
Recensione Lies of P
di: Simone CantiniEra davvero difficile stare lontani da un gioco che prometteva di mescolare assieme uno dei generi che più apprezzo in assoluto, ovvero quello dei soulslike, ed il mio libro preferito di sempre, quel Le Avventure di Pinocchio che, da quando sono bambino, non posso fare a meno di leggere almeno una volta all’anno. Sarà perché il suo autore, Carlo Lorenzini noto come Collodi (dal nome della sua città), è un toscano come me, vuoi perché è sempre stato impossibile non vedere in quello scavezzacollo di legno uno dei personaggi letterari più belli sempre. Fatto sta che, complice anche l’uscita a suo tempo su Game Pass, Lies of P è riuscito ad attirare la mia attenzione sin dall’annuncio, solleticando ulteriormente la mia fantasia anche in virtù di un DLC in arrivo tra pochissime settimane. E proprio per accogliere a dovere questa attesa espansione, giunge oggi con colpevole ritardo la recensione del titolo Neowiz.

accettare i cookie con finalità di marketing.
Burattino senza fili
Sin dalle prime battute, Lies of P non fa mistero di ispirarsi liberamente all’opera di Collodi, che è sempre presente in ogni momento del gioco, ma che è stata assai efficacemente rielaborata nel dare vita alla decadente città di Krat. È qua che il nostro protagonista, un automa in grado di mentire, si troverà a muovere i suoi passi, nel tentativo di venire a capo della follia che ha portato gli abitanti meccanici della cittadina a sterminare tutti gli umani che vi risiedevano. In compagnia di una lanterna magica, al cui interno dimora il grillo Gemini, questo Pinocchio alternativo incrocerà la propria strada con i personaggi più celebri del racconto originale, da Geppetto al Gatto e la Volpe, passando per Eugenio e Mastro Ciliegia, sebbene questi ultimi siano in versione decisamente differente rispetto a come li ricordavamo.

È attorno a questo cast e ad un simile immaginario, che i coreani di Neowiz hanno costruito un racconto comunque originale, fatto di scelte e violenza, in cui sarà la città di Krat, con le sue gotiche architetture, ad uscire con prepotenza dallo schermo. È innegabile, difatti, come l’ambientazione sia uno dei punti di forza di Lies of P, grazie ad uno stile visivo convincente e personale, che si fonde alla perfezione con le suggestioni evocate dai ricordi del racconto collodiano, che escono corroborate dalle personalissime intuizioni del team. Intuizioni che, pur non sconvolgendo le fondamenta dei soulslike come li conosciamo, sono riuscite a movimentare anche il gameplay della produzione coreana.

L’arsenale è mio e lo assemblo io
Le fondamenta ludiche su cui poggia Lies of P, come già detto, sono quelle canoniche dei soulslike. Troveremo pertanto ad accoglierci il classico abbinamento colpo normale/potente, oltre alla possibilità di schivare e parare, ovviamente sempre dovendo tenere d’occhio l’immancabile barra della stamina. Le prime sensibili differenze con un set così collaudato si intravedono una volta presa confidenza con gli strumenti di offesa in nostro possesso, che esuleranno dall’essere semplici lame singole, dato che ci sarà concesso di assemblarne liberamente le parti. Ciascuna arma, difatti, sarà suddivisa in sezione superiore ed impugnatura, che potranno essere liberamente cambiate a seconda delle nostre esigenze. Questo ci permetterà di dare vita ad un centinaio di combinazioni uniche, ognuna dotata di caratteristiche, abilità e moveset peculiari. Si tratta di una feature sicuramente interessante, che permetterà di adattare il nostro arsenale allo stile di gioco che maggiormente ci si addice.

Data la sua natura meccanica, Pinocchio sarà dotato anche di un braccio robotico, noto come Legione, che potrà ospitare al suo interno diversi meccanismi, anche questi liberamente modificabili al bisogno, che andranno ad ampliare notevolmente il nostro range di strumenti di offesa: da rampini a pugni potenziati, passando per lanciafiamme, il numero di componenti utilizzabili è anche in questo caso altamente variegato ed in grado di sposare l’indole di ciascun giocatore. Tolte queste variabili, Lies of P si gioca nella maniera che sarebbe lecito aspettarsi, accogliendo una difficoltà sempre molto elevata (con qualche fisiologico e schizofrenico sbalzo verso l’altissimo) e la necessità di schivare e parare per potersi garantire le migliori aperture e stordire i nemici di turno per sferrare devastanti attacchi critici. E poi, come prevedibile, ci saranno i consueti checkpoint che, oltre a curare le ferite, faranno respawnare tutti i nemici sconfitti fino a quel momento e che, in caso di morte, ci accoglieranno a braccia aperte prima che si possa ritornare a recuperare l’Ergo perduto (ovvero l’equivalente delle classiche anime) sul luogo della nostra dipartita.

Toscana alternativa
Ho già detto come sia stato piacevolmente colpito dallo stile visivo presentato da Lies of P? Beh, poco male, visto che ripetersi in questo caso non è certo un delitto, vista l’indubbia bontà del lavoro svolto sul versante della pura direzione artistica. Senza timore di essere smentito, è evidente come la principale fonte di ispirazione sia da ritrovare nella cupa e decadente Yharnam di Bloodborne, che viene richiamate in molte delle architetture di Krat. Tutto è però pervaso da elementi meccanici e steampunk, che conferiscono al teatro delle vicende ludiche un appeal unico e decisamente particolare. Aggirarsi per le strade colme di cadaveri e carcasse robotiche è una vera delizia per gli occhi, anche in virtù di una pulizia generale davvero ottima. A colpire in particolare è il sistema di illuminazione generale che, soprattutto in presenza di superfici riflettenti (e ce ne saranno parecchie) riesce ad esprimersi al meglio.

Sul versante del level design ci troviamo al cospetto di una struttura tutto sommato molto lineare, ma che non disdegna la consueta presenza di scorciatoie da sbloccare in corso d’opera, così da rendere più agevole l’incedere una volta sbloccati i vari checkpoint. Per quanto concerne il comparto audio, il gioco presenta un convincente voice over in lingua inglese, accompagnato da una puntuale sottotitolatura in italiano. Azzeccatissima anche la soundtrack, che ha nei brani che è possibile recuperare in-game (e che potremo ascoltare presso l’Hotel Krat, l’hub principale di gioco) una vera chicca sonora.

Lies of P non reinventa certo la ruota, ma dopo anni di soulslike possiamo tranquillamente dire che sono stati davvero pochissimi quelli che si sono presi la briga di farlo, convincendo pure. Nonostante il suo essere giocoforza derivativo, il titolo Neowiz si configura come una solidissima e riuscita incursione nel genere, grazie in primis ad una ambientazione sicuramente originale, complice anche il fascino del collodiano materiale di ispirazione. Il viaggio di questo Pinocchio meccanico, comunque, è riuscito ad impreziosire il proprio percorso anche di piccole intuizioni sicuramente felici, che non potranno che fare la gioia degli amanti del genere. In definitiva ci troviamo al cospetto di un soulslike realizzato con estrema cura ed attenzione che, pur in assenza di espedienti realmente mai visti, saprà divertire ed appassionare come solo pochi altri epigoni sono riusciti a fare.