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Recensione Monkey King: Hero is Back

di: Donato Marchisiello

Videogames e film, di qualsiasi natura, sono stati spesso esempi di come il “salto della barricata” non sia sempre un’idea felicissima. Potremmo contarne decine e decine, specialmente in passato, di videoludi trasformati in film senza grandissimo successo e, al contrario ma con stesso risultato, trasposizione videoludiche “forzate” provenienti dal mondo di celluloide, anch’esse “decadute” e finite nel dimenticatoio. Monkey King: Hero is Back entra esattamente in questo settore, quello dialogico tra giochi e film: un’operazione per certi versi prevedibile, visto che il gioco prende le mosse da un omonimo film d’animazione, uno dei campioni d’incassi in Cina nel 2015. In questo senso, THQ (dopo uno stadio di sviluppo iniziale promosso da Sony per il mercato cinese) ha visto l’occasione di creare un videoludo basandosi sul mondo apprezzato dal pubblico cinese e non solo nel film succitato. L’operazione si potrà dire riuscita? Scopriamolo assieme.

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Monkey King: Hero is Back è un gioco d’azione e piattaforme, che offre un pacchetto ludico non troppo dissimile da alcuni classici del passato, come Spyro o Medievil (entrambi ritornati in vita grazie a dei recenti remake). Nel gioco, impersoneremo Sun Wukong, una figura leggendaria della cultura cinese chiamata appunto il re delle scimmie e protagonista del romanzo Il Viaggio in Occidente, una sorta di grande calderone di racconti popolari cinesi risalenti a diversi secoli fa. Una figura leggendaria che, gli appassionati del mondo manga e anime, conosceranno bene proprio perché alla base della creazione di Son Goku, protagonista della celebre serie Dragon Ball. Ma torniamo al gioco: il nostro scimmiesco protagonista, dopo un letargo durato diversi secoli, verrà improvvisamente risvegliato da un giovane, Liuer, e dalla sua sorellina che, circondati dai nemici, romperanno casualmente il sigillo che ci intrappola, in modo da far si che il nostro Re Scimmia sia finalmente libero. Di lì si evolverà una storia divertente e avvincente, che farà la felicità soprattutto di un audience più giovane.

Da un punto di vista meramente meccanico, Monkey King: Hero is Back fungerà in un modo non troppo dissimile dai succitati titoli, capostipiti dell’unverso azione/piattaforma: il nostro alter ego dovrà, sconfiggendo una nutrita schiera di nemici nel corso del gioco, recuperare le sue abilità “dimenticate” attraversa la raccolta di alcuni frammenti di anime rosse. Le abilità del nostro scimmiesco protagonista, occuperanno tutta una serie di compartimenti: avremo la possibilità di sbloccare ad esempio una modalità “detective” in stile Batman, oltre che tutta una serie di skill via via più potenti che ci aiuteranno nel difficile compito di salvare l’umanità dai demoni che cercano di ridurla in ginocchio. Il combattimento, com’è lecito attendersi, sarà il cuore pulsante del gioco e, sostanzialmente, sarà l’attività a cui ci dedicheremo per la stragrande maggioranza del tempo: all’inizio sarà un mero button mashing, parzialmente tamponato dai successivi sblocchi di abilità abbastanza variegate, ma un po’ vanificato dall’estrema facilità dei nemici, che difficilmente proporranno una sfida impegnativa.

In linea di massima, Monkey King: Hero is Back come detto si rifarà al passato, e questo di base non è un male. Ma, al contempo, questo “rifacimento” resterà sostanzialmente invariato ed immutato rispetto proprio a quei canoni, non apportando praticamente nessun guizzo di originalità in una campagna che si attesterà intorno alle dieci ore, tolta qualche piccola caratteristica divertente ma non così “pesante” a livello complessivo (come la possibilità di affrontare alcuni mini-eventi Quick Time in cui premere uno o più tasti). Ma, se in teoria la mancanza di originalità non è per forza una apocalisse concettuale, Monkey King: Hero is Back non funzionerà benissimo anche nel resto delle sezioni: in sintesi, i controlli restituiranno un feeling un po’ impreciso e i combattimenti, per certi versi resi più difficoltosi da una telecamera non sempre attenta e allineata, risulteranno ben presto ripetitivi e non particolarmente ispirati.

A questo, si aggiunga che, in linea di massima, Monkey King: Hero is Back sarà una lunghissima sequela di missioni in cui, con piccole variazioni sul tema, si cercherà un oggetto in particolare che ci aprirà le porte dello stage successivo, con una serie di piccoli enigmi piuttosto classici che si frapporranno fra noi e il succitato item: una formula che ci riporta al passato con malinconia, ma che resta un limite evidente per le produzioni moderne. Un altro fattore da tener conto, saranno le ambientazioni: seppur realizzate in modo tutto sommato dettagliato e gradevole, esse saranno tendenti al vuoto e l’esplorazione, seppur essa sia presente anche per questioni secondarie (come ad esempio la ricerca di alcune piante curative o collezionabili vari, alcuni dei quali potenzieranno il nostro personaggio). Per quanto concerne la complessiva realizzazione tecnica, Monkey King: Hero is Back è un lavoro egregio ma con alcune lacune, alcune d’esse già indicate in precedenza, che vanno a sommarsi anche ad una fitta presenza di loading screen sparsi tra un’area e l’altra. Da un punto di vista delle performance, il gioco è scorso fluidamente, mostrando il fianco a livello di frame rate in sporadiche occasioni. Altalenante la sezione audio, fatta di effetti “rumorosi” egregi e di una recitazione vocale che lascia parecchio a desiderare.

In linea di massima, Monkey King: Hero is Back si rifarà al passato, e questo di base non è un male. Ma, una realizzazione non priva di difetti ed un gameplay forse troppo basico, lo penalizzano notevolmente in un mercato di settore con grandi protagonisti dalla ferma caratura. Un gioco sufficiente ma che avrebbe potuto essere qualcosa in più.