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Recensione Mortal Kombat 1

di: Simone Cantini

Sembra ieri che me ne stavo tornando felice a casa, con stretti in mano i floppy disk, rigorosamente piratati, della versione Amiga 500 del primo Mortal Kombat (sì, ho contribuito anche io alla fine dell’home computer più bello del creato), acquistato senza remore dopo aver letto le roboanti recensioni del periodo. E non nego la delusione che mi pervase, non appena il tutto si bloccò irrimediabilmente dopo il primo scontro, rendendo inutilizzabili quei rettangolini blu, che avevano arricchito il pirata del negozietto di elettrodomestici del paese. Sembra davvero ieri, eppure sono passati ben 31 anni, ma il fascino della serie creata da Ed Boon è ancora immutato, nonostante qualche maldestro passo falso compiuto nel corso di questa sfolgorante storia. Un percorso che prosegue ancora, dopo i fasti del recente passato, grazie a Mortal Kombat 1, reboot non reboot di quell’ammasso di sangue e violenza che, a partire dalla sale giochi dei tempi che furono, ancora non ne vuole sapere di abbandonarci. E visti i risultati attuali non posso fare altro che dire “meno male”.

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Riscrivere la storia

Complessa e davvero sfaccettata, considerando che parliamo pur sempre di un classico picchiaduro ad incontri, la mitologia alla base del titolo NetherRealm si è vista rivoltare in più di un’occasione, in seguito a riscritture e revisioni volte a rendere sempre fresca l’esperienza di gioco. Un mondo nuovo, che in seguito agli eventi vissuti nell’undicesimo capitolo ufficiale della saga, si appresta a vivere una ennesima giovinezza: le vicende narrate in questo Mortal Kombat 1, difatti, si sviluppano in seguito alla sconfitta di Kronika e alla successiva presa di potere da parte di Liu Kang, divenuto il nuovo signore del tempo. Un ruolo che lo ha portato a resettare l’universo, così da dare vita ad una nuova era di pace, in cui il torneo mortale dai cui prende il titolo la saga si è tramutato in un evento in cui in palio c’è solo l’onore, e non più il destino dei vari regni. Eppure, nonostante il novello dio abbia provveduto a rendere inoffensivi gli stregoni in questa nuova realtà, la brama di potere è davvero ostica a morire e, in seguito all’intervento di una misteriosa presenza femminile, il destino della rinnovata linea temporale finisce per incanalarsi verso i consueti, brutali binari.

Sfacciata ed esagerata, perennemente imbevuta di quel mood da b-movie anni ’90 che ha da sempre fatto la fortuna del brand, la storia narrata nella campagna di Mortal Kombat 1 si presenta all’appello in forma smagliante, forte di una regia convincente e spettacolare, a cui si accompagna una sceneggiatura solida ed appassionante, che riesce a non prendersi mai troppo sul serio, consapevole di come, in definitiva, si parli solo di energumeni che si prendono a ceffoni. C’è comunque di che divertirsi nelle circa 6 ore necessarie al suo completamento, complice anche la volontà di rimescolare in parte i ruoli di numerosi personaggi, adesso non più elementi di sfondo, buoni soltanto (narrativamente parlando) a rimpolpare il roster di kombattenti. L’occasione è ghiotta per aggiungere ulteriore spessore a character come Baraka, Reptile o Mileena, che si muoveranno con maggiore convinzione e presenza scenica al fianco dei consueti mattatori, con il da me mai troppo amato Johnny Cage protagonista di alcuni momenti davvero spassosi. È lui a farsi quasi emblematico portavoce della consapevolezza autoriale della produzione, esilarante strumento in grado di allentare in più di un frangente la tensione drammatica, che avrebbe potuto essere banalmente fuori luogo, grazie a gag e citazioni in grado di fare la gioia del nerd che alberga in ognuno di noi. Ed una volta ripristinato, nuovamente, l’equilibrio tra i regni e assistito al prevedibile cliffhanger post crediti, Mortal Kombat 1 non esaurisce certo qua la sua capacità di intrattenere. Anzi…

 

Caselle di violenza!

Per quanto in grado di mettere in scena quello che non esito a definire il miglior story mode mai visto in un picchiaduro, Mortal Kombat 1 è in grado di garantire ore ed ore di divertimento supplementare, grazie alle sue consuete modalità accessorie. Tornano a rallegrare i polpastrelli dei giocatori le classiche Torri, suddivise in offline ed online, con le prime che vanno a sostituire come in passato la classica modalità Arcade, con annesso lo sblocco dei finali dedicati a ciascuno dei lottatori del roster. Le altre, invece, presenteranno come di consueto sfide aggiornate a cadenza regolare, sia giornaliera che settimanale, così da fornire sempre un nuovo stimolo alla scalata. Non manca, come prevedibile, anche la possibilità di sfidare altri giocatori, tanto in locale quanto attraverso la rete, con quest’ultima opzione che consentirà di salire i ranghi della Lega Kombat, una specifica modalità classificata che permetterà ai player di ottenere specifiche ricompense, legate alle stagioni che la caratterizzeranno. Ed è proprio questa natura in odor di live service che va ad impattare su quella che è la maggiore novità introdotta da Mortal Kombat 1, ovvero la modalità Invasioni. Si tratta di una sorta di board game, in cui andremo a muovere il nostro personaggio lungo un percorso suddiviso in vari nodi, ciascuno legato a combattimenti, prove di forza (Test Your Might) oppure sezioni di sopravvivenza in cui dovremo evitare dei proiettili. Anche in questo caso il tutto sarà scandito in stagioni, con la prima con protagonista Skorpion già in essere, e che oltre ad un piccolo substrato narrativo, sarà caratterizzata da ricompense uniche, che potremo ottenere attraverso lo shop in-game, in cui potremo investire i crediti guadagnati giocando, oppure quelli acquistabili in cambio di denaro reale. Caratterizzata da scontri in cui si andranno ad affrontare versioni modificate dei kombattenti standard, non rinunciando a movimentare i match grazie anche alla presenza di alcuni modificatori casuali, la modalità Invasioni presenterà anche una spruzzata di elementi ruolistici: giocando, difatti, andremo ad accumulare punti esperienza che, ad ogni passaggio di livello, ci permetteranno di andare a modificare le statistiche del nostro lottatore.

Non mancheranno anche oggetti consumabili, reliquie in grado di garantire bonus passivi e gli amuleti, strumenti che potremo utilizzare in combattimento per scagliare proiettili oppure garantire ulteriori bonus. Si tratta di una modalità sulla carta interessante, ma che almeno per quanto concerne la stagione in corso presta il fianco ad una eccessiva ripetitività, pur risultando divertente a dovere: l’augurio è quello che il team riesca a rendere maggiormente sfaccettate le prossime incursioni in tal senso, così da scongiurare il pericolo di déjà vu tra una stagione e l’altra. E dato che si tratta della fonte principale di sblocchi, siano essi skin, nuove Fatality ed oggetti cosmetici, si tratta di un compito decisamene da non prendere alla leggera. A chiudere il cerchio ci pensa la consueta modalità Allenamento, caratterizzata da una mole impressionante di tutorial, in grado di sviscerare e far digerire qualsiasi aspetto delle meccaniche ludiche, sia che si tratti della sequenza di combo, della lettura dei fotogrammi oppure della gestione delle Fatality. Ci saluta, invece, l’apprezzata Kripta, sostituita dal sistema di loot delle Invasioni e dal Reliquiario, una sezione in cui sarà possibile spendere i crediti accumulati per ottenere ulteriori ricompense casuali, con le quali sarà possibile anche andare a completare il gigantesco set di bozzetti, musiche ed altro.

Botte a due

Se lato ludico Mortal Kombat 1 non si è certo risparmiato, lo stesso si può dire anche per quanto concerne il gameplay che, ancora una volta, ha apportato qualche significativo cambiamento alla sua klassica struttura, come avevo già avuto modo di illustrarvi in occasione dell’ultimo beta testbeta test. E in queste settimane le modifiche apportate a quanto giocato a suo tempo sono risultate praticamente minime, con il gioco che ancora una volta dimostra la sua volontà di offrire una gestione dello spazio di manovra assai più ragionata che in passato, complice la mobilità ridotta dei personaggi. Questo va ad influire sul flow degli scontri, che premono forte come non mai sulla necessità di metabolizzare l’utilizzo di combo, indispensabili per poter sfruttare con efficacia l’ampiezza degli stage. Ciò, comunque, non vuol certo significare che il tutto sia monocorde, dato che il ricco roster di lottatori presenta la consueta ed apprezzabile varietà di stili di lotta, che tra zoner, ranged e quanto altro, riesce a presentare un ventaglio assai variegato e sfaccettato di modalità di approccio, in grado di assecondare l’indole di qualsiasi tipologia di giocatore. La prova estesa del codice finale della produzione, inoltre, è servita a dissipare i dubbi che avevo manifestato in merito a quella che l’altra, grande innovazione introdotta da Mortal Kombat 1, ovvero i lottatori Kameo.

Dato l’esiguo numero di opzioni presenti nella beta, mi ero riservato di esprimere un giudizio in merito al loro effettivo bilanciamento, ma una volta testati a dovere non posso che essere soddisfatto della loro introduzione. In definitiva, come detto a suo tempo, si tratta di personaggi di supporto (se ne potrà scegliere uno per match), che potremo richiamare sul campo di battaglia semplicemente premendo il dorsale destro del pad, magari in combinazione con altri tasti, dato che ognuno di loro sarà caratterizzato dal proprio moveset. La loro introduzione si rivela fondamentale per ampliare e modificare lo stile di lotta del kombattente principale, di cui potremo magari integrare l’attitudine allo scontro dalla distanza, con un Kameo in grado di sferrare colpi a corto raggio. Unite il tutto alla possibilità di inserirli all’interno delle varie combo, ed avrete solo una piccola idea di quello che può essere il loro impatto nell’economia degli scontri, sebbene la necessità di caricare il loro indicatore ne impedisca lo spamming selvaggio. A tutto si accompagna il ritorno dei Fatal Blow, i devastanti attacchi speciali utilizzabili una volta per match, a patto di avere meno del 30% di energia rimasta. Torna anche la classica barra suddivisa in tre settori, le cui cariche potranno essere impiegate per potenziare le mosse speciali, e che potremo caricare subendo o sferrando colpi.

Violenta bellezza

Sul fronte squisitamente tecnico, quasi come se il tutto volesse andare a braccetto con l’intrigante story mode, Mortal Kombat 1 si presenta all’appuntamento in forma davvero smagliante, almeno su console current gen. L’impatto visivo è davvero di primissimo livello, con una pulizia ed un dettaglio grafico davvero impressionante. I modelli dei personaggi sono ricchissimi di dettagli ed animati alla perfezione, con l’unico neo che ho riscontrato, almeno a livello puramente personale, nel design dei volti dei personaggi femminili, che ho trovato a tratti non proprio felice. Ad impressionarmi maggiormente, però, è stata la caratterizzazione degli stage che, per quanto si tratti di un elemento tutto sommato marginale di un picchiaduro, riescono letteralmente a bucare lo schermo per complessità e ricercatezza. Ciascuna arena, difatti, gode di un livello di dettaglio sontuoso, oltre a beneficiare di un’effettistica spettacolare, in cui giochi di luce e particellari la fanno da padrone con assoluta spavalderia. Leggermente sottotono il comparto audio che, sebbene possa contare su di un doppiaggio in italiano tutto sommato convincente (al netto di un paio di stonature a livello di caratterizzazione dei personaggi), presenta una colonna sonora più dimessa, priva di brani e temi in grado di installarsi con prepotenza nelle orecchie dei giocatori. Non è mancato, inoltre, qualche piccolo glitch sonoro in occasione degli scontri, ma si è trattato davvero di 3-4 situazioni a fronte di un centinaio abbondante di match.

Con Mortal Kombar 1 Ed Boon ed i suoi NetherRealm Studios proseguono imperterriti lungo la strada tracciata dal nuovo corso del brand, regalandoci ancora una volta un picchiaduro solido e divertentissimo, qualunque sia il nostro grado di abilità. Ad uno story mode sontuoso come non mai, complice anche una regia ed una cura realizzativa di primissimo spessore, si accompagna il solito e rodato gameplay, che per quanto rivisitato in alcuni aspetti si presenta galvanizzante e brutale come sempre. A sparigliare le carte ci pensano, pertanto, i nuovissimi lottatori Kameo e la modalità Invasioni, con quest’ultima che rappresenta, però, anche il più grande punto interrogativo del titolo, data la sua natura caratterizzata da stagioni in divenire. Sono proprio queste incertezze sul futuro di tale modello ad impedire al titolo di raggiungere la piena eccellenza, visto che sotto qualsiasi altro aspetto si guardi, questo Mortal Kombat 1 grida con veemenza al mondo tutto il suo desiderio di ascendere all’olimpo dei picchiaduro.