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Recensione Lost Planet 3

Ghiaccio e alieni affamati. Un binomio che non è nuovo nel settore dell’intrattenimento, specialmente in quello videoludico. Chi ha già giocato Dead Space 3, giusto per citare un titolo a caso - ma neanche tanto - ne sa qualcosa. Così come lo sa anche chi si è divertito anni fa sulle lande innevate di E.D.N. III, nel primo Lost Planet di Capcom. Un gioco pieno di Akrid grossi e orrendi da uccidere senza pietà, caratterizzato da ambientazioni dalle temperature rigide e micidiali, in cui si potevano pilotare robot da combattimento per avere la meglio sui nemici, alieni o umani.
Ecco, soffermiamoci su questo nome: Lost Planet. Tre anni dopo il primo episodio, frenetico e originale, giungeva nei negozi un secondo capitolo molto differente. Incentrato meno sull’esperienza solitaria del singleplayer e basata molto più sulla co-op e sul multiplayer. Un cambio di rotta piuttosto evidente, sia nelle meccaniche che nell’ambientazione e nel tipo di narrazione.
Oggigiorno i giocatori possono mettere invece le mani sul terzo capitolo della saga: Lost Planet 3 di Spark Unlimited. Un gioco che punta molto di più sulla trama, su un protagonista diverso dal solito e su un’ambientazione che ritorna alle origini. Il risultato? Leggete e lo scoprirete.

di: Giorgio "Nadim" Catania

Ghiaccio e alieni affamati. Un binomio che non è nuovo nel settore dell’intrattenimento, specialmente in quello videoludico. Chi ha già giocato Dead Space 3, giusto per citare un titolo a caso – ma neanche tanto – ne sa qualcosa. Così come lo sa anche chi si è divertito anni fa sulle lande innevate di E.D.N. III, nel primo Lost Planet di Capcom. Un gioco pieno di Akrid grossi e orrendi da uccidere senza pietà, caratterizzato da ambientazioni dalle temperature rigide e micidiali, in cui si potevano pilotare robot da combattimento per avere la meglio sui nemici, alieni o umani.
Ecco, soffermiamoci su questo nome: Lost Planet. Tre anni dopo il primo episodio, frenetico e originale, giungeva nei negozi un secondo capitolo molto differente. Incentrato meno sull’esperienza solitaria del singleplayer e basata molto più sulla co-op e sul multiplayer. Un cambio di rotta piuttosto evidente, sia nelle meccaniche che nell’ambientazione e nel tipo di narrazione.
Oggigiorno i giocatori possono mettere invece le mani sul terzo capitolo della saga: Lost Planet 3 di Spark Unlimited. Un gioco che punta molto di più sulla trama, su un protagonista diverso dal solito e su un’ambientazione che ritorna alle origini. Il risultato? Leggete e lo scoprirete.

Questa non è una lezione di storia

Jim Peyton non è un eroe. Non è neppure un superuomo pronto a sfidare ogni avversità con un sorriso sprezzante sul volto. No, Jim Peyton è un padre di famiglia qualunque, che per racimolare un po’ di soldi per sé e i suoi cari è stato spedito nello spazio. Anzi, no, è stato inviato su E.D.N. III. Un pianeta inospitale, pericoloso, in cui un solo errore di valutazione può fare la differenza tra la vita e la morte. Freddo polare e terreno aspro e ostile sono due delle minacce più incombenti, ma non le uniche: nascosti dietro ogni angolo, all’interno di ogni anfratto, potrebbero esserci alieni famelici pronti a divorare gli incauti. Pronti a divorare Jim. Questo lui lo sa bene, eppure continua a fare il suo lavoro, e non solo…
Insomma, per farla breve in Lost Planet 3 la storia assume un ruolo di primaria importanza. Dimostrandosi più articolata e meno assurda del capitolo precedente, non estremamente brillante ma a suo modo interessante e arricchita da qualche – piccolo – colpo di scena. E i volti espressivi dei protagonisti, quello di Jim in primis, non fanno altro che confermare queste impressioni, per una recitazione piuttosto buona. Le malelingue potrebbero dire che è stata fatta questa scelta, quella di dar peso alle vicende personali di Jim, per compensare le carenze del gameplay e… sfortunatamente avrebbero ragione!

Spara, prima di pensare spara! [semi-cit.]

In Lost Planet 3 il giocatore deve perlopiù sparare, poco ma sicuro. Non a caso questo è un TPSThird Person Shooter, di stampo classico. E con classico si intende di quelli in cui si corre, si prende la mira, si spara e si cerca riparo dietro coperture di vario tipo. Nulla di nuovo sotto la luce del sole quindi. Il tutto funziona discretamente bene, anche se ci sono alcune piccole pecche. Come quella delle coperture inutili, visto che il grosso dei nemici alieni tende ad attaccare da distanza ravvicinata, o un’intelligenza artificiale abbastanza prevedibile e che punta più sulla forza bruta che sulla furbizia per vincere. Ma tralasciando queste pecche minori, bisogna dire che rispetto ai suoi predecessori Lost Planet 3 si dimostra meno dinamico e frenetico. Questo non vuol dire che i nemici da uccidere manchino, tutt’altro. Ma l’uso del famoso rampino, che negli scorsi capitoli permetteva di raggiungere quasi ogni punto delle location, e la potenza del Rig, il robottone con cui spostarsi da una landa ghiacciata all’altra seminando morte e distruzione, sono stati ridimensionati. Il rampino ora viene infatti usato perlopiù in specifici momenti e zone e l’utilizzo del Rig, che comporta un cambiamento di visuale dalla terza alla prima persona, alla lunga viene a noia. Sia chiaro che combattere contro gli Akrid più grossi con questo mostro metallico all’inizio impressiona positivamente il giocatore. Ma i controlli non poi così comodi e la ripetitività delle azioni utilizzabili appiattisce un po’ troppo questa esperienza di gioco alternativa.
Alla fine il tutto si traduce in un maggior numero di fasi a piedi, in cui soprattutto si spara a tantissimi mostri, e in una libertà d’esplorazione di gran lunga ridotta. L’atmosfera che si respira camminando per corridoi bui e abbandonati in cui si nascondono alieni o sul Rig nelle zone esterne rimane buona. Però questa sensazione da sola, unita ai difetti elencati, non permette a Lost Planet 3 di elevarsi ai livelli di altri prodotti simili – primo tra tutti Dead Space 3.

Quel che resta è solo polver… ehm, no: neve!

Lost Planet 3 non è un gioco brutto. Ma è giunto a pochi mesi dai videogiochi next-gen e non stupisce quanto dovrebbe. In pratica è uno sparatutto che mostra al giocatore alcune trovate ormai fin troppo riciclate e altre interessanti ma mal implementate. Se si cerca un TPS di alto livello, si può guardare altrove. Se si cerca un gioco dalle atmosfere dark, anche. Se si cerca un prodotto che strizza l’occhio soprattutto al comparto multiplayer – perché è presente anche questa modalità, seppur non così appassionante – conviene guardare verso altri titoli.
Ed è un peccato, dato che il tutto è perlopiù minato da lacune ingenue, che con un po’ di lavoro in più non avrebbero avuto motivo di esserci. Perché a conti fatti il comparto grafico è tutto sommato buono, così come quello sonoro, la longevità si attesta su livelli più che discreti e la storia riesce ad intrattenere.
Se però vi accontentate di un TPS sci-fi dalle tinte cupe, con alieni da ammazzare, un pianeta ghiacciato da scoprire e un protagonista interessante, Lost Planet 3 potrebbe comunque farvi divertire. Non troppo, certo, ma potrebbe riuscirci nonostante i difetti.