Recensione Mighty No. 9
di: Simone CantiniMagari non sarai simpatico a gran parte dell’universo videoludico, però è impossibile non volerti bene se il tuo nome è da sempre accostato a titoli come Mega Man, Onimusha e, in tempi recenti, Soul Sacrifice. E forse è proprio per questo affetto che ci lega, anche se a tua insaputa, che ho voluto credere nel tuo Mighty No. 9, ammaliato dalle tue promesse da vecchia volpe dell’industria nipponica. E nonostante i mesi passassero e le scadenze slittassero inesorabili, accompagnate da trailer non certo fedeli alle tue iniziali rassicurazioni, ho cercato di tenere viva la speranza fino all’ultimo. Però adesso che la tua ultima creatura è finalmente nei negozi penso di poter esprimere con serenità il mio pensiero, caro Inafune-san: a questo punto era davvero meglio niente.
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Il ritorno del Blue Bomber?
Il mondo è in subbuglio: un misterioso virus ha rapidamente infettato tutti gli automi sparsi per il globo, facendoli impazzire e scatenandoli contro i propri creatori. Tra questi troviamo i Mighty Numbers, potenti robot ideati dal geniale professor White, il cui ripristino appare sin da subito di vitale importanza. Spetterà al piccolo Beck, il Mighty No. 9 del titolo disattivato per dei controlli al momento del infezione, cercare di riportare all’ordine i propri compagni, aiutato dai due scienziati White e Sanda, oltre che da Call, altro automa immune al contagio. Una storia senza dubbio esile e ricca di stereotipi sin troppo abusati, ma che non si distacca poi troppo dalle avventure classiche che hanno fatto di Mega Man un successo decennale. E così il nostro buon Beck, alter ego non troppo velato del più celebre Blue Bomber, dovrà affrontare nell’ordine che più preferisce i vari livelli che scandiscono lo story mode di Mighty No. 9.
AcXelerazione!
Le similitudini con il classico Capcom, come se non bastasse il look generale e l’aspetto del protagonista, non si esauriscono certo qua, facendo del titolo Comcept un erede diretto della produzione più famosa di Inafune. Il gameplay, difatti, pesca a piene mani da questo glorioso passato: Beck potrà contare su di un cannone in grado di sparare unicamente in linea orizzontale, non potrà piegare le ginocchia e dovrà limitarsi ad effettuare dei salti e aggrapparsi alle varie sporgenze. Niente che non si sia già giocato, insomma. La novità più importate apportata da Mighty No. 9 consiste però nel meccanismo denominato AcXelerate. Tale azione sarà fondamentale ai fini della distruzione delle varie entità robotiche e costituirà il perno attorno al quale ruoterà il sistema di valutazione che ci premierà al completamento di ciascuno stage: una volta indeboliti a suon di proiettili i vari nemici, premendo il dorsale destro vedremo il nostro Beck lanciarsi in uno scatto, che gli permetterà di distruggere definitivamente l’avversario ed assorbirne i poteri. Tale sistema andrà temporaneamente a potenziare una delle quattro caratteristiche del robot (velocità, danno, difesa e recupero energetico) e, riuscendo a concatenare tra loro uccisioni multiple, permetterà di combinare assieme i vari bonus. La padronanza di tale meccanismo, oltre che indispensabile per raggranellare i punteggi più elevati, sarà di vitale importanza in occasione degli scontri con i vari boss di fine livello, di sicuro i momenti più interessanti dell’intero gioco. La sconfitta dei vari Mighty Numbers, inoltre, permetterà a Beck di assorbirne le caratteristiche peculiari, garantendogli la possibilità di trasformarsi e di conseguenza utilizzare i poteri degli avversari caduti, il cui impatto si avvertirà prevalentemente nel corso dei suddetti scontri: in questo senso la libertà di affrontare i vari stage nell’ordine preferito renderà la progressione non lineare decisamente consigliata, dato che sbloccare un determinato power up, magari posto in un livello apparentemente più avanzato, potrebbe semplificare non poco una determinata boss battle. Sulla carta, quindi, Mighty No. 9 sembrerebbe racchiudere tutto il potenziale per essere un degno erede di Mega Man, peccato che le buone intenzioni abbiano finito per il cozzare violentemente con una realizzazione davvero mediocre.
La morte all’improvviso
Ecco, sotto un certo punto di vista se Mighty No. 9 fosse uscito ai gloriosi tempi del NES il voto finale sarebbe stato sicuramente molto più generoso. Peccato però che il fattore nostalgia sia decisamente insufficiente a giudicare in maniera quanto più oggettiva possibile la produzione Comcept. Va bene voler riproporre un sistema di gioco ostico e quanto più hardcore possibile, ma se ai tempi degli 8 bit un simile approccio era giustificato da possibilità hardware modeste, fattore che costringeva a creare esperienza quanto mai punitive per garantire una longevità decente, è davvero anacronistico riproporre un simile pensiero in scala 1:1 a metà 2016. Mighty No. 9 è difatti un titolo veramente impegnativo, il che non sarebbe un male assoluto, ma quando una sequela di livelli dal design scialbo e discutibile è infarcita di elementi in grado di causare un insta death sorge spontaneo farsi qualche domanda. Si muore tanto, non come in un Souls ovviamente, ma a differenza dei titoli From Software qua la sensazione di casualità è difficile da reprimere. Complice anche un sistema di controllo non certo reattivo come ci si aspetterebbe, fattore che spesso tramuta anche il più semplice dei balzelli in un’impresa titanica. Le magagne tecniche, inoltre, invadono con prepotenza anche il comparto grafico, solo un lontano parente di quello ammirato nei video iniziali che fecero sbattere senza esitazione i borsellini di numerosi backer: modelli poligonali discutibili, scenari spogli e geometrie semplicistiche non possono passare inosservate, a maggior ragione se accompagnate da un frame rate ballerino, davvero ingiustificabile se raffrontato a ciò che l’engine è chiamato a muovere. Le cose vanno sicuramente meglio sul versante sonoro, grazie soprattutto alla presenza del doppiaggio in lingua originale e alla possibilità di attivare in ogni momento la versione ad 8 bit della soundtrack. Ricchi anche i contenuti secondari che tra livelli di difficoltà aggiuntivi, sfide accessorie e ad un comparto competitivo, rimpolpano senza dubbio una longevità base in linea con il prezzo di commercializzazione (circa 5 ore).
Mighty No. 9 concretizza tristemente tutte le paure ed i dubbi, seguiti all’iniziale entusiasmo, che hanno iniziato a tormentare i fan man mano che le notizie in merito alla produzione Comcept si facevano via via più fumose. L’ultima creatura di Inafune è incapace di reggere il confronto con quell’eredità che cerca di mascherare dietro ad una nuova identità, il tutto a causa di una produzione incapace di dissimulare le difficoltà realizzative incontrate. Rozzo ed inutilmente difficile Mighty No. 9 tradisce le aspettative di tutti i fan che hanno pazientemente creduto alle parole di Inafune-san, al quale non posso fare a meno che ripetere che, forse, era davvero meglio niente.