Recensione Night Book
di: Simone CantiniNegli anni ’90 il mondo del gaming iniziò ad essere invaso a più riprese dalla definizione di film interattivo, segno evidente di come il media che tanto amiamo abbia sempre ambito a volersi vedere riconosciuta una sorta di autorialità sin dai tempi (relativamente) remoti. Un desiderio di sfuggire alla definizione racchiusa tra le pareti giocose dell’esperienza, mosso dalla voglia di raccontare storie sempre più complesse, capaci di andare oltre al semplice sparare, saltare o risolvere enigmi. E chi più chi meno è riuscito poco a poco a sdoganare questo sogno, basta pensare a Under a Killing Moon o Phantasmagoria, ma non sono mancati anche i classici colpi a vuoto, come può essere per certi versi considerato The 7th Guest. Tempi, questi, in cui si pensava che bastassero degli attori digitalizzati, ed una generosa dose di FMV, per far collidere cinema e videogiochi. Un approccio che, pur con le dovute modifiche, è tornato alla ribalta in tempi recenti, grazie a produzioni come Erica, e che oggi accoglie tra le sue fila anche Night Book.
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Dead in translation
Protagonista della vicenda, anche se sarebbe più opportuno usare il plurale, visti i molteplici sviluppi che ci permette di vivere Night Book, è la giovane interprete online Loralyn, che durante il turno di notte si troverà suo malgrado protagonista di una oscura avventura. Tutto ruoterò attorno ad un resort in costruzione in un’isola dell’Oceano Pacifico, che a capo delle operazioni avrà proprio il marito della giovane. Man mano che procederemo nel gioco, verremo a sapere di più dei risvolti che l’operazione in questione ha avuto sul folklore locale, e del ruolo che gli spiriti ancestrali di questa landa lontana avranno nella vicenda. Saranno le nostre scelte a determinare l’evoluzione del racconto, ed il destino dello sparuto gruppo di personaggi che Loralyn potrà incontrare in queste fatali ore. Rinchiusa nel suo appartamento, con il padre in preda a deliri allucinatori (ma sarà proprio così?), la ragazza potrà contare solo sul proprio intuito, sul computer di lavoro e le varie telecamere di sicurezza, per riuscire a sopravvivere a questa notte infernale. Ovviamente, data la struttura a bivi narrativi che contraddistingue la produzione firmata Wales Interactive, l’epilogo non sarà univoco, ma ci verrà data la possibilità di sviscerare 15 distinti finali, e non è detto che tutti quanti riescano a condurre alla salvezza. Per lo meno non a quella di ciascuno dei nostri sventurati personaggi. Le premesse che animano Night Book, per quanto fumose all’inizio, si faranno sempre chiare man mano che ci addentreremo all’interno dei vari snodi dello script, sia interagendo con i clienti, gli amici ed i familiari di Loralyn, sia recuperando gli sparuti documenti presenti nel titolo. Ogni playthrough ci terrà impegnati per circa 40-50 minuti, offrendo un buon numero di scelte all’interno di ciascun percorso, sebbene non sempre sia semplice prevedere cosa comporteranno le nostre azioni. È questo uno dei limiti più evidenti della produzione, che non lesinerà esiti funesti a causa di una scelta errata, senza che al giocatore vengano dati sufficienti elementi per decidere al meglio. Questo è da imputare anche al risicato timer che regolerà tutti i momenti decisionali, fattore che potrebbe portarci a gestire in maniera casuale (o impulsiva) il comportamento di Loralyn. L’offerta complessiva, comunque, per tutti coloro che amano simili produzioni, è più che sufficiente, dato che le linee narrative presentano un buon numero di deviazioni: certo, non siamo al cospetto della varietà e complessità offerta da un Detroit: Become Human, ma considerando i valori produttivi (ed il costo) di Night Book, ci possiamo anche ritenere soddisfatti.
Scegli la tua avventura
Se giunti a questo punto non avete ancora capito di che tipologia di gioco stiamo parlando, sicuramente è perché non avete mai giocato il citato Erica (o magari non avete calcolato il trailer presente in apertura di recensione). Per chiarire ogni dubbio, pertanto, si può semplicemente definire il titolo in questione come una sorta di avventura a bivi, i cui raccordi sono costituiti da sequenze recitate da attori reali in contesti reali. Se siete abbonati a Netflix potete trovare un chiaro esempio nell’episodio speciale di Black Mirror, oppure nella spassosissima conclusione delle avventure di Kimmy Schmidt. Saremo, in definitiva, spettatori relativamente attivi di una sorta di mediometraggio, in cui saremo chiamati in determinate situazione a decidere il proseguo degli eventi, scegliendo tra due opzioni possibili: chiuderemo a chiave la camera del padre, oppure lasceremo la porta aperta? Risponderemo al telefono o, magari, ignoreremo la chiamata? Scelte semplici in apparenza, ma che potrebbero risultare fatali, come dicevo nel paragrafo precedente, senza che sia sempre chiaro dove queste possano condurci, o come possano effettivamente influire sull’evoluzione dello script. A questa fumosità, fortunatamente, fa da contraltare una prova recitativa del cast davvero convincente, grazie alla presenza di Julie Dray (Avenue 5) nei panni di Loralyn e Colin Salmon (Macchine Mortali) in quelli di Vito. L’audio del gioco è completamente in inglese, ma è comunque presente la localizzazione testuale in italiano.
Night Book è un discreto esempio di film interattivo, sebbene non possa di certo essere definito come una delle migliori esperienze di genere. I limiti maggiori della produzione Wales Interactive sono da ritrovare in una sceneggiatura non sempre convincente, oltre che in una fumosità di alcune scelte decisionali, capaci di portare ad esiti decisamente imprevisti. La buona dose di rigiocabilità, comunque, unita alle performance attoriali del cast protagonista, rendono Night Book un titolo sicuramente interessante, magari non rivoluzionari o estremamente appagante, ma in grado di divertire per un buon numero di ore chiunque ami questo modo alternativo di raccontare una storia.