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Recensione Mafia: Definitive Edition

di: Luca Saati

Quando si parla di narrativa e videogiochi il pensiero di molti non può che andare su Mafia: Mafia: The City of Lost Heaven, videogioco uscito nel 2002 su PC e due anni dopo su PS2 e Xbox. Il titolo dell’allora Illusion Softworks, come la saga di Metal Gear, riuscì a combinare in modo straordinario narrativa cinematografica e videogioco nonostante una tecnologia molto lontana dagli standard odierni. Insomma se oggi un po’ tutti i giochi possono avere un look cinematografico, 18 anni fa non era proprio all’ordine del giorno. Vista l’importanza storica dell’originale Mafia, l’annuncio del remake ha fatto la felicità di molti: fan storici e i più giovani che per ragioni anagrafiche non hanno potuto godersi l’avventura di Tommy Angelo.

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“Chi vuole troppo rischia di perdere assolutamente tutto. Chi vuole troppo poco dalla vita rischia di non ottenere assolutamente nulla.”

Mafia ci porta a Lost Heaven, città che si rifà alla Chicago e alla New York degli anni ’30 in cui il proibizionismo la fa da padrone.  La vita da tassista di Tommy Angelo viene stravolta quando si trova immischiato contro la sua volontà in un inseguimento tra bande mafiose. Da qui inizia la sua ascesa criminale nella famiglia Salieri in una storia che ricopre 8 anni della sua vita e viene raccontata tramite flashback dallo stesso protagonista.

I fan storici di Mafia, troveranno in questo remake la stessa storia che hanno imparato ad amare poco meno di due decenni fa. Hangar 13, team che dal terzo capitolo ha preso le redini di questa saga, ha scelto saggiamente di restare fedele al capostipite apportando piccoli cambiamenti. Queste modifiche coinvolgono in minima parte la sceneggiatura che viene espansa e la regia completamente rinnovata. Questi due elementi in combinazione riescono a dare al racconto e ai suoi personaggi una nuova profondità. Basta un piccolo gioco di telecamera, un piccolo primo piano sul volto del protagonista per carpire la sua umanità, i suoi dubbi e le sue paure.

Quello di Hangar 13 è un lavoro eccellente che sa rispettare il materiale originale e lo rinnova e arricchisce nei punti giusti. Nella sue 8 ore di gioco Mafia: Definitive Edition sa catturare e immergere il giocatore come 18 anni fa raccontando un’epopea criminale come nessuno è riuscito a fare finora, neanche i suoi sequel.

Open world lineare

Storicamente la serie Mafia è sempre stata legata a un concetto di open world diametralmente opposto a quello di un GTA, Red Dead Redemption, Assassin’s Creed e tutte le produzioni moderne. Se in quest’ultime troviamo un gran numero di quest principali, secondarie e attività di vario tipo che incentivano l’esplorazione della mappa, in Mafia: Definitive Edition, come il gioco originale del 2002, tutto è a servizio della narrativa. Girovagare liberamente per la città, attività possibile solo dopo aver finito il gioco, diventa quindi un’attività fine a se stessa per il semplice piacere di scoprire una Lost Heaven caratterizzata divinamente a bordo di uno dei cinquanta veicoli disponibili.

Mafia: Definitive Edition è quindi strettamente legato alla narrazione portando il giocatore a seguire passo dopo passo le vicende del protagonista. Il gioco alterna sapientemente momenti di relativa calma e di introspezione dei personaggi e altri in cui è l’azione il motore dell’esperienza. Sin dall’inizio del gioco possiamo testare con mano un modello di guida che nessun altro open world ha mai provato a proporre. Settando la guida realistica nelle opzioni si avverte interamente il peso del mezzo donando una profondità e una personalità alle sezioni a bordo del veicolo. Se poi volete osare ancora di più, c’è sempre la possibilità di cambiare manualmente le marce. Hangar 13 ha anche pensato a coloro che vogliono un sistema di guida più semplice possono sempre optare per un modello arcade selezionabile nelle opzioni che però non riesce a restituire lo stesso senso di soddisfazione.

Completamente rinnovato, rispetto all’opera originale, è il sistema di shooting che adesso è perfettamente in linea con quello delle produzioni attuali con la classica telecamera sopra le spalle e un tradizionale sistema di copertura. Rispetto a Mafia III, Hangar 13 ha reso meno preciso il gunplay, scelta coerente e dettata dal fatto che il protagonista non è un soldato addestrato come Lincoln del terzo capitolo ma un semplice tassista. Gli scontri a fuoco possono inoltre godere di ambienti più aperti che consentono di muoversi molto tra le coperture per cercare un punto di vantaggio nei confronti dei nemici.

Le aree più aperte inoltre consentono di dedicarsi sporadicamente a qualche sessione stealth e a qualche scazzottata, peccato che queste sequenze lascino molto a desiderare a causa di animazioni grossolane e un deludente feedback dei colpi. Anche l’intelligenza artificiale non brilla particolarmente, i nemici cercano di aggirare il protagonista ma la loro scarsa reattività li rende carne da macello per i nostri proiettili.

A rendere le cose un po’ più interessanti ci pensa la modalità Classica che rende i nemici più aggressivi, la polizia più attenta (c’è sempre il limite di velocità da rispettare) e la gestione del caricatore realistica visto che ricaricare l’arma porta alla perdita delle munizioni presenti nel caricatore. Quest’ultimo elemento, specie nelle fasi più concitate, si rivela fondamentale visto anche l’eccessivo numero di proiettili richiesto per eliminare ogni avversario al livello di difficoltà più alto,

Lost Heaven

Dal punto di vista tecnico non si far altro che lodare il lavoro di restaurazione che ha ricevuto Mafia: Definitive Edition. Ogni elemento del gioco è stato ricostruito interamente da zero a partire dal design dei personaggi e della città. Lost Heaven si rivela essere una città piena di vita e caratterizzata in modo magistrale, basta un giro nei vicoli di Little Italy o di Chinatown per rendersi conto della cura che il team ha dedicato alla creazione di questa città. I personaggi, oltre ad avere un design fedele all’originale e allo stesso tempo nuovo, possono vantare una recitazione completamente rinnovata mettendo in mostra un’ottima prova attoriale degli interpreti. A stupire poi in particolar modo sono gli effetti d’illuminazione e dei riflessi che hanno già quel sapore di next-gen che non vediamo l’ora di scoprire a fondo quando le nuove console saranno lanciate. Non tutto è oro quel che luccica poiché Mafia: Definitive Edition presenta qualche bug, calo di frame rate ed effetti di pop up. Niente da compromettere l’esperienza di gioco, ma arrivati a fine generazione ci sarebbe piaciuto dimenticare queste problematiche. Infine breve parentesi per il comparto sonoro con un doppiaggio in italiano di ottima fattura e delle musiche che ci tuffano direttamente negli anni ’30.

Commento finale

Ritrovare Tommy Angelo è stato come ritrovare un vecchio amico che non si vedeva da tempo. E non importa se Mafia: Definitive Edition è quanto di più lontano possa essere dai canoni degli open world moderni, perché questo modo di fare così vecchia scuola un po’ manca nel panorama videoludico, manca quel titolo che dedica tutto sé stesso alla narrativa sacrificando altri aspetti. Peccato per qualche piccola nota stonata che non permette a questo remake di ergersi a capolavoro come a suo tempo aveva fatto il gioco originale, tuttavia solo per la sua storia e le emozioni che offre Mafia: Definitive Edition merita di essere giocato almeno una volta nella vita.