Recensioni

Recensione Moonscars

di: Simone Cantini

Altro giro, altra corsa, e come le api attratte dal miele, oppure le mosche dirette verso qualcosa di meno nobile e gustoso, ecco che l’ennesimo soulslike di questo affollato 2022 ha deciso di incrociare la sua strada con il mio pad. Sì, oramai lo sapete che si tratta di un genere a me tutt’altro che sgradito, ma come già espresso in una delle ultime recensioni, sto iniziando a vedere questa tipologia ludica sin troppo inflazionata. Capisco bene che si tratti del trend dominante del momento, ma possibile che non ci siano altre strade da percorrere? Ok, ora smetto di fare il vecchio brontolone (o boomer, se preferite), ed inizio finalmente a parlarvi di Moonscars che, al di là di questo trito e ritrito pippone, in fondo è risultato davvero un bel gioco. Insomma, mi avete scoperto, ho sfruttato questo incipit solo per lamentarmi…

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Cosa avrà voluto dire? (cit.)

E la voglia di criticare e concedermi il lusso di inveire non la voglio certo perdere in questo primo paragrafo, di solito dedicato ad illustrare le premesse narrative del gioco oggetto dell’analisi. In fondo sono un tipo coerente con me stesso, quindi è giunto il momento di andare contro quel voler essere obbligatoriamente criptici quando si tratta di imbastire una sceneggiatura, all’interno dei confini dei soulslike. La storia di Grey Irma, difatti, fa di tutto per essere volutamente oscura e contorta, grazie al suo raccontarsi in maniera frammentata e decisamente poco chiara, complice anche un inglese non sempre immediato e lineare (fate ciao con la manina ad una qualsiasi traduzione italiana), oltre a personaggi che sembrano voler fare di tutto per rendere ancor più caotica la comprensione del substrato narrativo di Moonscars. Eppure, so già che ci sarà chi sguazzerà felicemente in questo modus operandi, quindi mi lamento (again) e passo oltre. Il gioco, come detto, metterà al centro delle vicende la citata Grey Irma, una guerriera che incontreremo subito dopo la sua dipartita, e relativa resurrezione. Privata dei ricordi della vita che pare averla abbandonata, la donna si metterà rapidamente in cerca dello Scultore, deus ex machina di questa storia in cui, a dispetto delle atmosfere dark fantasy che la permeano, non mancano richiami al ciclo vita/morte visto in Returnal, oltre a richiami esistenziali cari a SOMA e The Swapper. Chi è la vera Grey Irma? Siamo realmente noi, oppure siamo solo un clone sfuggito alla lama dell’originale possessore della sua essenza? Domande che ci accompagneranno perennemente lungo tutto il corso di questo mix tra un soulslike ed un metroidvania e che, forse, solo giungendo ai titoli di coda potranno trovare la loro esaustiva risposta.

Tornare sui propri passi

Leggere accostati i termini soulslike e metroidvania potrebbe apparire strano ai più, ma se andiamo a vedere bene l’ossatura delle produzioni nate da From Software in poi, la commistione tra i due generi non è poi così campata in aria. Già, perché le mappe che da Demon’s Souls sono croce e delizia di milioni di player sparsi per il globo, in fondo si prestano a quel sano backtracking e alle shortcut che sin dal principio hanno contaminato le avventure di Samus Aran. E Moonscars, con la sua natura bidimensionale, incarna alla perfezione quanto detto: la mappa di gioco, difatti, si andrà ad aprire poco alla volta sotto le dita del giocatore, costringendoci a tornare spesso sui nostri passi, non appena avremo sbloccato il power up necessario a superare quell’ostacolo, oppure quando saremo entrati in possesso dell’agognata chiave in grado di aprire l’ennesima porta. Il tutto condendo l’esperienza con il respawn dei nemici in seguito alla nostra morte, oppure in caso di sosta presso gli specchi/checkpont, il tutto in perfetto stile soulslike. Questi oggetti riflettenti, oltre a consentirci il fast travel tra di loro, saranno utilizzati anche per raggiungere una sorta di hub, che andrà poco alla volta a popolarsi di vari personaggi, utili sia per mettere le mani su oggetti vari, sia per approfondire ulteriormente la conoscenza della lore. Saranno indispensabili anche per investire la polvere d’ossa ottenuta nei nemici, che potremo impiegare per apprendere vari poteri speciali, in grado di aumentare le capacità belliche di Grey Irma. La guerriera ne potrà equipaggiare sino a due distinti, associati ai grilletti del pad, e potranno essere scatenati utilizzando l’icore ottenuto attaccando i nemici. Tali skill sono disposte lungo un corposo albero, e spaziano dalla possibilità di avvelenare la nostra lama, a proiettili magici, ad esplosioni, sino ad arrivare a cloni che combatteranno assieme a noi. Le possibilità sono numerose, ma latita un pizzico di bilanciamento, dato che basta poco per comprendere come vi siano selezioni decisamene molto più efficaci di altre (personalmente ho trovato utilissimo il poter infliggere veleno ai nemici, power up sbloccabile tra l’altro molto presto). In tal senso è evidente la relativa inesperienza del team di sviluppo, che proprio con Moonscars ha visto il suo debutto sul mercato.

Violence is the key

Nucleo portante dell’avventura, gli scontri di natura puramente action ruoteranno prevalentemente attorno all’utilizzo della spada della guerriera, l’arma principale che ci permetterà di attaccare con rapidi fendenti, oltre a poter utilizzare un colpo caricato, in grado di respingere i nemici (che potremo così scagliare contro le trappole sparse nella mappa). Ulteriore aiuto ci verrà dato dalla schivata, oltre che da dei sigilli in grado di fornire dei perk passivi (ne potremo equipaggiare sino a 3). Ovviamente non poteva mancare, visto che parliamo di un titolo dalle influenze souls, il classico parry, che se effettuato a dovere infliggerà un notevole quantitativo di danni agli avversari, oltre a lasciarli temporaneamente storditi. Ultima chicca sarà un’arma secondaria, soggetta a cooldown, ottenibile sconfiggendo i cloni che, di tanto in tanto, compariranno nel gioco. Gli scontri si sono rivelati estremamente frenetici e divertenti, complice anche un feedback degli affondi sicuramente pregevole, in grado di trasmettere a dovere la brutalità e la potenza di Grey Irma, che per sua inclinazione non si addice ad un approccio difensivista. A dispetto della sua mobilità e della possibilità di difendersi, difatti, la protagonista del gioco potrà dare il meglio di sé adottando una tattica aggressiva, dato che così facendo potrà mantenere sempre elevato il quantitativo di icore a disposizione. Quest’ultimo, oltre ad essere utilizzato per scatenare i vari poteri, fungerà anche da strumento di guarigione, dato che potremo impiegarlo in qualsiasi momento per curare le nostre ferite. Uccidere in sequenza i nemici, inoltre, ci permetterà di accedere a bonus temporanei (che si azzereranno alla nostra sconfitta), in grado di aumentare le statistiche di Grey Irma. Insomma, sotto il profilo bellico, Moonscars mette sul piatto una serie di elementi estremamente vari, capaci di rendere gli scontri molto di più di un sano esercizio di button mashing. Certo, i puristi del genere potrebbero avere qualcosa da dire in merito alla difficoltà, sicuramente molto più abbordabile di quanto si possa pensare ad un primo sguardo, ma la sfida offerta è comunque da non sottovalutare (soprattutto in caso di luna rossa: capirete giocando). Anche a livello puramente visivo, i ragazzi di Black Mermaid sono riusciti a confezionare un piccolo gioiello, grazie all’utilizzo intelligente di una pixel art di sicuro effetto, coadiuvata da un ottimo impiego delle luci e dei riflessi. Peccato per qualche piccolo sporadico, ma evidente, rallentamento in occasione degli scontri con più nemici, ma si tratta di una pecca non certo in grado di intaccare l’esperienza finale.

Mi è piaciuto? Beh, nonostante giunga in fondo (per il momento) alla corposa lista dei soulslike di questo 2022, Moonscars è risultato essere un debutto davvero convincente e divertente per Black Mermaid. Nonostante il suo non essere propriamente originale, oltre che minato da qualche piccolo problema di bilanciamento per quanto concerne i poteri equipaggiabili, il mix di elementi messi sul piatto funziona e diverte a dovere. Forse non sarà troppo impegnativo per coloro in grado disconfiggere Malenia bendati, con le mani legate ed utilizzando un cavatappi collegato ad un pad, ma l’avventura di Gray Irma alla ricerca della verità riesce a tenere incollati al pad, grazie ad una struttura solida e ad un combat system intrigante e ben costruito, Fossi in voi ci farei proprio un pensierino…