Recensione Mount & Blade: Warband
di: Luca SaatiA distanza di sei anni dal lancio su PC, su console è arrivato recentemente Mount & Blade: Warband, RPG di Talewords Interactive che si è creato la sua schiera di aficionados sulle piattaforme desktop. Sei anni però si fanno sentire e presentarsi in questo stato su console non è proprio il massimo. Mount & Blade: Warband è infatti un gioco vecchio che non ha fatto niente per presentarsi un pochino più fresco e al passo coi tempi.
Origini
Possiamo considerare Mount & Blade: Warband un simulatore di medioevo. Il gioco abbandona qualsiasi velleità tipica dei giochi fantasy in favore di un’ambientazione realistica in ogni aspetto. Iniziamo con la creazione del personaggio che non riguarda solo l’aspetto ma anche le sue origini in un sistema che ricorda a tratti il primissimo Dragon Age. La differenza col titolo Bioware è che Mount & Blade: Warband è un gioco privo di qualsiasi vincolo dovuto dalla trama, lasciando al giocatore la possibilità di crearsi la sua storia. Detto in soldoni, la creatura di Talewords Interactive non ha una trama, all’inizio del gioco scegliete le origini del vostro personaggio e siete gli artefici del vostro destino. Potete ad esempio partire come un guerriero solitario, racimolare qualche soldo completando quest e iniziare a ingaggiare qualche soldato così da costruirvi pian piano il vostro esercito personale e iniziare la scalata al potere caratterizzata da guerre, conflitti politici degni di Game of Thrones con i confini dei vari regni che cambiano conflitto dopo conflitto. Questo è solo uno dei tanti esempi offerti dal gioco, nessuno vi vieta di dedicare la vostra vita alla criminalità, oppure se siete degli inguaribili romanticoni potete dedicarvi alla conquista della mano di una nobile fanciulla. Elencare tutte le possibilità offerte è davvero impossibile, sicuramente la vostra esperienza sarà diversa da quella di un altro giocatore. Altra particolarità da citare è un approccio simile a un roguelike: in pratica non sarà possibile creare più salvataggi e caricare la partita per rimediare a un errore visto che il gioco salva in automatico, di conseguenza in caso di sconfitta in battaglia succede semplicemente che finite in infermeria o nel peggiore dei casi venite catturati e imprigionati. C’è solo un grande difetto in questo sistema a dir poco straordinario: la mancanza di una localizzazione in italiano. Il gioco è infatti solo in inglese, manca anche il doppiaggio e in men che non si dica vi troverete dei veri e propri muri di testo che alla lunga si fanno davvero pesanti anche per coloro che hanno familiarità con la lingua anglosassone.
Il sistema descrittovi qui sopra è davvero straordinario e garantisce una longevità praticamente infinita, tuttavia non basta a salvare baracca e burattini. Il combat system (a piedi e a cavallo, dalla corta e dalla lunga distanza) è infatti macchinoso come non lo vedevamo da anni. Animazioni legnose, hitbox poco chiare e un pessimo adattamento al pad ed ecco che avete ottenuto un brutto sistema di gioco. Adattamento al pad che ne risente anche nella parte gestionale/tattica in cui impartire ordini alle proprie truppe. Mount & Blade: Warband sente il peso degli anni ed è davvero un peccato che gli sviluppatori non abbiano fatto nulla per rendere il gioco più al passo coi tempi in vista del lancio su console. Un grandissimo peccato perché il gioco presenta una parte RPG molto profonda capace di fare la felicità dei fan del genere ma con quel combat system il tutto passa in secondo piano rendendo l’esperienza di gioco poco godibile. Per non parlare poi del comparto tecnico indietro di anni rispetto agli standard odierni, non chiediamo una grafica al pari di The Witcher 3: Wild Hunt ma almeno in linea con le recenti produzioni indipendenti.
Da citare anche la presenza di un comparto multiplayer per 32 giocatori rovinato però dai problemi di gameplay di cui vi abbiamo parlato poco fa.
Commento finale
La trasposizione di Mount & Blade: Warband su console si rivela così sciatta e pigra che non ci sentiamo davvero di premiare nonostante dei pregi che ad oggi le produzioni tripla A possono solo sognare . La capacità di far essere il giocatore artefice del proprio destino ha un potenziale straordinario e meriterebbe da solo il prezzo del biglietto, ma il tutto viene completamente rovinato da un combat system legnoso che rende l’esperienza di gioco tutt’altro che godibile. Davvero un peccato perché con un gameplay per lo meno dignitoso per un gioco uscito nel 2016 su console ci saremmo trovati dinanzi a un capolavoro. Speriamo che il secondo capitolo (in sviluppo dal 2012) riesca a mettere una pezza ai problemi di questo primo episodio, e soprattutto speriamo di non dover aspettare troppo tempo per vederlo su console dopo l’uscita su PC.