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Recensione NBA 2K25

di: Donato Marchisiello

Prevedibile come il sorgere del sole e della luna, anche quest’anno un nuovo capitolo della leggendaria saga dedicata al basket nord-americano è tornato a far muovere le retine virtuali di tutto il mondo. Parliamo, naturalmente, di NBA 2K25, rilasciato nei giorni scorsi per le maggiori piattaforme videoludiche attualmente sul mercato. Seppur sia naturalmente quasi impossibile rivoluzionare un gioco sportivo (che, ovviamente, è inestricabilmente legato alla sua esperienza reale di gioco), il nuovo capitolo della saga 2K giunge sul mercato con una serie di novità che non sconvolgono la formula ma (sulla carta) vanno ad ampliare in modo visibile la complessiva offerta ludica del titolo. Sarà davvero così?

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NBA 2K25 è il novello capitolo della saga videoludica per eccellenza dedicata alla pallacanestro nord-americana, da anni (unico) punto di riferimento per gli amanti di questo spettacolare sport. E, come accade da decadi, anche questo nuovo capitolo in esame porta con sé un pacchetto di contenuti gargantuesco, con tante piccole novità introdotte che puntano ad alzare l’asticella della complessiva qualità di gioco. All’avvio di NBA 2K25, si entra subito nella modalità MyCAREER, che è ancora una volta il punto focale della produzione 2K. Qui potremo creare il nostro giocatore ex novo, o anche scannerizzare il nostro volto tramite l’app se si vorrà un risultato più “personale“, e avviare la carriera in base agli obiettivi che ognuno vorrà prefissarsi. Non c’è una storia vera e propria (purtroppo), ma troveremo allenatori e manager che si confronteranno con il nostro alter ego per rivedere gli obiettivi di carriera e scegliere il tipo di stagione che si vorrà intraprendere.

Ci sono sfide e missioni opzionali da intraprendere e i momenti clou della storia si troveranno nelle partite flashback “Heart of a Dinasty”, che daranno un po’ di “spessore” alla (flebile) narrativa della campagna, mostrando lo sviluppo del giocatore nei suoi primi anni di vita fino al suo ingresso nell’NBA. Torna, naturalmente, la mitica città virtuale a tema basket dai giochi precedenti, dove si può correre in giro per vedere gli altri giocatori e con essi, aderire a tutta una serie di attività competitive o cooperative. Non vi sono, in questo senso, grandissime rivoluzioni dal passato capitolo, con il complesso cittadino che offrirà una vasta selezione di attività e svaghi di varia natura, il tutto impostato in una sorta di esperienza pseudo-ruolistica e in uno spazio fisico più concentrato rispetto al passato (fortunatamente).

Naturalmente, la modalità ritorna con il suo complesso sistema di statistiche e “badge” atti a potenziare determinati aspetti del nostro personaggio, oltre che con un nuovo sistema di Takeover: vi sarà un “termometro” delle nostre prestazioni in campo, suddiviso in cinque stadi che, man mano, ci garantiranno bonus via via più potenti in base al Takeover prescelto. Purtroppo, anche quest’anno, oltre le ormai (tristemente) canoniche micro-transazioni, che rendono l’esperienza competitiva una dura “salita” per coloro che vogliono potenziare il proprio personaggio semplicemente giocando, la città virtuale sarà limitata semplicemente alla NBA, con la WNBA che torna anche quest’anno ma in un formato sì piacevole ma estremamente ridotto se confrontato alla controparte maschile.

L’altra modalità “esplosiva” della saga, è sicuramente il MyTeam che ripropone, con maestria, il piacere unico di collezionare carte che rappresentano i giocatori dell’NBA e di mettere insieme una squadra ex-novo in base alle proprie voglie. Da anni solida, la modalità si ripresenta praticamente “intatta” rispetto al passato, se non per due piacevoli aggiunte. La prima è il novello Triple Threat Park (ripreso da NBA 2K16), che permette di passeggiare e vedere le partite in prima persona da bordo campo, il che aggiunge un piacevole aspetto sociale alla modalità MyTEAM, soprattutto perché utilizza giocatori NBA reali anziché semplici personaggi creati dai giocatori. L’altra importante novità è il ritorno dell’amata Auction House, dove è possibile scambiare figurine con altri giocatori. Anche questa modalità, seppur ben strutturata e divertente, è parzialmente traviata dalla “questio” micro-transazioni, le quali renderanno la competizione sbilanciata (quanto meno, in questi mesi iniziali) e nettamente più semplice per coloro che decideranno di spendere moneta reale.

MyGM completa le modalità principali: è una modalità che potremmo definire “particolare“, in quanto combina la gestione della squadra con alcuni aspetti da gioco di ruolo. Infatti, ci ritroveremo nostro malgrado a correre per gli uffici parlando con i giocatori e lo staff, facendo scelte di dialogo come in un classico punta e clicca. Una modalità promettente, sicuramente, ma che restituisce l’impressione d’essere ancora in una fase embrionale e ben lungi dall’esser matura e completa. Una valida alternativa, comunque vada, se ci si è stancati del “piatto forte” e si fosse alla ricerca di una esperienza alternativa. La modalità MyNBA Eras, seppur secondaria, è ancora un punto di forza della produzione, in quanto permette di scegliere di giocare attraverso vari decenni della storia dell’NBA con draw e partite specifiche e persino i filtri video e la grafica adatti all’epoca. La modalità sarà sostanzialmente identica al passato, con l’unica novità che si troverà nell’aggiunta dell’era di Stephen Curry con i Golden State Warriors del 2017.

Veniamo al lato tecnico: anche quest’anno, NBA 2K25 si presenta in forma smagliante con delle novità di una certa importanza. Torna in versione ampliata e potenziata il ProPlay, tecnologia che consente di ottenere le movenze dei giocatori nel modo più accurato possibile, attraverso l’analisi di migliaia di ore di filmati della NBA reale. La feature, introdotta l’anno scorso, giunge in NBA 2K25 con ben 9mila animazioni aggiuntive, secondo quanto dichiarato da 2K. E, in questo senso, NBA 2k25 alza l’asticella di anno in anno: il modo in cui i giocatori si muovono, dalla stella all’ultimo arrivato in panchina, è sempre differente e visibilmente diverso. Un’aggiunta che, comunque vada, aumenta nettamente l’immersività dell’esperienza, che ogni anno diviene sempre più indistinguibile dalla realtà. A voler esser onesti, v’è sempre quella sensazione, in alcuni frangenti, di animazioni dettate da un continuum di “attivazione di stati” intervallati da velocissime stasi, eredità dei passati capitoli, seppur probabilmente solo i veterani del gioco lo noteranno. Per quanto concerne le complessive prestazioni, non v’è nulla da eccepire: da anni NBA 2K rasenta il fotorealismo ed offre prestazioni quasi sempre fluidissime, se non qualche occasione rallentamento in alcuni repentini cambi di inquadratura.

L’altra novità riguarda riguarda il complessivo sistema di gioco a partire dal tiro, quest’anno più complicato ed ampliato. Non v’è tiro personalizzato che tenga: NBA 2K25 costringe a cercare, con un gioco “voluto“, il giusto spazio per poter effettuare tiri “smart” e dall’alta percentuale (anche grazie ad un sistema difensivo rinnovato). Un primo metodo per farlo, è imparare a controllare il rhytm shooting, prima novità di questo capitolo: ora è possibile cercare di “temporizzare” l’animazione del jumpshot del giocatore tenendo inizialmente premuta la levetta verso il basso e poi cambiando verso la direzione opposta al momento giusto per farlo coincidere con l’animazione a schermo. Naturalmente, i giocatori possono ancora giocare e “sparare” le proprie triple con il pulsante di tiro, ma questa è una piacevole aggiunta ed un’altra opzione che può essere utilizzata per migliorare il proprio gioco. Anche il sistema difensivo ha subito un netto miglioramento, grazie al nuovo “cut off system” che consente di bloccare gli avversari in modo molto più dinamico utilizzando lo stick analogico destro. Sarà più facile restare “incollati” alla nostra marcatura e costringerla a passare la palla o a tentare un tiro “scomodo“.

Nel complesso, NBA 2K25 offre una valida esperienza di gioco per tutti i giocatori, sia nella qualità che nei contenuti “numerici”. È fluido, scorrevole e offre una grande quantità di modalità con cui armeggiare ed assaggiare, sotto varie prospettive, il senso stretto della pallacanestro nord-americana. NBA 2K25 non apporta drastiche rivoluzioni al leggendario brand, ma le nuove meccaniche di gioco e i miglioramenti aggiunti, seppur limitati, alzano l’asticella dell’esperienza, specialmente per quanto concerne il controllo e le possibilità in campo. Resta, naturalmente, ancora vivo lo “spettro” delle micro-transazioni che, in un modo o nell’altro, rende più “gravosa” la complessiva esperienza online, che resta comunque una delle più complesse ed avanzate disponibili sul mercato.