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Recensione No Time to Explain

Nato da un progetto messo insieme su Newsground dove una sua protoversione ha visto la luce come browser game, No Time to Explain è stato rilavorato dai ragazzi di TinyBuild per essere portato anche sulle console.

di: Federico Lelli

Nato da un progetto messo insieme su Newsground dove una sua protoversione ha visto la luce come browser game, No Time to Explain è stato rilavorato dai ragazzi di TinyBuild per essere portato anche sulle console.

Non c’è tempo per spiegare

È questa la frase che sentirete più spesso dire dal protagonista, tornato dal futuro per avvisare il sé stesso del passato giusto un attimo prima di essere catturato da una lunga serie di grotteschi mostri. Toccherà così al nostro io del passato imbracciare il fucile protonico e farsi strada tra i livelli per salvarci la vita.
La gag iniziale, che si conclude sempre prima che il nostro io del futuro possa farci capire anche solo vagamente a che cosa siamo chiamati, è ovviamente un pretesto che ci porta ad affrontare le diverse sfide del gioco. L’arma che abbiamo tra le mani spara infatti un raggio laser più utile a sconfiggere la gravità, grazie alla propulsione del getto, che a sconfiggere eventuali nemici, che sono praticamente assenti fatta eccezione per i boss finali. I brevi livelli sono quindi strutturati come un tipico platform dove il rinculo dell’arma sarà necessario per raggiungere le zone successive. Anche i controlli sono molto semplici, quasi basilari, lasciando ai due stick il movimento del personaggio e la direzione del flusso laser, mentre uno dei bottoni dorsali è impiegato per il semplice salto, che nell’economia del titolo risulta quasi inutile.
Se controlli e idea di fondo sono semplici non possiamo sicuramente dire la stessa cosa del titolo che sicuramente cerca di sfidare il giocatore con sessioni di platform a volte anche abbastanza frustranti, per fortuna il sistema di checkpoint decisamente generoso e la brevità delle schermate ci vengono incontro limitando il tutto ad un po’ di sano trial and error. Quello che non aiuta invece è la fisica sempre troppo poco precisa e, pur con poche variabili da calcolare, decisamente frustrante; l’impressione è quella di non avere mai pieno controllo dei propri movimenti, sia nei salti normali, sia quando usiamo il fucile laser, sia quando il gioco introduce meccaniche completamente nuove per un paio di stage e poi se le dimentica come se non fosse successo niente.
Torniamo invece alla semplicità quando parliamo di grafica e design del prodotto: No Time to Explain nasce come browser game e si vede tutto anche nella sua versione per console: fondali piatti, personaggi appena abbozzati e una direzione artistica decisamente amatoriale non lo rendono sicuramente un prodotto bello da vedere.

Che spiegazione volevate?

La verità è che non c’è niente da spiegare in No Time to Explain, un gioco che forse poteva vivere degnamente come browser game ma che, una volta fatto il salto su piattaforme più degne, mostra il fianco a troppi problemi per essere paragonato anche solo all’attuale panorama indie.