano il parco offensivo a disposizione dei due protagonisti. Premendo il dorsale sinistro il giocatore entra in una fase di stasi nella quale il tempo rallenta all’inverosimile e compare su schermo la ruota delle abilità disponibili: è possibile impartire al protagonista fino a cinque comandi che quest’ultimo effettuerà in successione, oppure premendo uno dei tasti frontali si può cambiare il personaggio controllato. Il sistema si dimostra discretamente immediato e dopo pochi combattimenti si potrà iniziare a sfruttare appieno le possibilità strategiche offerte dagli sviluppatori: lasciando Arkail in modalità corpo a corpo lo si rende una specie di tank devastante, e controllando di conseguenza la sua spalla potremo attaccare gli avversari a distanza di sicurezza, limitando di molto i danni. Viceversa, si può decidere di lasciare Stige in modalità corpo a corpo per avvelenare tutti i nemici e finirli rapidamente con colpi singoli dell’energumeno protagonista. La combinazione delle diverse strategie d’attacco disponibili si rivela vitale nei livelli di difficoltà più alti, dove l‘IA nemica è in grado di darci qualche grattacapo contando soprattutto sulla superiorità numerica durante le battaglie. Nei casi disperati Arkail è anche in grado di entrare in modalità Berserk: dopo aver subito un numero ingente di colpi, la barra della rabbia si riempirà e farà venire il sangue agli occhi al Pelleverde. Questa esplosione di rabbia si traduce in uno schermo tinto di rosso e in un orco assetato di morte e in grado di infliggere moltissimi danni con ogni colpo, a discapito della fase difensiva che non può essere controllata. Nonostante il prezzo da pagare sia alto, questa modalità vi salverà più di una volta la pellaccia, fidatevi.
La telecamera, posta poco sotto le spalle del protagonista, potrà darci qualche problema negli spazi più angusti quando i protagonisti e i nemici si ammasseranno sotto travi o pareti basse, rendendo di fatto difficile capire come stia procedendo lo scontro. Inoltre il sistema di puntamento automatico a volta fa cilecca, e il personaggio si troverà a colpire il pavimento con una foga assurda perchè il bersaglio precedente è morto e non è stato agganciato il nemico successivo; è una situazione molto frustrante, specie nei conflitti con i boss.
Battaglia dopo battaglia i due protagonisti accumuleranno punti esperienza che li porteranno a salire di livello e a sbloccare punti bonus da assegnare ad abilità e parametri. Le prime sono le tecniche di combattimento dei due personaggi, che possono essere migliorate nella durata, nell’efficacia o nella rapidità; i parametri sono invece le quattro caratteristiche principali dei due mostri – Spirito, Resistenza, Forza e Agilità – che incidono sui loro punti salute, sui danni inferti dagli attacchi e sulle possibilità di schivare o parare gli attacchi avversari. Una distribuzione equilibrata dei punti ottenuti garantisce maggiori probabilità di successo nei combattimenti, ma nulla vi vieta di creare un vero e proprio concentrato di forza in grado di spazzare via con un singolo colpo gran parte dei nemici; attenti soltanto al rovescio della medaglia!
Un ottimo modo per accumulare punti esperienza in fretta è quello di sfruttare le capacità stealth di Stige, il compagno del protagonista: questo goblin è infatti in grado di rendersi invisibile e avvicinarsi di soppiatto agli ignari nemici, a patto di non addentrarsi troppo nel loro campo visivo. Una volta a distanza ravvicinata, basta premere un tasto per una rapida esecuzione che non lascia scampo al povero nemico: è sempre consigliato eliminare quanti più nemici possibile silenziosamente prima di ricorre alla forza bruta di Arkail. Provare per credere!
Tutto qui?
Il principale difetto di Of Orcs And Men risiedere però nella limitata quantità di contenuti che offre: oltre alla main quest, interessante di per se ma della durata di una sola dozzina d’ore, sono ben poche le missioni opzionali disponibili: certo, presentano tutte situazioni e personaggi ben caratterizzati, ma sono troppo simili tra loro nelle meccaniche e in numero davvero striminzito. Se a questo aggiungiamo una fase di esplorazione pressochè nulla, visto che il percorso da seguire è quasi sempre obbligato e i pochissimi bivi disponibili ci porteranno a trovare al massimo una ventina di forzieri sparsi nei vari livelli, è facile capire perchè la conclusione dell’avventura ci lasci a dir poco con l’amaro in bocca. Diventa quindi ancora più triste constatare che il comparto tecnico del titolo vada ben oltre le più rosee aspettative: graficamente infatti Of Orcs And Men regge tranquillamente il confronto con produzioni ben più blasonate. Modelli poligonali di altissimo livello e animazioni facciali incredibilmente realistiche si inseriscono in un contesto paesaggistico variegato e di pregevole fattura – grotte con acqua corrente, miniere flebilmente illuminate e sfarzose roccaforti colpiscono l’occhio per la straordinaria resa su schermo. Il motore grafico si mostra stabile per gran parte dell’avventura, con qualche calo di frame solo in brevi fasi di esplorazione in ambienti angusti; mai un rallentamento neanche nelle battaglie più concitate.
Anche il comparto sonoro non vuole essere da meno: doppiaggio inglese di grandissimo livello – ogni personaggio è dotato di una voce perfetta per il proprio carattere – e i sottotitoli in italiano, per una volta scampati alla censura, aiutano chi è privo di dimestichezza con la lingua a cogliere lo stesso i bellissimi scambi di battute tra i due personaggi. La colonna sonora fa il suo sporco lavoro, con temi sempre adatti ai vari contesti ma mai ripetitivi o fastidiosi: insomma, non fosse stata per la pochezza di contenuti offerta dal pacchetto, staremmo concludendo la recensione di un capolavoro, e non di un buon titolo che non merita comunque la bocciatura. Solo, provaci ancora Cyanide Studios: siamo sicuri che Arkail e Stige possano essere protagonisti di nuove, elettrizzanti avventure!