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Recensione Killzone: Shadow Fall

È cominciata una nuova guerra tra ISA ed Helghast. Una guerra che, ad essere sinceri, non ha mai smesso di continuare. Si ritorna suVekta, ai piedi di un muro che separa le due civiltà e impedisce lo scontro aperto. Ma dietro le quinte entrambe le fazioni stanno studiando il modo per annientare l'altra. E presto quel grosso muro che divide il pianeta potrebbe non bastare più ad impedire un massacro...
Questo è Killzone: Shadow Fall, prima esclusiva di spessore per la nuovissima PlayStation 4. Uno sparatutto che mostra i muscoli, all'inizio dell'ennesima generazione di console. Leggete la recensione di Console-Tribe a cura di Giorgio "Nadim" Catania, e fateci sapere la vostra!

di: Giorgio "Nadim" Catania

Un solo muro. L’unica cosa che separa due popoli che si odiano, disposti l’uno a distruggere l’altro, senza compromessi. Un solo muro. Il simbolo di una guerra che va avanti da decenni, causa di milioni di esistenze spezzate. Un solo muro. Ultima salvezza per il pianeta Vekta, ad un passo dall’annientamento. Un solo muro. La differenza tra vita e la morte, tra pace e guerra, tra vittoria e sconfitta. Un solo muro, tanti significati.
Attorno a tutto ciò ruota la trama del nuovo Killzone: Shadow Fall di Guerrilla Games, prima vera esclusiva di spessore per la nuovaconsole Sony, la PlayStation 4. Che fa del suddetto muro, volontariamente o meno, una metafora. Una metafora di una saga sci-fi che cerca di fare il salto di qualità definitivo per elevarsi dalla massa, ma che ancora non riesce nell’impresa. Però qualcosa è cambiato, qualcosa si sta muovendo, e le speranze che un giorno tale balzo avverrà sono piuttosto concrete.
Intanto ecco a voi la recensione di Killzone: Shadow Fall. Portavoce della next-gen.

Una sola guerra, tante storie…

In Killzone: Shadow Fall tutto inizia durante la fuga degli abitanti di Vekta dalle loro case. I superstiti Helghast, dopo i tragici eventi narrati nel terzo capitolo della saga, si stanno trasferendo proprio su quest’ultimo pianeta e ne stanno occupando ben la metà, di comune accordo con le forze ISA. Le due aree del globo, quella occupata da loro e quella riservata agli umani, sono divise soltanto da un enorme e lunghissimo muro, necessario per evitare qualsiasi contatto tra le due civiltà.
Il trasloco degli ex-inquilini non sta avvenendo però nel modo più tranquillo, e le esecuzioni sono costanti e incontrollate. Ed è in questo scenario, durante questo esodo, che il giocatore viene calato nei panni del protagonista, Lucas Kellan, un ragazzino spaventato. Suo padre vuole a tutti i costi portarlo dal lato sicuro della barricata, ma il viaggio è difficile e pericoloso. Il giocatore in questi brevi minuti introduttivi viene messo così di fronte ad un tutorial. Dopo la spiegazione delle funzioni basilari, la presentazione di un paio di personaggi importanti e la visione di alcune visuali mozzafiato, ecco: succede un evento importante, che cambierà per sempre la vita di Lucas.

Salto temporale di parecchi anni.
Lucas adesso è un soldato di una divisione speciale, la Shadow Marshal, a cui vengono assegnate missioni pericolose e segrete. L’obiettivo da questo momento in poi? Scoprire cosa complottano gli Helghast dall’altra parte del muro, che non sono rimasti con le mani in mano e stanno architettando chissà quale diavoleria. E, ovviamente, impedire l’inizio di una nuova guerra.
Questo l’incipit di una trama interessante, senza ombra di dubbio, ma raccontata talvolta in maniera un po’ leggera. Alcuni colpi di scena potrebbero non apparire tali ai giocatori più navigati, o alcune parti non del tutto chiare. Ma è subito visibile come i Guerrilla Games si siano impegnati per cercare di portare una storia la più avvincente possibile sui nostri schermi. E in parte ce l’hanno fatta, superando alcune cadute di stile del passato, proponendo un cast di personaggi di sicuro meglio riuscito e situazioni più mature e, a tratti, più dark.
In altre parole il risultato non è eccezionale, ma il prodotto risulta comunque ben confezionato.

Nuove armi per la battaglia!

Il gameplay di Killzone: Shadow Fall è semplice, molto simile a quanto visto in passato. Un FPS, sparatutto in prima persona, in cui si avanza all’interno di affascinanti ambientazioni con lo scopo di eliminare i nemici e portare a termine determinati obiettivi. Salvare ostaggi, piazzare cariche di C4 in punti strategici, recuperare informazioni top secret o semplicemente portare in salvo la propria pelle.
A questo giro, però, alcuni dettagli sono cambiati. In primis bisogna sottolineare la vastità di alcune location che si visiteranno nel corso della campagna. Ampie, liberamente esplorabili scegliendo il percorso preferito, in cui gli avversari si muovono senza fissa meta. Nulla di nuovo sotto il sole, per carità, ma vedere questo cambiamento in una saga in cui si sono attraversati quasi sempre semplici corridoi fa più che piacere. E ciò permette anche di agire sparando senza sosta contro gli Helghast nemici o cercando di non farsi scoprire, muovendosi più furtivamente – anche se prima o poi si viene sempre scoperti.

La seconda aggiunta è la presenza dell’Owl, un drone da battaglia pronto a supportare il giocatore con diverse azioni: lanciando una fune per spostamenti rapidi, aprendo fuoco di copertura, stordendo i nemici con una scossa elettrica o creando uno scudo protettivo. L’Owl si può controllare grazie al nuovo touchpad, facile e divertente da usare, per nulla invasivo durante le sessioni di gioco. Anche in questo caso il risultato non è nulla di spettacolare o originale, ma rimane comunque una trovata che aggiunge un po’ di strategia a scontri altrimenti troppo simili a quelli degli altri FPS.
Per il resto, non ci si deve aspettare nulla di nuovo. Si spara ai nemici – dalla mente non estremamente brillante – e si esplorano le aree delle varie missioni, alla ricerca tra le altre cose di numerosi collezionabili – interessanti gli audiolog, che fanno uso del microfono montato sul nuovo DualShock.

Un conflitto perenne

Se si preferisce il comparto multiplayer a quello singleplayerKillzone: Shadow Fall ha tutto ciò che serve per accontentare il giocatore appassionato di team deathmatch. Il comparto online infatti è presente nell’ultima produzione Guerrilla e risulta molto piacevole. Però diverso da quanto visto fino ad oggi negli altri capitoli della saga.

Scordatevi infatti la gran quantità di classi, ognuna con i suoi ruoli e le sue abilità, e il sistema di crescita ad esperienza, simile a quello di Call of Duty. Su Killzone: Shadow Fall infatti le cose sono diverse. Ci sono tre classi in totale, che dividono l’utenza in cecchini, assaltatori o combattenti di supporto. E una gran quantità di armi i cui accessori vanno sbloccati superando sfide. Niente progressione classica del proprio soldato, niente squadre formate da individui completamente diversi gli uni dagli altri. Ovviamente ogni classe ha le sue skill precise: il cecchino può diventare invisibile – ma utilizza solo il coltello, niente armi da fuoco – o teletrasportarsi, l’assaltatore può creare scudi protettivi o chiamare droni, i supporti possono creare nuovi punti di respawn o torrette di difesa. Le abilità non sono molte, ma più che sufficienti per differenziare una tipologia di combattente dall’altra. In tal senso aiutano molto anche le armi primarie e secondarie, varie e dalla potenza differente, e gli esplosivi utilizzabili. Peccato che per sviluppare il proprio alter-ego si debbano superare sfide su sfide, in taluni casi molto semplici, in altre di meno. Forse sarebbe stato meglio proseguire sulla via degli EXP e dei level up – visto che a conti fatti i punti ottenuti in partita servono solo a livello di classifica.
Il tutto da utilizzare in una decina di mappe molto belle, che prendono spunto dalle ambientazioni della campagna principale. Tutte sufficientemente grandi, si sviluppano perlopiù in lunghezza e larghezza, ma molte anche in altezza. Gli spazi aperti però non sono poi così tanti, costringendo in parecchie occasioni a scontri ravvicinati lungo corridoi contorti che penalizzano i cecchini e favoriscono soprattutto gli assaltatori. Nulla di così fastidioso, visto che si può cambiare classe ad ogni rinascita, però forse andava fatto qualcosa di più in tal senso.

Ciò che però potrebbe alla lunga pesare sulla giocabilità del multiplayer riguarda le modalità di gioco. Ce ne sono tante, dal classico team deathmatch a quelle in cui difendere, sabotare o conquistare determinate aree, a quella in stile “cattura la bandiera”. A conti fatti però si finisce sempre con il giocare o lunghi TDM, o le Warzone, partite in cui si mescolano un po’ tutte le modalità ma non se ne esalta nessuna. La cosa a molti giocatori potrebbe non dare fastidio, ma se c’è un merito che bisogna dare alla saga di Call of Duty è quello di saper valorizzare al massimo ogni singola modalità, e Killzone: Shadow Fall avrebbe potuto prendere esempio da ciò. Da segnalare inoltre l’assenza delle “Operazioni” di Killzone 3, la modalità online più divertente a cui si è giocato nell’intera serie.

Mai Vekta fu tanto bella…

Ciò che più stupisce in Killzone: Shadow Fall è, senza ombra di dubbio, il comparto tecnico. In particolare la sontuosa veste grafica, che dà un assaggio di quello che la next-gen di console è in grado di fare. A partire dalle ambientazioni che si esplorano, tutte magnificamente rappresentate e carichissime di dettagli e finezze varie. Continuando con i modelli poligonali dei personaggi principali, le cui espressioni facciali riescono a far impallidire quelle migliori dei giochi di vecchia generazione: si rimane a bocca aperta. Esplosioni, effetti particellari, sistema di illuminazione… tutto è stato curato con perizia, rendendo ogni combattimento e ogni sequenza d’intermezzo spettacolare e donando scene mai viste su PlayStation 3.
Quindi è tutto perfetto e, sul versante grafico, questo gioco merita il massimo dei voti? Non esattamente. Alcune pecche ci sono e si vedono. Per prima cosa c’è da notare come i modelli poligonali dei personaggi secondari siano di qualità bassa. Non tanto per le animazioni, quanto per la modellazione: i volti di alcuni sono espressivi quanto quelli dei pesci scaldati nel brodo. Oltretutto capita, specie nelle ambientazioni più grandi e dettagliate, di assistere al pop-up di elementi dello scenario o delle texture. Nulla di terribile, ma vista la pulizia grafica generale la cosa si nota. Infine da notare come alcune delle già citate texture di contorno siano di qualità bassa, non degna di questo prodotto. Tutti dettagli minori, che però alla lunga saltano all’occhio.

Per quanto concerne il comparto sonoro, il doppiaggio è piuttosto buono ma talvolta la sincronizzazione risulta imprecisa – in alcuni casi la cosa è davvero evidente. Inoltre capita spesso che alcuni dialoghi si sovrappongano tra loro, rendendo di difficile comprensione quelli importanti. Per fortuna a compensare tali pecche ci pensano musiche belle da ascoltare e adatte ad ogni situazione, assieme ad effetti sonori di qualità, che cambiano a seconda che si spari in un luogo chiuso o in un luogo aperto, contro materiali distruttibili o contro oggetti metallici.

Morite dannati ISA! Morite!

Killzone: Shadow Fall è sì un titolo di lancio della PlayStation 4 ma è comunque un titolo di lancio più che buono. Composto da una campagna singleplayer longeva e divertente, con una trama più interessante delle precedenti e meglio strutturata, oltre che da un comparto multiplayer in grado di svagare per ore e ore, seppur non ricco quanto quelli della concorrenza.
Il comparto grafico di certo è quello che ha beneficiato di più del salto generazionale, capace di lasciare in più momenti letteralmente a bocca aperta. Anche il gameplay tuttavia è stato svecchiato e reso più profondo, in modo da dare maggior libertà al giocatore e permettergli approcci agli scontri differenti – seppur alla fin fine tutti termino con massacri più o meno esagerati.
Però, nonostante faccia più che bene il suo dovere, Killzone: Shadow Fall non offre nulla di veramente nuovo nell’orizzonte FPS. Meccaniche molto simili ai predecessori, linearità della campagna, online che propone alcune aggiunte ma che non osa niente di originale… sono tutte piccole zavorre che impediscono a questo prodotto di distinguersi dalla massa.
Il risultato finale? Uno sparatutto divertente e ben confezionato, ma che di next-gen alla fine ha il comparto grafico e poco altro. Magari la rivoluzione avverrà con il prossimo capitolo.