Recensione NHL 12 il nome di EA per l’hockey su ghiaccio
Dopo il transitorio NHL 11, EA tenta l’impresa cercando di migliorare un prodotto che, a detta di critica e pubblico, era praticamente impossibile da migliorare ulteriormente. Il colosso americano però ci ha da sempre abituato a continue ed inaspettate evoluzioni, non ci resta quindi che tornare sul ghiaccio e scoprire il nuovo NHL 12.
di: Simone "PulpGuy88" BraviDopo il transitorio NHL 11, EA tenta l’impresa cercando di migliorare un prodotto che, a detta di critica e pubblico, era praticamente impossibile da migliorare ulteriormente. Il colosso americano però ci ha da sempre abituato a continue ed inaspettate evoluzioni, non ci resta quindi che tornare sul ghiaccio e scoprire il nuovo NHL 12.
Dagli albori alla gloria
Sorvolando sulla Stagione ed i Play-off, rimasti sostanzialmente invariati, il cuore del titolo è ancora una volta la modalità carriera, denominata Be a Pro. La nuova formula proposta dagli sviluppatori ci permetterà come al solito di creare il nostro giocatore, iniziando poi la carriera nelle leghe minori con lo scopo di essere scelti da una squadra dell’NHL. Quest’anno però il fattore immedesimazione sarà essenziale: avremo il totale controllo sulla nostra carriera, riceveremo i consigli dell’allenatore anche durante la partita, verremo condizionati dal tempo che passeremo in panchina oppure dalle prestazioni sul campo. Dovremo sostenere gli allenamenti e ovviamente modellare le nostre abilità a seconda se vorremo essere parte della linea d’attacco o del reparto difensivo.
Parallelamente a questa modalità troveremo poi una seconda carriera denominata Diventa una Leggenda, le cui caratteristiche di base sono le medesime della già citata Be a Pro ma con una differenza sostanziale che farà sicuramente la felicità degli appassionati: piuttosto che creare un giocatore da zero potremo rivivere la carriera delle grandi leggende di questo sport come Gordie Howe, Jeremy Roenick o Chris Chelios. Ciò che caratterizza questa seconda carriera è il fatto che le giovani star del passato disporranno di abilità notevolmente superiori a quelle di un player creato da zero, così da mettere in secondo piano il fatto di dover seguire sempre – e necessariamente – la crescita del nostro atleta; questo da un lato potrebbe scontentare chi ama la parte gestionale del titolo oppure fare la gioia degli amanti dell’immediatezza che non gradiscono perdere troppo tempo nella gestione delle statistiche.
A chiudere il quadro delle modalità c’è l’introduzione della lega canadese, la CHL, la modalità General Manager in cui verrà messa in risalto la parte gestionale del possedere una squadra di NHL, gestendo giocatori, staff, risorse e sponsor, ed infine una sorta di “trading card game” del tutto simile all’Ultimate Team già visto negli ultimi capitoli di FIFA.
Un’offerta sicuramente ricca e completa sotto ogni punto di vista, che andrà ad accontentare anche i fan più esigenti di questo meraviglioso sport.
Un gioco duro
Partiamo da un presupposto: il gameplay alla base del titolo non ha subito una totale rivoluzione, anzi. Lo schema dei comandi è rimasto lo stesso, ovvero quello gestito quasi totalmente con le levette analogiche. Un sistema non fruibile immediatamente ma che necessita di parecchia pratica prima di essere assimilato completamente, tuttavia la rinnovata precisione di tiri e passaggi lo rende ancora più soddisfacente che in passato. Ciò che ha subito una vera rivoluzione è il sistema delle collisioni gestito dal “Full Contact Physic Engine”: il nuovo motore fisico calcolerà in tempo reale anche le collisioni più complesse tra i giocatori, i loro bastoni, le barriere ed il dischetto. Ogni contatto è ora molto più preciso ed il tutto concretizza partite avvincenti e credibili, sfociando in un realismo mai visto in un titolo del settore.
Rinnovata è anche l’I.A.: i nostri compagni chiuderanno molto meglio gli spazi, recupereranno il disco in maniera più efficiente e gestiranno il possesso quando non troveranno sbocchi per la manovra. Il tutto però causerà un piccolo dilemma dovuto alla straordinaria evoluzione dell’intelligenza artificiale avversaria: le squadre che affronteremo tenderanno ad effettuare complesse manovre difensive che li porteranno ad adattarsi al nostro stile di gioco. Eseguendo uno schema più e più volte, infatti, i nostri avversari mangeranno la foglia e non ci permetteranno più di attuarlo con facilità, stringendo le marcature e chiudendo gli spazi. Nella modalità carriera quindi, dove controlleremo solo il nostro atleta, vedremo molte volte i nostri compagni impossibilitati a servirci visto che ci vedranno molto spesso marcati intelligentemente dall’avversario. Ovviamente il problema non sussiste in tutte le altre modalità dove ovviamente controlleremo ogni giocatore in possesso del dischetto.
Anche i portieri hanno subito una “rinfrescata” a livello di reazioni: ognuno di loro infatti è dotato di un proprio livello di aggressività, vedremo quindi portieri più prudenti che resteranno all’interno dei pali oppure altri decisamente più esuberanti che non esiteranno ad uscire per chiudere preventivamente gli attacchi. Il tutto, come logico che sia, si riflette maggiormente nella fase dei rigori – un momento realmente pregno di tensione e tatticismo – che andranno a comporre un mix esaltante.
Tanto realismo potrebbe sfociare in qualche episodio di frustrazione per i giocatori meno smaliziati ma vi assicuriamo che il tutto contribuisce a rendere ancora più spettacolare ed intrigante il gameplay del titolo.